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Del Piero a Buffa Talks: “Con Zidane c’era sinergia. Un ritorno alla Juve? Non sporcherò mai il mio legame con la società. Su Baggio e Trezeguet…

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Del Piero, FIGC

Al Federico Buffa Talks in onda su Sky, Alessandro Del Piero è stato intervistato in esclusiva in occasione del suo 50º compleanno, che l’ex capitano della Juventus festeggerà oggi, 9 novembre.

Nell’intervista con Buffa, Del Piero ha riflettuto su momenti importanti della sua carriera e sulla sua esperienza come icona del calcio italiano e internazionale.

del piero

Laureus Academy Member Alessandro del Piero poses with The Laureus World Sports Award trophy during the Laureus World Sports Awards 2024 nominations announcement at Real Casa de Correos on February 26, 2024 in Madrid, Spain

Le parole di Del Piero a Sky

FIRMA IN BIANCO – “In quel periodo si parlava tanto di Juve e Milan per il mio futuro. La stagione prima del mio passaggio in bianconero sono andato a Udine per vedere la Juve, era la prima volta per me ad una partita di Serie A. Avevo un appuntamento con Boniperti, che intanto aveva già concluso l’affare con il Padova. Per me ovviamente era un’icona, una persona vincente. Sono entrato con il mio procuratore nel suo ufficio e mi ha detto subito: ‘Firmi qui, per la cifra non si preoccupi. La metto poi io’. Ho firmato in bianco cinque anni contratto, a me arrivando dal nulla andava bene tutto. La Juventus a 18 anni: un’opportunità meravigliosa. La mia carriera alla Juve è iniziata e finita con un contratto in bianco. Sono stati due momenti totalmente diversi, ma uniti da questa simbologia”.

L’ULTIMO CONTRATTO – “Quella decisione nasce da alcuni mesi difficili. La squadra andava male e si parlava tanto del mio contratto soprattutto dal punto di vista economico. Io avevo sempre sottolineato come non fosse quello il problema, probabilmente era fatto anche per mettermi un po’ in cattiva luce. Per questo motivo ho poi annunciato pubblicamente che avrei firmato in bianco. E’ una decisione che nasce però dal 2006 dopo la retrocessione in Serie B. Lì è iniziato un percorso che ci ha visto finire nel baratro, ma che io non volevo accettare. Il mio desiderio era lasciare una Juve vincente come l’avevo trovata io nel 1993. La mia idea in quel momento era quella di vincere ancora. Nel 2011 quindi ho firmato in bianco per togliere tutti i dubbi sul mio conto, le mie motivazioni erano solo legate al campo e al legame con la Juventus. Quello che mi è successo in 19 anni con quella maglia ha dell’incredibile”.

SERIE B – “Entrando in campo a Rimini pensavo che solo un mese e mezzo prima ero a Berlino a sollevare la Coppa del Mondo. Ero comunque sereno perché essere lì in Serie B era una mia scelta. Il momento era drammatico anche per come ci vedeva la gente e per quello che pensavano di noi. C’era tanto odio nei nostri confronti, eravamo i capri espiatori di quella situazione. Ma ho giocato con compagni straordinari in Serie B. Per la Juve era un momento di ricostruzione, avevamo delle posizioni scoperte e anche la penalizzazione di -17 che ci era stata inflitta in classifica. Per tutte le squadre era la partita della vita, non potevamo permetterci tanti sorrisi”.

VITTORIE – “La prima cosa che ricordo è la vittoria del campionato Primavera e del Torneo di Viareggio con la Juve che mancavano da più di 30 anni. La mia prima stagione è stata divisa tra prima squadra e Primavera. Avevo grande voglia di competere, di vincere e di primeggiare. Cercavo di raccogliere ogni stimolo possibile. Per me il calcio è stato il mio sfogo, credo sia fondamentale per ogni bambinoNon so se è in me è stata più grande la voglia di vincere o l’odio di perdere”.

SOSTITUIRE BAGGIO – “Quando ho iniziato a segnare così era un periodo in cui cuore e istinto per me erano molto più avanti della mente. Con la testa lavoravo sul non mollare mai e sulle responsabilità che avevo nel sostituire Baggio alla Juve. Con lui ho fatto due anni, gli parlavo in dialetto anche se ero molto timido all’inizio. Io avevo 18 anni e lui aveva vinto il Pallone d’Oro. Ho vissuto il suo addio alla Juve che è stato molto doloroso. Io sarei dovuto andare in prestito, si parlava molto del Parma. Alla fine sono però rimasto e dalla sconfitta contro il Foggia ho iniziato a giocare da titolare con il passaggio ai tre attaccanti. Con quel modulo doveva esserci un grande sacrificio da parte nostra, non eravamo molto abituati. C’era la necessità di coprire il campo e alzare l’intensità. Sapevamo che in questo modo potevamo vincere, Vialli aveva tutte queste qualità”. 

