Focus
Inter, i primi due colpi dell’era Moratti: Rambert e… Zanetti

Arrivato all’Inter come potenziale fenomeno e con tutti gli occhi puntati, Sebastian Rambert si rivelerà un grande flop e sarà ceduto già a dicembre.
L’attaccante argentino sbarcava a Milano in un piovoso pomeriggio di inizio giugno del 1995. Ma non lo faceva da solo. Assieme a lui un ragazzo sconosciuto al tempo, ma che negli anni a venire nessuno dimenticherà: Javier Zanetti.

Depositphotos_52293115_S
Inter: Rambert e Zanetti a Milano
I due argentini, entrambi prodotti del vivaio dell’ Independiente, provengono il primo proprio dai Diavoli Rossi, mentre il secondo dal Banfield. Saranno ricordati come i primi colpi del nuovo presidente nerazzurro: Massimo Moratti. Il neo presidente nerazzurro aveva rilevato la proprietà dell’Inter a febbraio da Ernesto Pellegrini.
E l’attaccante, che in patria chiamano ‘l’Avioncito’ (l’Aeroplanino), per il suo modo di esultare dopo i goal, era il più atteso.
Per lui infatti, più che per il semisconosciuto Zanetti, una cinquantina di tifosi sfida l’acqua e si raduna sotto la Terrazza Martini, tempio della ‘Milano da bere’.
Classe 1974, Rambert era uno dei volti nuovi del calcio argentino. Aveva vinto con l’Independiente il torneo di Clausura del 1994, la Recopa 1995 e per 2 volte la Supercoppa sudamericana. Inoltre si era messo in evidenza con la maglia della Nazionale argentina nella Confederations Cup del 1995, chiusa dall’Albiceleste al 2° posto dietro la Danimarca.
L’Inter per prenderlo aveva superato l’agguerrita concorrenza di Juventus e Parma, che a loro volta avevano fiutato l’affare. Per bruciare sul tempo le avversarie, il nuovo presidente aveva staccato un assegno da 4 miliardi e 200 milioni di Lire all’Independiente. Zanetti, invece, era stato pagato 5 miliardi. A dispetto delle cifre la punta era la più attesa.
Alla presentazione ufficiale ci sono Giacinto Facchetti, Luis Suarez, il capitano nerazzurro Beppe Bergomi (fresco di rinnovo di contratto), e lo stesso Angelillo.
Dopo la breve conferenza stampa e aver fatto da modelli per i tanti fotografi, i nuovi arrivati salutanoi tifosi nerazzurridalla Terrazza Martini. Gli stessi tifosi sono euforici all’idea di un’Inter in grado di spezzare l’egemonia di Milan e Juventus.
Non sempre le aspettative rispecchiano la realtà
In quella prima sessione di mercato morattiana i due sudamericani non sono gli unici colpi. Moratti infatti prima opera alcune cessioni, tra cui quella di Dennis Bergkamp all’Arsenal per 19 miliardi e 213 milioni. Non riesce però a portare a Milano Baggio. Nella città meneghina riesce a portare molti acquisti di rilievo, come: l’inglese Paul Ince (13 miliardi e mezzo), il brasiliano Roberto Carlos (10 miliardi), Maurizio Ganz (8,03 miliardi), Salvatore Fresi (7 miliardi) e Benito Carbone (6 miliardi).
Ma c’è un imprevisto: gli stranieri in rosa sono 4. All’epoca solo 3 potevano essere schierati in campo. Si capisce subito che per uno dei nuovi arrivati la tribuna diventerà presto una realtà.
I sospetti ricadono subito su Zanetti. Ma il campo dirà cose diverse. Il terzino, disputata a luglio la Copa America con la sua Nazionale, stupirà tutti e una volta guadagnata la maglia da titolare non la lascerà più.
Differente l’avventura di Rambert. Il rapporto con il tecnico Ottavio Bianchi non decolla, anzi. Sembra che l’ex Independiente soffra di un problema al ginocchio. Quindi le perplessità nei suoi confronti iniziano presto ad essere numerose.
I giornalisti che lo seguono nel ritiro estivo riferiscono di un ragazzo molto chiuso che fatica a inserirsi dentro allo spogliatoio, e dal carattere orgoglioso e fumantino. Fin dalle prime partitelle segna poco e sembra un pesce fuor d’acqua. Intanto prima dell’inizio della stagione ufficiale sono le parole pronunciate da Diego Armando Maradona a far suonare un campanello d’allarme sulla bontà dell’acquisto fatto. L’ex numero 10 del Napoli dichiara: “Il vero colpaccio l’Inter l’ha fatto con Zanetti, un autentico fenomeno, altro che Rambert”.
Moratti però crede molto nell’attaccante. Bianchi però non lo vede proprio. Non a caso nel primo impegno di campionato contro il Vicenza accanto a Ganz schiera Delvecchio. Contro il Parma punta su Fontolan. Nella sfida con il Piacenza lancia Benny Carbone. Tutti, tranne Rambert.
Il ragazzo non giocherà nemmeno in Coppa Italia contro il Venezia ne l’andata di Coppa UEFA con il Lugano. Un vero e proprio rompicapo diventa Rambert.
Sta di fatto però che a farne le spese sarà il mister. Infatti, visti i risultati non entusiasmanti Moratti affida la partita a Luis Suarez. Con il nuovo mister arriva l’occasione per Rambert. La partita è delicata. Si tratta del ritorno con il Lugano (1-1 nel match di andata). Accanto a lui Suarez schiera Ganz. Tuttavia, al 54esimo viene sostituito da Fontolan. L’Inter quella partita la perderà nel finale, rimediando una storica sconfitta.
La situazione non si sblocca. Anche con la Fiorenzuola in Coppa Italia, partendo da titolare, non incide. Per l’attaccante sudamericano sarà la bocciatura finale.
Inter: dentro Hodgson, fuori Rambert
Il campionato dell’Inter resta deludente. A novembre sulla panchina nerazzurra approda Roy Hodgson. L’ex Independiente viene inserito nella lista partenti. Il ‘taglio’ arriva già a dicembre: Rambert saluta l’Inter dopo pochi mesi e appena 2 presenze per giocare in prestito nella Liga spagnola con il Real Saragozza. Nella nuova squadra segna subito Tuttavia va in calando e dopo 5 reti in 20 presenze con gli spagnoli, l’Avioncito, stava prendendo la via verso il Sudamerica.
Resta un anno in prestito al Boca Juniors, per poi togliersi le soddisfazioni più importanti della carriera in patria con il River Plate. Vince altri 4 Campionati argentini e la terza Supercoppa sudamericana del suo palmarés. Gli ultimi anni saranno segnati dai tanti infortuni. Tornerà all’Independiente, per poi provare le esperienze con i greci dell‘Iraklis e gli argentini dell’Arsenal di Sarandi. Il ritiro arriva presto, a 29 anni, nel 2003.
Il presidente aveva perso la sua scommessa, ma poteva consolarsi con Javier Zanetti, colui che arrivato senza grandi clamori e che sarebbe diventato il calciatore più presente e vincente della storia del club nerazzurro. Ancora oggi il popolo nerazzurro ricorda Rambert come il primo bidone dell’era Moratti.
Focus
Genoa, il punto: stagione discreta ma futuro da (ri)costruire

