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Violenza sulle donne: dalle curve ai campi si alza un No

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Palermo contro la violenza di genere

Violenza sulle donne: dopo gli ennesimi femminicidi di Ilaria Sula e Sara Campanella, la reazione del mondo del calcio è stata forte e decisa.

In Italia, il calcio, linguaggio popolare per eccellenza, si è fatto eco del dolore e della speranza di un’intera società ferita.

Violenza di genere: il silenzio è complice

Le curve, da sempre teatri di cori e rivalità, si sono trasformate in agorà moderne.

Luoghi in cui la rabbia si è sublimata in consapevolezza.

E la voce di chi troppo spesso è ignorato si è alzata, finalmente, a squarciare il silenzio.
I femminicidi di Ilaria Sula e Sara Campanella hanno scosso le fondamenta dell’indifferenza, obbligandoci a guardare in faccia la realtà.

Di fronte a queste tragedie, il calcio non ha scelto la neutralità, ma l’impegno.

Gli striscioni nelle curve

Nella scorsa giornata di campionato il linguaggio del calcio si è intrecciato con quello della memoria.

I tifosi di Palermo e Messina hanno scelto di rompere il silenzio, trasformando gli spalti in luoghi di consapevolezza e di lotta.

Hanno sollevato striscioni che gridano contro la violenza maschile sulle donne.

Un nome evocato dagli spalti: quello di Sara Campanella, la giovane studentessa di 22 anni assassinata a Messina il 31 marzo da un compagno di università.

A Sorrento, la Curva Sud del Messina ha scritto: “L’amore non uccide. Sara vive in tutti noi.” Parole semplici, ma capaci di aprire varchi nella coscienza.

Sul campo, i calciatori portavano il lutto al braccio, mentre i giocatori del Sorrento hanno deposto fiori sotto il settore ospiti: un gesto di silenziosa, potente solidarietà.

A Palermo, durante la partita contro il Sassuolo, è stato esposto uno striscione dalla Curva Nord: “Nel ricordo di Sara, a difesa delle donne. Basta femminicidi.”

Gli atleti rosanero sono scesi in campo con magliette dedicate alla causa.

Sulle maglie, la scritta: “Non un minuto di silenzio. Contro la violenza sulle donne.” E sul retro, i nomi delle vittime, a partire da quello di Sara Campanella.

Maglia Palermo per Sara contro la violenza

In tribuna, la famiglia di Sara ha trovato spazio e calore: una piccola comunità si è stretta attorno al dolore.

Anche la curva Est della Ternana ha voluto ricordare Ilaria, la giovane di Terni assassinata a Roma. I tifosi hanno voluto ribadire che ogni vittima non è un numero, ma una ferita aperta nella carne viva del nostro presente.

Inoltre sia la squadra maschile sia quella femminile hanno postato messaggi di vicinanza e partecipazione, in particolare nel giorno di lutto cittadino.

Ternana contro la violenza sulle donne

La violenza ha una solida base culturale

La storia di Sara e quella di Ilaria Sula sono tristemente simili. Entrambe ventiduenne, entrambe strappate alla vita dall’ex compagno.

Deve essere chiaro, però, che non sono eccezioni tragiche, ma manifestazioni di una radice profonda e sistemica: il patriarcato, che ancora oggi plasma, giustifica e legittima la violenza.

Non è questione di etnie o di culture “altre”, come provano a suggerire alcune narrazioni politiche fuorvianti. È un fenomeno strutturale, alimentato ogni giorno da una cultura che normalizza il dominio e il possesso, anche nei rapporti più intimi.

Le curve del tifo vengono spesso descritte come focolai di intolleranza.

Ultimamente stanno invece diventando cassa di risonanza di un messaggio collettivo: non accettiamo più il silenzio.

Non accettiamo più l’indifferenza.

Un terribile controsenso

Intanto, paradossalmente, nel mondo del calcio si continuano a tesserare atleti condannati per violenze sessuali.

Caso Portanova: la parola alla vittima di violenza

Mentre sono le tifoserie a prendere posizione pubblica, a fare quello che istituzioni e vertici sportivi troppo spesso evitano: nominare il patriarcato, riconoscere la sua pervasività, denunciarlo senza ambiguità.

Perché sì, cara classe politica, il patriarcato esiste ancora. Ed è proprio questo il nemico da combattere. Ogni giorno, in ogni campo, non solo da gioco.

Storia del calcio contro la violenza sulle donne

Alla Curva Sud del Milan, il 25 novembre 2023, durante MilanFiorentina, le parole si sono fatte pietra: “Abusi e violenze sulle donne: ultimo rifugio di vili e meschini. Voi non siete uomini.”

Alla Curva Sud Siberiano della Salernitana, lo stesso giorno, durante SalernitanaLazio, il rosso, colore del sangue e della ribellione, ha segnato i volti dei tifosi.