ZIDANE – “L’ho vissuto da compagno e poi anche da avversario. La cosa che mi è sempre piaciuta è che tra noi c’era una sinergia mai vista. Lui è diventato Zidane alla Juve, poi forse l’ha dimostrato di più per certi aspetti al Real Madrid perché ha vinto la Champions League. A Torino però si è formato sotto tanti aspetti, gli volevamo tanto bene e lo apprezzavamo per il ragazzo che era”.

TREZEGUET – “Io ero portato a fare assist per lui, sapeva esattamente cosa avrei fatto in campo. Aveva un istinto killer pazzesco ed era capace anche di muoversi per creare lo spazio. Aveva un’intelligenza disaramente e poteva segnare in qualsiasi modo. Faceva delle cose incredibili”.

RITORNO ALLA JUVE – “Io credo che una persona, o più di una persona nell’entourage di una società, che abbia partecipato alla storia del club debba esserci e debba ricoprire mansioni. Il legame che ho con la Juventus, e con Juventus parlo di tutte le persone che hanno con me partecipato nel percorso che rimane bello come all’epoca, io non lo sporcherò mai con niente se dovessi mai ricoprire un ruolo in questa società”

Serie A

Serie A, quanti infortuni! Il bilancio parziale della 15esima giornata

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Serie A, Fonseca del Milan

Giunta alla 15esima giornata, ancora in corso, la Serie A sta mietendo nuove vittime: ecco tutti gli infortunati di questa giornata finora.

Non c’è tregua, per i club di Serie A: più si va avanti con le giornate, più le infermerie si affollano.

È il caso del Milan, alle prese con l’infortunio al polpaccio di Pulisic, che rischia di saltare anche il Genoa. Per il centrocampista rossonero la prospettiva più realistica è quella di tornare disponibile nel 2025. Di certo salterà la sfida contro lo Stella Rossa.

Venerdì l’Inter ha dovuto fronteggiare l’infortunio di Bastoni durante la partita contro il Parma: non sembra essere nulla di grave, ma le sue condizioni verranno monitorate in questi giorni.

Grave e preoccupante l’infortunio del bianconero Cambiaso, infortunatosi alla caviglia nel corso di Juventus-Bologna in un contrasto con Ndoye. Dovrebbe essere indisponibile in occasione della partita di Champions contro il Manchester City.

Brutte notizie anche per il Lecce, che ieri sera ha fatto portare via in barella Gaspar durante la partita Roma-Lecce: si attendono accertamenti, ma l’infortunio interesserebbe il ginocchio sinistro, che ha subito una torsione innaturale. Incerti i tempi di recupero.

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Serie A

Fiorentina, qualcuno rischia il posto

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palladino

La Fiorentina è attesa alle 12.30 al Franchi dal Cagliari, la prima partita del campionato dopo l’incidente occorso a Bove.

I viola sono chiamati a rispondere alla chiamata del campionato, dopo che la gara degli ottavi di Coppa Italia li ha visti uscire malamente contro l’Empoli. Nell’aria del Franchi, nel cuore e nella testa dei giocatori, inevitabilmente il pensiero correva ad Edoardo Bove, colpito da un infortunio che poteva costargli la vita e fortunatamente, secondo le ultime indiscrezioni, potrebbe costargli solo la carriera in Italia.

Per sostituire Bove ci sarà Sottil, che in questo primo scorcio di stagione sta mostrando segnali di crescita importanti. Il figlio d’arte è sicuramente un giocatore più offensivo rispetto all’ex Roma, che svolgeva il ruolo di tuttocampista partendo dalla fascia sinistra, tra inserimenti e ripiegamenti.

Fiorentina, Colpani rischia il posto?

Chi è chiamato a dare risposte, e nella gara di oggi potrebbe rischiare il posto, è Colpani: contro il Cagliari Ikoné potrebbe soffiargli la maglia da titolare.

Per Andrea Colpani una stagione fin qui anonima, i tifosi e tutta la società viola si aspettano di più dal giocatore voluto fortemente da Palladino dal Monza. Per Colpani che dovrebbe accendere la luce del gioco viola, una sola gara illuminante e da illuminato, quella di Lecce dello scorso 20 ottobre quando realizzò una bella doppietta.

