Serie A
Sassuolo, a tutto Dionisi: le sue parole
Sassuolo, Dionisi parla a tuttocampo della prossima sfida dei suoi, ma anche di Berardi, affiatamento e modulo. Con un pensiero preciso: rispetto sì, paura no.
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Sassuolo, Dionisi chiede coesione e coraggio
Il suo primo pensiero è per la partita con il Napoli: “Per me sarebbe un successo come squadra farsi riconoscere come gioco – afferma il tecnico del Sassuolo – sappiamo qual è la nostra identità, delle volte riusciamo a esprimerla, altre volte meno”. Ma dalle ultime sfide ha avuto ottime vibrazioni.
Dionisi chiama a raccolta i suoi con un concetto preciso: “Coraggio nel giocare”. Con il pensiero, magari, di ripetere l’impresa con il Milan. “Nelle ultime partite con il Napoli siamo partiti con l’handicap- dice – il Napoli gioca tutte le partite per vincere come è giusto che sia, un Napoli molto arrembante ci permetterà di avere occasioni”.
Sassuolo, frenare Osimhen
Un obiettivo che, per il tecnico sassuolese, passa anche per un’operazione di blindatura chiara: frenare Osimhen. E, per estensione, frenare la banda Spalletti. Elogi gli spuntano dalle labbra per Berardi ma anche per Bajrami che, dice, “a Udine ha interpretato bene il ruolo ma può fare ancora meglio”.
Sassuolo, le geometrie
Parla poi di modulo: “giocheremo a due o a tre in mezzo al campo – prosegue- ma dipende dalle situazioni, stiamo cercando di rendere più elastico il centrocampo, se non corri indietro veloce e se non copri il campo in ampiezza, il Napoli ti può far male, sono convinto che faremo una partita gagliarda”.
Serie A
Milan, Calabria: “Firmerei a vita”
Il capitano del Milan, intervistato da Radio Tv Serie A, ha parlato a 360° della sua esperienza in rossonero. Ha rivissuto tutti i momenti fino ad oggi, dalla primavera, allo scudetto 2021/2022 sino all’attuale stagione.
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Le parole del capitano del Milan
Che cos’è il Milan?
“Per me il Milan è tutto, è stata la mia vita fino ad ora. Sono cresciuto in una famiglia milanista, andavo allo stadio con loro prima ancora di indossare questa maglietta. La mia prima volta a San Siro è stata una partita di Champions League, avevo sei anni. Era un Milan incredibile, una delle squadre migliori della storia del calcio. In camera avevo il poster di Kakà con la sua classica esultanza con le dita alzate verso il cielo. Avevo anche qualche maglia non originale, perché all’epoca potevo permettermi solo quelle, ma direi che con il tempo ho potuto recuperare. Kakà è stato un giocatore straordinario, uno dei miei preferiti insieme a Shevchenko: gli idoli aiutano a sognare, speri di arrivare al loro livello.”
La sua passione.
“Io ho sempre sognato di diventare un calciatore di Serie A, avevo grande fiducia nei miei mezzi: questo penso che mi abbia permesso di emergere rispetto ad altri ragazzi che magari avevano più talento di me. Il nostro è un lavoro bellissimo, ma ho dovuto fare anche dei sacrifici. Ho rinunciato alla mia vita da teenager, ero limitato rispetto ad altri ragazzi: sono cresciuto in fretta. Nella vita da calciatore ci sono molti privilegi, ma non è scontato arrivare a certi livelli e si affrontano situazioni che per un ragazzino non sono semplici da gestire.”
Sulla famiglia.
“La mia era una famiglia normale, papà muratore e mamma impiegata. Poter dare loro una mano a livello economico è una grande soddisfazione. Loro mi hanno insegnato la fatica, anche le spese erano elevate perché dovevo andare di continuo da Brescia a Milano. La figura fondamentale è stata mia mamma, perché mi ha seguito spesso e penso che abbia sacrificato tante ore per me: tutto quello che ho oggi lo devo a lei. Il primo anno di Milan è stata dura, sentivo spesso la mancanza della mia famiglia, ma poi mi sono abituato.”
Il suo ruolo.
“Sono cresciuto nella squadra di paese come tanti ragazzi, ho tirato i primi calci al pallone a cinque anni. La passione per il calcio era dilagante, giocavamo ovunque. Sono partito come centrocampista, il primo anno a undici l’ho fatto al Milan. Mi piaceva giocare in mezzo al campo, è un ruolo che ancora oggi mi appassiona”.
Il primo allenatore a farmi giocare da terzino fu Filippo Inzaghi, che per necessità mi mise a sinistra. Feci molto bene quell’anno e da quel momento in poi sono sempre rimasto terzino. È stato un percorso utile, anche perché giocando inizialmente a sinistra ho imparato anche a usare meglio il piede mancino. Inzaghi è stato l’allenatore che mi ha permesso di fare uno switch in carriera, sia nel settore giovanile sia in prima squadra facendomi esordire“.