La campagna #unrossoallaviolenza è diventata gesto corale, con queste parole a sorreggere il silenzio delle vittime: “Chi picchia una donna è un vigliacco. Chi picchia una donna è un essere insignificante.”

A Cosenza, nello stadio intitolato a Gigi Marulla, il 15 settembre 2024, un altro striscione ha risuonato come una preghiera laica “Verità per Ilaria Mirabelli.”

Perché la memoria è lotta, e il ricordo di Ilaria, giovane ultras scomparsa in circostanze oscure, chiede giustizia oltre l’oblio.

Parola ai giocatori

Durante l’ottava edizione della campagna #unrossoallaviolenza, sostenuta dalla Lega Serie A e da WeWorld, molti calciatori hanno scelto di esporsi.

Non più solo atleti, ma uomini consapevoli, si sono mostrati con un segno rosso sul volto, accanto alle proprie compagne, mogli, figlie.

Mile Svilar, portiere serbo di 25 anni della Roma, è intervenuto sull’argomento dopo l’omicidio di Ilaria Sula, uccisa proprio nella capitale.

Roma, Svilar

MILE SVILAR PENSIEROSO GUARDA IN ALTO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

“È insopportabile continuare a sentire queste notizie ogni giorno. Sono tragedie che riguardano tutti noi, perché potrebbero colpire chiunque”, ha dichiarato Svilar.

“Dobbiamo ripartire dall’educazione: crescere figli che interiorizzino valori sani e che sappiano accettare un ‘no’ senza trasformarlo in violenza. È un messaggio da ripetere quotidianamente, e sono convinto che ciascuno di noi abbia una responsabilità in questo”.

Anche Giada Greggi, centrocampista venticinquenne della Roma femminile e della Nazionale italiana, ha espresso la sua vicinanza e riflessione sulla questione. “Sara e Ilaria avevano più o meno la mia età, con la vita ancora tutta davanti: quello che è accaduto mi ha profondamente scossa”.

Roma femminile

GIADA GREGGI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Greggi ha poi aggiunto: “Come società dobbiamo prendere atto che il femminicidio è l’esito estremo di comportamenti che troppo spesso vengono sottovalutati o normalizzati, come la gelosia morbosa e il controllo ossessivo. È fondamentale educare i ragazzi, fin da piccoli, a capire che il rifiuto fa parte della vita e a liberarsi dalla mentalità del possesso, visto che, quasi sempre, la violenza arriva da persone vicine”.

Un gol contro la violenza

Secondo l’Istat, in Italia si registrano in media 150 femminicidi ogni anno, e nel 2025 l’Osservatorio de La Repubblica ne conta già 11.

Il sostegno del mondo del calcio può essere significativo. Non sono soltanto episodi da cronaca sportiva: sono spiragli di umanità, brecce aperte dentro il muro dell’abitudine.

Sono il segno che anche dentro le arene del tifo, spesso teatro di divisioni, può risuonare un canto comune: quello della dignità e del rispetto.

Perché il calcio, come ogni linguaggio collettivo, ha il potere di scegliere da che parte stare.

E quando si schiera dalla parte della vita, la partita è sempre quella giusta.

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Torino, Vlasic finalmente decisivo: quanti gol quest’anno?

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Torino

La stagione del Torino sta vivendo di alti e bassi ma nell’ultimo match è tornato a incidere Vlasic. Di questo passo può superare il proprio record personale.

Nella vittoria contro la Cremonese per 1-0 è risultata decisiva la rete di Nikola Vlasic, sempre centrale nel progetto granata ma spesso sfortunato nonostante i bonus.

Torino, segna ancora Vlasic ma finalmente è decisivo

Quello che ha rappresentato e continua a rappresentare il fantasista serbo per la società granata è degno dei migliori veterani del calcio. Nonostante le poche stagioni effettive con la maglia del Toro (4 con quella corrente), ha collezionato quasi tutte le presenze disponibili, diventando sempre più idolo dei tifosi.

In totale sono 17 gol e 16 assist in 119 presenze totali, a dimostrazione delle fedeltà ma anche dell’integrità fisica di cui la società ha potuto godere in questi anni, inoltre ha conquistato anche la fascia da capitano.

Dal punto di vista del gioco poi Vlasic è sempre stato un fantasista fuori dagli schemi, capace di inventarsi una giocata dal nulla e mandare in porta un compagno o incidere in prima persona.

In questa stagione, prima della 15° giornata, aveva già messo il timbro contro Como Milan ma in entrambi i casi il risultato poi non è stato in favore del Torino. Stesso discorso per gli assist (2 fin qui), serviti contro Lecce e nuovamente rossoneri. Finalmente dunque, e per la prima volta in questa stagione, un suo contributo è risultato decisivo per portare a casa punti (3).

