editoriale
Milan, la rivoluzione di Allegri: ecco perché è giusto ricostruire su di lui
Il ritorno di Massimiiano Allegri sulla panchina del Milan è una dichiarazione d’intenti della proprietà: il tecnico labronico chiede garanzie.
La decisione di non puntare su Conte all’inizio della scorsa stagione era stata una dichiarazione d’intenti. La scelta dell’Allegri-bis, un anno dopo, pure. Di più: vuol dire abiurare il progetto della “sostenibilità”.
Milan, da Fonseca (e Conceicao) ad Allegri: cosa cambia?
Con Fonseca il management rossonero voleva replicare quanto di buono fatto dal tecnico portoghese in quel di Lille, in un contesto simile. Dirigenza lontana dal progetto sportivo, maggiormente interessata a rientrare nei debiti (dopo la disastrosa gestione Gerard Lopez) e a risanare il bilancio; necessità di calmierare i costi e di investire sui giovani. Le premesse c’erano tutte, ma la proprietà americana, che ha dimostrato di non essere a conoscenza delle dinamiche interne al calcio italiano, ha dimenticato che Milano non è Lille.
Non è solo un discorso di pressioni, di ambizioni e delle esigenze della piazza. E’ un discorso anche “interno” e che riguarda gli elementi della rosa. A Lille Fonseca trovò terrene fertile su cui piantare i semi del suo credo calcistico, aiutato da una spogliatoio giovane e composto da giocatori senza un pedigree illustre alle spalle. A Milano, invece, il tecnico lusitano ha trovato un’ambiente totalmente diverso, per certi versi addirittura ostile. Non tanto a lui in particolare, ma in generale refrattario alle regole e alla disciplina.
Lo stesso spogliatoio che prima aveva fagocitato Pioli, dopo tre anni e mezzo complicati ma vincenti, ha fatto lo stesso con lui e Conceicao. Ecco, già la scelta di puntare sull’ex tecnico del Porto (se ci mettiamo anche il corposo mercato invernale, che ha sconfessato quello estivo) significava abiurare il progetto iniziato neppure sei mesi prima. Perché i proclami e gli slogan sono belli tutti, ma poi nel calcio servono i risultati e il Milan ha capito che il pareggio di bilancio si raggiunge anzitutto con la praticità.

MASSIMILIANO ALLEGRI FA IL SEGNO OK ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Max è l’uomo giusto, il secondo ciclo bianconero lo certifica
Ci hanno provato, senza riuscirci, con Conceicao, ci (ri)proveranno ora con Allegri. Tuttavia, la rivoluzione tecnica che era stata promessa a Fonseca, complice la mancata qualificazione ad una competizione europea dopo otto anni – che fa subentrare un’inattesa necessità di reperire risorse economiche altrove e riduce quelle legate alla profondità dell’organica -, verrà realizzata con il tecnico labronico. Una situazione paradossale, in cui il refresh della rosa rossonera viene posticipato di un anno e con un allenatore meno adatto a ricostruire.
Nonostante questo, Allegri è l’uomo giusto da cui ripartire. Il tanto vituperato Allegri-bis a Torino ci ha mostrato un Max diverso da quello che eravamo stati abituati a vedere. Non più solo magistrale gestore di uomini, “normalizzatore” nato che offre garanzie di successi con una squadra costruita per vincere. Nel suo secondo ciclo alla Juventus, Allegri ha anche dimostrato di saper tenere la barra dritta nonostante il mare in tempesta. Ha dimostrato di saper lavorare con i giovani e di saper arrivare ai risultati anche senza campioni.
Un uomo d’esperienza, con una comprovata capacità di gestire lo stress e abituato ad avere a che fare con teste esuberanti. Un vincente nato, che garantisce standard di rendimento minimi di cui in Via Aldo Rossi hanno un disperato bisogno. Anche solo le tre qualificazioni in Champions consecutive, tanto disprezzate a Vinovo, per il Milan sarebbero una boccata d’ossigeno non indifferente. Gli obiettivi, però, andranno tarati in base al tipo di squadra che il tecnico labronico si troverà ad allenare al termine del movimento mercato estivo.
Perché il Milan dell’anno scorso è una cosa, quello di quest’anno (qualunque forma andrà ad assumere) sarà un’atra. Certo l’addio di Walker, probabile quello di Theo e Reijnders. Se deve essere un anno di transizione, se deve essere una stagione all’insegna dell’abbattimento dei costi e con il mirino puntato su un ossigenante quarto posto, lo si dica subito. Allegri ha il diritto di lavorare in pace e di costruire il suo progetto a Milano, senza il mirino puntato addosso dall’opinione pubblica come a Torino.
editoriale
Milan, il corto muso funziona ancora: ora date due giocatori ad Allegri! L’editoriale di Mauro Vigna
Milan, la squadra di Allegri si sbarazza a fatica del Torino e riconquista la vetta della classifica. Un primo posto in comproprietà col Napoli e l’esigenza di mettere mano al portafoglio a gennaio.
Il corto muso funziona ancora, Massimiliano Allegri mette un gol davanti a quelli del Torino e vince una partita che dopo i minuti iniziali sembrava già sentenziata. Un gol in più dell’avversario, semplice per il tecnico livornese il quale magari non sempre fa giocare bene le sue squadre, ma le rende dannatamente efficaci. Ed è questo che serve, il bel gioco è fine a sè stesso se poi alla fine si stringe poco.
Alzi ora la mano chi reclama il bel gioco, in fondo a noi interessa essere lì davanti a tutti e per farlo serviranno almeno due colpi a gennaio. La fotografia del Milan attuale parla di un attacco sterile, eccezion fatta per il cecchino Pulisic, capocannoniere della Serie A. Gimenez ed Nkunku non stanno ripagando la fiducia di tecnico e dirigenza e in difesa la necessità è regalare un rinforzo al tecnico livornese il quale prega per la lunga vita di Gabbia, Pavlovic e Tomori.
Essere primi comporta onori e oneri, ma anche la dirigenza ora dovrà fare la sua parte. Si è detto che non ci saranno soldi a gennaio. A parte crederci poco, comunque se così fosse, basterà mettere sul mercato l’attaccante messicano il quale ha mercato. Per poi fiondarsi magari su un usato sicuro nell’attesa di Vlahovic in estate. Oppure dirottare tutto e subito su Mauro Icardi, uno che la porta la vede, eccome se la vede.
editoriale
Juventus, continua il caso David–Openda: pochi minuti e Mondiali a rischio
Juventus – gli acquisti di punta dell’estate faticano a trovare spazio. Spalletti continua a preferire altre soluzioni, mentre gennaio si avvicina e si valutano scenari inattesi.
La Juventus arriva alla metà del campionato con problemi ancora irrisolti. Il cambio Tudor–Spalletti non ha cancellato gli squilibri di una rosa costruita con fragilità strutturali, e i due investimenti più importanti dell’estate, Jonathan David e Lois Openda, restano ai margini. Anche nel ko di Napoli, nonostante l’assenza di Vlahovic, entrambi sono partiti dalla panchina, mentre Spalletti ha scelto Yildiz come falso nove.
Il rendimento dei due attaccanti è deludente. David, arrivato a parametro zero ma costato oltre 12 milioni di commissioni e con un ingaggio pesantissimo, ha segnato appena due gol in quasi venti partite e ha perso continuità in campionato e Champions. Openda, preso in prestito con obbligo di riscatto dal Lipsia per circa 45 milioni complessivi, ha raccolto finora pochissimi minuti in Serie A e un unico guizzo europeo. Il belga ha anche ammesso pubblicamente le difficoltà di adattamento.
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Juventus, il tempo stringe per andare al Mondiale…
Il club chiede un cambio di passo immediato. L’infortunio di Vlahovic, che potrebbe restare fuori a lungo, sembrava poter aprire spazi ai due attaccanti, ma le scelte dell’allenatore raccontano altro. Chiellini ha provato a smorzare i toni, parlando di “opportunità” per entrambi, ma le decisioni tecniche continuano a penalizzarli.
Il tempo stringe anche in ottica Mondiali. David punta a essere protagonista con il Canada nella rassegna “di casa”, mentre Openda teme la concorrenza feroce nella nazionale belga. Per entrambi diventa indispensabile giocare con continuità nella seconda parte della stagione.

