Mondiali
Italia-Germania 4-3: 55 anni fa la partita del Secolo

Esattamente 55 anni fa, il 17 giugno del 1970, Italia e Germania scrivevano una pagina di storia del calcio che ancora oggi è leggenda.
A Città del Messico, nello Stadio Azteca, le due nazionali europee si affrontavano, con in palio l’accesso alla finale della Coppa del Mondo 1970 contro il Brasile di Pelè.

Italia-Germania: il prologo
La partita si svolse il 17 giugno 1970 alle 16:00 presso lo Stadio Azteca di Città del Messico, a 2.200 metri d’altitudine. Ad arbitrare la contesa Arturo Yamasaki. Le due squadre arrivavano alla semifinale mondiale con umori decisamente opposti. La Germania Ovest, seconda a Inghilterra 1966, aveva dominato il suo raggruppamento. Si era imposta, recuperando anche due gol di svantaggio contro l’Inghilterra ai supplementari.
L’Italia, campione d’Europa in carica, distratta dalle polemiche e dal continuo dualismo tra Mazzola e Rivera, ebbe difficoltà nel girone iniziale. In scioltezza invece il match con il Messico, padrone di casa, per 4 a 1.
L’Italia, guidata dal Ct Ferruccio Valcareggi, schierava titolari: Enrico Albertosi, Tarcisio Burgnich, Giacinto Facchetti, Pierluigi Cera, Roberto Rosato; Mario Bertini, Sandro Mazzola, Giancarlo De Sisti; Angelo Domenghini, Roberto Boninsegna, Luigi Riva. Grande escluso dall’undici iniziale fu Gianni Rivera. Ma per questo ci sarà tempo.
Italia-Germania: 90 minuti sembrano tanti, ma…
Il match girò subito a favore dell’Italia. All’8º minuto di gioco, dopo una bella combinazione con Riva, Boninsegna riceve il pallone e con un potente sinistro supera Sepp Maier, sbloccando così il punteggio. Per i successivi ottanta minuti, l’Italia adotta una tattica attendista, difendendo con efficacia e cercando il contropiede. La difesa italiana, aiutata anche dall’arbitro che non concede tre calci di rigore alla Germania Ovest, tiene a bada gli attaccanti avversari come Seeler e Müller.
Il capitano tedesco Beckenbauer, nonostante un infortunio alla spalla al 65º minuto, rimane in campo con il braccio fasciato (un immagine simbolo del Kaiser). Albertosi, portiere italiano, viene graziato da una traversa colpita da Overath al 64º minuto e salva il risultato parando un colpo di testa pericoloso di Seeler a un minuto dal termine.
Nel recupero però avviene il primo colpo di scena: Schnellinger segna il gol del pareggio per la Germania Ovest, portando la partita in parità due minuti e mezzo oltre i tempi regolamentari.
I leggendari tempi supplementari
I tempi supplementari furono un incubo per entrambe le squadre. Fu tutto un turbinio di emozioni. La Germania Ovest si porta in vantaggio al 94º minuto con il nono gol nel torneo di Müller, che sfruttò un errore difensivo di Poletti. Quattro minuti dopo, l’Italia risponde con un gol di Burgnich, approfittando di un errore difensivo tedesco su calcio piazzato di Rivera. Poco prima della fine del primo tempo supplementare, all’11º minuto, l’Italia ripassa in vantaggio. Azione individuale di Riva su assist di Domenghini, che con un sinistro preciso rimetteva avanti gli azzurri. Tutto questo solo nei primi quindici minuti supplementari.
Nel secondo tempo supplementare, al 110º minuto, la Germania Ovest pareggia con un colpo di testa potente di Seeler su cross da calcio d’angolo, che Müller prolunga in tuffo trovando lo spiraglio tra Rivera e il palo.
Gli Azzurri reagiscono subito e pochi secondi dopo riprendono il vantaggio con una brillante azione corale culminata dal centrocampista del Milan Rivera (entrato al 46° del primo tempo al posto del giocatore dell’Inter Mazzola), che segna il gol del definitivo 4-3 su assist rasoterra di Boninsegna.
Le cinque reti segnate da entrambe le squadre nei trenta minuti dei tempi supplementari costituiscono ancora un record per una partita della fase finale di un campionato mondiale.
Al triplice fischio finale, la Nazionale italiana raggiunge la finale del mondiale dopo 32 anni.
Partido del Siglo
“El Estadio Azteca, rinde homenaje a las selecciones de: Italia y Alemania protagonistas en el Mundial de 1970, del Partido del Siglo”.
Questa la targa commemorativa per quella che oggi è ancora ritenuta da molti un manifesto per il calcio mondiale. L’incontro è considerato uno dei momenti più emozionanti nella storia dello sport italiano e post-bellica. Ma non solo: ha avuto un significativo impatto sulla cultura di massa italiana nel corso dei decenni. Famosissima la pellicola del 1990 “Italia-Germania 4-3”, che rappresenta questo evento come un punto di svolta culturale e generazionale.
Nonostante questo c’è anche chi ha avuto disapprovazione verso questo match. Soprattutto quei “puristi” che preferivano e preferiscono la tattica all’agonismo intenso. Sta di fatto che a distanza di 55 anni questa partita resta nell’immaginario di molti.
Mondiali
Italia-Francia 2006: 19 anni dopo il trionfo a Berlino