Grazie anche all’aiuto di Zapata, Vlasic è riuscito a sbloccare il risultato contro la Cremonese in una partita complicata dal punto di vista fisico ma poi diventata in discesa dopo il gol del vantaggio.

A oggi dunque sono 3 i gol stagionali in 15 partite, lo scorso anno ne segnò in 30 partite, quello precedente sempre 3 mentre al primo in granata raggiunse quota 5. Per questo motivo i presupposti per infrangere il record personale di reti in Serie A ci sono tutti, tanto dipenderà dalla bravura del giocatore ma anche dall’umore della squadra, spesso influenzato da Vlasic che è anche il capitano.

vlasic

NIKOLA VLASIC ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

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Fiorentina, è già finito il tempo di Gudmundsson: Gasperini osserva

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Fiorentina

 Roma valuta Albert Gudmundsson dalla Fiorentina: prestito secco possibile, con Inter e Juventus sullo sfondo per il centrocampista islandese.

Del brutto periodo che sta vivendo oggi la Fiorentina, anche i giocatori ne stanno risentendo, a partire dal vice-capocannoniere Moise Kean, passando per uno dei migliori portieri della scorsa stagione, come anche  dell’ultima decade, David De Gea, fino ad arrivare a Albert Gudmundsson, da cui ci si attendeva una stagione di rinascita e che invece, come il resto della squadra, sembra vivere una vera e propria ricaduta.

L’islandese, disponibile solo a tratti nella scorsa stagione tra infortuni e problemi fisici, sembrava poter diventare l’asso nella manica di Stefano Pioli, che già durante il precampionato lo aveva schierato alle spalle delle due punte, lasciandogli libertà di creare ed esprimere la sua fantasia.
All’inizio della stagione, però, i risultati e le prestazioni sul campo hanno deluso, stravolgendo le aspettative iniziali.

Da una Fiorentina in zona Champions, come nelle migliori ambizioni di Pioli, si è passati a una fase di forte difficoltà, fino a mettere in discussione lo stesso tecnico. Anche l’idea di un attacco a due punte, con Kean inamovibile e Džeko e Piccoli ad alternarsi, è stata progressivamente accantonata.
Alla fine, Pioli ha assecondato il volere dei tifosi, rispolverando lo schema visto ad agosto, ma i risultati sono rimasti deludenti, portando al sollevamento dall’incarico del tecnico.

Con l’arrivo di Vanoli, nonostante la vicinanza ai giocatori e la strategia di comunicazione adottata, le buone notizie sono state poche, con la prima vittoria arrivata solo in Conference League a un mese dalla nomina.

Fiorentina, il mercato è alle porte

La pausa natalizia sarà inevitabile per sedare gli animi, analizzare cosa non sta funzionando e valutare possibili interventi che, sfruttando il mercato, possano avere un effetto immediato sulla squadra.

Non significa necessariamente nuovi acquisti: la Fiorentina vive una situazione particolare, con giocatori che non si aspettavano di dover lottare per un posto in zona salvezza. La vera chiave di svolta potrebbe risiedere nelle cessioni, liberando il progetto da chi non si sente pronto a dare il massimo per la causa.

Uno dei nomi più importanti in questo senso è Albert Gudmundsson, che solo in alcuni momenti ha mostrato il suo talento, come ai tempi del Genoa. La dirigenza viola quindi starebbe valutando possibili acquirenti, con diversi club di Serie A già interessati.
La Roma di Gian Piero Gasperini sarebbe in pole position, pronta a proporre un prestito secco. È improbabile però che la Fiorentina possa accettare subito queste condizioni, ma la trattativa potrebbe aprire a scenari diversi.
Sullo sfondo restano anche Inter e Juventus, squadre che seguono da tempo il giocatore, sin dai tempi del Genoa.

il ruolo di Gudmundsson

Non c’è dubbio però che la prospettiva di vedere l’ex numero 10 del Genoa sotto la guida di un tecnico come Gasperini (che il Genoa lo conosce bene) alletti molto, e i motivi sono diversi. Innanzitutto, risponde all’esigenza che aveva portato ad accostare diversi nomi già in estate, come George del Chelsea, che seppur con doti differenti, avrebbe potuto idealmente ricoprire lo stesso ruolo dell’islandese. Cioè quello alle spalle della punta, nella zona opposta a Soulé, assolutamente inamovibile dato il periodo di forma nel sistema dei giallorossi.

