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Se fossi Gigio …

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Il punto di vista del tifoso, del calciatore, del dirigente sportivo di una squadra professionistica e di un procuratore  non possono essere identici .

L’unico elemento che dovrebbe rimanere il fattor comune di ognuno dovrebbe essere un elemento di etica che, nel caso del calciatore , dirigente e procuratore è un’etica professionale e , nel caso del tifoso e appassionato, un ‘etica morale.

Sulla base di questo assunto mi sono posto una domanda ? Ma che ragioni può avere Raiola ? E’ davvero quello che sembra essere cioè un professionista estremamente cinico, polemico e senza scrupoli ?

Indice

Le “aziende” nel calcio

Una società sportiva professionistica è essenzialmente un’azienda.

Deve produrre valore economico, deve essere fonte di redditività per i soci innanzituttto.

E’ duro da ammettere, ma l’unico interesse ai risultati, alla vittoria, alla conquista di scudetti e coppe è legata solo al fatto che tali risultati producono profitto sotto forma di contratti televisivi, pubblicità, accordi di sponsorizzazione…

Anche il calciatore , a suo modo , è un’azienda: un’azienda unipersonale che deve mirare al profitto. Ed il profitto deriva dai contratti di ingaggio, dalla possibilità di giocare in squadre che , a o loro volta, possono partecipare a tornei di spicco e di rientro come immagine sponsor, pubblicità …

Ed il procuratore ? Il procuratore è fondamentalmente un consulente aziendale , al servizio dell’  “azienda  calciatore” che trae il proprio beneficio dalla redditività dei contratti che riesce a far chiudere al calciatore con le squadre .

Il tifoso o l’appassionato di calcio non è destinato a raccogliere profitti da questo business…ne è parte, ma come fonte di denaro : il tifoso compra abbonamenti ai canali tv, compra magliette e merchandising, compra biglietti per lo stadio … I risultati non producono un effetto economico diretto (a meno che non avete acquistato azioni della squadra di calcio o delel industrie sponsor principali o…non vendiate magliette  delle varie compagini sportive!).

In questo scenario è logico che ogni parte fa il suo lavoro al meglio e quindi cerchi di creare profitto.

Il procuratore è l’immagine meno amata perché, di fatto, sembra non aggiungere valore al processo e , al contrario , spesso da’ l’idea di sfruttare sia il calciatore che la squadra.

In realtà se il procuratore è un bravo procuratore fornisce una serie di servizi importanti sia al suo cliente diretto che al cliente indiretto cioè la squadra.

Far conoscere giovani talenti, reinserire campioni che non hanno reso in una squadra per rivalorizzarli in un’altra squadra o in un altro campionato, rendere acquistabili talenti e giocatori importanti anche per squadre di seconda fascia, fornire a giovanissimi talenti l’opportunità di fare esperienze significative in club all’estero…

Questo tipo di attività interessano pochissimo le società calcistiche che spesso non riescono a valorizzare giovani, non riescono a seguire i campioni non utilizzati da un allenatore  cambiato…

Il ruolo del procuratore

Procuratori e squadre di calcio perseguono obiettivi diversi, ma che hanno comunque fattori di valorizzazione comuni  ; per il calciatore il procuratore è una risorsa importante ,ma solo se si lascia guidare nell’applicazione delle strategie di carriera e di sviluppo professionale.

I procuratori famigliari , tipo Wanda Nara , sicuramente svolgono la loro funzione nell’interesse economico del giocatore, ma non sempre sanno valutare le reali possibilità di carriera e crescita professionale.

Il calciatore per un procuratore è “un prodotto da vendere” e quindi va valorizzato sempre e comunque.

Quindi un buon procuratore può far decollare la carriera di un giovane professionista promettente , anno dopo anno, aggiungendo Valore al proprio “prodotto” , ottenendone quindi il profitto nelle plusvalenze che ne derivano .

Non è una forma scorretta di esercitare la professione: non mi sentirei quindi di condannare Raiola per come opera, ma non ne condivido né approvo i modi quando esce dall’etica professionale e inserisce ,come  predominate , un interesse smodato personale.

