Focus
Fiorentina, chi rimarrà a centrocampo?
Domenica a Udine la Fiorentina si gioca l’Europa, poi sarà tempo di scelte: il centrocampo è il reparto con più incognite in vista dell’estate.
Domenica sera la Fiorentina sarà di scena a Udine per l’ultima giornata di campionato. Gli uomini di Palladino hanno ancora una speranza per qualificarsi in Europa, ma servirà una vittoria contro i bianconeri e allo stesso tempo il successo del Lecce in casa della Lazio. Una combinazione molto difficile, ma che tiene viva la tensione in casa viola.
A prescindere però dal verdetto del campo, dopo l’ultima gara della stagione sarà tempo di pensare al futuro, in vista di un’estate che si preannuncia ricca di movimenti, soprattutto a centrocampo, il reparto che più di tutti potrebbe cambiare volto.

L’ESULTANZA DI YACINE ADLI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Fiorentina, tanti nodi da sciogliere in mezzo al campo
Attualmente la mediana viola conta sette giocatori, ma quasi nessuno ha la certezza di restare. La situazione di Adli è legata al riscatto da oltre 10 milioni: se il prezzo non scenderà, tornerà al Milan.
Simile il discorso per Fagioli: il riscatto è fissato a 13,5 milioni, ma senza Conference la Fiorentina proverà a rinegoziare la cifra. Per Cataldi, invece, ci sono buone possibilità di conferma, con il club pronto a pagare i 4 milioni pattuiti con la Lazio.
Discorso diverso, invece, per Folorunsho, il cui riscatto dal Napoli per circa 8 milioni è ancora da valutare. Mandragora è diventato un leader, ma serve il rinnovo, visto l’attuale contratto in scadenza nel 2026.
Richardson e Ndour hanno chiuso in crescendo: per entrambi si valuta una possibile permanenza, anche se l’ipotesi prestito non è da scartare. Sullo sfondo, anche i rientri dei giovani Bianco e Amatucci, da valutare in ritiro.
Il destino di molti centrocampisti, però, sarà legato anche alla guida tecnica: il futuro di Palladino resta in bilico, e dalle sue decisioni potrebbero passare molte scelte di mercato.
Focus
Milan, gerarchie ribaltate: Bartesaghi supera Estupiñán
Il Milan prepara l’ultimo impegno del 2025 e Allegri punta sulle certezze: Bartesaghi ha superato Estupiñán e ora guida la corsia sinistra.
Dopo la delusione in Supercoppa Italiana, il Milan si prepara a chiudere il 2025 davanti al proprio pubblico. A San Siro arriverà un Hellas Verona in grande forma e con il morale alle stelle dopo due vittorie consecutive.
Proprio per questo Massimiliano Allegri e i rossoneri sono chiamati a una risposta forte: servono i tre punti, soprattutto dopo i tanti passi falsi contro le piccole che stanno pesando sul cammino in campionato. La sensazione è che il tecnico punterà senza troppi esperimenti sull’undici titolare, affidandosi a chi in questo momento offre più garanzie.
Tra queste certezze c’è ormai, a tutti gli effetti, Davide Bartesaghi. Il giovane terzino è stato protagonista assoluto nel 2-2 contro il Sassuolo, con una doppietta che ha sorpreso tutti. Ma ridurre la sua crescita ai gol sarebbe un errore: Bartesaghi sta vivendo una stagione in costante ascesa, fatta di prestazioni solide, personalità e continuità, elementi che gli hanno permesso di guadagnarsi la fiducia piena di Allegri.

PERVIS ESTUPINAN ( FOTO SALVATORE FORNELLI )
Milan, Bartesaghi titolare: Estupiñán ora insegue
La sua ascesa è stata favorita anche dai problemi fisici e da un rendimento non esaltante di Pervis Estupiñán. L’esterno ecuadoriano, arrivato in estate dal Brighton per 17 milioni più 2 di bonus, sembrava destinato a raccogliere l’eredità di Theo Hernández sulla fascia sinistra. Finora, però, le sue prestazioni sono state ben lontane dai livelli mostrati in Premier League, e Bartesaghi ha saputo approfittarne con qualità e personalità.
Le gerarchie, al momento, appaiono ribaltate. Bartesaghi è davanti e parte con i favori del pronostico anche contro il Verona, ma la sfida resta aperta. Per mantenere il posto, il giovane rossonero dovrà continuare a tenere alta la concentrazione e confermare quanto di buono mostrato finora.
