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Esclusiva CS, intervista a Katia Serra: “Nazionali? Troppi errori. Lotta scudetto avvincente. Su Giacinti – Milan..”

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La nota telecronista Rai ed ex calciatrice Katia Serra si è concessa in esclusiva ai nostri microfoni. Leggiamo qui di seguito l’intervista per intero.

Katia Serra, ex calciatrice con 24 anni di carriera alle spalle, adesso è una delle voci femminile che possiamo ascoltare durante una telecronaca. La commentatrice bolognese si è resa disponibile per rispondere ad alcune domande inerenti il mondo del calcio femminile e maschile.

Serra Katia

Quali sono i ricordi più significativi della sua carriera da calciatrice? E con quale maglia ha avuto l’emozione più grande?

“Guarda, io lo dico sempre, ho avuto la fortuna di viverne tanti. Ovvio che l’esordio con la maglia dell’Italia è indimenticabile, così come lo Scudetto, la prima Coppa Italia o la Super Coppa. Ma in realtà ogni prima volta lo è. E visto che sono arrivate sempre dopo percorsi tortuosi non riesco a fare una classifica. Però devo dire che il ricordo più bello è stato quello di vivere, attraverso il calcio, esperienze di vita stimolanti. Che mi hanno portato a mettermi alla prova in contesti differenti e conoscere tante persone diverse. Quello che ti permette il calcio di vivere credo sia imparagonabile a qualsiasi altra esperienza.”

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Cambiamenti, Serra: “E’ migliorato tutto”

Ad oggi, quali cambiamenti sostanziali ha notato nel calcio femminile rispetto a quando giocava lei?

“E’ cambiato come dal giorno alla notte. Assolutamente tutto, partendo dalle tutele. Oggi è un lavoro in tutti i sensi e con tutti i diritti che ne derivano. Fino ad arrivare all’organizzazione. Oggi c’è un sistema che investe, che è la federazione, tanti club che investono. Oggi il calcio, come merita di essere fatto, viene sviluppato a più livelli e non solo in Serie A col professionismo. Per semplificare ti dico che prima non c’era niente. E’ esagerato dire che oggi c’è tutto ma, obiettivamente, i miglioramenti ci sono stati in ogni settore. Per fortuna, aggiungerei. Non rinnego nulla del mio passato ma mi piacerebbe averli adesso 7 anni, per iniziare oggi la mia vita nel mondo del calcio.”

Come colmare le differenze

Il passaggio al professionismo per il femminile è stato un passo importante in Italia. Ma la differenza tecnica con altre nazioni è ancora molto ampia. Secondo lei cosa dovrebbero fare le società per colmare questo gap?

“Principalmente serve tempo, necessario per far crescere il numero delle praticanti, andando poi a selezionare su numeri più alti. Di conseguenza, chi arriverà al vertice sarà più performante, perché la selezione sarà più difficile e competitiva. Dopodiché penso si possa lavorare meglio in termini di progetto tecnico, sia all’interno della federazione che nei vari club. Solitamente i club stranieri giovanili hanno dei concetti di base differenti dai nostri. Secondo me, non dovuti solo al numero su cui selezionano, ma frutto di metodologie di allenamento diverse. Credo che l’Italia sotto questo aspetto dovrebbe fare di più per colmare queste carenze, che dipendono esclusivamente dal lavoro proposto.”

Serra: “Agli Europei non ha funzionato nulla”

Gli europei femminili ci hanno lasciato un po’ di amaro in bocca, ci aspettavamo qualcosa di più dalle nostre ragazze. Aspettative basate sul valore tecnico che le azzurre hanno dimostrato di avere. Secondo lei cosa non ha funzionato?

“La realtà è che non ha funzionato nulla. Tutto quello che doveva funzionare per ottenere dei risultati non ha funzionato. In questo modo l’Italia è andata molto al di sotto del suo potenziale. E’ stato tutto un insieme di errori da distribuire all’intera delegazione. Dirigenza, staff e giocatrici hanno sfruttato male quell’occasione. Errori che si erano già intravisti durante le tappe di avvicinamento all’Europeo. La cosa che ha rammaricato maggiormente è stato vedere che, di fronte a tutte queste difficoltà, non abbiano trovato la giusta reazione per provare a tamponare una situazione che si è rivelata molto deludente.”

