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Champions League

Lista UCL, al pettine i nodi del mercato Juventus!

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Il primo mercato estivo bianconero del dopo Marotta consegna ai nastri di partenza della stagione 2019-2020 una rosa ricca di stelle.
Nella gara di esordio a Parma la Juventus, complice qualche indisponibilità e le scelte di Sarri, ha schierato a sorpresa un undici di partenza privo di nuovi acquisti e chiunque abbia osservato la composizione della panchina avrà certamente notato che quell’undici, da Buffon a Mandzukic, passando per De Ligt, Danilo, Emre Can, Rabiot, Bentancur, Bernardeschi e Dybala, sarebbe stato un undici titolare in grado di concorrere per il titolo.
Una rosa ampia dunque, anche troppo ampia. Fabio Paratici e i suoi hanno infatti operato in modo eccellente sul mercato in entrata, assicurandosi le prestazioni di Matthijs de Ligt, il centrale difensivo ritenuto da molti il più forte al mondo, ma non hanno mostrato analoga efficacia sul fronte delle cessioni.
Oltre agli acquisti top, con Aaron Ramsey già da tempo arrivato dall’Arsenal e gli acquisti di Demiral e Rabiot, le attenzioni degli uomini della Juventus si sono concentrate sul fronte delle plusvalenze, dove l’obiettivo è stato presto raggiunto grazie alle cessioni di Spinazzola, Kean, Luca Pellegrini e allo scambio con il Manchester City tra Joao Cancelo e Danilo (più conguaglio).

Sfoltire la rosa, obiettivo mancato

Oltre agli acquisti e alle operazioni in uscita costruite per sistemare la voce plusvalenze nel bilancio, il mercato di una squadra top richiede anche che si presti la giusta attenzione alle cessioni mirate per sfoltire una rosa che nel caso della Juventus ne aveva bisogno.
Una rosa di ben 27 uomini che risente dei rientri dai prestiti di Gonzalo Higuain e Marko Pjaca, ma anche di operazioni non concluse come ci si augurava alla Continassa, prima fra tutti la cessione di Paulo Dybala – accostato all’Inter in uno scambio per Icardi e poi a un passo prima dal Manchester City e poi dal Paris Saint Germain – che avrebbe dovuto sbloccare un tourbillon di top players e portare a Torino un altro pezzo pregiato.
Si arriva così alle ultime ore della sessione di mercato, quando può essere necessario e opportuno finanche un sacrificio per alleggerire la rosa da quei nomi che meno di altri appaiono confacenti ai piani tecnici del team.
L’esempio più clamoroso lo ha dato proprio l’Inter di Conte e Marotta che, trovatasi sul groppone il caso irrisolto di Mauro Icardi, dopo aver sistemato Nainggolan e Perisic.
Marotta, l’uomo che ha costruito con Agnelli la Juventus vincente di questi anni, almeno fino all’operazione Ronaldo, ha in extremis ceduto il centravanti argentino in prestito a titolo gratuito al PSG dopo essersi garantita con un prolungamento di contratto e offrendo al calciatore un ingaggio parigino di tutto riguardo. Certo poteva finire diversamente, visto che dalle indiscrezioni trapelate Icardi non ne voleva sapere e si è convinto davvero nelle ultimissime ore, ma l’operazione andata in porto ha tolto dai pasticci la società nerazzurra.
A Torino, su questo preciso fronte, Fabio Paratici ha mostrato dei limiti che sono diventati ieri i classici nodi che vengono al pettine quando la società ha dovuto fare le scelte obbligate per presentare la lista dei 22 uomini per la fase a gironi della Champions League.

