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Vlahovic stappa la Viola. Le pagelle di Fiorentina-Monza

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Conte

Vlahovic e Montiel sono la meglio gioventù viola, entrano in campo e scacciano le paure che si erano addensate sulla testa dei tifosi gigliati: salutare la Coppa Italia quando gli altri supporters sono ancora, beatamente, sotto l’ombrellone. A nove minuti dalla fine il Monza di Berlusconi, Galliani e Brocchi era in vantaggio di un gol al Franchi, a coronamento di una partita perfetta dei brianzoli, ma il ciclone serbo, supportato dal fruscello spagnolo, ha ribaltato la partita.

La partita

La Fiorentina, ancora indietro fisicamente e con alcune importanti caselle ancora da riempire, si è fatta soffocare dall’imbuto messo in campo da Brocchi che con i suoi ragazzi colpiva efficacemente in contropiede. Occasioni la Viola ne ha avute, il solito gladatorio e un po’ confusionario Chiesa, un buon Boateng e qualche spunto di Terzic non sono stati sufficienti, però, a far soffrire il portiere brianzolo Lamanna; così senza subire troppo il bomber Brighenti ha portato in vantaggio il Monza poco dopo la mezz’ora del primo tempo. E senza patire durante il resto della gara, Brocchi e i suoi sono arrivati ad accarezzare il sogno fino all’81’, quando il neo entrato Vlahovic ha svoltato la partita viola, ripetendosi una manciata di minuti dopo. Un uno-due che ha messo ko la squadra, ricordiamo di Serie C, di Berlusconi. Chiesa al novantesimo ha chiuso il fin troppo largo risultato.

Le pagelle

Dragowski 6 – Impreciso nei rilanci con i piedi. Non può far nulla sul gol, anzi una paratissima di piede nei primi minuti su Brighenti

Lirola 5,5 – Inizia con qualche buon sprint, è correo nell’azione del gol di Brighenti non chiudendo bene la diagonale. Esce per un piccolo infortunio Dal 48′ Venuti 6– Entra bene, offre un buon sostegno alla fase offensiva.

Milenkovic 5,5 – Nessun errore particolare, ma non offre la sicurezza da veterano a Ranieri. Indietro nella condizione.

Ranieri 6 – Il giovane ripaga la fiducia di Montella, nessun errore particolare anche se qualche volta la difesa viola si fa prendere d’infilata.

Terzic 6 – Una bella scoperta il piede mancino di questo giovane serbo. Nel primo tempo offre un paio di cross interessanti. Nell’azione del gol non chiude benissimo l’avanzata del terzino di Brocchi.

Pulgar 6 – La cosa più importante è a metà secondo tempo, un recupero di ottanta metri su Chiricò solo davanti a Dragowski: salva risultato e qualificazione.

Badelj 5,5 – Il solito passo, ma anche la solita lucidità. Solo che i compagni non si muovono troppo e lui va un po’ in difficoltà.

Benassi 5,5 – Di lui si ricorda un tiro svirgolato che poteva rimettere in parità la gara, poi poco altro. Dal 74′ Vlahovic 8 –  Due gol, il primo strepitoso. Assist anche per il 3-1 di Chiesa. L’arma che annienta il Monza, chissà non sia lui il titolare della prossima Viola: Montella doveva avere più coraggio e inserirlo prima.

Chiesa 7 – Il solito Chiesa, si prende la Viola sulle spalle a testa bassa e crea. A volte s’intestardisce, ma teniamocelo stretto!

Boateng 6 – Falso nueve, prova a far giocare i compagni. Lo fa in maniera più che sufficiente: trova anche il gol, bellissimo, ma viene annullato per fuorigioco.

Sottil 5,5 – Un passo inidetro rispetto all’amichevole col Galatasaray, quando si accende però è una spina nel fianco. Sarà un cambio determinante per Montella. Dal 64′ Montiel 7,5 -Il classe 2000 spagnolo insieme a Vlahovic ribalta la gara, tocchi e assist per il gemello serbo. Determinante.

 

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Assemblea ECA, Al-Khelaifi: “La Superlega non esiste”

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Assemblea ECA, Nasser Al-Khelaifi

All’Assemblea ECA (European Club Association) svoltasi ieri a Madrid ha presenziato il presidente Nasser Al-Khelaïfi, noto per essere anche il presidente del PSG.

Il presidente Nasser Al-Khelaïfi ha parlato della situazione dell’ECA. che sta attraversando una fase di grande espansione e conta oggi oltre 600 club affiliati grazie all’arrivo di 266 squadre aggiuntive in questa stagione.

Queste le parole di Al-Khelaïfi a tale proposito: “È un momento fantastico a causa della nostra rapida espansione e della nostra evoluzione positiva. Questo dimostra che l’ECA è un’organizzazione dinamica, democratica, rappresentativa e inclusiva.

Quando sono diventato presidente dell’ECA, c’erano 174 club… ora siamo 610. L’unità è la forza dell’ECA, che è completamente diversa dal precedente G-14”.

Il presidente ne ha approfittato anche per polemizzare sulla Superlega. Queste le sue parole: “La porta è sempre aperta per quei club che non sono nell’ECA. La Superlega non esiste. Quindi, quando se ne renderanno conto, saranno i benvenuti a tornare (l’allusione è soprattutto al Barcellona, ndr).

Abbiamo giocato contro di loro nei quarti di finale della Champions League, la migliore competizione per club al mondo. È la migliore competizione, il miglior sistema che abbiamo. Non sono davvero contenti, ma ancora una volta ci giocano perché sanno che è importante.