Nelle ultime due partite di qualificazione al prossimo mondiale abbiamo finalmente ritrovato la nazionale femminile di cui molti italiani si erano innamorati durante Francia 2019. Pensa che possano ripetere l’impresa anche in Australia/Nuova Zelanda?

“Penso che adesso sia troppo presto per dirlo. Perché dipenderà da cosa impariamo dagli errori commessi nella programmazione dell’Europeo. E’ troppo prematuro. Tutta la macchina organizzativa, tecnico, tattica, gestionale e comportamentale, è appena partita ed è troppo presto per fare una previsione. Francamente al momento non ho un’idea precisa.”

Italia maschile, Serra: “Impossibile indirizzarla diversamente”

A differenza della delegazione femminile, la nazionale maschile non prenderà parte al prossimo mondiale del Qatar. Per la seconda volta consecutiva gli italiani potranno tifare per le nostre ragazze ma non per i ragazzi. Secondo lei quali sono i motivi che hanno portato all’esclusione della squadra maschile?

“Io penso che quando si passa dalle stelle di un Europeo vinto ad una mancata qualificazione, in un tempo così breve, è inevitabile che ci siano stati errori. Credo che di base ci sia stato poco coraggio nel puntare su giocatori nuovi che in quel momento erano più performanti dei soliti. Che magari stavano passando un momento difficile, in termini fisici ed in termini di momento. Non si può essere al top sempre ed i cali fanno parte della storia di ognuno di noi. Inoltre, secondo me, sono state sottovalutate le prime partite di qualificazione. Imputando i risultati negativi ad una casualità più che all’inizio di problemi. Che non si son voluti vedere, se non troppo tardi. Quando oramai era impossibile indirizzarli diversamente.”

Serra

Le difficoltà di un ruolo tipicamente maschile

Lei è stata la prima donna a commentare una finale maschile lo scorso Europeo. Immagino che per lei sia stato un traguardo importante ed emozionante. Quali sono le difficoltà maggiori che ha incontrato nella sua carriera, nei vari ruoli ricoperti nel mondo del calcio?

“Quando anticipi i tempi, fai un ruolo tipicamente maschile, in una situazione che culturalmente non è aperta e pronta ad accoglierti è normale incontrare delle difficoltà. Gli ostacoli che ho incontrato, prima da calciatrice e poi da commentatrice, sono stati tutti molto simili. Con la differenza che quando giocavo, soffrivo molto di più e mi ci arrabbiavo. Non avendo una consapevolezza tale da farmi scivolare di dosso i problemi. E tutte le gioie che il calcio mi regalava a fatica compensavano tutta questa parte negativa. Mentre da commentatrice ed opinionista, avendo iniziato il percorso in un’età più matura e con, alle spalle, tutta la “palestra” precedente mi ha aiutato a gestire diversamente quello che mi è capitato. Però è stato altrettanto pesante, altrettanto mortificante ed altrettanto complicato. Tutt’oggi lo è ed io mi sento sempre sulle montagne russe. Ad ogni modo in entrambi i ruoli c’è sempre stata un’evoluzione in positivo e ad oggi mi sento accettata, considerata e stimata. Tutto questo non fa altro che confermarmi che è giusto insistere su questo, visto che mi diverte e non faccio male a nessuno. Perché rinunciarci?

Il punto di Serra sulla Serie A Femminile

Il campionato femminile, probabilmente anche grazie all’avvento del professionismo, ha visto arrivare nomi importanti. Come Asllani nel Milan o Beerensteyn alla Juventus. Alzando così il tasso tecnico della nostra serie A. Molte squadre si sono rinforzate, aumentando la propria competitività. Secondo lei la Juventus rimane la favorita per lo scudetto o ci saranno delle sorprese nel corso della stagione? Chi secondo lei potrebbe spodestare il trono bianconero?

“Io mi aspetto un campionato pieno di sorprese e che verrà deciso nella seconda parte. Chi uscirà vincente dalla regular season non sarà così indicativo, perché nella poule scudetto potrà succedere di tutto. E quest’incertezza del risultato finale non farà che bene ad un sistema che deve cercare consensi, facendo appassionare più persone. E che deve convincere sempre maggiori investitori. Detto questo penso che al momento la squadra più attrezzata per competere con la Juventus sia la Roma. Ma visti i diversi impegni di entrambe le squadre in Champions ed una sessione di mercato ancora da svolgere è prematuro fare un pronostico. Sicuramente non sarà un campionato così scontato come nelle passate stagioni.”