Lo scudetto 2021/2022
“È stato il punto più alto della mia carriera, arrivare da un periodo di difficoltà e tornare a vincere è stato bello, soprattutto per me che arrivavo dal settore giovanile. L’ho potuto fare da tifoso del Milan, è stato emozionante. Avevamo vibes positive, ci siamo trovati tutti bene, da chi era titolare a chi giocava meno. È solo così che si diventa una grande squadra.
Pioli si è inserito in un momento complicato per la squadra, ma è stato bravo perché con il tempo ci ha unito nonostante fossimo partiti con qualche difficoltà. Durante quella stagione ci sono state diverse partite decisive, come il derby vinto 2-1 contro l’Inter con gol di Giroud. Ci sono stati tanti momenti importanti, compreso qualche litigio a Milanello in cui ci siamo confrontati. Fa parte della vita, come si litiga in famiglia si litiga con i compagni, è normale che capiti”.
Il capitano del Milan
“La fascia del Milan pesa, è una tra le più importanti della storia. Hai grandi responsabilità dal punto di vista umano, è fondamentale riuscire ad essere d’esempio per tutti. È stata la fascia di Baresi, Maldini e tanti altri capitani. Paolo mi ha insegnato l’arte della pazienza, i modi e la giusta pacatezza nell’affrontare vita e sport. Firmare a vita con il Milan? Perché no, questa maglia sarà sempre parte di me, la gente sa chi sono, i bambini mi conoscono e rappresenterò sempre il Milan: continuare in questa famiglia sarebbe per me un grande onore.
La fascia a Bonucci? Fu una scelta della società, Leo si è comportato sempre bene con noi ed è stato un super professionista: posso solo parlarne bene, è una persona eccezionale. Se sono una bandiera? Se sono rimasto qui qualcosa c’è, quindi sì, posso rivedermi in questo termine. Nazionale? Ho avuto qualche infortunio a ridosso delle convocazioni, poi mister Mancini ha fatto le sue scelte, non è mio compito giudicare. Tra me e lui non è mai scattato un amore reciproco per far sì che potessi essere convocato con continuità, purtroppo anche per degli infortuni. Se arriverà la Nazionale sarà una cosa in più, è chiaro che resta un mio obiettivo.”
Su Leao.
“Leao rappresenta la gioia del gioco, ha un talento innato che gli permette di avere una marcia in più. Deve riuscire a rimanere sereno, poi il campo parla per lui: i numeri dimostrano che è un giocatore fondamentale per noi. Se diventerà più consapevole del suo talento potrà diventare il numero uno al mondo, penso sia un giocatore da pallone d’oro. A livello tecnico, con quelle caratteristiche fisiche, non ne vedo tanti. Se avesse l’istinto killer di Mbappe sotto porta penso che potrebbe vincere il pallone d’oro.”
Sulla stagione del Milan.
“Noi volevamo vincere lo scudetto, ma bisogna essere onesti: l’Inter ha fatto un campionato pazzesco, fuori dal comune. Noi stiamo facendo un gran campionato, viaggiamo allo stesso ritmo dell’anno dello scudetto. L’obiettivo era fare il meglio possibile. Seconda stella dell’Inter nel giorno del derby? È ancora presto, ci sono delle partite prima, le vogliamo vincere tutte e questo non accadrà.”
Serie A
Napoli: ecco gli esami di Kvaratskhelia!
Paura per il Napoli dopo aver visto uscire anzitempo Kvaratskhelia durante lo spareggio della sua Georgia nella partita che valsa la qualificazione ad Euro2024.
Il talento georgiano, questa mattina, è stato visitato presso il Pineta Grande Hospital dove gli è stato diagnosticato una forte contrattura del muscolo adduttore della coscia sinistra.
Kvara ha già iniziato le terapie ed ha lavorato quest’oggi in palestra.
Visto la partita all’ora di pranzo di sabato e quindi a meno di 48 ore dalla sfida del “Maradona” contro l’Atalanta, il fantasista è da ritenersi in forte dubbio.
Solo nella giornata di domani conosceremo se sarà nella lista dei convocati di Calzona.
Serie A
Fiorentina, Antognoni: “Le mie porte sono sempre aperte”
Fiorentina: Giancarlo Antognoni, in un’intervista concessa a Tuttosport, ha parlato di diversi temi tra cui il suo ritorno da dirigente in viola
L’ex campione della Fiorentina, Giancarlo Antognoni, che nella giornata di lunedì spegnerà 70 candeline, ha rilasciato un’intervista a Tuttosport.
di seguito un’estratto:
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Sul compleanno
“Mi sento bene, anche perché me ne sento almeno dieci di meno.
Festeggerò con la famiglia mentre il giorno dopo i vecchi ultrà e anche qualcuno più giovane hanno organizzato una cena al circolo della Rondinella, saremo almeno 120.
Poi a metà settimana sarò in Palazzo Vecchio invitato dal sindaco”.
Sulla scomparsa di Joe Barone
La scomparsa di Barone l’ho vissuta da fuori, ma come fu per Davide, (Astori), anche stavolta è venuto a mancare un riferimento.
Un grande dolore porta a compattarsi e sono sicuro che i viola cercheranno di ripartire”.
Su un suo ritorno in viola
“Non so, tutto può succedere, le mie porte sono sempre aperte.
Ho sempre vissuto la Fiorentina come un privilegio”.
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