Da professionista quale anch’io sono credo che la lite DonnarummaRaiola nella quale quest’ultimo avrebbe minacciato Gigio di rovinargli la carriera nel caso in cui il portierone avesse accettato le condizioni offerte dal Milan , sia stata infarcita di colore e probabilmente quasi completamente inventata.

Ma credo che ci sia un fondo di verità: se un consulente non è più seguito dall’azienda che lo ingaggia, il suo lavoro diventa completamente inutile ed è quindi più che normale, e direi anche onesto e ragionevole, che il consulente metta sull’avviso il suo Cliente diretto delle possibili conseguenze.

La prima conseguenza è l’interruzione di un rapporto di collaborazione professionale ; se manca la fiducia reciproca non avrebbe senso e non sarebbe nemmeno deontologicamente  corretto proseguire.

Quindi è più che possibile che Raiola e Donnarumma , di fronte a posizioni non allineate, si siano trovati per un confronto nel quale , sicuramente Mino avrà detto a Gigio qualcosa del tipo “ se non credi in quello che sto facendo …cambia procuratore!” ma niente di più !

Non è un ricatto. E’ una forma molto chiara e diretta di far comprendere all’assistito che forse sta venendo meno il fattore fondamentale per la collaborazione : la fiducia nei metodi seguiti per perseguire un risultato che è quello di ottenere il massimo vantaggio economico e di reputazione professionale per Donnarumma e non , purtroppo,  far contenti i tifosi del Milan come me.

Quando il procuratore diventa un “cattivo  consulente”

Quand’è che il comportamento di un procuratore diventa esecrabile e quindi condannabile ?

Quando i suoi modi e le sue richieste diventano in realtà un modo per tenere in scacco società e calciatore.

In questo scenario la professionalità viene meno perché il procuratore espone il suo assistito ad un giudizio popolare ingrato e ingiusto, lo fa apparire come avido, eticamente privo di scrupoli, irriconoscente nei confronti della società che lo ha lanciato e gli ha dato fiducia, privo di ideali sportivi…

Il procuratore in questo modo fa sicuramente aumentare le cifre sul contratto ,ma distrugge il Valore del giocatore sul piano umano e professionale …e quindi , professionalmente parlando, non sta facendo il reale interesse del suo assistito.

In questo il mio giudizio su Mino Raiola è fortemente negativo : sta violando una legge non scritta sulla deontologia professionale , quella di non approfittare del tuo Cliente !
E’ più che giusto essere pagati per il proprio lavoro , se fatto bene, ma non è corretto lucrare ai danni di chi paga il professionista.

Il danno è un danno di immagine, di reputazione, umano …ma quanto sono importanti questi elementi in un settore in cui il Campione (con la “C” maiuscola) fa vendere anche in virtù del suo essere campione anche fuori dal campo.
Al di fuori della Francia l’immagine di Zidane come campione assoluto fu rovinata dalla testata a Materazzi : un solo, forse unico gesto antisportivo e violento, hanno rovinato l’immagine di Zidane per sempre … Certo il talento del giocatore gli ha consentito di trovare altri contratti professionali da giocatore e allenatore e le sue capacità gli hanno fatto raggiungere risultati sportivi importanti.

Zidane guadagna ancora moltissimo…ma quesi soldi non vengono più da sponsorizzazioni e pubblicità… perchè le Aziende non amano legare il proprio nome a quello di un giocatore che non rappresenta anche un modello  di sportività ed un esempio per i giovani.

Per i giocatori la perdita di un’immagine e di una reputazione pubblica assolutamente positiva è una iattura !

Ricordate i casi di denuncia di stupro subiti da Ronaldo ?

In misura minore oggi Raiola rischia di infangare la reputazione di Donnarumma facendolo apparire un giocatore interessato solo ai soldi e assolutamente insensibile non solo al supporto dei suoi tifosi ,ma anche al contesto generale  di crisi economica conseguente alla pandemia .