Serra: “Addio Giacinti? Ci hanno perso tutti”

Nella scorsa stagione alcune divergenze nel Milan tra il tecnico ed alcune calciatrici hanno portato all’allontanamento di alcune di esse, una su tutte l’ex capitano Giacinti. Crede che la scelta della società sia stata azzardata? Secondo lei la situazione poteva essere gestita diversamente per evitare di perdere una bandiera come giacinti, tanto amata dai tifosi rossoneri?

“Solo chi vive queste cose dall’interno può dare un giudizio su questa situazione, perché dall’esterno non si conoscono esattamente i fatti. Detto questo, credo che in questo divorzio ci abbiano rimesso tutti. Perché fino a quel momento il Milan era contento di Valentina e Valentina era contenta di stare al Milan, dandosi soddisfazioni reciproche. Poi, purtroppo, quel rapporto si è rotto e solo chi è all’interno può giudicare. Io dico solo che il nostro livello si sta alzando, tutti quanti devono abituarsi ad atteggiamenti e comportamenti sempre più professionali, senza invasioni di campo da ogni parte. I dirigenti devono fare i dirigenti, le giocatrici fare le giocatrici e gli allenatori anche, altrimenti si rischia di creare un problema come successo tra il Milan e Giacinti.”

Lo sport è di tutti e per tutti

Per finire, cosa direbbe a chi continua a ripetere che il calcio non è uno sport da donne?

“Io dico sempre una frase, forse scontata e banale, ma che credo sia efficace. Lo sport è di tutti e per tutti. No è questione di politically correct, o discorsi di inclusione e di discriminazione. Nella vita chiunque provi a fare qualcosa, che non va a ledere gli altri, sia per quanto riguarda l’immagine che la salute, e non leda la propria immagine e la propria salute, non deve porsi limiti. Quindi in questo senso, credo che chi continua ad avere questi pensieri è una persona che non ha capito che la vita è piena di opportunità. Le opportunità però si creano se siamo noi ad aprirci verso di esse e non se ce le precludiamo.”

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Francesco Tafanelli (Matilde Brandi): “Thiago o Tudor per la Juve”

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matilde brandi

Sulla panca della mia Juventus vedrei bene Thiago Motta del Bologna. Post-Pioli al Milan? Direi Zlatan Ibrahimovic”. Così ai nostri microfoni il noto manager Francesco Tafanelli, tifoso bianconero, compagno della showgirl Matilde Brandi (attualmente impegnata all’Isola dei Famosi). L’uomo, ex promettente calciatore delle parti di San Severo (oggi manager nel mondo della moda), ha 53 anni. E’ uscito allo scoperto come compagno di Matilde Brandi esattamente a inizio 2023, quando i due raccontarono la loro relazione al noto talk-show Verissimo. Tafanelli ha mosso i primi passi sui campi da calcio in Puglia: faceva parte della Primavera del Foggia nel periodo ’86-88’. Un club sicuramente blasonato di cui hanno fatto parte, nel corso degli anni, calciatori del calibro di ‘Ciccio’ Baiano, Beppe Signori, Rambaudi, Kolyvanov e Šalimov.

Purtroppo, a causa della rottura prima del ginocchio sinistro poi di quello destro, Tafanelli passò presto dai livelli professionistici a quelli amatoriali, pur mantenendo rapporti d’amicizia con svariati calciatori. Lo abbiamo incontrato per un commento sulla stagione della sua amata Juventus. Il tutto con un occhio attento nei confronti di Milan, Inter, Roma (squadra del cuore di Matilde Brandi) e Lazio. Scopriamo cosa ci ha detto in esclusiva. Un’intervista a tutto campo, ricca di ‘chicche’ e rivelazioni interessanti anche su calciomercato, Nazionale Azzurra ed Euro 2024.