Sono passati 19 anni da quell’Italia-Francia che vide gli Azzurri Campioni del Mondo per la quarta volta. Una notte indimenticabile.
9 luglio 2006-9 luglio 2025: sono passati ben 19 anni dalla vittoria dei Mondiali in Germania degli Azzurri. Una squara piena di campioni come Totti, Del Piero, Buffon, Pirlo, Toni, Inzaghi, Fabio Cannavaro, De Rossi e tanti altri.
Andiamo, dunque, a rivedere una delle partite più belle della Nazionale Italiana.
Italia-Francia, 19 anni dopo

FABIO GROSSO PUNTA IL DITO ( FOTO SALVATORE FORNELLI )
La squadra di Marcello Lippi batte Ghana e Repubblica Ceca, e pareggia con gli USA, chiudendo il suo girone al primo posto. Agli ottavi contro l’Australia, un rigore di Totti in pieno recupero evita i supplementari. Dopodiché, un 3-0 con l’Ucraina e uno 0-2 con la Germania, padrone di casa, portano gli Azzurri in finale.
La finale si gioca a Berlino contro la Francia di Raymond Domenech. In squadra ci sono giocatori come Lilian Thuram, William Gallas, Vieira, Ribery, Thierry Henry e Trezeguet. Ma tutti gli occhi sono puntati su Zinedine Zidane che gioca la sua ultima partita da professionista prima di ritirarsi.
La partita inizia con entrambi le squadre che giocano in modo aggressivo. Infatti, dopo sette minuti, la Francia ottiene un rigore per un fallo di Materazzi su Malouda. Dal dischetto, Zidane prova il cucchiaio: la palla colpisce la traversa, ma poi supera la linea di porta, Francia in vantaggio.
Nonostante le difficoltà nei primi 15 minuti di partita, la squadra di Lippi riesce a trovare il gol dell’1-1 con Materazzi (19′) che segna di testa da un angolo battuto da Pirlo. Dopo il gol, gli Azzurri prendono coraggio e lasciano pochi spazi a Les Bleus, provando anche a ribaltare la partita.
Nella ripresa, la banda Lippi continua a chiudersi e riesce anche a trovare il vantaggio con Toni (62′) che segna di testa da una punizione battuta da Grosso: ma il gol viene annullato per fuorigioco. Il risultato rimane sull’1-1 e si va, dunque, ai supplementari.
La follia di Zidane e i rigori
Il primo tempo supplementare vede la Francia attaccare di più con Ribery e Zidane che sfiorano il gol. Nella ripresa, l’episodio clou della finale: dopo un dibattito con Materazzi, Zidane rifila una testata al difensore dell’Inter che cade a terra. Il quarto uomo, Medina Cantalejo, se ne accorge e lo segnala all’arbitro, Horacio Elizondo: Zidane viene dunque espulso nella sua ultima partita in carriera.
La finale resta sul risultato di 1-1: Italia-Francia si decide ai rigori. I primi quattro rigori degli Azzurri sono messi tutti a segno da Pirlo, Materazzi, De Rossi e Del Piero. Per la Francia segnano Wiltord, Abidal e Sagnol: ma Trezeguet colpisce la traversa.
Il rigore decisivo lo segna Fabio Grosso: l’Italia è Campione del Mondo per la quarta volta nella storia. Al Circo Massimo di Roma, oltre 700.000 tifosi, radunati per vedere la partita, esplodono di gioia.
Mondiali
Sudafrica 2010: il momento d’oro della Spagna