Sanno che è la competizione principale. Spero che quindi ne siate consapevoli. Sanno che la porta è sempre aperta. Siamo in contatto congiunto con la FIFA e l’UEFA”. I club che ancora sostengono convintamente il progetto della Superlega sono, in particolare, il Barcellona e Real Madrid.

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Milan, così non va: esci dalla mediocrità! | L’editoriale di Mauro Vigna

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Milan, già dal titolo si può capire di che tenore (senz’altro duro) è il taglio di questo articolo. Non si può sprecare un’altra stagione.

Parlare con mesi di anticipo a volte può dare delle soddisfazioni, in quanto, spesso si viene smentiti. Ed è quello che spero vivamente accada. Perché altrimenti dovremo nuovamente assistere a un anno, il prossimo, sotto il segno della mediocrità.

Mediocrità, parola ricorrente durante questa stagione, basti vedere alcuni elementi in rosa. Che vanno cambiati, o meglio, vanno sostituiti con rinforzi qualitativamente superiori. Iniziamo da Calabria, bravo bello educato e con un cuore grande così, ma vederlo capitano di una squadra come il Milan appare, scusatemi, una bestemmia. Sapete vero di cosa stiamo parlando? Del Milan, squadra che ha alzato al cielo 7 Champions. Giusto per ricordarlo.

Una squadra che per due anni non è stata in grado di trovare un vice Theo Hernandez facendo giocare al suo posto terzini destri, difensori centrali e facendo il segno della croce in settimana augurandogli lunga vita calcistica.

Un centrocampo inesistente, caratterizzato da giocatori bravissimi ad accarezzare il pallone, un po’ meno a picchiare. Quanto servirebbe un Kessiè qualsiasi. E quanto servirebbe una punta centrale che non avesse 38 anni, con tutto il rispetto per Giroud, un ex campione, ma che da marzo in avanti deve giocare con l’ossigeno perché non ha un vero e proprio sostituto.

Quindi che si fa? Con Pioli a fine ciclo ci si trova praticamente a maggio senza avere deciso un allenatore e con gli altri club che stanno praticamente prendendosi i migliori attaccanti, lasciando a noi – forse – qualche briciola per quando decideremo di fare mercato.

Capitolo allenatore. Da qui capiremo se aspettarci un altro campionato mediocre, oppure no. Antonio Conte avrebbe permesso di alzare l’asticella, ma un Van Bommel, brava persona eh, ha pure pianto quando se ne è andato, pensate possa rappresentare la scelta giusta? Uno che ha la stessa esperienza di Palladino che almeno ha allenato in Serie A? Uno che ha subìto le stesse reti di Pioli, ma in Belgio? Giovane, parla 5 lingue, ma a noi serve uno con gli attributi che sappia strigliare Leao quando passeggia come fosse in Via Montenapoleone a Milano, durante un derby.

Ripeto, se sarò smentito sarò felice. In realtà è quello che voglio, essere smentito coi fatti. Con uno come Conte in panchina, con Gyokeres in attacco, magari uno come Amrabat in mediana, Buongiorno Scalvini in difesa. Un forte terzino destro. E poi ne parliamo. Altrimenti…la solità mediocrità.

Questa deve essere la stagione della svolta, non serve molto. L’ossatura della squadra c’è, servono 4-5 rinforzi di qualità nei posti giusti. È un allenatore con le palle quadrate.

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La risposta di Lotito a Gravina: “La FIGC non è il suo granducato personale”

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De Laurentiis

Continuano le schermaglie verbali a distanza fra il presidente della Lazio Claudio Lotito e quello della FIGC Gabriele Gravina.

Le parole di Lotito su Gravina

Non si è fatta attendere troppo la replica del presidente della Lazio Claudio Lotito alle accuse del numero uno della FIGC Gabriele Gravina. Repetita iuvant: stamane vi avevamo riportato le dichiarazioni del presidente federale, rilasciate a “Il Foglio“, in cui quest’ultimo attaccava frontalmente il patron bianco celeste.

In sostanza, Gravina accusava il vulcanico patron della società capitolina di voler dettare legge all’interno del consiglio federale. Oltre ad alludere a un presunto conflitto d’interesse, dato che Lotito è al tempo stesso membro del consiglio federale e membro del consiglio della Lega Calcio.

Oltre che, ovviamente, senatore della Repubblica Italiana e Presidente della Lazio. Tempo qualche ora ed è arrivata anche la replica del diretto interessato, affidata a un’intervista concessa all’Ansa.

❝Leggo con stupore le dichiarazioni del sig. Gravina sulla mia persona, che si commentano da sole. Chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono. I suoi rapporti personali con alcuni presidenti non escludono il disagio e la confusione che oggi regna nel sistema calcio, condivise da tutti gli operatori che cercano, nonostante gli ostacoli posti dal sig. Gravina, di rinnovarne le regole. La mia posizione di proprietario di club, consigliere federale, consigliere di Lega e componente del Senato, ruoli peraltro acquisiti con regolari e democratiche elezioni, mi consente di avere una visione più ampia e completa dei problemi e delle soluzioni possibili per eliminare i guasti prodotti. Il mondo del calcio non chiede isolamento, ma necessita di una visione ampia delle sue varie componenti. Alle quali i miei ruoli istituzionali, attesa l’importante ed alta valenza del calcio, mi danno la possibilità di offrire un contributo fattivo, facendolo uscire da un’autonomia erroneamente intesa come ‘granducato personale’.❞

Lotito

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