Buongiorno Francesco. Sappiamo che sei un tifosissimo della Juventus. Come valuti la stagione bianconera? Sin da piccolo sono molto legato a questi colori. Tuttavia devo ammettere che negli ultimi tempi, vuoi per la dirigenza vuoi per una serie di scelte molto particolari, soffriamo la necessità di un cambiamento radicale. Probabilmente Max Allegri, che rimane un ottimo professionista e un vincente, ha esaurito la sua vena all’interno di un contesto di questo tipo. Con tutta probabilità la Juventus, che comunque – camaleonticamente – sa trasformarsi, ha adesso bisogno di un vero processo di cambiamento per riportarsi ai livelli cui è abituata.

Chi vedresti bene in panchina al posto di Allegri? Pensi Antonio Conte possa essere un’idea ‘stuzzicante’? Personalmente io non sono per i recuperi storici in quanto credo che, fatto un percorso, è giusto che ci siano delle trasformazioni. Devo dire, per la mia vena bianconera, che Igor Tudor può essere un uomo capace di dare una svolta, anche se è difficile secondo me che lo lascino andar via dalla Lazio.. Sicuramente non mi dispiacerebbe vedere alla Juve l’attuale tecnico del Bologna Thiago Motta…

Thiago Motta è dunque il tuo preferito per la panca juventina?  In realtà l’addio da Bologna non è poi così scontato… Esattamente. Io credo Thiago Motta sia un elemento diventato bandiera a Bologna. E credo che la città, più che la dirigenza stessa, urlerà a gran voce il fatto di volerlo trattenere. Ma come spesso accade in queste realtà di provincia, cosiddette tali anche se Bologna rappresenta una città internazionale, purtroppo prestano il fianco poi a ‘colossi’ del calcio italiano ed estero. Dunque è chiaro che Motta in questo momento è in una vetrina straordinaria… Ma con tutta onestà non mi dispiacerebbe affatto vederlo alla Juve, lo ribadisco…

Vorrei mettere un accento particolare proprio sul Bologna… Una squadra che sta facendo un campionato straordinario con un allenatore che sta dimostrando che si possono fare grandi cose anche in una città cosiddetta di provincia. Va dato anche merito alla dirigenza del Bologna che, non dimentichiamolo, ha continuato a pagare gli stipendi di Mihajlovic anche quando Miha non c’era più. E nel calcio, che è fatto soltanto di numeri, investimenti e interessi soprattutto economici, un atteggiamento del genere a mio avviso andrebbe fortemente sottolineato.

Oltre a Thiago, ti piace molto Igor Tudor e, come accennato, lo vedresti bene alla Juve. Sicuramente la vecchia Lazio di Sarri è diversa dallo stile di gioco che vuole Tudor… Cosa ne pensi a riguardo… Puoi farci un confronto tra questi allenatori? Mi limito a dire che la Lazio di Sarri, per il suo stile di gioco, è diversa dall’idea di calcio di Tudor …. Beh sì, Sarri è un uomo che abbiamo imparato a conoscere bene attraverso un Napoli che in più di una circostanza ha sfiorato l’impresa scudetto. Ma che poi per una serie di motivi non ci è mai arrivato… Ricordiamo che quello era il Napoli di Sarri e contava su un organico particolare…

Non credo che l’uomo sia cambiato..  Io sinceramente penso che gli ambienti in qualche modo interferiscano su tanti aspetti tecnici e caratteriali. Forse Sarri non aveva più nulla da dare alla Lazio, che è una squadra che io trovo molto forte specie se prendiamo gli elementi singoli. Adesso la Lazio ha veramente bisogno di qualcuno che riesca ad orchestrarla come si deve. Il potenziale dei laziali a mio avviso resta straordinario… Riassumendo: Tudor via dalla Lazio? Non credo proprio. Sarà nella panca biancoceleste anche il prossimo anno. Ma mi piacerebbe…

Sarri a tuo avviso potrebbe essere l’uomo giusto per il Milan nell’era post-Pioli? Dall’altra parte Simone Inzaghi è secondo te sempre più ‘leader carismatico’ della Pazza Inter? Partiamo dal DiavoloIl Milan è una squadra che ha bisogno di riorganizzarsi. Più che altro sul fronte tecnico. Pioli ha dimostrato di avere grandi capacità e non lo scopriamo oggi. Se dovessi pensare a un cambiamento, che è quasi certo direi, l’uomo che potrebbe prendere in mano questa squadra, trasformandola dal punto di vista del carattere più che tecnico, si chiama Zlatan Ibrahimovic. Ibra nella panca rossonera assolutamente sì…