Se fossi Gigio io farei così…

A questo punto quindi la palla ce l’ha davvero in mano il portiere rossonero al quale l’unica via di fuga è l’esito della corsa ai posti Champions: se Gigio vuole effettivamente andarsene deve poter giustificare la sua dipartita sulla base di qualcosa che il Milan potrebbe non garantirgli, cioè la possibilità di giocare la Champions

Oppure dovrebbe  scegliere di rimanere anche in mancanza dell’assoluta certezza di raggiungere con il Milan alla qualificazione tanto agognata ,ma dovrebbe in questo caso non chiedere cifre come contropartita o compensazione” in caso di 5° posto o peggio!

Il  Gigio Donnarumma quindi rischia di essere molto ricco come ingaggio, ma povero povero come reputazione e immagine pubblica : su questo ,se fossi Gigio , ragionerei un attimo e forse…chiederei consiglio a Zlatan : qualche anno in più fa esperienza e saggezza e Ibra è molto bravo a dribblare polemiche  e mantenere una sua immagine splendente anche se gli anni passano…e questo è un grosso risultato in uno sport dove certa gente viene giudicata finita a 30 anni !

 

 

 

 

 

 

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Cannavaro: “La mia Juve era fortissima. Al Real non è permesso sbagliare nulla”

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Fabio Cannavaro

Fabio Cannavaro ha parlato ai microfoni di Radio Serie A soffermandosi in particolare sulle avventure con le maglie di Juventus e Real Madrid.

Fabio Cannavaro, leggenda del calcio italiano, è intervenuto ai microfoni di Radio Serie A ricordando i tempi dell’esperienze con le maglie di Juventus e Real Madrid.

Cannavaro

Le parole di Cannavaro

“Dopo l’Inter trascorsi due anni a Torino dove i tifosi mi ritennero da subito ai livelli di Buffon e Del Piero, anche perché sul campo ho sempre garantito prestazioni importanti. Lì sono stato bene, ci hanno annullato due campionati ma la realtà è che quella era una Juve fortissima. Poi nel 2006 la società mi fece capire che c’era la necessità di cedere qualcuno e mi avvertirono della trattativa con il Real Madrid. Quando arrivi lì e visiti la sala trofei del club ti rendi conto che con quella maglia addosso non è permesso sbagliare nulla”

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Pippo Inzaghi: “Mio fratello dopo la finale di Champions ha fatto il salto definitivo”

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Pippo Inzaghi

Filippo Inzaghi, intervenuto ai microfoni di Dazn, ha parlato del cammino degli ultimi anni di suo fratello Simone sulla panchina dell’Inter.

Intervenuto a Dazn come protagonista del format “Un’altra storia”, Pippo Inzaghi si è soffermato sul percorso fatto negli ultimi anni di suo fratello Simone sulla panchina dell’Inter e della possibilità di conquistare la seconda stella nel derby della Madonnina.

Inzaghi

Le parole di Pippo Inzaghi su suo fratello

Le qualità di Simone:

“Simone è un ottimo gestore di risorse umane, è molto bravo. Quello che ha subito l’anno scorso non lo avrebbe sopportato nessuno e lui invece si è fatto scivolare tutto. È stato bravissimo, è andato avanti per la sua squadra. Dopo la finale di Champions, in cui ha incartato Guardiola, ha fatto il salto definitivo e a me non sorprende. Ha pochi amici e quindi si è dovuto fare il mazzo per dimostrare che adesso è uno dei migliori d’Europa. Sono contento per lui perché oltre a essere un grande allenatore, è una persona perbene”.

Scudetto Inter nel derby?

“Uno lo sventai io con un mio gol. Però sono felice per mio fratello perché coronerebbe un sogno. Spero che il Milan vinca la coppa, così per me sarebbe il top. Sarà una bella partita con lo stadio pieno. Io feci gol al mio primo derby con Terim. Non feci tanti gol nel derby, ma quello che ho fatto sono stati importanti. Nei due di Champions per esempio io non feci un tiro in porta in due gare dalla tensione”.

San Siro:

“Non si tocca. Venni al Milan per San Siro. Quando facevo il Trofeo Berlusconi per me giocare a San Siro ero il mio stadio. Ho ottenuto in quello stadio tutto quello che dovevo ottenere. Nelle notti di Champions mi stimolava molto vedere i tifosi che stavano ore e ore in coda in pullman”.

