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San Siro, il nodo della vendita: vincoli, opposizioni e conti che non tornano

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Inter

La questione San Siro era già intricata prima di questo momento. Ma occhio, perchè c’è un nuovo ostacolo ad impedirne la vendita e risale a 25 anni fa.

San Siro: che succede e il piano di Sala

Il destino di San Siro è al centro di una delle vicende più complesse e divisive della politica milanese recente. E proprio quando sembrava che i problemi fossero finiti, uno nuovo ci sorprende. A pochi mesi da una scadenza importantissima, si intensifica lo scontro tra il Comune, i club Inter e Milan, e un fronte sempre più compatto di consiglieri e cittadini contrari alla vendita. Se questo non basta, nelle ultime ore, è anche spuntato un elemento legale che potrebbe rimettere tutto in discussione: una delibera del 2000 che vieterebbe la cessione dello stadio.

Il sindaco Giuseppe Sala ha fissato un obiettivo: vendere San Siro a Inter e Milan entro il 10 novembre 2025. La data non è casuale. Quel giorno scatterà un vincolo sulla tutela del secondo anello dello stadio, che renderebbe molto più difficile ogni intervento di demolizione o trasformazione della struttura. Per questo Sala vuole chiudere prima. L’idea sarebbe quella di cedere lo stadio e le aree circostanti ai due club, che intendono costruire un nuovo impianto moderno nello stesso quadrante della città. Ma vediamo passo passo le questioni più importanti.

San Siro

C’è un ostacolo legale

Quindi, a gettare l’ombra sul progetto c’è una delibera comunale datata 16 giugno 2000, firmata dalla Giunta di allora. Secondo questo documento, San Siro è classificato come “bene pubblico appartenente al patrimonio indisponibile del Comune”, con una funzione: garantire la partecipazione della cittadinanza agli eventi sportivi di rilevanza. Tradotto? Può essere dato in concessione, ma non venduto. A meno che non venga meno la sua funzione sportiva o pubblica. Al momento, nessuna di queste condizioni si è verificata.

A riportare l’attenzione su questa delibera è stato Luigi Corbani, ex vicesindaco di Milano. Secondo lui, vendere San Siro oggi sarebbe un atto contrario al dettato della delibera e aprirebbe a possibili ricorsi. Quest’arma dalla parte del fronte del “no”, potrebbe decisamente rallentare, o peggio, bloccare l’intero iter.

Dal punto di vista politico, la strada della delibera di vendita non sembra migliore, anzi. In Consiglio comunale servono almeno 25 voti per approvarla. La maggioranza ne conta teoricamente 31, ma almeno 7 consiglieri hanno già annunciato il loro dissenso. Tra questi figurano esponenti dei Verdi, del Partito Democratico e persino della lista Sala. Il consigliere Carlo Monguzzi ha dichiarato senza mezzi termini: «Politicamente è una delibera insostenibile. È inaccettabile che un voto così importante dipenda dall’opposizione di centrodestra».

Un affare (non così) vantaggioso?

C’è poi la questione economica. L’Agenzia delle Entrate ha stimato il valore dell’operazione in 197 milioni di euro, includendo anche le aree intorno allo stadio. Di questi, lo stadio in sé varrebbe appena 73 milioni. Una cifra che Corbani definisce ridicola. Per lui, solo il reddito generato negli anni dovrebbe far lievitare il valore almeno a 179 milioni.

E i numeri del bilancio sembrano dargli ragione. Infatti, in 25 anni, il Comune ha incassato 260 milioni dalla concessione d’uso, con una media annua di 10,4 milioni, a fronte di costi di gestione attorno ai 9,5 milioni. Risultato? Il Meazza si è mantenuto da solo, anche senza ricorrere ad aumenti di tariffe o fondi pubblici.

Inoltre, San Siro è ben più di uno stadio di calcio. Il bilancio 2023-2024 di M-I Stadio srl, ossia la società che lo gestisce, ha mostrato ricavi per oltre 36 milioni, di cui quasi il 70% provenienti da attività non sportive. Non ci sarebbe bisogno di dirlo: concerti, museo, tour e bar. I soli concerti hanno generato 11,9 milioni, mentre museo e tour ne hanno fruttati 6,8. Segno, secondo i contrari alla vendita, che l’impianto può restare un polo attrattivo ed economicamente sostenibile anche in futuro.

San Siro è davvero un impianto obsoleto?

Inter e Milan continuano a definire San Siro “strutturalmente critico” e “obsoleto”. Ma anche qui, i dati fanno discutere. Dal 2000 sono stati investiti oltre 100 milioni in lavori di manutenzione straordinaria e aggiornamenti tecnologici. Nel 2020 il Comune ha rilasciato un certificato di idoneità statica valido fino al 2030, grazie al monitoraggio del Politecnico di Milano. E sarà proprio San Siro a ospitare la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi invernali del 2026.

A questo proposito ci sarebbe da aprire tutta la questione degli stadi europei, ma soprattutto italiani, che non sono all’altezza di competizioni più alte. Ma in breve: c’è un’altra voce che lascia dubbi sulla sostenibilità dello stadio nel lungo periodo. Al momento, infatti, San Siro non rispetta tutti i requisiti UEFA per ospitare gli Europei 2032, come riportato da Calcio e Finanza. Una criticità che, secondo i club, conferma l’urgenza di voltare pagina.