Lo vedo benissimo. Discorso completamente diverso per Simone Inzaghi e la sua Inter… Andando oltre quelli che potrebbero essere dei condizionamenti societari, per tutto quello che sappiamo e che speriamo per loro si ‘recuperino’ presto (riferimento agli asset finanziari, ndr), credo che Inzaghi abbia fatto un lavoro straordinario, contando su un gruppo di giocatori eccellenti. Ma che soprattutto hanno espresso un calcio sensazionale. C’è poco da dire a riguardo, sono forti…

Ora diamo un’occhiata alla Capitale… La tua compagna Matilde Brandi è una grande tifosa della Roma. Non può dunque mancare un’analisi dettagliata sulla ‘vecchia’ Roma di José Mourinho, ma anche sulla nuova Roma di De Rossi… 

Mou secondo me è un uomo che non si può discutere. Dico sempre che la storia di questi uomini racconta benissimo la loro cifra tecnica. E credo che Mourinho, da questo punto di vista, abbia vinto tanto ovunque. Puntargli il dito non sarebbe il caso… Nella piazza di Roma ha portato il suo spessore e credo sia un uomo alla stessa stregua dell’ex Lazio Julio Velasco. Uomini di grande carisma e che hanno innegabili capacità tecniche e umane per poter entrare nel vissuto dei loro atleti e tirar fuori da loro il meglio.

Poi è ovvio… a volte ci si riesce, altre volte no. Ricordiamoci che alla fine in campo ci vanno gli atleti che devono metterci tutta la loro personalità. E delle volte possono far bene, altre volte male… Per essere chiaro, direi che puntare il dito sempre contro un tecnico non è la scelta migliore, per come la penso io…

Con Daniele De Rossi c’è profumo di cambiamento autentico a Roma? O questa è solamente una stagione transitoria? “Mi ricordo che DDR, quando arrivò sulla panca della Roma, disse chiaramente di non volere favoritismi di nessun genere. E di essere semplicemente un tecnico che ha avuto una storia e appartenenza ai colori giallorossi, capace evidentemente di poter dare una impronta tecnica e personale. Io credo sarà confermato anche per la prossima stagione.

Arrigo Sacchi, in una nostra recente intervista, parlava della differenza tra allenatori tattici e allenatori strateghi. Tra i mister strateghi citati da Sacchi spiccava il nome di Luciano Spalletti… E’ secondo te l’uomo giusto per la nostra Nazionale Azzurra?

A me piace proprio Spalletti. È a mio modo di vedere una figura profondamente carismatica e che ha la capacità di trasformare anche gli uomini. Lo ha dimostrato a Napoli in un momento storico in cui erano andati via giocatori in maniera inaspettata. Uno su tutti Insigne. Spalletti ha dimostrato che caparbietà, abnegazione, rispetto, devozione a un popolo, a una maglia e a una città sono elementi fondamentali. Ma soprattutto il rigore tecnico. Se ci fate caso Spalletti continua a ‘professare’ il fatto che non vuole che i suoi giocatori restino fino a tardi davanti alla Play Station.  Questo perché alla fine bisogna sempre calarsi in un ruolo con grande professionalità, grande rispetto per la maglia che si indossa. Penso proprio Spalletti in tal senso sia un uomo straordinario…

Un tuo pronostico su Euro 2024? Italia favorita alla vittoria finale? Onestamente non sono un amente dei pronostici. Il calcio ci ha insegnato che qualsiasi idea può essere tranquillamente ribaltata per una lunga serie di motivi. Credo Luciano Spalletti possa fare molto bene se la squadra sarà in grado di seguirlo.

Manca qualcosa lì in attacco alla nostra Nazionale per essere ancora più competitiva? O bastano i nomi che abbiamo, da Scamacca a Raspadori… Non ci mancano secondo me gli attaccanti. Dobbiamo lavorare sugli uomini che abbiamo in quanto hanno qualità, potenzialità e rigore tecnico. Se avranno l’umiltà di assecondare le richieste dell’allenatore potranno tirar fuori il meglio e fare molto male agli avversari…

A proposito di far male, secondo te Roberto Mancini ha in qualche modo ‘tradito’ il nostro paese, come sostengono alcuni addetti ai lavori? Probabilmente ha peccato di superbia, ha intravisto la possibilità di un arricchimento mostruoso in un paese che in questo momento attira tutto e tutti. Perché il denaro è davvero spropositato… E probabilmente Mancini avrebbe fatto meglio a restare, ciò in quanto non credo che abbia bisogno di ulteriori stratosferici guadagni. Nello stesso tempo, però, nella testa di un uomo, di un professionista, possono succedere tante cose che lo spingono a prendere decisioni diverse. Mancini ha preso le sue. E oggi, secondo me, sta pagando il conto. Tuttavia ritengo che sia un uomo immediatamente reinseribile in un club di grande spessore. E sicuramente potrebbe fare non bene… ma benissimo!

