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Serie A

Thiago Motta: “Atalanta squadra di grande livello. Su Gasperini…”

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Roma-Bologna, Thiago Motta

Il tecnico del Bologna Thiago Motta ha preso parte alla conferenza stampa pre-gara in vista del match contro l’Atalanta. Di seguito le sue parole.

Le parole di Thiago Motta

Quanto c’è di Gasperini nel calcio suo nel Bologna?
“Sicuramente c’è qualcosa, anche perché con lui ho visto tante cose belle, nel modo di lavorare, negli allenamenti e nel quotidiano: è la grande forza che ha lui nel quotidiano. La sua costanza che ha lui con l’Atalanta c’è solo ammirazione, mi porto dietro tante cose che ho imparato con lui”.

Il maestro temerà l’allievo?
“Non è il caso perchè non è Gasp contro Thiago Motta ma Atalanta contro Bologna. Aiuto i ragazzi ad entrare in campo al massimo, ma sono loro i grandi protagonisti in questo sport, non vedo una competizione tra i due allenatori”.

Cos’hanno detto le due partite di San Siro dell’Atalanta?
“Che è una squadra di grande livello, con il Milan hanno sofferto un po’ di più, con l’Inter hanno cominciato bene poi se si va sotto contro l’Inter a San Siro è complicato. Sono forti e stanno molto bene”.

In cos’è grande il suo Bologna?
“Sia Atalanta e Bologna sono due grandi squadre che entrano in campo per competere al massimo, dando grande speranza al pubblico di vedere un bel calcio”.

Come sta Saelemaekers?
“Bene, è recuperato, sta bene come gli altri”.

Castro?
“Molto bene, è arrivato molto bene si sta inserendo bene è presto ma l’ho visto molto propositivo negli allenamenti, se continua così avrà un grande futuro”.

Cosa dovrebbe imparare un giocatore che arriva nel calcio europeo come Castro in questo caso?
“Ognuno ha la sua caratteristica, è sempre calcio, che sia in Argentina o in Italia, ognuno ha bisogno di adattarsi, spero per lui che possa farlo nel più breve tempo possibile per dimostrare chi è. Ha grande fame, voglia di difendere, di correre, di aiutare, si è inserito bene con il gruppo. Sono contento fino ad oggi”.

Castro assomiglia a Lautaro?
“Non faccio paragoni con nessuno, Castro è Castro, spero che dimostri la sua migliore versione di sé stesso. Deve concentrarsi nell’essere la miglior versione di sé stesso”.

Zirkzee in nazionale convocato,, un passo per lui in avanti
“Contentissimo per lui, se lo merita al 200% per quello fatto fino ad oggi. È un passo in più, dovrà continuare a fare come sta facendo anche per aiutare la sua nazionale”.

Serie A

Allegri smentisce Gramsci e avvisa Motta: a Torino non si fanno le rivoluzioni

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Massimiliano Allegri lascia da vincitore qual é, ma è la storia della Juventus. Giuntoli se ne ricordi e gli porti il dovuto rispetto.

Secondo Vittorio Gramsci, Torino era “il posto ideale per la Rivoluzione“. Apice del Biennio Rosso (1919-1920), arrivò a contare 200 mila operai su 500 mila abitanti: il 40% della popolazione. Nonostante questo, Torino non cadde. Forte della sua identità e della propria testa di ponte (la FIAT) non piegò il capo neppure dinanzi alla dittatura fascista, con Giovanni Agnelli che arrivò a stringere una sorta di tacito accordo con Benito Mussolini.

Indice

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum

Oggi più che allora, la FIAT (anche se non ha più nulla di italiano dal 2021) rappresenta l’identità torinese non solo a livello nazionale ma anche internazionale. Un’identità di cui, inevitabilmente, fa parte anche la Juventus. E Allegri (nel pre-partita di Juventus-Roma) fa bene a ricordare l’esistenza del “DNA Juve.”

Alla Juventus c’è un modus operandi dalla stabilità comprovata e che rigetta i cambiamenti. In tanti, in quasi 130 anni di storia, hanno provato a cambiarlo, fallendo miseramente. Da Maifredi a Pirlo, passando attraverso Sarri e Ferrara. La vecchia dirigenza bianconera, abbagliata dalla propaganda giochista, s’invaghì di questo ideale rivoluzionario e abiurò il vecchio adagio del “vincere è l’unica cosa che conta” per aprire le porte all’utopia.

Salvo poi, resosi conto che la retorica vuota e stentorea non regge mai il confronto con la realtà dei fatti, tornare sui propri passi e affidarsi a colui che più di tutti (nell’ultimo periodo) ha rappresentato il “DNA Juve“. Allegri ha fatto ciò che gli riesce fare meglio, ovvero vincere, e se ne va da vincitore qual é. Senza rimpianti e con la piena consapevolezza non solo di aver fatto il massimo, ma che sarà quasi impossibile fare meglio di lui.