E adesso? Che si fa? Si aspetta! La partita si giocherà fuori dal campo, in Consiglio comunale. Probabilmente sarà a settembre, quando Sala tenterà di ricompattare una maggioranza spaccata. Ma con la delibera del 2000, il fronte contrario ha trovato un appiglio per rallentare, o forse bloccare, un progetto che ha già fatto discutere l’intera città. E non solo.

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Il ct dell’Albania Sylvinho : ‘Mancini? Unico come allenatore’

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Fiorentina

L’ex calciatore e ora allenatore Sylvinho ha raccontato la sua esperienza di vita e carriera in una recente intervista rilasciata a gianlucadimarzio.com, sottolineando come i viaggi e i rapporti umani l’abbiano arricchito.

Sylvinho, l’ex calciatore brasiliano, si definisce un “cittadino del mondo”. Dopo aver vissuto in Brasile fino a 23-24 anni, ha giocato in Inghilterra, in Spagna, al Celta Vigo e al Barcellona, oltre a fare il collaboratore di Mancini all’Inter e poi nella Selecao. “Ho vissuto di tutto”, ha raccontato a gianlucadimarzio.com.

L’approccio con il mondo albanese gli ha ricordato sfumature verdeoro. “Un ambiente quasi brasiliano. A un albanese piace fare due chiacchiere, passare del tempo insieme. Il contatto è parte fondamentale della comunicazione non verbale. Questo sicuramente mi ha facilitato l’inserimento dentro una cultura e un paese che non conoscevo. Anche in Italia è così”, ha raccontato.

“Tu diventerai un grande allenatore”

Lo spogliatoio è stata la casa di Sylvinho per 15 anni. Poi la nuova veste, spinto anche da un consiglio. “Ivan Carminati, un ex preparatore atletico di Mancini all’Inter, mi disse: ‘Silvio sarai un grande allenatore perché stai facendo un bel percorso’. Io sono un tipo di persone che custodisce queste frasi. Ognuno poi hai propri tempi, così è la vita”, ha raccontato.

Il rapporto con Mancini e l’Italia

Mancini e l’Italia. Due costanti nella vita di Sylvinho: “Ci sono alcuni allenatori che ti lasciano qualcosa: alla Pinetina, alla fine di ogni seduta d’allenamento, Mancini faceva 20 minuti di corsa. Io mi aggregavo e parlavamo di qualsiasi cosa, sia per quanto riguarda il calcio giocato – e quindi gli schemi, i posizionamenti – che la vita. Mancini l’ho vissuto sia da calciatore che da collega. Lui è diretto, se ti vuoi dire una cosa lo fa guardandoti negli occhi: è una persona pura. Ha molta personalità: non è mica semplice gestire le rose che ha allenato lui”, ha detto.

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Fonte: Gianluca Di Marzio

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Bayern Monaco, chi si rivede: Davies è di nuovo disponibile 262 giorni dopo!

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Bayern Monaco

Alphonso Davies torna disponibile per il Bayern Monaco dopo 262 giorni: una notizia attesa da tifosi e appassionati di calcio.

Il ritorno di Alphonso Davies

Dopo un lungo stop durato ben 262 giorni, Alphonso Davies è finalmente tornato disponibile per il Bayern Monaco. L’esterno canadese, che aveva subito un grave infortunio, è stato incluso nella lista dei convocati per la partita contro il Kompany. Questo ritorno rappresenta una notizia estremamente positiva non solo per il club bavarese, ma anche per i diversi tifosi che hanno seguito con apprensione il suo percorso di recupero.

Davies, con la sua velocità e abilità tecnica, è stato un elemento chiave per il Bayern Monaco nelle stagioni passate. Il suo rientro in campo offre nuove opzioni tattiche all’allenatore e promette di riportare quel dinamismo sulla fascia che tanto era mancato durante la sua assenza.

L’impatto sul Bayern Monaco

Il rientro di Davies potrebbe avere un impatto significativo sulla stagione del Bayern Monaco. La squadra, già forte di suo, ritrova un giocatore in grado di fare la differenza in ogni partita. Con le competizioni europee che incombono e la Bundesliga che entra nel vivo, il contributo di Davies potrebbe rivelarsi cruciale per le ambizioni del club.

L’allenatore del Bayern avrà ora l’opportunità di reintegrare gradualmente il talentuoso canadese, sfruttando al meglio le sue caratteristiche per affrontare le sfide future. I tifosi possono quindi guardare con ottimismo ai prossimi impegni, sperando di vedere presto Davies in azione al massimo delle sue potenzialità.

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Fonte: l’account X di Fabrizio Romano

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Milan, sospiro di sollievo per Leao: la situazione

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Milan, lo abbiamo visto uscire ieri sera durante la gara contro il Torino e si è temuto subito il peggio. Vediamo qui di seguito le condizioni di Rafael Leao.

A caldo sembrava uno di quegli infortuni che richiedono tempo, invece la situazione sembra essere migliore rispetto al previsto.

Per Rafael Leao la risonanza ha escluso la presenza di lesioni muscolari.

Il quadro infiammatorio, perfettamente delineato e circoscritto, verrà trattato con specifiche terapie a partire da oggi pomeriggio.

L’obiettivo del Milan è quello di riavere Leao a disposizione per la semifinale della Supercoppa Italiana in programma il 18 dicembre in Arabia Saudita.

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