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Copa del Rey: il Barcellona trionfa ai supplementari

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Barcellona

Il Barcellona conquista la Copa del Rey in un Clásico emozionante e ricco di sorprese. Jules Koundé segna il gol decisivo nei supplementari.

Una partita da non dimenticare, un Clásico che ha tenuto il fiato sospeso fino alla fine. Questo è il riassunto della finale di Copa del Rey tra Barcellona e Real Madrid, disputata all’Estadio de la Cartuja.

Il match, iniziato tra le polemiche, ha visto il Barcellona prendere il comando sin dai primi minuti. Dopo soli dieci minuti Carlo Ancelotti è costretto a fare la prima sostituzione a causa dei problemi per Mendy. Al 28′ arriva il primo gol della partita, firmato da Pedri, su assist perfetto di Lamine Yamal. Il primo tempo si chiude con il Barcellona in vantaggio.

Copa del Rey, secondo tempo da fuoco

Alla ripresa del gioco, il Real Madrid sembra avere più energie. Vinicius tenta il gol del pareggio e al 55′, dopo una doppia finta in area, calcia in porta ma la palla viene bloccata da Szczęsny. Il dominio dei Blancos continua e Kylian Mbappé, su punizione, mette la firma in questa finale. Tchouameni sfrutta l’assist di Arda Guler e ribalta il risultato, portando in vantaggio i ragazzi di Ancelotti. Il Barcellona non si arrende e al 83′ riporta tutto sul pareggio grazie a Ferran Torres.

La finale si decide ai supplementari

Dopo sei minuti di recupero sul 2-2, arriva un presunto fallo di Asensio in area di rigore su Raphinha. De Burgos fischia subito il calcio di rigore, ma dopo aver consultato il VAR cambia la decisione: nessun fallo e cartellino giallo per il numero 11 blaugrana. Si chiudono così i 90′ regolamentari e si passa ai tempi supplementari.

Le occasioni non mancano da entrambe le parti, ma il gol decisivo arriva negli ultimi cinque minuti di gioco per merito di Jules Koundé. Il francese arriva al limite dell’area e tira in porta anticipando Brahim Diaz. Il Barcellona torna a vincere una finale contro il Real Madrid dopo 35 anni.

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Fonte: Gianluca Di Marzio.

Mondiale per Club

Inter, Lautaro: “Data la storia del club e le sue dimensioni, l’Inter deve sempre puntare a vincere trofei”

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Bastoni

 Inter-Mondiale per Club: Lautaro si è concesso ad un intervista presso i canali ufficiali della FIFA in vista del Mondiale per Club: Ecco le sue dichiarazioni:

Inter, Lautaro Martinez

LAUTARO MARTINEZ RAMMARICATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

A partire dal prossimo 15 giugno, Inter e Juventus prenderanno parte alla primissima edizione della nuova competizione ideata dalla FIFA: il Mondiale per Club. Queste le parole del capitano nerazzurro, intervenuto ai canali ufficiali della FIFA per presentare il torneo al quale parteciperà con la sua squadra. Ecco le sue dichiarazioni

Affronterai Monterrey al Rose Bowl Stadium di Los Angeles. Quali sono i tuoi pensieri in vista della partita?
“Sarà fantastico. Ci sarà un’atmosfera meravigliosa, e senza dubbio ostile, perché è uno stadio grande, quindi ci saranno molti tifosi sugli spalti. Il Messico non è lontano da Los Angeles, quindi sarà fantastico. Mi piace essere coinvolto in partite come questa. Più tifosi ci sono allo stadio, più l’atmosfera è ostile, ma penso che sia un bene perché ti spinge a dare il massimo, il che è molto importante per me. Quindi, spero che sia un bene per noi, ovviamente, ma come dico sempre, la cosa più importante è che ci divertiamo e diamo il massimo per l’Inter”.

