Europa League
Milan di rigore: Pioli ai gironi, ma quanta sofferenza!
Al termine di una partita senza senso, giocata in un clima da tregenda e con la pioggia protagonista per gran parte del match, il Milan va ai gironi dell’Europa League. Pioli non sbaglia il primo bivio stagionale ma deve ringraziare la dea bendata che ci ha messo lo zampino in più di un’occasione. Il Milan torna in Europa dunque a tre anni di distanza. In attesa dello Spezia, Maldini e Massara possono concentrarsi sugli ultimi giorni di mercato.
Indice
Il primo tempo
Pioli presenta una novità di formazione: Maldini centravanti nel canonico 4-2-3-1. Per il resto, sono confermate le indicazioni della vigilia, con Castillejo che vince il ballottaggio con Diaz. I padroni di casa giocano a specchio coi rossoneri e recuperano Manè a sinistra, in appoggio a Moreira. Sull’altra fascia Piazon, vecchia conoscenza del calcio italiano. La prima frazione è totalmente soporifera. Il gioco non decolla e il Milan fa fatica ad incidere coi suoi uomini chiave, Calhanoglu su tutti. Maldini sembra un pesce fuor d’acqua e Castillejo denota evidenti problemi fisici. Il Rio Ave di contro amministra senza affondare, rendendosi nullo dalle parti di Donnarumma. Solo Manè (bello il duello con Calabria) prova a darsi da fare con numerosi movimenti. A parte un tiro di Theo Hernandez dai 20 metri, il primo tempo si chiude senza sussulti.
Il secondo tempo
La seconda frazione vede un Milan molto più pimpante e volitivo grazie anche all’ingresso di Diaz per Castillejo. E infatti dopo soli sei minuti i rossoneri passano in vantaggio. Respinta della difesa su un corner dalla destra, la palla arriva a Saelemakers che si coordina e lascia partire un fendente che batte Kieszek. Il goal sveglia definitivamente Donnarumma e compagni che hanno due chance per raddoppiare prima con Theo e poi con una velenosa punizione di Calhanoglu di pochissimo a lato. Quando però la gara sembra incanalata verso la vittoria, al minuto 72 arriva la doccia fredda. Geraldes fulmina Donnarumma al termine di un’azione ben condotta da Piazon e Mane. Il Milan tira i remi in barca, il Rio Ave preme senza però trovare la rete della vittoria e si va dunque ai supplementari con un in Milan in evidente imbarazzo fisico.
I tempi supplementari
Il primo tempo supplementare si apre con una clamorosa doccia fredda per il Milan. Dala dopo un minuto approfitta di un rimpallo su Kessiè e batte Donnarumma con un bel diagonale. Gli spettri cominciano ad allungarsi su Pioli e i suoi, con Leao che sembra pattinare non avendo stabilità sul terreno. Il Milan è lungo e confuso, getta il cuore oltre l’ostacolo ma non riesce ad agguantare il pari. Al termine del primo tempo supplementare il Rio Ave è incredibilmente ai gironi di Europa League. Esito che sembra confermarsi anche nei successivi 15 minuti. La porta dei portoghesi sembra stregata e il Milan è ad un passo dal baratro. Ma è all’ultimo minuto che avviene il miracolo. Colombo, entrato dieci minuti prima, spizza un lungo lancio di Gabbia; Borevkovic la tocca incredibilmente con la mano e l’arbitro decreta un sacrosanto rigore (con conseguente espulsione del difensore già ammonito). Dal dischetto va Calhanoglu che è glaciale nel portare la sfida ai rigori.
I calci di rigore
Ed è proprio qui che entra in gioco la mistica che solo questo sport possiede. Vengono calciati 24 (!) rigori. Tirano anche i due portiere (sbagliando entrambi). Il Milan è sul cornicione ad un passo dall’eliminazione ma viene salvato da tre pali, due dei quali colpiti nello stesso tiro dal dischetto. Kjaer infine segna il suo secondo penalty e Donnarumma suggella l’impresa parando il tiro di Santos. Il Milan sopravvive e va ai gironi. Pioli da stasera sa di avere anche la dea bendata al suo fianco.
Europa League
“Belli ciao” la cronistoria del day after di Leverkusen-Roma
Sconfitta e sfottuta. La ricostruzione degli sfottò (social e non solo) che il Bayer Leverkusen (e non solo) ha rivolto alla Roma.
Roma vicina all’impresa, ma non basta
“Una mattina mi sono alzato e ho trovato l’invasore“. Che, per una volta, non sono i tedeschi. E’ quello che deve aver pensato il Bayer Leverkusen, dopo che la Roma è andata a venti minuti dall’essere la prima squadra a espugnare la BayArena in questa stagione.
Una sensazione di latente fastidio, evidente sin dall’iniziale vantaggio firmato Paredes. Probabilmente non si aspettavano neppure di andare sotto di un gol, considerato che nei giorni antecedenti alla partita erano state promulgate le informazioni per la finale di Dublino, figuriamoci di due.
Una certezza di superiorità corroborata dalla vittoria dell’andata, ma che ha portato i tedeschi a giocare il ritorno quasi con spocchia. E, come spesso accade, quando una squadra approccia con sufficienza a un match è difficile raddrizzare l’inerzia di una partita storta.
