Serie A
Milan, Maldini secco sui rinnovi: “Dipende da loro!”
Milan, a pochi minuti dall’inizio della sfida contro la Dynamo Zagabria ha parlato della questione rinnovi. Il ds milanista ha lanciato un messaggio non molto velato ai diretti interessati. Queste le sue parole.
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Sul percorso Champions
“Non siamo pronti forse per arrivare già quest’anno in finale, ma ho detto che sognare è comunque doveroso. Il Milan è una squadra che le altre grandi non vorrebbero affrontare, anche se gli investimenti non sono pari alle prime quattro in Champions”.
Sul mercato
“Sono molto contento del gol che abbiamo fatto, chiaramente gli obiettivi strada facendo. Credo che la strada quest’anno sia più forte di quella dello scorso anno”.
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Sul rinnovo di Leao
“Abbiamo già iniziato a parlare da tempo con Rafa, Bennacer e Kalulu. Tutti i rinnovi possono essere semplici o complicati: la volontà del giocatore fa tanto, perché la volontà del club c’è”.
Sul ruolo di dirigente
“In tribuna si soffre di più rispetto al campo, non riesco a stare fermo. Chiedo a Massara delle cose durante la partita e lui non mi risponde. Faccio davvero fatica, ma ci si abitua a tutto”.
Sul cambio di proprietà e la strategia
“Andare oltre le proprie possibilità no, ma le possibilità del Milan già quest’anno e l’anno prossimo saranno superiori, avremo ricavi più alti per investire sulla squadra. Il lavoro difficile è stato fatto, naturalmente per andare a competere per la coppa ci vuole qualcos’altro. E’ quasi un calcolo matematico. Su 16 squadre qualificate 14 avevano ricavi più alti. Sognare è doveroso, se no non sarei qui e non avrei fatto quello che ho fatto in carriera”.
Serie A
Panchina Milan, Sacchi: “Perché non tenere Pioli?”
La panchina del Milan è uno degli argomenti più scottanti del momento. Ne ha parlato stamattina, dalle pagine della Gazzetta dello Sport, anche Arrigo Sacchi.
L’ex allenatore rossonero Arrigo Sacchi ha voluto dire la sua in merito alla panchina del Milan, sulla quale ancora siede, tra mille polemiche, Stefano Pioli.
Ecco che cosa ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport in edicola stamattina.
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Panchina Milan, le parole di Arrigo Sacchi
Su Pioli
Sull’attuale allenatore Sacchi esprime, tuttavia un giudizio positivo. Queste le sue parole al quotidiano: “Perché non tenere Pioli? Considero la sua esperienza positiva: ha vinto lo scudetto in una società che spende meno della avversarie e quest’anno dovrebbe arrivare secondo.
In più sarebbe importante capire chi ha scelto i giocatori del Milan, perché se li hanno scelti i dirigenti allora le responsabilità sono da dividere a metà. Io penso che Pioli meriti rispetto per quello che ha dato e per come si è comportato. È un allenatore che ha saputo migliorarsi nel corso del tempo e seppur abbia commesso degli errori, sbagliare è umano e lui ha avuto l’umiltà di mettersi in discussione e ammetterli”.
Su un successore estero
Riguardo la nazionalità di un possibile successore di Pioli, Sacchi evidenzia la maggiore difficoltà di adattamento che avrebbe un tecnico straniero: “Ho letto molti nomi di allenatori che apprezzo per la futura panchina del Milan ma sembra non si sia tenuto in considerazione un aspetto fondamentale, ossia che se per un giocatore straniero è complicato inserirsi nel calcio italiano, per un allenatore lo è ancora di più.
Secondo me ci vogliono due stagioni per capire che cosa è e come è il nostro campionato, indipendentemente dal valore degli allenatori”.
Sul successore più adatto
Riguardo i candidati più adatti a succedere a Pioli, Sacchi non ha dubbi: “Punterei su un allenatore top alla Klopp, Ancelotti o Guardiola ma se questi sono nomi che non possono arrivare un nome che mi piace è De Zerbi. Lui sarebbe un tecnico che potrebbe far bene perché viene da esperienze importanti che lo hanno fatto maturare”.
Serie A
L’ego di Immobile gli consentirà di rimanere a fare il terzo?
Ciro Immobile ha ancora un anno di contratto, eppure le sue strade e quelle della Lazio potrebbero dividersi questa estate.
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Immobile, dalla lite con Klopp alla fuga da Siviglia
Quella della mancanza di un vice-Immobile credibile e affidabile è sempre stato uno dei principali problemi della storia recente della Lazio. Il nativo di Torre Annunziata è senz’altro uno dei giocatori più importanti della ricca storia bianco celeste, ma ha sempre avuto il problema di essere l’epicentro offensivo della sua squadra.