In secondo luogo invece questa scelta potrebbe rappresentare l’ennesimo caso di giocatore rivitalizzato dall’ex tecnico della Dea: che dopo Celik, Cristante e lo stesso Soulé, senza contare la lunga lista già ai tempi dell’Atalanta,  potrebbe riscrivere un nuovo capitolo della sua carriera grazie all’aiuto del tecnico nato a Grugliasco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fiorentina

L’ESULTANZA DI GIAN PIERO GASPERINI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

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Coppa d’Africa: le ultime cinque finali giocate

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coppa d'africa

In attesa della Coppa d’Africa, andiamo a vedere le precedenti 5 finali del torneo. Dal trionfo della Costa d’Avorio di Yaya Touré a quello con Haller nel 2024.

Cresce sempre di più l’attesa per l’inizio della Coppa d’Africa 2025 che inizierà domenica alle 20 con Marocco-Comore. Non mancheranno alcuni giocatori di Serie A da Lookman a Ndicka. Tuttavia, gli occhi saranno puntati su Osimhen, Salah e tanti altri campioni.

Ma come sono andate le ultime 5 finali del torneo? Scopriamolo insieme.

Coppa d’Africa, le ultime 5 finali: dal trionfo ai rigori della Costa d’Avorio alla beffa in extremis dell’Egitto

Coppa d'Africa, Mohamed Salah

La finale del 2015 si gioca tra la Costa d’Avorio e il Ghana l’8 febbraio 2015 in Guinea Equatoriale. Gli Elefanti hanno vinto il torneo nel 1992, e hanno perso la finale nel 2006 e nel 2012. I Black Stars, invece, hanno trionfato quattro volte (1963, 1965, 1978, 1982).

La finale si decide ai calci di rigore (0-0 dopo 120 minuti), con gli ivoriani che trionfano 9-8. Una serie di rigori infinita che vede Bony e Tallo sbagliare i primi due rigori della Costa d’Avorio. Dall’altro lato, sono Acquah, Acheampong e il portiere Razak a sbagliare per il Ghana. Dopo l’errore di Razak, il portiere della Costa d’Avorio, Babacar Barry, segna il rigore decisivo.  Trionfano, dunque, Yaya Touré, Gervinho e compagni.

Due anni dopo sono l’Egitto e il Camerun ad affrontarsi in finale la sera del 5 febbraio 2017 a Gabon. La nazionale di Salah vuole vincere il trofeo per l’ottava volta, mentre il Camerun l’ha vinto 4 volte.

Questa volta non servono i rigori e nemmeno i supplementari per decidere la finale. Il primo tempo si chiude con Salah e compagni in vantaggio per 1-0 grazie ad un gol di Elneny (22′), all’epoca centrocampista dell’Arsenal. Tuttavia, nel secondo tempo i Leoni Indomabili ribaltano la partita: prima segnano il gol del pareggio con Nkoulou (59′) (all’epoca difensore del Torino), poi completano la rimonta con Aboubakar (88′).

Dalla vittoria dell’Algeria nel 2019 a quella in casa della Costa d’Avorio

L’edizione del 2019 si gioca d’estate e non d’inverno: si svolge in Egitto, con la finale che si gioca tra il Senegal e l’Algeria il 19 luglio 2019. Dopo essersi affrontati nel loro girone (1-0 per l’Algeria), le due squadre si riaffrontano in finale. Les Fenneces ci mettono solo due minuti a sbloccare la finale con un gol di Bouendjah: il risultato non cambierà, e la squadra di Mahrez e Bennacer vincerà la Coppa d’Africa per la seconda volta (la prima nel 1990).

L’edizione del 2021 (in Camerun) si gioca nel 2022 a causa della pandemia di Covid-19. Come nel 2015 la finale si decide ai rigori, e come nel 2017 arriva una sconfitta in finale per l’Egitto. Questa volta è il Senegal a spegnere i sogni di Salah e compagni (si gioca il 6 febbraio 2022): la partita va ai rigori dopo che nessuna delle due squadre riesce a trovare il gol dopo 120 minuti.

Per l’Egitto sono fatali gli errori di Abdel Monem e Lasheen, mentre il rigore decisivo lo segna Sadio Mané che regala al Senegal la sua prima Coppa d’Africa nella storia. La partita finisce con Salah in lacrime consolato proprio da Mané, all’epoca suo compagno di squadra al Liverpool.

L’ultima finale del torneo si è giocata l’11 febbraio 2024: non si è giocato nel 2023 per le condizioni avverse del paese ospitante ovvero la Costa d’Avorio. Sono proprio i padroni di casa a giocare la finale contro la Nigeria di Victor Osimhen. Le due squadre si erano già affrontate nel girone, con le Super Aquile che hanno trionfato per 1-0.

La storia sembra ripetersi in finale con la Nigeria che passa in vantaggio grazie ad un gol dell’ex difensore dell’Udinese, Troost-Ekong (38′). Tuttavia, nel secondo tempo, la Costa d’Avorio riesce a ribaltare la partita con i gol di Kessie (68′) e Haller (81′). Due gol che consegnano la terza Coppa d’Africa nella storia della Nazionale Ivoriana.

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