Il Genoa ha chiuso la Serie A ENILIVE 2024/2025 al tredicesimo posto, due posizioni sotto rispetto all’undicesimo della stagione 2023/2024.
Questo risultato si può attribuite ad un attacco poco prolifico e ad una difesa, invece, molto solida.
Genoa, tutti i numeri della stagione
Osservando la classifica, si leggono due situazioni opposte in attacco e in difesa.
Un attacco inoffensivo
Classifica alla mano, l’attacco del club ligure è stato uno dei peggiori della stagione appena trascorsa: con appena 37 gol segnati in 38 giornate. I numeri rappresentano bene la realtà, dato che per tutto il campionato si è vista una squadra molto in difficoltà nel reparto offensivo.
Una difesa molto attenta
Probabilmente, la classifica dei genovesi, quest’anno, è merito, soprattutto, della difesa: 49 gol subiti in 38 giornate. Infatti, nella parte destra della classifica solo il Torino ha fatto meglio. E, addirittura, la difesa rossoblù è meno battuta di quella di alcune squadre della parte sinistra: come Como e Milan.
Una “curiosa” constatazione
A fine campionato, una situazione capovolta
Nelle ultime partite, a salvezza raggiunta, il Genoa ha giocato con più coraggio, osando di più davanti ma rischiando di più dietro. Proprio nel reparto difensivo, la squadra si è trovata molto in difficoltà.
Un segnale per il mercato estivo
Se la squadra, spingendosi in avanti, perde solidità dietro, oltre all’attacco è necessario rinforzare la retroguardia: perché non si può subire gol praticamente su ogni ripartenza.
Nicolò Caudini
Focus
Roma, Koné eredità di Ghisolfi: il futuro con Gasperini

La Roma ha dato il via qualche giorno fa all’era Gasperini, oggi è arrivato il congedo a Ghisolfi che aveva portato tra gli altri anche Manu Koné in giallorosso.
L’ex DS aveva sconfitto la concorrenza di diversi club sia italiani che all’estero, convincendo il giocatore ad accettare il trasferimento nella capitale. Il futuro del francese sembra ora delineato.
Roma, Koné punto fermo della rosa: sarà il nuovo Ederson?
L’addio di Ghisolfi alla Roma ha destato un po’ di sgomento all’interno dell’ambiente, la nomina di Massara a nuovo DS però sembra imminente quasi come fosse già stato tutto deciso. Il dirigente uscente però ha saputo alzare il livello della rosa giallorossa grazie a diversi innesti di livello, Manu Koné su tutti.
Il francese è sbocciato sotto la guida di Claudio Ranieri e intende affermarsi anche col neo tecnico giallorosso. Le 46 presenze tra tutte le competizioni dimostrano l’importanza del giocatore nel corso della stagione, importanti anche i 2 gol e 3 assist dispensati per raggiungere l’obiettivo. L’estate scorsa la Roma sborsò circa 20 milioni di euro per strapparlo al Borussia M’Gladbach e ad oggi il valore è quasi raddoppiato.