Anche se sarebbe meglio dire “ha sempre voluto“. Sì, perché non tutti sanno che la scelta di non investire su un sostituto di Immobile non è da demandare alla società (come erroneamente fanno molti tifosi, ansiosi di scaricare tutti i problemi della Lazio su Lotito) ma una volontà esplicita e dichiarata del giocatore.
Insider tedeschi, dalla nota e comprovata affidabilità in patria, riportarono a lungo (ai tempi della sua militanza nelle fila del Borussia Dortmund) di alcune richieste dell’attaccante napoletano, ritenute “inaccettabili” dallo staff tecnico di Jürgen Klopp. Immobile si lamentò con la proprietà giallo nera dopo l’acquisto dell’attaccante colombiano Adriàn Ramos, che, sempre secondo il partenopeo, avrebbe rischiato di togliergli spazio.
Le reiterate rimostranze di Immobile portarono a un’accesa lite con il tecnico teutonico, che infatti, da quel momento in avanti, concesse pochissimo spazio al giocatore italiano. Complice anche l’esplosione di Aubameyang, che Klopp trasformò da esterno a centravanti per disperazione nei confronti dei suoi attaccanti, Immobile giocò da titolare soltanto due delle ventuno gare successive alla lite.
Ciro furioso chiede un confronto a Tudor
Un atteggiamento che si è poi ripetuto anche a Siviglia (dove non ha attecchito) e a Roma. Dove, complice anche il suo peso all’interno dello spogliatoio, è stato più facile far sentire la sua voce. Ricordiamo che questa non è una situazione inusuale alla Lazio, dato che anche Rocchi ai suoi tempi chiese a più riprese la cessione di giocatori che avrebbero potuto minare la sua titolarità: come Djibril Cissé o il “caso Zarate“.
Una presa di posizione avallata dalla società sinché il bomber bianco celeste è riuscito a garantire una media realizzativa fuori dall’ordinario, ma che è stata sconfessata già questa estate quando il suo preparatore personale lo redarguì sull’impossibilità di disputare una stagione intera da titolare.
Le condizioni fisiche di Immobile spinsero quindi la società a fare un investimento importante su Castellanos e ovviamente lui non ha gradito la scelta. Lo riporta il “Corriere dello Sport“, secondo le cui fonti Immobile si sarebbe lamentato con la società dello scarso minutaggio e avrebbe chiesto un confronto privato con Tudor.
Il dubbio di Immobile fra Lazio, MLS e Arabia
La risposta di Lotito, sempre stando a quanto riportato dal CdS e da “Il Messaggero” che sono le fonti più affidabili per quanto concerne la Lazio, sarebbe stata la seguente. Nonostante un ingaggio pesante, da quattro milioni netti a stagione, nessuno alla Lazio ha fretta di liberarsi del proprio capitano.
La società è grata a Ciro per ciò che ha fatto per la Lazio in questi anni e lo dimostrerà non mettendolo alla porta alla prima occasione utile, ma è stanca delle sue bizze caratteriali e lo avrebbe informato di non essere più una prima scelta. Addirittura il tecnico croato avrebbe chiesto a Fabiani di acquistare un altro centravanti a prescindere dalla permanenza o meno del capitano oltre il mercato estivo.
Dacché era il totem assoluto della squadra, per Immobile si prefigura un ultimo anno a Roma da seconda se non addirittura terza scelta. La posizione del tecnico e della dirigenza è chiara, ora la palla passa a Ciro che dovrà giocoforza fare una scelta. Seguire l’esempio di Vardy, che è rimasto al Leicester nonostante la nutrita concorrenza e si è (ri)guadagnato la titolarità a suon di gol, oppure cedere alle lusinghe arabe (ma anche americane) e abbandonare la Capitale con un anno d’anticipo rispetto alla scadenza.
Serie A
Fiorentina, un tour de force per vincere
La Fiorentina sta ingranando in questo finale di stagione
La Viola ha stravinto contro il Sassuolo in campionato con la certezza di avere una squadra in grado di giocare contro chiunque. Il 4-2-3-1 offensivo permette ai toscani di non dare certezze agli avversari con il solito Lucas Martinez Quarta che riesce a regalare quel quid in più sia all’intera retroguardia che in fase offensiva. L’unico neo della Fiorentina è l’efficacia sotto porta con nessun centravanti in grado di spostare gli equilibri in mezzo al campo. L’arrivo di Andrea Belotti non ha sconvolto, più di tanto, le difese avversarie.
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