Dopo il trionfo a EURO 2008, la Spagna di Vincent Del Bosque vuole ripetersi ai Mondiali di Sudafrica 2010. Sarebbe il primo Mondiale vinto.
Dal 2008 al 2013, la Nazionale di Calcio Spagnola è senza dubbio una delle squadre più temute del mondo. Uno dei motivi principali è la nascità del tiki-taka.
Tra i convocati di Del Bosque per i Mondiali di Sudafrica 2010 spuntano diverse leggende. Leggende come Casillas, Puyol, Iniesta, David Villa, Xabi Alonso, Fabregas, Sergio Ramos, Torres, Busquets, Piqué, e e tanti altri. L’obiettivo? Quello di ripetersi dopo la vittoria degli ultimi Europei.
Sudafrica 2010: il percorso della Spagna
Il sorteggio vede i Campioni d’Europa nel Girone H insieme a Svizzera, Cile e Honduras. Un girone ostico, ma molti si aspettano la qualificazione agli ottavi della Spagna. L’esordio, però, non è granché: le Furie Rosse perdono 0-1 con la Svizzera grazie ad un gol di Gelson Fernandes (52′).
Contro l’Honduras non ci sono scuse: servono assolutamente i 3 punti. Gli uomini di Del Bosque lo sanno e vincono 2-0 grazie alla doppietta di David Villa (17′, 51′). Arrivano i 3 punti anche contro il Cile: finisce 1-2 grazie alle reti di David Villa (24′) e Iniesta (37′).
La vittoria con il Cile vale la qualificazione agli ottavi, dove le Furie Rosse dovranno vedersela con il Portogallo di Cristiano Ronaldo. Dopo un primo tempo sofferto, la Spagna si sveglia nella ripresa e la sblocca con il solito David Villa (63′). E’ l’unico gol della partita e le Furie Rosse avanzano ai quarti dove affronteranno il Paraguay, grande sorpresa di questo Mondiale.
Contro la Albijorra, la Spagna soffre più del previsto: infatti, Casillas para anche un rigore a Cardozo. Pochi minuti dopo, sono le Furie Rosse ad ottenere un rigore: Xabi Alonso segna, ma il rigore va ripetuto. Il secondo tiro dal dischetto viene parato.
Alla fine, però, a deciderla è sempre lui: David Villa. Suo il gol a 7 minuti dal novantesimo che manda la Spagna tra le prime 4. In semifinale, c’è una super sfida contro la Germania: chi vince affronta l’Olanda in finale, che ha battuto l’Uruguay.
Semifinale e finale
Anche in questo caso gli uomini di Del Bosque vincono per 1-0, ma questa volta il gol è di Puyol che segna di testa da calcio d’angolo. La Spagna può diventare Campione del Mondo per la prima volta, due anni dopo il trionfo a EURO 2008.
La finale contro l’Olanda è incandescente, ma anche molto nervosa: lo confermano le 14 ammonizioni, compreso il doppio giallo a Heitinga che lascia gli Oranje in 10. Nella ripresa, il protagonista in negativo è Robben che si divora due gol clamorosi davanti a Casillas: anche se gli interventi del portiere del Real sono molto belli.
La partita va ai supplementari con le occasioni che continuano ad arrivare: la migliore capita a Fabregas che però, come Robben, si fa parare il tiro davanti alla porta da Stekelenburg. Come detto prima, l’Olanda finisce in 10 per la doppia ammonizione di Heitinga.
Il gol decisivo arriva a 4 minuti dal centoventesimo: lo segna Iniesta che fa impazzire di gioia tutta la Spagna, mentre gli Oranje protestano per un presunto fuorigioco. Al fischio finale, le Furie Rosse possono festeggiare la vittoria del loro primo Mondiale.
Mondiali
Olanda: 51 anni fa il più grande rimpianto