Estupiñán, dal canto suo, resta un investimento importante del club e avrà occasioni per rilanciarsi. La concorrenza è aperta, ma oggi il Milan sa di poter contare su una nuova certezza: Bartesaghi non è più una sorpresa, ma una realtà.
Focus
Alla scoperta di Alex Toth, il mediano sui radar della Juve
Uno dei talenti da seguire nel mercato 2026 è il centrocampista ungherese Alex Toth, classe 2005 del Ferencvaros, nel mirino della Juventus.
Uno dei nomi che potrebbe accendere le prossime finestre di mercato del 2026 è quello di Alex Toth, centrocampista ungherese classe 2005 del Ferencvaros, finito anche nel mirino della Juventus. I bianconeri guardano al futuro e, tra i profili monitorati per rinforzare la mediana, hanno individuato nel giovane talento magiaro uno dei prospetti più interessanti del panorama europeo, già protagonista in patria e pronto al salto in un campionato di alto livello.
Cresciuto nel vivaio del club ungherese e diventato titolare fisso in meno di un anno, Toth si è imposto come uno dei giovani più promettenti del calcio europeo, attirando l’attenzione di numerosi top club del continente.
Un centrocampista totale
Nato a Budapest il 23 ottobre 2005, alto 1,81 e destro naturale, è un giocatore estremamente duttile: nasce come centrocampista centrale ma può interpretare più ruoli in mediana. Ha i tempi e la visione del regista, gli inserimenti della mezz’ala e, all’occorrenza, può agire anche da trequartista. A soli vent’anni gioca con la tranquillità di un veterano: verticalizza con naturalezza, conduce palla con sicurezza ed è efficace nei duelli sia difensivi sia offensivi. Tecnico, dinamico e pulito nelle scelte, abbina intensità, personalità e intelligenza tattica, diventando un vero faro della mediana. In patria molti lo indicano come il talento più promettente della nuova generazione ungherese e c’è già chi lo paragona a Dominik Szoboszlai, anche se il suo percorso è ancora tutto da scrivere.

I numeri di Toth
La stagione 2025-2026 sta confermando il suo valore: finora Toth ha collezionato 25 presenze, 2 gol e 5 assist, per un totale di 1803 minuti tra campionato ungherese, preliminari di Champions League e fase iniziale di Europa League. A questi dati si aggiungono le 9 presenze con la Nazionale Maggiore guidata da Marco Rossi, ulteriore testimonianza di una crescita ormai sotto gli occhi di tutti.
Il suo contratto con il Ferencvaros è valido fino a giugno 2027 e la valutazione attuale oscilla tra i 10 e i 15 milioni di euro, cifra destinata a salire se continuerà su questi livelli. La Juventus lo segue con attenzione grazie al lavoro della propria rete scout, ma sul giocatore si registrano anche gli interessi di club di primissimo piano come Liverpool, Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Bayer Leverkusen e Red Bull Lipsia.
Le parole del presidente del Ferencvaros
Il prossimo mercato invernale potrebbe già portare novità: attorno a Toth sta nascendo una vera e propria corsa internazionale, con diversi club pronti a inserirsi. La sensazione è che il giovane centrocampista sia destinato, prima o poi, a lasciare l’Ungheria per confrontarsi con un campionato di livello superiore.
A confermare la centralità del suo profilo è stato anche il presidente del Ferencvaros, Gabor Kubatov, che ai microfoni di M4 Sport, il canale sportivo della televisione pubblica ungherese, ha dichiarato:
“Sono convinto che la cessione di Alex Toth sarà una delle più importanti della storia del calcio ungherese. Questo trasferimento darà impulso non solo al Ferencvaros, ma all’intero movimento calcistico nazionale. Se arriverà l’offerta giusta, bisognerà essere pronti a lasciarlo partire.”
La Juventus osserva, valuta e riflette. E se dovesse decidere di affondare il colpo, potrebbe assicurarsi uno dei talenti più intriganti del calcio europeo emergente.
🎙️| Kubatov on Alex Tóth:
“I am convinced that the sale of Alex Tóth will be one of the biggest player sales in Hungary. This will elevate not only us, Ferencváros, but also Hungarian football..
If an offer comes along, you have to be able to let go.”
Via: M4 Sport https://t.co/BMsKidoZJD pic.twitter.com/NjApifm9tI
— Hungarian Football Xtra (@HunFootballXtra) December 18, 2025
Focus
Sul filo del rasoio: il Frosinone e l’anno che ha ribaltato tutto
Serie B, il caso Frosinone e la lezione del campionato: progettualità, identità e scelte che fanno la differenza.