Le differenze tra di voi come giocatore:

“Io e mio fratello ci facevamo portare alla Galleana al Piacenza per farci fare le foto coi giocatori. Simone ha il record che non ho nemmeno io: mai fatto quattro gol, lui li ha fatti al Marsiglia. Abbiamo giocato insieme in nazionale, anche per i miei genitori vederci esordire in nazionale a Torino…

Lui tecnicamente era più forte, ha convissuto con un problema importante alla schiena. Non andò al Milan prima di andare alla Lazio perché fu bocciato per la schiena e questo lo ha ostacolato. Avrebbe fatto di più. Quel che non ha avuto da giocatore lo ha avuto da allenatore”.

Lo studio degli avversari:

“Io e Simone studiavamo tanto gli avversari. Io li conoscevo alla perfezione. Non erano i difensori che marcavano me e io che marcavo loro perché se dovevo scegliere andavo da quello che magari sull’attenzione o sullo scatto potevo fregarlo. Queste cose si cercano di insegnare anche se non sono semplici da capire”.

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Milan, impazza il toto allenatori: tra nomi di fantasia e realtà | Facciamo chiarezza

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Milan, questo articolo si prefigge l’obiettivo di mettere un bel po’ di acqua sul fuoco andando a smentire le quotidiane voci più disparate in merito ad un allenatore piuttosto che a un altro, accostati alla panchina rossonera.

Diversi nomi sono stati accostati alla panchina rossonera. Questa sera, ne siamo consapevoli, c’è la gara di ritorno contro la Roma in Europa League, ma ribadiamo con fermezza quanto scritto da tempo. Indipendentemente da cosa accadrà da questa sera a maggio, il futuro di Stefano Pioli sarà lontano da Milano.

Facciamo adesso chiarezza, o meglio, proviamo a farla, in merito ai molti nomi venuti fuori in queste ultimissime settimane su diverse testate giornalistiche. La premessa è che rispettiamo ogni opinione, tuttavia cerchiamo di spiegare la situazione sulla base delle informazioni che abbiamo.

Ad oggi vogliamo escludere categoricamente due nomi, quelli di Thiago Motta e di Marcelo Gallardo. Entrambi sono stati ascoltati dalla dirigenza rossonera nella persona di Giorgio Furlani, il primo perché a gennaio sembrava essere un reale obiettivo, il secondo perché è stato proposto dal suo entourage. Sappiamo tuttavia che Motta ha trovato un accordo con la Juventus e Gallardo non interessa al club di Via Aldo Rossi.

Entriamo ora nella zona calda, probabilmente la più difficile da interpretare, facendo altri tre nomi: Julen Lopetegui,Maurizio Sarri e Marco Rose. E qui la stampa estera si divide, in Spagna danno per certo l’ex tecnico del Wolverhampton, in Russia invece riferiscono che il Milan abbia invece già trovato un accordo con l’ex Lazio. Ragione o torto, raccogliamo queste informazioni precisando che a noi non risultano troppi interessamenti su Lopetegui, mentre qualche contatto in più c’è stato con lo stesso Sarri il quale fin dai tempi di Adriano Galliani è allenatore che piace alla dirigenza rossonera. Su Rose possiamo dire che ci sono stati contatti e il tecnico piace molto. Ma non disponiamo di altre informazioni più precise.

E veniamo all’ultimo nome, quello che divide, ma che soprattutto entusiasma buona parte della tifoseria. Chi se non Antonio Conte. Su di lui possiamo spendere certezze, non solo parole. Sappiamo infatti che è il principale obiettivo di Zlatan Ibrahimovic il quale sta provando a convincere il resto della dirigenza che appare piuttosto restìa, soprattutto Furlani, ad assoldare il tecnico leccese. Ad oggi non ci risulta che Conte possa realmente andare al Napoli, anche perché in almeno tre occasioni ha preferito prendere tempo aspettando una chiamata del Milan. Che ad oggi non sappiamo se mai arriverà, ma riteniamo sia il primo nome sulla lista.

Gerry Cardinale un mese fa ha parlato di evoluzione, di compiere uno step successivo. Ad oggi, degli allenatori liberi, solo Conte probabilmente permetterebbe al Milan di provare a svoltare in tal senso.

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