Il calcio italiano resta un pochino indietro rispetto ad altri importanti paesi europei? C’è davvero un gap da colmare? Qual è il tuo pensiero in merito? Basta pensare a Roma-Leverkusen in Europa League. Il divario direi che è ancora molto significativo e noi in Italia abbiamo bisogno di recuperare un gap che in questo momento sembra essere troppo grande.

C’è un giocatore talentuoso in particolare, che milita in campionati stranieri, che ti piacerebbe vedere in Italia, magari alla Juve? E Icardi con la maglia bianconera potrebbe essere un cocktail ‘appetitoso’? Dico subito che Mauro Icardi non gode del mio favore… Bisogna ammettere che, nei tre campionati probabilmente più importanti d’Europa (Inghilterra, Germania e Spagna), di calciatori da portare alla Juve ce ne sarebbero tanti.. Di certo eviterei di far clamore come è avvenuto ai tempi di Cristiano Ronaldo. CR7 fu evidentemente più un’operazione di marketing che di calcio vera e propria. Anche se Ronaldo poi il suo forte contributo lo ha dato senz’altro…

In questo momento io veramente punterei l’attenzione su giocatori che al Real, piuttosto che al Liverpool e al Manchester City, stanno facendo molto bene. E avere però la forza economica che secondo me, ahimè, manca in questo momento in Italia, anche in una società come quella degli Agnelli. Sarebbe il caso di portare nel Bel Paese giocatori importanti, anche per rendere più competitive le nostre squadre in Europa…

Grazie Francesco e a presto… Grazie a te Daniele (Bartocci). Sempre Forza Juve.

Francesco Tafanelli, compagno Matilde Brandi (la Brandi è protagonista all’Isola dei Famosi 2024).

matilde brandi

Francesco Tafanelli compagno Matilde Brandi

matilde brandi

MATILDE BRANDI FRANCESCO TAFANELLI

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Esclusiva Moggi: “Conte l’uomo giusto per il Napoli, Biosogna valorizzare i giocatori italiani, sopratutto quelli delle giovanili”

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Moggi

L’Ex direttore sportivo della Juventus, Luciano Moggi, è stato ospite di Match!, la trasmissione di approfondimento sul calciomercato a cura di LBDV e calciostyle.

Nel corso dell’intervista sono state varie le tematiche trattate da Luciano Moggi, tra le quali l’attuale situazione del calcio italiano e il periodo che sta vivendo il Napoli.

Luciano Moggi

Luciano Moggi

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Queste le parole di Luciano Moggi:

“Il calcio italiano è rappresentato dalla Nazionale di calcio che va in giro a collezionare brutte figure. Basterebbe puntare di più sui calciatori italiani che su quelli stranieri. Anche perché i calciatori stranieri che giocano oggi in Italia non sono piu i Maradona, i Van Basten o i Gullit di un tempo.
Adesso questi tipi di giocatori non vengono o, se vengono, arrivano in Serie A solo in età avanzata come Ribery o Ibrahimovic: è questo è il dramma del calcio italiano.
Bisogna dare nuovo vigore al settore giovanile.
Attualmente in Serie A giocano 362 stranieri e di questi saranno guardabili al massimo una decina.
Di questo il campionato italiano ne soffre, anche perché non c’è più né il senso di appartenenza né attaccamento alla maglia.
Nella finale del Mondiale del 2006 tra l’Italia e la Francia giocavano ben 10 giocatori della Juventus, oltre all’allenatore Lippi e al massaggiatore Esposito, sembrava quasi un’amichevole tra la Juventus A e quella B. Quello è un esempio pratico di quanto fosse importante il campionato italiano e di come anche ora potrebbe esserlo.
Oggi purtroppo la situazione del calcio italiano è quella di società pesantemente indebitate”.