Quanto sarà speciale da argentino, sfidare il River Plate?
“Certo. Ovviamente li ho affrontati quando ho giocato in Argentina, e in patria sono una squadra enorme. Sono famosi in tutto il mondo. Tutti sanno chi sono e di cosa sono capaci, quindi dovremo assicurarci di prepararci al meglio perché sappiamo che prenderanno la partita sul serio tanto quanto noi. La affronteremo come se fosse una finale di coppa, come facciamo in ogni partita. Sarà divertente giocare contro di loro perché conosco molti dei loro giocatori. Alcuni dei miei compagni di nazionale giocano nel River Plate, quindi sarà un piacere partecipare”

Quali sono gli obiettivi dell’Inter per il mondiale per club?

“Beh, l’ho già detto e lo ripeto: per me, data la storia del club e le sue dimensioni, l’Inter deve sempre puntare a vincere trofei. Certo, a volte ci sono ostacoli e avversari ostici, quindi è normale che ci siano delle battute d’arresto lungo il percorso, ma la cosa più importante è dare sempre il massimo per il club e fare del nostro meglio per vincere ogni competizione a cui partecipiamo”.

Cosa rende l’Inter un club così speciale?
“L’Inter è sinonimo di passione. Per me, questa è la parola chiave che mi viene in mente quando penso all’Inter oggi. È la parola che inculchiamo a ogni giocatore che firma per noi. È tutta una questione di passione per la maglia, per la società e per lo stemma. I tifosi qui dimostrano la loro passione per il club settimana dopo settimana, e credo che ci sosterranno al 100% anche negli Stati Uniti. Saranno con noi in ogni fase del percorso. Abbiamo vinto molti trofei negli ultimi anni. L’ultimo titolo, che per noi è stato davvero speciale, ci ha fatto guadagnare una seconda stella sullo stemma dopo aver battuto i nostri acerrimi rivali, il Milan. Siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo con l’aiuto di Dio e abbiamo inciso i nostri nomi nei libri di storia del club. Vincere trofei è la cosa importante e ciò che rende l’Inter un grande club in Italia e nel calcio mondiale, e speriamo di poter continuare così”.

Come capitano della squadra, come descriveresti il ​​tuo stile di leadership? Come gestisci la squadra nello spogliatoio e in campo?
“Non lo so davvero. Parlavo sempre con mio padre di come, secondo me, i leader non si creano, nascono. Dico sempre che ho bisogno che tutti remino nella stessa direzione perché il gruppo è più importante dei singoli giocatori. Per raggiungere qualcosa di speciale, che è ciò a cui puntiamo con il Mondiale per Club, abbiamo bisogno che tutti siano sulla stessa lunghezza d’onda e diano il massimo. Ovviamente un leader è qualcuno che guida, la persona che deve dare l’esempio, quella a cui tutti guardano, ma in definitiva il gruppo è più importante di tutto questo. Pertanto, è fondamentale che il leader rimanga sempre positivo e sia un modello, e poi ovviamente deve esserci anche il coinvolgimento dei compagni di squadra”.

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Champions League

Roma, c’è speranza per la Champions: quando l’ultima volta?

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La Roma può ancora sperare di tornare in Champions League a distanza di tanti anni. Domenica servono 3 punti e la speranza di un passo falso della Juventus.

All’arrivo di Claudio Ranieri sulla panchina giallorossa a novembre, la squadra si trovava al dodicesimo posto. 6 mesi dopo, i giallorossi sono quinti a -1 dal quarto posto (che significherebbe Champions) a una giornata dalla fine.

Comunque vada, Ranieri lascerà a fine stagione da eroe, per aver trascinato una squadra dall’incubo retrocessione al sogno Champions. Una partecipazione in Champions che manca però da tanto, troppo tempo.

Roma, l’ultima stagione in Champions League

Di Francesco, Roma

EUSEBIO DI FRANCESCO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Bisogna tornare indietro alla stagione 2018/19 per vedere l’ultima partecipazione della squadra giallorossa Champions.  Sulla panchina siede Eusebio Di Francesco e in squadra ci sono giocatori come Dzeko, De Rossi, Zaniolo e tanti altri.