Allegri

Allegri è la storia della Juventus: Giuntoli lo rispetti

Allegri è stato sostituito da Giuntoli a Febbraio“, Sandro Sabatini ipse dixit. Non solo nel senso letterale del termine, poiché Giuntoli sostituirà l’allenatore attuale con uno nuovo, ma anche metaforico. Lo scorso anno, nel punto più basso della storia recente juventina, al tecnico labronico venne chiesto di fare il parafulmine.

Allenatore. Dirigente. Presidente. Addetto alla comunicazione. Con una società assente (quando non del tutto inesistente) e sul punto di essere esautorata, il livornese divenne il volto principale (forse l’unica) della Vecchia Signora. Tuttavia, adesso del ruolo di plenipotenziario è stato dichiaratamente insignito Giuntoli.

E Giuntoli, come prima cosa, ha scelto di tagliare i legami con il passato. Allegri è l’uomo della famiglia Agnelli, nonché (repetita iuvant) l’uomo che più di tutti alla Juventus incarna un certo modo di fare e di concepire il calcio. E Allegri, a modo suo, ha fatto ed è al tempo stesso la storia della Juventus.

Allegri

La missione di Motta è un compito ingrato

Una storia certamente gloriosa, ma che era stata bruscamente interrotta dalla scandalo Calciopoli. Prima la retrocessione, poi la lenta risalita e infine un prolungato periodo di mediocrità. Quindi il ritorno alla vittoria con Antonio Conte e infine la sublimazione di un lavoro decennale, grazie proprio all’avvento di Allegri.

Un allenatore fra i più vincenti della storia della Juventus (ma anche della storia del calcio italiano tutto) e che a Torino, negli ultimi otto anni, ha portato dodici trofei. Più due finali di Champions (in tre anni) nonché autore del record di vittorie consecutive in Serie A, da lui stabilito e che difficilmente sarà eguagliato.

Ora Giuntoli vuole cancellare tutto questo con un colpo di spugna, esemplificando il diktat di un board che sin qui ha dimostrato di sapere di macchine ma non (ancora) di calcio. Ed entrare in uno spogliatoio che per anni ha ricevuto un certo tipo di imprinting come un elefante in una cristalleria (come fece Claude Puel ai tempi del Leicester) è una terapia d’urto che può causare danni. Quello di Allegri è un avviso a Giuntoli ma anche un monito per Motta: a Torino non si fanno le rivoluzioni.

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Serie A

Chiellini: “Logico che abbia vinto l’Inter, i prossimi due anni sarà dura per tutti”

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Giorgio Chiellini

L’ex calciatore della Juventus e dirigente dei Los Angeles Giorgio Chiellini ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport in merito a diversi temi.

Le parole di Chiellini

Chiellini

 

Di seguito le parole rilasciate dall’ex calciatore di Juventus e Fiorentina e attuale dirigente dei Los Angeles Giorgio Chiellini ai microfoni de La Gazzetta Dello Sport, relative al futuro del club americano e non solo:

Giroud che cosa potrà dare alla franchigia?

“Può segnare 20 gol all’anno e vanno bene: non è il tipo da segnarne 50, ha anche bisogno anche della squadra. Poi a Los Angeles potrebbe anche fare l’attore. Per me però farà la differenza soprattutto con il carattere”.

Guardando l’Italia da lontano, che pensieri si fanno?

“Penso che l’Inter sia la squadra più forte, senza dubbio. Logico abbia vinto. Per me può aprire un ciclo nei prossimi due anni, sarà dura per tutti anche perché Milan e Napoli, a quanto leggo, quasi sicuramente cambieranno allenatore: in sei mesi sono cambiate o cambieranno quasi tutte le panchine, impressionante. E il primo anno con un nuovo allenatore è sempre complesso”.

Altro?

 “Sono contento per Daniele (De Rossi) e per Thiago (Motta). Sono amici. Ora spero che Fabio (Cannavaro) si salvi con l’Udinese. L’affetto per loro va oltre tutto”.

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Serie A

Fiorentina, i convocati per il Napoli. La scelta su Belotti

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Belotti

Vincenzo Italiano ha diramato la lista dei convocati della Fiorentina per la sfida contro il Napoli. L’allenatore ha sciolto le riserve su Belotti e Bonaventura. 

Fiorentina, i convocati per il Napoli

In vista della sfida del Franchi contro i partenopei l’allenatore viola ha comunicato gli uomini che prenderanno parte alla gara.

Presenti anche gli unici due giocatori in dubbio Belotti Bonaventura che potrebbero anche partire dall’inizio nel match che potrebbe valere l’Europa per la terza stagione consecutiva.

Resta indisponibile ovviamente Riccardo Sottil dopo l’infortunio rimediato nella gara di andata contro il Club Brugge. Per il resto presente tutto l’organico per spingere verso un altro traguardo importante, con un occhio su Atene.

Fiorentina

Giacomo Bonaventura

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