KENAN YILDIZ, DUSAN VLAHOVIC E LOIS OPENDA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Il mercato di gennaio potrebbe offrire soluzioni, ma non senza ostacoli. David, con un ingaggio elevato, sarebbe accessibile quasi solo ai club di Premier League. La posizione di Openda è ancora più intricata per via degli accordi con il Lipsia e dell’obbligo di riscatto già fissato. In un mercato invernale di opportunità più che di investimenti, servirà creatività.
La Juventus, intanto, non può più permettersi rallentamenti: fuori dalla lotta scudetto e obbligata a lottare per il piazzamento Champions, ha urgente bisogno di certezze. E il tempo delle attese sta per scadere per tutti, David e Openda compresi.
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Fiorentina, c’è solo un modo (forse) per salvarla: venderla!
Lo spettro della Serie B per questa Fiorentina è sempre più concreto: bisogna azzerare tutto!
Sei miseri punti in 14 partite sono il risultato di una Fiorentina indecorosa, avvilente, composta da elementi che stanno infangando 99 anni di storia viola.
Pensare che il prossimo agosto è prevista la festa per il centenario del club, è da rabbrividire.
Anche a Sassuolo, dove la Fiorentina era arrivata piena di intenti, di dichiarazioni di unione rivelatesi vuote, visto quello che hanno messo in campo quei personaggi vestiti di viola.
Non giocatori, perché magari sarebbero stati in grado di mettere in piedi due passaggi, non uomini, come ha specificato Vanoli, perché avrebbero saputo giocare l’uno per l’altro.
La barca affonda con tutte le sue componenti: dai giocatori appunti, da Pioli e Vanoli, che non hanno saputo e non riescono a prendere in mano tecnicamente la situazione, e soprattutto la dirigenza.

Dopo le dimissioni di Pradè, che alla resa dei conti ha confezionato un bel disastro in chiave di mercato, soprattutto dal vista umano, componendo una rosa che ha saputo amalgamarsi. Il nuovo ds Goretti, che ha visto delle gravi lacune dopo l’addio del suo predecessore e di Pioli, ma non saputo metterle in evidenza prima e adesso è forse privo di esperienza per la situazione in cui si trova.
Infine il direttore generale Ferrari, che anziché vantarsi in sala stampa dei punti dello scorso anno e di vedere un orizzonte positivo, dovrebbe calarsi nella funerea realtà.
Soprattutto un esame dovrebbe farlo Commisso. Da mesi la sua voce non si sente. Al patron auguriamo tanta salute, visto che settimane fa la Fiorentina ha fatto sapere che era stato sottoposto ad un intervento chirurgico.
Dall’America dare ordini ad un gruppo di giocatori del genere è complicato.
Gli consigliamo di vendere. E di farlo in fretta. A Firenze c’è bisogno di azzerare tutto, di ripartire da zero. Con una società forte.
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