Emre Can, e non solo…

Nonostante l’infortunio di Giorgio Chiellini abbia paradossalmente dato una mano, con Perin e Pjaca anch’essi fermi, restavano due nomi da tagliare per arrivare a 22. Alla fine la società ha scelto i nomi di Emre Can e Mario Mandzukic che, come è normale attendersi, non l’hanno presa bene.
Se il croato ha scelto per ora il silenzio mediatico, la reazione del centrocampista turco acquistato lo scorso anno dal Liverpool, non si è fatta attendere. La società gli ha comunicato la scelta con una breve telefonata mentre era in ritiro con la sua nazionale in Germania e lui ha rilasciato dichiarazioni durissime.
Emre Can, di cui Mister Allegri aveva sfruttato mirabilmente le doti di polivalenza fino a fargli conquistare un posto tra i titolari, come centrale ma anche come laterale difensivo, ha sostenuto di aver affrontato l’argomento pochi giorni prima con la società, a mercato ancora aperto, e di avere avuto rassicurazioni senza le quali il ragazzo avrebbero chiesto di essere ceduto. Ora, a mercato appena chiuso, il turco si sente in trappola, escluso dalla competizione cui più tiene e per giunta, almeno in questo inizio di stagione, ai margini dell’undici titolare.
Dopo la prima reazione veemente, con dichiarazioni pubbliche alla stampa, Can ha poi abbassato i toni ed è apparso più sereno, probabilmente dopo un confronto con la società bianconera, ma resta il problema di un’esclusione eccellente che rischia, come quella di Mandzukic, di turbare l’armonia dello spogliatoio bianconero, che in questi anni ha costruito molti dei suoi successi anche su una straordinaria compattezza e sulla capacità di Allegri, che rispetto a Conte aveva una rosa più ampia, di gestire gli equilibri.
Ci si chiede come mai Paratici non sia riuscito a piazzare i due esclusi, cui peraltro non mancano estimatori ovunque, piuttosto che tenere in casa due potenziali problemi.
La risposta, dando per scontato che stiamo parlando di una società seria e di professionisti che già hanno dato prova di grandi capacità, è che probabilmente alla Continassa hanno consapevolmente preferito gestire qualche grana in più piuttosto che fare scelte in uscita di cui poi rammaricarsi. Cedere due uomini, siano essi i due esclusi dalla lista UCL o altri, significa fare a fino agosto scelte definitive per una stagione che dura fino a fine maggio e che vede la squadra impegnata su tutti i fronti e più che mai con velleità di conquistare tutti i trofei in palio. Paratici, d’intesa con Agnelli, Nedved e lo staff tecnico, avrà dunque optato per una scelta diversa. Una scelta che tuttavia presuppone una grande capacità da parte di Sarri di convincere tutti, anche nei fatti, che ognuno avrà chance di mettersi in evidenza e di scalare le gerarchie. In fondo c’è una sessione invernale di mercato, ma soprattutto c’è una seconda lista Champions con i 22 che andranno dagli ottavi fino, si spera, all’epilogo della competizione.
Staremo dunque a vedere come se la caverà Sarri, per la prima volta alle prese con una sovrabbondanza nei numeri e con tanti campioni che, legittimamente, reclamano opportunità per giocare.

Champions League

Champions, scelto l’arbitro della finale: prima col Real

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Champions League

Anche per questa stagione la Champions League è arrivata all’atto finale. Designato l’arbitro che dirigerà la finale di Wembley tra Real Madrid e Borussia Dortmund.

Champions League, designato l’arbitro della finale: non ha mai diretto il Real

Sabato 1 giugnon 2024 andrà in scena a Wembley la finale di Coppa dei Campioni n° 70 della storia della competizione. Lo spettacolo è assicurato con da una parte i vincitori di 14 edizioni mentre dall’altra una squadra alla sua terza finale europea di sempre.

Londra sono attesi tantissimi dalle due città ma non solo, l’evento richiamerà l’attenzione di milioni di appassionati che sono ansiosi di conoscere la nuova Regina d’Europa.

borussia dortmund champions league

Mittwoch 13.03.2024, UEFA Champions League Saison 23/24 – in Dortmund,
BV Borussia Dortmund – PSV Eindhoven
Marco Reus (BVB) bejubelt sein Tor zum 2:0
Copyright:
Borussia Dortmund GmbH & Co. KGaA
Rheinlanddamm 207-209
44137 Dortmund
(NO IPTC-stripping allowed)
EDITORIAL USE ONLY

In vista del grande match, è stato designato l’arbitro che dirigerà l’incontro. Si tratta di Slavko Vinčić, arbitro sloveno con parecchia esperienza internazionale. Il suo storico recita 30 direzioni in Champions League dal 2016 al 2024, prevalenza per le gare della fase a gironi ma da segnalare il quarto di finale di questa stagione tra Borussia Dortmund Atletico Madrid.

