Focus
Napoli scatenato: Scudetto a un passo, Inter in crisi
Il Napoli di Conte vede la meta: dopo mesi di rincorsa, è padrone del proprio destino. La vittoria netta contro il Torino spinge gli azzurri a +3 sull’Inter.
A quattro giornate dalla fine, tutto sembra nelle mani di una squadra che ha cambiato passo nel momento decisivo. Cosa è successo all’Inter di Inzaghi? Fino a poche settimane fa era padrona del campionato e oggi è in affanno totale. La sconfitta interna contro la Roma ha certificato il crollo nerazzurro: terzo ko consecutivo, zero gol segnati. Un dato allarmante che non si vedeva da più di dieci anni, quando sulla panchina sedeva Claudio Ranieri.
Intanto, il Napoli vola trascinato da un sorprendente Scott McTominay, diventato uomo simbolo della rinascita azzurra. Con la doppietta al Torino, il centrocampista scozzese ha raggiunto quota 11 gol in campionato: record storico. Nessuno scozzese aveva mai segnato così tanto in Serie A. Superato anche Denis Law, leggenda degli anni Sessanta.
Inter senza Thuram: i numeri di una crisi
Quanto ha pesato l’assenza di Marcus Thuram nella crisi dell’Inter? Da quando il francese si è fermato, la media gol dell’Inter è crollata a 0.3 reti per partita. Un disasto. Né Correa, né Taremi e nemmeno Arnautovic sono riusciti a colmare il vuoto lasciato dal centravanti titolare.
Contro la Roma, il portiere Svilar ha passato una serata tranquilla, segnale evidente di un’Inter senza idee. La squadra di Inzaghi, che sognava addirittura un Triplete, rischia ora di chiudere la stagione a mani vuote. La semifinale di Champions League contro il Barcellona sarà uno snodo cruciale. Potrebbe rappresentare un riscatto o un crollo definitivo.

LA FORMAZIONE DELL’INTER ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Napoli, ultimi 360 minuti per la gloria: il calendario
Il Napoli, invece, può concentrarsi solo sul campionato e affrontare un calendario tutto sommato favorevole. Lecce (4 maggio), Genoa (11 maggio), Parma (18 maggio) e Cagliari (25 maggio) sono gli ultimi ostacoli sulla strada che porta dritta allo Scudetto.
Basteranno quattro partite da grande squadra per mettere la parola fine sulla corsa e alzare il tricolore?
L’Inter affronterà invece Hellas Verona (4 maggio), Torino (11 maggio), Lazio (18 maggio) e Como (25 maggio). A pesare di più sarà il big match contro i biancocelesti. I nerazzurri devono ritrovare energie e convinzione per non vedere sfumare tutto negli ultimi metri.
Antonio Conte ora può respirare: il suo Napoli è artefice del proprio destino, ma sa che ogni passo sarà decisivo. Sarà McTominay l’eroe inatteso capace di regalare agli azzurri uno Scudetto che a gennaio sembrava allontanarsi? La volata finale di questa Serie A 2024/2025 promette scintille: il meglio, forse, deve ancora arrivare.
Focus
Napoli, Lobotka è imprescindibile: un dato lo conferma
Il Napoli si gioca la Supercoppa col Bologna facendo i conti con le solite assenze. Ma con Lobotka in campo cambia tutto, e i numeri lo confermano.
Domani sera il Napoli affronterà il Bologna nella finale di Supercoppa Italiana. Conte dovrà fare i conti con le ormai solite assenze a centrocampo, a cui nelle ultime ore si è aggiunta anche quella in difesa di Beukema, ex della partita. Resta poi da valutare la condizione di Olivera, per il quale bisognerà attendere la rifinitura di domani per capire se potrà essere del match.
Un quadro tutt’altro che ideale, ma con una certezza ritrovata: Stanislav Lobotka. Il centrocampista slovacco è rientrato da qualche giorno dall’affaticamento muscolare che lo aveva costretto a saltare le tre uscite precedenti e contro il Milan ha subito fatto la differenza.
È vero, il premio di man of the match è andato a Højlund, autore di gol e assist, ma il vero cambio di volto del Napoli è coinciso con il ritorno in campo di Lobotka. Dopo le pesanti sconfitte contro Benfica e Udinese, contro i rossoneri si è rivisto quel Napoli solido capace di battere in fila Atalanta, Roma e Juventus. E gran parte del merito passa proprio dai piedi dello slovacco.

