Serie A
Juventus, ritrovare il DNA bianconero per migliorare la fase difensiva
La Juventus con Spalletti sta cominciando gradualmente ad ingranare. Un aspetto su cui bisogna lavorare è ovviamente la fase difensiva.
La squadra bianconera è reduce da una bella vittoria in Champions League nella gelida Norvegia. Il trionfo maturato nel finale in una gara così ostica, potrebbe aver lasciato un’energia positiva nell’ambiente, che può sicuramente essere d’aiuto per il proseguo della stagione.
Con l’arrivo di Spalletti sulla panchina della Juve, forse ci si poteva aspettare una reazione più radicale ed evidente quantomeno dal lato caratteriale fin da subito.
In realtà, nonostante il cambio di allenatore, la squadra non è riuscita a ritrovare il tanto bramato “DNA bianconero“, che ormai si è smarrito da variate stagioni. Quello spirito combattivo, determinato e battagliero, che ha caratterizzato la Juventus per lunghi tratti della sua storia.

Giorgio Chiellini (Juventus) portrait during italian soccer Serie A match Hellas Verona FC vs Juventus FC at the Marcantonio Bentegodi stadium in Verona, Italy, October 30, 2021 – Credit: Ettore Griffoni
Juventus, ritrovare l’identità per migliorare la fase difensiva
Riuscire a ritrovare questa identità, aiuterebbe a migliorare sicuramente una fase difensiva fin qui non ottimale. Con Spalletti in panchina la Juventus ha subito 5 gol in 5 partite tra tutte le competizioni.
Ovviamente pesa moltissimo l’assenza di Gleison Bremer, difensore capace di tenere in piedi un reparto. Non è ammissibile però, che una società come la Juve, reduce dall’esperienza della scorsa stagione, non decida di acquistare un valido sostituto.
La squadra bianconera nel reparto difensivo ha sicuramente dei buoni calciatori, ma al netto del brasiliano, nessuno di questi è in grado di far fare il salto di qualità alla Vecchia Signora.
Il tema Koopmeiners

Teun Koopmeiners perplesso ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Spalletti ha deciso di reinventarsi Koopmeiners nella posizione di braccetto sinistro. L’olandese ha dichiarato di sentirsi più a suo agio in un ruolo di questo tipo, piuttosto che sulla trequarti offensiva, dove ha fatto le fortune dell’Atalanta.
Il giocatore però, ha una evidente predisposizione nell’impostare l’azione, nel palleggio e nel far girare la squadra, ma è decisamente meno adatto ad una fase difensiva vecchio stampo.
Deve sicuramente riabituarsi alla lotta con l’attaccante, al duello e alle letture difensive. Nonostante un rendimento piuttosto positivo fino a questo momento, per caratteristiche è un giocatore decisamente distante dal famoso “DNA juventino”.
Serie A
Mario Rui: “Kvara e Osimhen sono fuoriclasse. Napoli-Juve? Spalletti in panchina… sarebbero dolori per tutti”
Mario Rui racconta a Tuttosport il legame con Napoli, Spalletti, la Juve e il futuro dopo lo scudetto conquistato con i partenopei.
Mario Rui, ex terzino del Napoli e protagonista dello scudetto sotto la guida di Luciano Spalletti, oggi in panchina alla Juventus, ha parlato a Tuttosport in una lunga intervista in cui ha raccontato il suo rapporto con il Napoli, il tecnico toscano e le prospettive future della sua carriera.
Le parole di Mario Rui
“La voglia di calcio è tantissima, anche se mi sono preso un periodo per dedicarmi alla mia famiglia. Mi alleno molto e credo di essere vicino a ricominciare”.
Possibile un ritorno in Serie A?: “Ci sono state opportunità, ma l’anno scorso non riuscivo a immaginarmi con una maglia diversa dal Napoli. Penso che ripartirò dall’estero: sto bene e posso dare ancora tanto”.
Il legame con Napoli resta incancellabile: “Immortale” è una parola enorme, ma quello scudetto è stato qualcosa di indescrivibile. Le basi le mettemmo a Dimaro: tutti ci davano per ridimensionati, tranne Spalletti. Lì diventammo un blocco unico”.
Quasi inevitabile, dunque, il passaggio del tecnico toscano alla Juventus: “Non mi ha sorpreso, è il migliore, l’allenatore più affidabile. Alla Juve serviva uno come lui”.