CLAUDIO RANIERI CARICA MANU KONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
L’arrivo di Gasperini non può che giovare al centrocampista classe 2001, che ricoprirà un ruolo nevralgico sul campo sia dal punto di vista difensivo che offensivo. Vien quasi da pensare che l’ex Atalanta possa insegnargli a ricoprire il ruolo che era di Ederson in nerazzurro, ovvero quello di centrocampista box to box, capace di recuperare palloni ma anche di rifinire le azioni. La posizione occupata per tutta la stagione al centro del centrocampo a 5 è un assist d’oro per il tecnico in questo senso.
Per le caratteristiche di Koné questo ruolo gli calzerebbe a pennello, trasformandolo così in un giocatore completo e di altissimo livello. L’intuizione di Ghisolfi dunque rischia di tornare utile alla Roma anche dopo l’addio, che però lascia un’eredità non da poco, visto anche il grande potenziale economico di questo giocatore.
Focus
Milan, ti presento Xhaka: il leader che serve ad Allegri

L’ex Arsenal ha già un accordo col Milan e sta aspettando che i rossoneri vincano le resistenze di ten Hag: ecco perché lo svizzero è l’ideale per Allegri.
La storia di Granit Xhaka
Nato a Basilea da genitori albanesi, ha scelto di rappresentare la nazionale svizzera. A differenza del fratello Taulant, che gioca per l’Albania.
Si distingue fin dalle giovanili per il suo temperamento e le sue doti da leader, abbinate a una grande forza fisica e una buona tecnica.
Esordisce tra i professionisti con il Basilea nel 2010, poi nel 2012 si trasferisce al Borussia Mönchengladbach dove milita fino al 2016: anno della consacrazione vera e propria con l’Arsenal.
Dopo sette anni nei Gunners accetta il ritorno in Bundesliga, in maglia Leverkusen, dove conquisterà il primo storico campionato, e la Coppa di Germania: decisa proprio da un suo gol.
Ormai 32enne, potrebbe trasferirsi a titolo definitivo al Milan.
Milan-Bayer Leverkusen, la situazione
Filtra ottimismo dalle parti di Casa Milan dove si e convinti di riuscire a chiudere la trattiva che porterebbe Xhaka in rossonero entro i prossimi giorni.
Tare ha già incontrato l’entourage del giocatore che accetterebbe di buon grado la proposta del Milan.
Resta da convincere il Leverkusen, che non si vorrebbe privare di un altro giocatore chiave dopo aver perso Wirtz e Tah, e soprattutto del nuovo tecnico Erik ten Hag, che spinge per tenerlo in Germania.
Xhaka porterebbe ulteriore esperienza nello spogliatoio, aggiungendosi a Luka Modric: promesso sposo del club rossonero ormai da tempo.
Xhaka-Milan, le cifre del matrimonio
Il Milan é pronto a versare una cifra poco sopra i 10 milioni di euro nelle tasche dei tedeschi per assicurarsi le prestazioni del calciatore.
Il Leverkusen valuta inoltre l’acquisto di Malick Thiaw, che potrebbe fungere da pedina di scambio nell’operazione anche se i rossoneri non sembrano intenzionati ad applicare sconti.
Tommaso Gildoni
-
Calciomercato7 giorni fa
Milan, Osimhen dice si al rossonero ma la strada e’ in salita: tutti i dettagli
-
Calciomercato3 giorni fa
Fiorentina, colpo a parametro zero sulla corsia destra?
-
Calciomercato3 giorni fa
Hellas Verona, primi ostacoli di mercato: il punto fra difesa e attacco
-
Calciomercato4 giorni fa
Milan, Allegri a caccia di un nuovo bomber: c’è l’accordo con Vlahovic, ma i rossoneri valutano anche altre piste
-
Calciomercato3 giorni fa
Torino, caccia all’attaccante: due nomi in pole
-
Calciomercato6 giorni fa
ULTIM’ORA Milan, frenata Napoli per Musah: il motivo
-
Calciomercato18 ore fa
Fiorentina, colpo a centrocampo: ancora affari con la Juventus?
-
Calciomercato7 giorni fa
Milan, Furlani non abbassa le pretese: per Musah non e’ ancora chiusa