Secondo Moggi, Antonio Conte potrebbe essere la scelta giusta per la situazione attuale, considerando anche la presenza del presidente De Laurentiis?

“Conte potrebbe essere sicuramente il toccasana del Napoli. Toccasana sportivo ma non economico, su questo non c’è dubbio. Al Napoli occorre una scelta del genere per dare una svolta all’attuale situazione, ma per prendere Conte è importante che il presidente si metta in disparte.
Solo a quel punto lì potrebbe arrivare conte e le condizioni per farlo arrivare ci sarebbe sicuramente, magari con Ciro Ferrara come secondo.
Un allenatore come Conte però sicuramente non gradirebbe le incursioni di De Laurentiis negli spogliatoi tra il primo e il secondo tempo.
Cosa che il presidente del Napoli, per esempio, non faceva con Spalletti lo scorso anno.
Per quanto riguarda l’aspetto economico dell’operazione Conte va detto che esistono due De Laurentiis, quello imprenditore che riesce a mantenere i conti della società in regola e a mantenere gli stipendi dei giocatori bassi. Rendendo il Napoli una squadra che fa gola a molti giocatori, i quali possono mettersi nel club azzurro per poi puntare a squadre più importanti.

Vedi Osimhen che il prossimo anno sicuramente sarà in Premier League.

C’è poi il De Laurentiis presidente sportivo, il quale se prende un allenatore come Conte deve mettersi da parte e lasciar fare a chi parla di calcio”.

Cosa ne pensa dei nuovi format delle competizioni sportive che obbligano i giocatori a sostenere numerose partite nel corso della stagione calcistica?

“Sono le squadre che vogliono poter giocare più partite in modo da poter guadagnare di più con la vendita dei biglietti.
Fifa e Uefa vogliono spettacolarizzare il calcio, ma la critica che si può muovere a loro é quella, per esempio, di far giocare partite degli Europei in giro per il Mondo. Queste cose funzionano poco.
Anche il campionato che ha vinto lo scorso anno il Napoli è stato un campionato particolare, poiché diviso in due. Io non sono un indovino, ma Spalletti veniva dall’esperienza in Russia doveva aveva vinto il campionato con lo Zenit, torneo anch’esso diviso in due parti:una fino a dicembre e l’altra da febbraio in poi.
Secondo me ha avuto modo di mettere in pratica quello che ha appreso in Russia: ha impostato gli allenamenti per partire subito forte a inizio campionato e poi i vari richiami quando riparte il campionato.
E lì Spalletti é stato bravo perché veniva da questa esperienza russa e quindi ha creato una squadra che ha fatto molti punti nella prima parte di campionato”.

Come si spiega che il Napoli che l’anno scorso ha vinto lo scudetto, quest’anno si ritrovi al nono posto e con 33 punti in meno della scorsa stagione? De Laurentiis ha commesso qualche errore?

“L’errore più grande che ha commesso De Laurentiis è stato quello di cambiare troppi allenatori. Cambiando troppi mister permetti ai giocatori di avere l’alibi, di non rendere come dovrebbero.
E se cambi tre allenatori non puoi che avere risultati diversi da quelli di quest’anno.
Hai permesso ai giocatori di non rendere più come dovevano sapendo che questi sono allenatori di passaggio.
Personalmente avrei continuato con Rudi Garcia, ma facendolo lavorare e senza gli inserimenti di del Presidente che hanno di fatto delegittimato l’allenatore.
Oltretutto permettendo ai giocatori di fare come volevano, vedi Osimhen che è stato oltre un mese in Nigeria per farsi curare dai suoi medici e non da quelli societari”.

Tra l’usato sicuro Lukaku e una promessa come David del Lille chi potrebbe essere il sostituto ideale di Osimhen?

“Queste sono scelte che dovrà fare la dirigenza con il nuovo allenatore. Più che l’attaccante è importante avere giocatori che permettano agli attaccanti di segnare. Lo scorso anno Osimhen ha realizzato molti gol anche grazie agli assist di Kvaratskhelia, che quest’anno ha reso meno dello scorso anno”

Per Moggi quale potrebbe essere la cura del calcio italiano?