Sul rapporto speciale con Spalletti: “Mi ha voluto bene, non mi ha lasciato nei momenti difficili. Il merito dello scudetto è suo all’80%: viveva a Castel Volturno, ha sacrificato tutto”.
Su Conte: “Mi ha colpito subito. Pensavo fosse un tecnico difensivo e invece ha trasmesso una mentalità vincente immediata. Sia lui sia Spalletti sono persone oneste e dirette: rarità nel calcio”.
Su McTominay: “McTominay si vedeva subito che fosse un campione. Kvara e Osimhen sono fuoriclasse: Victor può giocare ovunque nel mondo”.
Sul duello Scudetto: “Se la Juve vince può tornare in corsa, anche se è difficile. Il Napoli sta facendo bene: più competitivo nei reparti e più forte, paradossalmente, dopo l’emergenza infortuni”.
Su Napoli–Juve: “Non so come finirà, ma sarà una partita chiave. Se vince la Juve rientra nella lotta scudetto. Se vince il Napoli manda un segnale pesantissimo al campionato. E con Spalletti in panchina… sarebbero dolori per tutti”.
Serie A
Sassuolo, Grosso: “Paura? Non mi entusiasma come termine. Preferisco rispetto”
Il tecnico del Sassuolo Fabio Grosso ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match contro la Fiorentina in programma domani alle 15:00.
Nell’ultima gara di campionato il Sassuolo è caduto sul campo del Como. Domani a Reggio Emilia arriva la Fiorentina di Vanoli: una squadra in evidente crisi che ha bisogno di rialzarsi. I neroverdi devono provare ad approfittare del momento negativo degli avversari per ritrovare i 3 punti. Della partita ha parlato il tecnico del Sassuolo Fabio Grosso.
Sassuolo, le parole di Grosso
C’è una vaga aria di trappola…
“Io ho già risposto su questa parola, non ci sono trappole per noi che arriviamo in questo tipo di campionato. Sappiamo tante cose ma per me la cosa fondamentale è riuscire a capire quanto sarà importante fare una bella partita, piena sotto tutti i punti di vista, perché l’avversario è di livello, che ha delle difficoltà che vuole superare. Per me è importante che ci concentriamo su noi stessi, riuscire a fare una grande partita perché per fare un bel risultato ci sarà bisogno di grande intensità, qualità, spirito di sacrificio e voglia di ottenere un bel risultato”.
Quanto conta la testa?
“Per me tantissimo ma conta in tutte le partite perché ti fa riconoscere le situazioni, ti fa rimanere dentro le situazioni, ti aiuta a cercare soluzioni. È un aspetto fondamentale su cui proviamo a lavorare e a stuzzicare tanto e che poi ti permette di tirare fuori tutto: senza il cervello tutto il resto diventa secondario”.
L’assenza di Berardi ormai è nota: gioca Volpato al suo posto?
“Molto probabilmente penso che giocherà Cristian. L’assenza di Berardi riguarda un giocatore fortissimo per noi ma sappiamo quello che è successo, ci è dispiaciuto tantissimo e quindi devi essere bravo a farlo diventare opportunità”.

DOMENICO BERARDI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Recupera qualcuno?
“Chi non c’era non c’è, si aggiunge Domenico e tutti gli altri che dovremmo essere a disposizione, dovremmo essere 19 giocatori di movimento e 3 portieri”.
Quanto conterà l’aspetto psicologico? Loro hanno voglia di rivalsa…
“Tutto quello che riguarda loro lo conosciamo, sappiamo che partita hanno intenzione di fare, hanno detto e ripetuto che vogliono ripartire ma noi possiamo essere concentrati su quello che vogliamo fare noi, hanno a disposizione tanti ragazzi, possono giocare tante modalità di gioco, ho letto che potrebbero cambiare e tutto questo deve farci alzare il livello di presenza, di intensità, di riempire la gara in tutti i momenti, fare partita piena sarà la cosa più importante per noi”.
C’è la consapevolezza di non voler ripetere l’atteggiamento contro il Genoa che era ultimo in classifica così come la Fiorentina? Cosa deve fare Volpato per convincerla?