Stanislav Lobotka da indicazioni ai compagni ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Napoli, Lobotka è il direttore d’orchestra di Conte
Lobotka è il vero perno di questo Napoli. È lui a dettare i ritmi, a tenere corti i reparti, a consolidare il possesso e a offrire sempre una soluzione pulita in uscita ai compagni. La sua importanza non si limita alla costruzione: è fondamentale anche nella fase di non possesso, grazie a un lavoro costante nel pressing e nelle letture. Senza di lui, il Napoli perde equilibrio e identità, diventando più vulnerabile e meno continuo.
A confermarlo non sono solo le sensazioni, ma anche i numeri. Delle sette sconfitte stagionali arrivate tra tutte le competizioni, circa il 50% sono maturate quando Lobotka non era in campo. Un dato che evidenzia in modo chiaro quanto lo slovacco sia imprescindibile per questa squadra e per il sistema di Conte.
La finale di domani, però, rappresenta per Lobotka anche un’occasione personale di riscatto. Nella sconfitta in campionato contro il Bologna lo slovacco era presente e, come il resto della squadra, fu protagonista di una prestazione negativa. Stavolta il contesto è diverso, così come il momento del Napoli.
Conte si affiderà ancora una volta a lui, perché questo Napoli, ormai è chiaro, senza Lobotka fatica. Con lui, invece, tutto torna a funzionare. E domani sera servirà il miglior Lobotka possibile per portare a casa il primo trofeo stagionale.
Focus
Roma: l’attacco non mi basta
La sconfitta della Roma all’Allianz Stadium ha mostrato ancora una volta i problemi di sterilità offensiva dei giallorossi: Gasperini chiede aiuto.
La Juventus batte la Roma per 2-1 e condanna i giallorossi alla quarta sconfitta negli scontri diretti. Nonostante una gara in cui, specie nella prima frazione di gioco, i giallorossi hanno provato ad imporre il loro gioco con pressing e recuperi alti, le reti di Conceicao a fine primo tempo e di Openda a venti minuti dal termine hanno reso vano ogni tentativo degli uomini di Gasperini di provare a far male ai bianconeri.
La rete di Baldanzi ad un quarto d’ora dalla fine è stato un lampo e nulla più. Ancora una volta la Roma è sembrata a due facce: ottima nell’imporre una pressione costante sull’uomo ma incapace di pungere in maniera decisa là davanti.
L’attacco della Roma fa ancora flop

PAULO DYBALA RAMMARICATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
La scelta (ancora una volta) di Dybala come falso centravanti non ha pagato: l’argentino è stato dominato fisicamente per larghi tratti da Bremer. Stessa cosa per Pellegrini e Soulé, incapaci di creare dei veri pericoli alla porta di Di Gregorio. E nemmeno le sostituzioni hanno aiutato. Bailey è entrato al posto dello stesso Pellegrini ma risultando totalmente evanescente e venendo anche sostituito da El Shaarawy, dopo aver rimediato l’ennesimo infortunio muscolare della sua stagione.
Ferguson ha provato a dare un po’ di peso la davanti (da un suo tiro ribattuto nasce il gol di Baldanzi), ma la difesa juventina non gli ha mai concesso la profondità, anche se una delle poche occasioni limpide ce l’ha avuta proprio l’attaccante irlandese in pieno recupero, senza però riuscire a far male.
Ancora una volta la Roma è sembrata avere l’attacco spuntato. La Juventus è stata brava ad aspettare i giallorossi al limite della propria area e chiudendo ogni possibilità di penetrazione con il fraseggio e senza mai regalare contropiedi. I giallorossi hanno sempre faticato a trovare lo spazio per delle conclusioni pulite verso la porta, senza mai riuscire a saltare l’uomo nell’ uno contro uno.
Un problema non di ieri, ma che si ripresenta puntualmente ogni volta che la Roma affronta squadre collaudate dal punto di vista difensivo. Il tema è sempre quello: mancano uno o due attaccanti capaci di iniziative personali, di creare per sé stessi o per gli altri.
Gasperini avvisa (ancora) Massara: bisogna intervenire