La Serie B è un mondo a parte, ma questo lo sapevamo già. Un campionato dagli equilibri labili, mai definitivi, e dal finale quasi mai scontato. La stagione 2025 lo conferma ancora una volta spiattellandoci anc e la prova più evidente è rappresentata dal Frosinone.
La squadra ciociara è protagonista di una rinascita sorprendente, un vero e proprio ritorno di fiamma. Un percorso che dimostra come, nella vita come nel calcio – e forse ancor di più nella categoria cadetta – il fattore economico non sia sempre determinante. Non serve necessariamente investire cifre importanti per costruire un gruppo solido o trovare la giusta alchimia tra i giocatori.
Il confronto con il Palermo è emblematico. I rosanero hanno speso, anche in maniera significativa, senza però riuscire a dare continuità né a trovare una vera identità di squadra. Il Frosinone, al contrario, sta lavorando in silenzio, senza clamore, costruendo qualcosa di nuovo attraverso idee chiare, organizzazione e senso di appartenenza.
È la dimostrazione che in Serie B contano più di tutto la progettualità, la gestione quotidiana e la capacità di creare un gruppo che sappia riconoscersi in un’idea di calcio. Un campionato che non perdona l’improvvisazione e che premia chi riesce a dare stabilità anche nei momenti più complicati.
In questo contesto, il percorso del Frosinone rappresenta una lezione per molti: meno riflettori, meno proclami e più lavoro. Perché in Serie B, spesso, è proprio così che si costruiscono le storie migliori.
Il caso Calò
Tra i rimpianti recenti della Sampdoria c’è anche un certo Giacomo Calò. Cresciuto nel vivaio blucerchiato, oggi il centrocampista sta disputando un gran campionato di Serie B con il Frosinone. La scorsa estate il suo ritorno a Genova era stato più di una semplice idea: il giocatore aveva aperto alla cessione e le condizioni per chiudere sembravano favorevoli. Alla fine, però, la Samp ha scelto un’altra strada, puntando su Jordan Ferri.
Calò, lasciato andare in passato a parametro zero, ha continuato il suo percorso senza clamore, confermandosi uno dei centrocampisti più continui del campionato. Un rimpianto che oggi pesa.
Perché, soprattutto in Serie B, le scelte sbagliate prima o poi tornano sempre a chiedere il conto.
Frosinone, essere ciociari è un vanto

L’ESULTANZA DEL FROSINONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Il Frosinone di un anno fa oggi faticherebbe a riconoscersi allo specchio. Fanalino di coda della Serie B 2024-25, salvo soltanto grazie al fallimento del Brescia che evitò ai ciociari la disputa dei playout. Una stagione segnata da difficoltà evidenti, dentro e fuori dal campo.
In rosa c’erano già elementi come Chedjemis e Kvernadze, ma mancava qualcosa di più profondo. Forse lo spirito giusto, forse una mente ancora appesantita dalla retrocessione dalla Serie A dell’anno precedente. Di certo una squadra che faticava a creare gioco, schiacciata da una serie di sconfitte e da un contesto che sembrava andare sempre nella direzione sbagliata.
Dodici mesi dopo, lo scenario è completamente cambiato. Il Frosinone si ritrova a guardare verso l’alto, in mezzo a squadre costruite con nomi altisonanti e investimenti importanti. Eppure i canarini sognano, non per caso, ma grazie a un progetto preciso.
Un progetto che passa dalla continuità tecnica, dalla crescita dei singoli e da una società che ha investito sulle strutture: uno stadio di proprietà, con bar, ristorante e store interni, in pieno stile inglese. Ma soprattutto passa dalla propria gente. Sempre presente, in casa e in trasferta, compatta anche nei momenti più bui. Perché, come recita un coro storico della Curva Nord, “Sono ciociaro e me ne vanto”.
Il Frosinone dovrebbe essere un modello da osservare con attenzione in un’Italia calcistica spesso in ritardo sul piano della progettualità rispetto a realtà come Inghilterra o Spagna. Qui il calcio è appartenenza prima ancora che ambizione. Tradizione, identità e presenza non vengono mai meno.
Perché, nello sport come nella vita, restare uniti è spesso il segreto. Senza farsi condizionare troppo dal rumore esterno. A Frosinone questo lo sanno bene.
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