“Volpato non deve convincermi, sono molto convinto delle qualità che hanno i miei ragazzi, qualcuno ha potenzialità e questo vuol dire che questo potenziale va riempito. L’obiettivo è fare una bella prestazione a prescindere da quanti errori si commettono. Gli errori ci saranno sempre ma l’importante è il modo con cui si affrontare l’errore e non è facile, è avere quella bravura d’insieme, stare dentro la partita”.
Quanta paura c’è, se c’è paura, di diventare la prima squadra a concedere una vittoria a un avversario che non ha mai vinto?
“Non mi entusiasma paura come termine per chi pratica sport. È fondamentale avere grande rispetto per l’avversario, timore per le caratteristiche dell’avversario, ma questo deve poi stuzzicare le tue caratteristiche per dare il massimo, a prescindere dalla loro ripartenza da quello che si dice fuori su questo, lo sapevamo anche se non fosse stato detto fuori, a noi interessa quello che vogliamo noi sapendo che le partite sono difficili, penso che questa è una squadra che aveva tantissimi punti in più l’anno scorso quasi con gli stessi interpreti, l’importante è fargli trovare di fronte un avversario che ha la stessa fame e la voglia di fare bene”.
Con il Como al posto di Pinamonti è entrato Moro e non Cheddira. Ultimamente Walid ha giocato da esterno: può diventare un’opportunità per lui l’infortunio di Berardi e perché gioca poco da attaccante? Questione di caratteristiche?
“A differenza di Moro che quando è entrato a Como per me ha fatto una bella gara e sono contento di come è entrato, mi dispiace per l’occasione che ha avuto nel finale, lui, Cristian e Muharemovic, perché poi le gare cambiano. La differenza è che Luca è un centravanti a tutti gli effetti, Cheddira è un centravanti, lo sa fare, ma ha le caratteristiche per giocare da attaccante esterno, forse lo fa con meno qualità rispetto agli esterni che abbiamo noi ma lo fa con una cattiveria e intensità molto alta. Col Como ho preferito Moro perché pensavo molto utile come in realtà è stato, giocatore che collega il gioco, con Walid invece potevamo andare di più negli spazi. Se avessimo riaperto la gara sarebbe stato diverso ma sono contento dei ragazzi che ho, abbiamo 6 giocatori offensivi, senza contare Pierini che può diventare anche il sesto nelle rotazioni a centrocampo. Sono tutti importanti, tutti devono sentirsi importanti”.
Serie A
Inter, mistero Darmian: il rientro slitta nel 2026
Il nuovo tecnico dell’Inter sta facendo a meno ormai da mesi di un giocatore di cui si parla poco, ma che è di grande utilità per la squadra: Matteo Darmian.
A partire dalla gestione di Antonio Conte, Darmian è sempre stato un calciatore indispensabile: sempre disponibile, duttile ed affidabile. Nella stagione 2021 l’esterno ha anche messo a segno due gol fondamentali in chiave scudetto che sono valsi 6 punti contro Cagliari ed Hellas Verona.
Con Inzaghi la musica è stata la stessa, con l’ex Manchester United che veniva spesso utilizzato sia da quinto che da braccetto di destra. Quest’anno invece, probabilmente a causa dell’età, qualche problema fisico di troppo lo sta tenendo lontano dal campo e a Cristian Chivu sta mancando quella sicurezza e quella garanzia di prestazione, che trasmette un giocatore come Darmian.
La sua presenza avrebbe sicuramente aiutato l’inserimento di Luis Henrique, ma soprattutto avrebbe dato al tecnico un’alternativa più conservativa sulla fascia destra, dove ci sono in rosa tanti giocatori propensi ad offendere come il brasiliano, Dumfries e Andy Diouf.

Milano, Italy. 5 February 2023 . Matteo Darmian of Fc Internazionale during the Serie A football match between Fc Internazionale and Ac Milan.
Inter, Darmian torna nel 2026
Darmian è ormai fuori da ottobre per un problema al polpaccio. Il giocatore però sembra non aver ancora smaltito l’infortunio ed avrà bisogno di tempo per recuperare lo stato di forma.
Il suo ritorno, che inizialmente era previsto per il mese di dicembre, sembra avere tutti i presupposti per slittare al nuovo anno, ovvero a gennaio 2026.
Chivu nel frattempo sulla corsia di destra ha riscoperto il francese Diouf, ma per ritrovare l’affidabilità e l’esperienza di Darmian, dovrà aspettare ancora per un po’.
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