Prima e dopo qualche spunto, qualche giocata, ma pochissima continuità e rendimento per un giocatore pagato 4 milioni per il prestito oneroso con un diritto di riscatto fissato a 12. Cifra che difficilmente la Fiorentina spenderà la prossima estate se le prestazioni non aumenteranno di livello.

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Serie A

Roma-Lecce, Ranieri: “Pellegrini? Quando sarà spensierato giocherà”

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Roma-Lecce, Claudio Ranieri

A Roma-Lecce ieri i giallorossi hanno trionfato in casa 4-1. Nel post-partita mister Ranieri ha commentato la partita e ha parlato di alcuni giocatori.

Ecco che cosa ha detto ai giornalisti il tecnico della Roma Claudio-Ranieri nel post-partita di Roma-Lecce.

Roma-Lecce, le parole di Claudio Ranieri

Partiamo dalla produzione offensiva: 23 tiri totali, di cui 9 nello specchio. E ne avete concesso solo uno al Lecce.

“La prestazione è stata gagliarda, come avevo chiesto, contro una squadra abituata a lottare. Noi dovevamo mettere in campo lo stesso ardore che avrebbe messo in campo il Lecce.

Poi, se avevamo più qualità, avremmo dovuto dimostrarlo. Ma tu dovevi pareggiare proprio la voglia di lottare su ogni palla, e la squadra lo ha fatto.

Io sono contento perché parecchi singoli avevano bisogno di questa fiducia, di questa autostima, e hanno fatto una buona partita.

Nel secondo tempo abbiamo sofferto un po’ all’inizio, poi quando ho messo Pisilli si sono fermati, perché con un centrocampista in più ci siamo riquadrati”.

Pisilli ha quasi spaccato la partita, quando è entrato, per il modo, per l’approccio.

“Giocavamo con tre di loro contro due di noi, Koné e Paredes, e non potevamo tenere ancora i due trequartisti insieme a Dybala. Per cui mi è sembrato più logico dare una consistenza maggiore al centrocampo mettendo Pisilli, che è una gran bella mezzala. L’ho detto l’altro giorno: mi mancava, perché sa tirare in porta, sa inserirsi, sa fare diverse cose. È giovane, ma ha già un buon futuro.

Sono contento per la squadra, sono contento per i tifosi soprattutto. Ho sentito che parlavate del Presidente. Io non voglio difendere nessuno, perché non sono l’uomo indicato. Però, ho chiesto al mio addetto stampa: quali sono i presidenti americani in Serie A? Sono tanti, e io non li ho mai sentiti parlare. È un loro modo di agire.

Mettono delle persone, si fidano di loro, poi se le cose vanno male ci rimettono loro i soldi. Io mi auguro che abbiano scelto le persone giuste, perché siamo tutti sempre sul chi vive. Cerchiamo di fare le cose come meglio crediamo, e loro sono fatti così.

Io non ho sentito nessuno degli altri presidenti americani, perché loro evidentemente demandano, vogliono gestire la cosa in questa maniera, e parlano il minimo indispensabile. Naturalmente, parlano con gli operatori e i dipendenti della loro squadra, e sperano che tutto vada al proprio posto”.

È una rosa un po’ squilibrata, perché oltre ai giocatori che abbiamo visto oggi, tu hai anche Soulé, Pellegrini e Baldanzi che possono giocare dietro le punte, mentre magari sei un po’ corto sugli esterni, che è un altro punto fondamentale del gioco della Roma: pensi di cambiare qualcosa? Come la risolvi?

“Non ve lo dico (ride, ndr). Avete visto che ho fatto giocare Saud, un ragazzo che ha una grossa velocità. Per cui, quando è uscito Celik – fortunatamente, non si è infortunato – ho messo lui perché è molto veloce. E sono contento.

Nel primo tempo era fin troppo timido, non gli davamo la palla. Avevo detto: non entriamo sempre centralmente, perché abbiamo perso due, tre palle che avrebbero potuto costarci care nelle loro ripartenze.

Ma va bene così. Quando si vince, sono tutte rose e fiori. Però noi non stiamo ancora nemmeno mettendo il primo mattoncino: siamo ancora nella fase in cui portiamo il cemento per costruire le fondamenta. Perché questa squadra deve fare di più, non si deve accontentare. Però, le cose si fanno piano piano”.

Pensa di recuperare anche Pellegrini?

“Sicuramente. L’ho detto quando sono arrivato, ho avuto in carriera due splendidi centrocampisti che sanno fare gol: uno è Lampard e l’altro è Pellegrini. Ma Lorenzo è triste, perché non è il solito romano menefreghista. Lui avverte tutto il peso addosso, e questo non va bene. Deve giocare con spensieratezza. Quando lo rivedrò così spensierato, lui giocherà”.

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