“Come ho detto bisognerebbe puntare su pochi stranieri ma buoni.
Valorizzare i giocatori italiani, sopratutto quelli delle giovanili.
Prendete la Juventus che ha tre giocatori giovanissimi in prestito al Frosinone che stanno ben facendo già quest’anno.
A Torino hanno pure Yildiz e Iling junior che stanno facendo ottime prestazioni.
Di fatto la Juve ha già pronta la squadra del futuro”.

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Alexandra Colasanti: “Il successo crea invidia”

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Intervista all’ex arbitro Alexandra Colasanti, ora presentatrice ed opinionista televisiva, in esclusiva per Calciostyle.it con la nostra redazione.

Di seguito le parole di Alexandra Colasanti

Alexandra Colasanti

Ciao Alexandra, partiamo da una cosa fondamentale, tu sei stata un arbitro…

“Sono stata un arbitro perché all’età di 18 anni, quindi un po’ in tarda età perché oggi gli arbitri diciamo che si avvicinano a questo ambiente intorno ai 16 o 17 anni, che credo che sia l’età giusta per fare poi un giusto iter che ti permette poi se hai i numeri e soprattutto la preparazione atletica di arrivare poi nelle divisioni alte del campionato.

Ho iniziato un po’ per ribellione e un po’ per dimostrare al capo famiglia che fossi più brava di lui ed ovviamente ho fallito (ride) come tante cose che ho provato a fare come mio padre. Sono cresciuta nel calcio perché è stato un arbitro di Serie A, soprattutto di quei tempi, secondo me, in cui la Serie A era ancora calcio-poesia, io questo ci tengo a sottolinearlo”.

Alexandra tu sei opinionista nella trasmissione “Calcissimo” di Fulvio Collovati che va in onda su TopCalcio24 ma sei anche conduttrice di una trasmissione in onda su Città Celeste TV in Roma…

“Si, in realtà Città Celeste è un ritorno a quello che era il mio passato, arbitrai una partita e da lì mi coinvolsero in una radio che era in partnership con Città Celeste che era Centro Suono Sport che era quella della Roma. Da lì passai poi a Città Celeste e tutti i Lunedì, da Settembre, ho scritto questo programma ritagliandomi questo spazio che si chiama “Il salotto di Sasha” in cui parlo di calcio. Ovviamente parlo molto di Lazio ma anche molto del campionato a 360° perché da 7 mesi ho cercato di far comprendere agli spettatori Laziali storici e veterani, che in realtà è importante vedere cosa stanno facendo le altre squadre perché il “nemico” bisogna vederlo anche da vicino per capire cosa sta facendo. Quindi il Lunedì è anche importante esaminare qual è l’andamento delle competitor”.

Tifosa della Juventus, Allegriana o no cosa pensi a fine della stagione per il discorso della panchina bianconera?

“Io sono sempre stata per 2 anni consecutivi pro-Allegri perché credo che questo allenatore sia il miglior condottiero che la Juventus possa avere in questo momento. Come consuntivo della stagione io direi che Allegri inizia questo campionato senza un mercato. Pogba si infortuna, si è puntato il dito su Allegri che lo ha voluto, però Pogba si infortuna e sceglie una terapia alternativa quindi va contro quello che gli viene consigliato dalla società Juventus e questo non lo poteva gestire Allegri. Arriva Alcaraz e si infortuna e Allegri non poteva prevedere che si infortunasse.

Allegri gestisce una squadra dove non c’è una struttura societaria, quale altra squadra in Italia senza una struttura societaria… parlo proprio della struttura che manca! C’è stato un periodo in cui le vicende della dirigenza della Juventus sono state veramente pesanti ed hanno veramente colpito in modo importante questa società ed Allegri è stato sempre lì da scudo! E poi mettiamoci anche la vicenda delle scommesse in cui si vede portar via uno dei giocatori importanti, forse uno dei più importanti del centrocampo ovvero Fagioli, che poi porta Locatelli a giocare in un altro ruolo.

Guarda caso si inizia un processo che sappiamo tutti coinvolge una serie di giocatori, però come mai ci si ferma a Fagioli, Tonali e Zaniolo e non si va più a fondo? Era per buttare il polverone sui bianconeri, perché purtroppo in questo paese, e lo continuo a sostenere, il successo crea invidia!

Di seguito il link della video-intervista integrale di Alexandra Colasanti dove parla ampiamente di Allegri, di Juventus e di tanto altro…

 

 

 

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