GIAN PIERO GASPERINI PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Gasperini lo ha ribadito ancora una volta al termine della gara: i nuovi non lo convincono, citando Ferguson e indirettamente lo stesso Bailey, due degli acquisti di Massara della scorsa estate. Il tecnico dei giallorossi ha ribadito che ieri nel reparto offensivo ha schierato i migliori che aveva. Un chiaro messaggio, l’ennesimo, al DS Massara: ciò che ho non mi basta.
La Roma è ultima per reti segnate tra tutte le squadre d’Europa che lottano per la zona Champions: 17 gol in 16 giornate. Davvero troppo poco, e Gasperini chiede aiuto. I contatti con Raspadori sono ben avviati, lunedì è previsto un incontro tra le parti, e la dirigenza giallorossa spera di chiudere prima del 31 dicembre per averlo a disposizione già dalla prima settimana dell’anno per le gare contro Atalanta e Lecce. L’operazione per l’attaccante dell’Atletico Madrid non esclude quella di Zirkzee, sul quale però il Manchester United vorrebbe attendere almeno fino a metà gennaio per lasciarlo andare.
Gasperini aspetta dal calciomercato i rinforzi in attacco che darebbero alla Roma quel qualcosa in più per provare a giocarsela davvero alla pari e fino alla fine per la zona Champions, perché quello che ha non basta più.
Focus
Juventus, la cura Spalletti funziona: ora puoi tornare grande
Tre vittorie di fila e una Juventus diversa. Più solida, più convinta e a due punti dalla vetta: il lavoro di Spalletti inizia a dare segnali chiari.
La Juventus continua a crescere. Ieri, contro la Roma, è arrivata la terza vittoria consecutiva tra tutte le competizioni, ma soprattutto il secondo successo di fila contro una diretta concorrente per la Champions, dopo quello della scorsa settimana contro il Bologna.
Segnali importanti, che raccontano di una squadra in netta evoluzione rispetto a qualche settimana fa. Nelle ultime due uscite, soprattutto, si è vista una Juve diversa: più compatta, più attenta, ma anche più sicura delle proprie idee e a tratti persino bella e convincente, pur non essendo ancora ai livelli che Spalletti vorrebbe raggiungere.
Ed è proprio questo il punto: il margine di miglioramento resta ampio, ma il percorso intrapreso sembra quello giusto. La crescita è evidente e si riflette anche sulla classifica. Oggi la Vecchia Signora si trova a soli due punti dalla vetta, seppur con una partita in più, un dettaglio che non cancella però il lavoro fatto fin qui.
Un lavoro che porta chiaramente la firma di Spalletti.

LUCIANO SPALLETTI AMAREGGIATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Juventus, numeri e identità: il marchio di Spalletti
Da quando è arrivato sulla panchina bianconera, infatti, il tecnico di Certaldo ha dato alla Juventus un’identità precisa. In 11 partite da tecnico della Juve è arrivata una sola sconfitta, contro il Napoli. Per il resto il bilancio parla di 7 vittorie e 3 pareggi, risultati che non sono arrivati per caso ma attraverso idee chiare, organizzazione e una maggiore compattezza collettiva.
La Juventus oggi sa cosa fare in campo, sa come difendersi e quando accelerare. È più corta, concede meno e riesce a gestire meglio i momenti della partita. Tutti aspetti che mancavano in precedenza e che ora iniziano a essere riconoscibili.
È probabilmente ancora presto per parlare apertamente di rimonta scudetto, anche perché l’obiettivo dichiarato della stagione resta la qualificazione alla Champions League. Ma se le squadre davanti continueranno a perdere punti, come già successo più volte finora, tutto può succedere.
La Juventus non è ancora tornata grande, ma ha iniziato a comportarsi come tale. La strada è lunga, serviranno continuità e ulteriori conferme, ma la sensazione è che la cura Spalletti stia funzionando. La squadra cresce, i risultati arrivano e la classifica sorride più di quanto ci si potesse aspettare solo poche settimane fa.
Sognare forse è prematuro, ma nemmeno proibito. E in fondo, come spesso accade nel calcio, quando le basi sono solide e le idee chiare, il resto può arrivare da sé.
La Juventus, intanto, ha ritrovato fiducia. E non è poco.
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