Il focus non è un interruttore, che può essere acceso o spento a comando, e l’autogol di Mancini deve essere stato accolto dalla squadra di Xabi Alonso come una sorta di liberazione. Liberazione del proprio territorio, del proprio stadio, che una squadra percepita come ostile (straniera) stava occupando tentando di porre fine a quell’egemonia calcistica che da 48 partite li faceva sentire invincibili.
Mai più Neverkusen, ma la storia non si cancella
Tutto è cominciato con l’esultanza del Bayer Leverkusen alla qualificazione della Roma a discapito del Milan nei quarti di finale. Poi la gara d’andata, vinta due a zero dai tedeschi allo Stadio Olimpico seppur con qualche inaspettato patema, che ha conferito ai teutonici ulteriore consapevolezza nei propri mezzi tecnici.
Poi il ritorno, approcciato come una pura formalità e rischiato di trasformarsi in un incubo. Le granitiche certezze di una squadra prima incrinate, poi sfregiate e infine sul punto di crollare come un castello di carte. E il Bayer Leverkusen ha dimostrato, ancora una volta, che saper vincere è un’arte e che è ancora più importante di saper perdere perché sono più quelli che perdono che quelli che vincono.
Al Leverkusen il soprannome (ben poco edificante) Neverkusen ha pesato come un macigno e la frustrazione accumulata negli anni è esplosa in una dimostrazione di puerile arroganza, che non collima con l’espressione calcistica quasi aristocratica che spesso si vede in campo. Questo è il motivo principale per cui squadre storicamente non abituate a vincere crollano dopo una singola stagione di gloria.
E il comportamento di Frimpong, andato a stuzzicare Svilar dopo l’autogol che ha accorciato le distanze e che ha litigato praticamente con tutti al momento del cambio, esemplifica la condizione di chi non riesce a godersi una vittoria in quanto troppo spaventato dall’idea della sconfitta. E “Bella Ciao“, sparata a tutto volume dal DJ dello stadio, a fine partita ricorda la musica techno uscita dalle casse di San Siro dopo lo scudetto dell’Inter.
Europa League
Leverkusen, Xabi Alonso: “Dopo il 2-0 della Roma ho visto che i miei ragazzi volevano di più”
L’allenatore del Bayer Leverkusen Xabi Alonso ha parlato dopo il match contro la Roma che ha portato il club tedesco in finale.
Leverkusen, le parole di Xabi Alonso:
Di seguito le parole dell’allenatore del Bayer Leverkusen Xabi Alonso, dopo il match vinto contro la Roma in Europa League e che ha portato le Aspirine in finale:
“Wirtz ha preso una botta contro il Borussia Dortmund dalla quale non si è ripreso del tutto. Voleva aiutare la squadra ed esserci… L’ha fatto. Un giocatore come lui è un asset anche al 70%”.
“Siamo felici di essere arrivati alla finale. Ne giocheremo due in una settimana, come conseguenza di ciò. Abbiamo mostrato un grande carattere dopo il secondo gol della Roma. Ho guardato i miei giocatori negli occhi e ho visto che volevano dare di più. Abbiamo ancora la chance di vincere tre titoli, ciò che meriterebbero i miei ragazzi”.
Europa League
Roma, De Rossi: “Meritavamo entrambi di passare ma sono orgoglioso. È mancata la profondità. Su Dybala…”
Daniele De Rossi ha parlato in conferenza stampa al termine di Bayer Leverkusen-Roma. L’allenatore ha parlato del coraggio messo in campo dai suoi e di Svilar.
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Roma, le parole di De Rossi
Svilar?
“Se ci parlassi ora direi grazie a Svilar come a tutti gli altri. Abbiamo fatto una grande partita ma ragazzi bisogna fare i complimenti anche agli avversari perché sono stati bravissimi. E poi gli episodi hanno girato a favore loro come spesso succede alle grandi squadre. Ne usciamo con più convinzione, siamo una squadra che se la viene a giocare un po’ ovunque”.
Alla Roma mancano giocatori come Chiesa?
“La squadra ha valori tecnici importanti e umani giganteschi, ce la siamo giocata tanto, ci sono delle caratteristiche fisiche di giocatori che saltano l’uomo e loro le hanno. Non servono giocatori diversi, ma servono anche queste caratteristiche. Abbiamo affrontato tre semifinali perché Brighton e Milan potevano stare qui con questi giocatori e quindi mi pare fuori fase parlare ora di altre cose.
Ora dobbiamo recuperare, fisicamente e mentalmente, io vedrò la partita dell’Atalanta in aereo, loro dovranno un po’ recuperare. Se mi avessero detto il 16 gennaio che saremmo arrivati qui ci avrei messo la firma, i ragazzi stanno facendo un grande sacrificio, se avessimo fatto più punti nella prima parte della stagione non sarei qui.
Chi è favorito tra Bayer e Atalanta?
Non lo so, l’Atalanta può metterli in difficoltà. Se maledico gli errori dell’andata? Non è che la maledico, diciamo che siamo venuti per fare un’impresa e l’abbiamo sfiorata. Nell’ottica delle due partite meritano di andare in finale ma lo avremmo meritato anche noi. Dybala vediamo come sta, oggi era venuto per gli ultimi 10′ di preghiera se fosse stato necessario”.
Bayer Leverkusen?
“L’avevamo preparata così, in alcune ripartenze mancate abbiamo perso un po’ di distanza. In queste partite devi togliere il pallone tra i piedi a questi giocatori, non siamo stati perfetti, ma è dura perché devi tenere botta in qualsiasi momento. Loro ti puntano, tirano, si muovono, dai e vai, non è facile”.
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