Esattamente il 7 luglio del 1974 la nazionale d’Olanda, guidata da Johan Cruijff, sbatteva contro la Germania Ovest, perdendo così il Mondiale.
Nella splendida cornice dell’Olympiastadion di Monaco di Baviera, Germania Ovest ed Olanda danno vita ad una delle più atroci ingiustizie mai accadute nella storia del calcio.

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Germania Ovest-Olanda: il grande spreco olandese
Non si trattava di una semplice finale Mondiale. Era una lotta tra due compagine lontane anni luce l’una dall’altra. In primis dallo stile di gioco. I tedeschi facevano della concretezza, del pragmatismo e della determinazione i loro dogmi principali.
L’Olanda dalla sua è una nazionale che sta assorbendo lo spirito di rivoluzione calcistica degli anni ’70 che si sta sempre più sviluppando in ogni ambito culturale, nel suo paese. Rivoluzionari era un termine che calzava a pennello per i giocatori Oranje, sia dentro che fuori dal campo.
Capelli lunghi, basettoni, maglie arancio acceso, addirittura le compagne e mogli in ritiro da una parte, mentre dall’altra fuorigioco, pressing asfissiante e ricerca incessante del gol. Praticamente in due parole: Arancia Meccanica. Al contrario dei teutonici che scendono in campo con rigidità e compattezza.
A pilotare le due fazioni calcistiche due giocatori meravigliosi: Johan Cruijff, il direttore d’orchestra Oranje e giocatore del Barcellona, e Franz Beckenbauer, il punto cardine dei Die Mannschaft.
Il cammino fino alla finale era stato pressocchè simile, ma diverso allo stesso tempo. L’Olanda aveva chiuso in testa in entrambi i gironi, mentre i tedeschi erano arrivano secondi nel primo girone (dietro alla Gemania Est), per poi vincere il secondo girone.
Tutto questo faceva presagire l’Olanda come la favorita del torneo. Ma come nella maggiore della ipotesi non sempre vince chi ha il favore del pronostico. E così accade. Gli uomini guidati in campo da Cruijff però andavano in vantaggio dopo appena due minuti grazie ad un rigore di Neeskens, per poi venire agguantati e superati dai tedeschi.
Al 25esimo ci pensava Paul Breitner a impattare la finale sul momentaneo 1-1 grazie ad un altro rigore, mentre prima dello scadere della prima frazione, al minuto 43, Muller con un diagonale ravvicinato portava avanti i teutonici.
Il risultato rimarrà così fino al fischio finale. Per la formazione olandese tanto rammarico per aver sprecato un’occasione d’oro visti gli interpreti in campo. Quindi si può benissimo affermare che il 7 luglio del 1974 non abbia vinto la migliore.
Per chiudere, Andrè Agassi (grande tennista statunitense) nella sua biografia scrisse: “Il dolore per una sconfitta è sempre superiore alla gioia per una vittoria. Ma se tutte le sconfitte fanno male, alcune sono peggio di altre”.
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