Nel girone, gli avversari sono Real Madrid, Viktoria Plzen e CSKA Mosca, un girone nel complesso abbastanza facile. I giallorossi fanno il loro dovere vincendo le partite che dovrebbe vincere, perdendo però le due sfide contro il Real.

Arriva anche una sconfitta esterna contro il Viktoria Plzen all’ultima giornata: una sconfitta indolore visto la qualificazione agli ottavi già ottenuta. La squadra chiude il girone al secondo posto con 9 punti, 3 vittorie e altrettante sconfitte.

Agli ottavi, come avversario il Porto e la gara d’andata si gioca all’Olimpico: serve dunque un ottimo risultato in casa. All’andata finisce 2-1 per i giallorossi grazie alla doppietta di Zaniolo, alla sua prima stagione in giallorosso.

Il gol subito però potrebbe essere fondamentale per la gara di ritorno: infatti, all’Estàdio Do Dragão, la gara va ai supplementari visto il 2-1 del Porto (totale 3-3). Per i giallorossi a segno De Rossi dal dischetto.

Saranno infine i Dragões a passare ai quarti di finale, vincendo 3-1 grazie ad un rigore contestato: poco dopo anche gli ospiti chiedono un rigore non concesso. Il risultato porta all’eliminazione dei giallorossi dalla Champions e all’esonero di Di Francesco: al suo posto, arriva proprio Ranieri.

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Europa League

Europa League: l’ultima finale giocata tra due inglesi

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Napoli, Sarri - Depositphotos

Mancano solo due giorni alla finale di Europa League: una finale tutta inglese tra Tottenham e Man Utd. Ma quand’è stata l’ultima finale di EL tra due inglesi?

Si avvicina l’ora della verità per Tottenham e Man Utd che possono salvare una stagione disastrosa con la vittoria dell’EL. Inoltre, chi vince il trofeo, parteciperà alla prossima Champions.

Le due squadre in campionato si trovano rispettivamente al quartultimo e quintultimo posto. La vittoria del trofeo risolleverebbe le due tifoserie, soprattutto quella del Tottenham che è a secco di trofei dal 2008.

Ma a quando risale l’ultima finale tutta inglese di EL?

Europa League, l’ultima finale inglese: il saluto di Hazard al Chelsea

Europa League

Bisogna tornare indietro alla stagione 2018/19 per trovare l’ultima finale tutta inglese di EL. In quel caso ad affrontarsi sono il Chelsea di Maurizio Sarri e l’Arsenal di Unai Emery.

Entrambi sono alla loro prima stagione alla guida dei loro rispettivi club, e vengono da una stagione altalenante. Una vittoria del trofeo chiuderebbe la stagione di una delle squadre in modo più che positivo.

Si gioca allo Stadio Olimpico di Baku il 29 maggio 2019, con più di 50 mila spettatori per assistere a questa finale. Dopo un primo tempo concluso sullo 0-0, le reti cominciano ad arrivare nella ripresa, soprattutto per la banda Sarri.

Dopo 4 minuti dall’inizio del secondo tempo sono infatti i Blues a sbloccarla con Giroud che mette il risultato sull’1-0: ma è solo l’inizio. Pochi minuti dopo, infatti, arriva anche il raddoppio firmato da Pedro (60′).

Ma il protagonista di questa finale è uno solo: Eden Hazard. Il fantasista belga è alla sua ultima gara con i Blues (gioca per loro dal 2012) e in estate passerà al Real Madrid. Vuole dunque salutare come si deve il suo pubblico e lo fa con una doppietta (65′, 72′), il primo gol su rigore.

In mezzo alla doppietta di Hazard, c’è il gran gol di Iwobi per l’Arsenal (68′) per il momentaneo 3-1. Al fischio finale, il Chelsea può festeggiare la vittoria dell’EL come nel 2013: può festeggiare soprattutto Sarri, per il suo primo trofeo vinto da professionista.

 

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