Quest’ultimo è l’unico precedente di Vinčić con una delle due finaliste. Infatti, il Real Madrid non è mai stato arbitrato dallo sloveno.

Inoltre, vanta anche la finale di Europa League tra Eintracht Francoforte Glasgow Rangers.

Real Madrid

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Champions League

Se l’Atalanta arriva quarta niente sesta squadra in Champions: con o senza Dublino

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Atalanta

L’Atalanta di Gasperini ha quasi conquistato la qualificazione alla prossima Champions, ed ha in mano anche l’accesso per la sesta in classifica.

L’Atalanta di Gasperini ha in mano la qualificazione in Champions League… e non solo la sua. La formazione orobica, che ha vinto lo scontro diretto contro la Roma, ha conquistato quasi matematicamente l’accesso alla prossima massima competizione continentale e avrà anche nelle mani la possibile qualificazione di una sesta squadra italiana.

L’Italia, grazie al Ranking UEFA annuale, ha conquistato il diritto di avere ben cinque formazioni presenti alla prossima edizione della Champions. Inter, Milan, Juventus e Bologna hanno già staccato il pass e l’Atalanta, a meno di scivoloni nelle ultime due, dovrebbe prendersi l’ultimo posto. Gli orobici, d’altro canto, hanno anche la possibilità di qualificarsi alla Coppa delle grandi orecchie grazie alla finale di Europa League.

Atalanta

Dovesse Gasperini alzare la coppa e concludere il campionato al quinto posto regalerebbe la qualificazione anche alla sesta classificata, una tra Roma e Lazio. In caso però dovesse arrivare sopra in classifica, la situazione cambierebbe.

Dovesse chiudere in terza o quarta posizione, anche in caso di vittoria a Dublino, il sesto posto non porterebbe più in Champions.

L’Atalanta ha perciò in mano sia la sua qualificazione sia quella della sesta in classifica.

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Champions League

Champions League, le partite più preziose di sempre

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Mondiale per Club, Guardiola

La Champions League ha un record incredibile

La massima competizione europea è stata il palcoscenico di tre delle cinque partite più preziose di sempre. Le altre due, inutile dirlo, appartengono alla Premier League. I valori sono stati estrapolati dal portale Transfertmarkt e si riferiscono ai soli giocatori scesi in campo durante i match. Al quinto posto si trova l’ottavo di andata del 2020 tra l’Atletico Madrid (825 milioni) ed il Liverpool (960 milioni) dove la compagine iberica vinse di misura grazie alla rete di Saul Niguez. La partita valeva 1.47 miliardi di euro. A ridosso del podio Liverpool (825 milioni) contro Manchester City (705.5 milioni) del 2019 valida per la Premier League. In quell’occasione i Reds hanno vinto per 3 a 1 ai danni dei citizens. 


Terzo posto per un’altra gara del campionato inglese: il pareggio a reti bianche tra il Manchester City e l’Arsenal di marzo 2024 per un valore complessivo di 1.58 miliardi, lo stesso valore di Manchester City – Real Madrid di quest’anno dove i Blancos si imposero ai calci di rigore. La gara più preziosa di sempre è l’andata dei quarti di finale, sempre dell’anno corrente, con 1.63 miliardi di valore economico. Numeri impressionanti che certificano il buon lavoro svolto dalla UEFA e dalla federazione inglese. Per fare un paragone con la Serie A, la partita più preziosa di sempre è il derby d’Italia tra Juventus e Inter del 2021 con un valore complessivo di 924.50 milioni di euro; i bianconeri vinsero per 3 a 2.

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