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Roma beffata al 90′, ma quanta fatica.
Ieri sera si è disputato il posticipo di Serie A tra il Napoli di Carlo Ancelotti e la Roma di Eusebio Di Francesco, in un San Paolo non particolarmente gremito.
Il primo tempo
Il copione della partita e’ esattamente come tutti se lo aspettavano, con un Napoli arrembante e una Roma pronta a chiudersi e a ripartire eventualmente.
Nei primi minuti le due compagini si rispettano molto e il Napoli ha subito un paio di occasioni per passare in vantaggio prima con Milik e poi con Insigne, quest’ultimo “stoppato” da un sontuoso Kostas Manolas, che vince di gran lunga lo scontro a distanza con l’altro gigante Kalidou Koulibaly, complici anche i pochi attacchi giallorossi.
Gli azzurri creano ma ad andare in vantaggio è la squadra capitolina, al 14′ con una bellissima azione orchestrata tutta sulla fascia destra del campo, Under mette al centro e per Stephan El Shaarawy e’ un gioco da ragazzi metterla alle spalle di Ospina, praticamente un rigore in movimento che bacia la base interna del palo e oltrepassa la linea di porta.
Nonostante il vantaggio maturato nel primo quarto d’ora la Roma non riesce ad uscire, ma soprattutto non riesce quasi mai ad intercettare le linee di passaggio disegnate da Koulibaly o dai vari Hamsik e Allan verso Insigne e Callejon, infatti i maggiori pericoli sono arrivati proprio dal fatto che il Napoli riusciva ad aggirare il pressing giallorosso con molta facilità, complice anche l’uscita dopo quarantadue minuti del capitano Daniele De Rossi, che sembra essere sempre più fondamentale per la sua squadra.
Il Napoli pur trovandosi in svantaggio, supera lo shock e crea tante occasioni da gol una dopo l’altra con i giallorossi costretti a rintanarsi dentro l’area di rigore, rinunciando quasi ad attaccare e accettando la superiorità partenopea.
Il secondo tempo
Nel secondo tempo e’ un monologo azzurro con la Roma che fa davvero tantissima fatica ad uscire, Napoli che crea fin dal primo minuto tante occasioni da gol. Con l’ingresso di Mertens e l’uscita del greco Manolas, che fino a quel momento era stato un muro, la difesa comincia a scricchiolare, infatti i due gol annullati al belga per fuorigioco sono solamente un avvertimento, che al novantesimo diventa realtà, cross di Mario Rui, svirgolata di Callejon, Kolarov si perde Mertens e il Napoli pareggia una partita in cui meritava sicuramente di più.
Roma che è andata ad un centimetro dal colpaccio, sarebbero stati tre punti fondamentali, per il morale, perché vincere a Napoli non è roba da poco, ma soprattutto per la classifica, perché adesso la Roma si trova a quindici punti con Sassuolo, Sampdoria, Fiorentina e Milan.
C’è da dire anche che si i giallorossi hanno chiuso molto bene i spazi e fino al 90′, vuoi per fortuna, vuoi per bravura erano riusciti quasi a portarla a casa, ma anche il Napoli ha qualche colpa, nonostante la pazzesca mole di gioco, le occasioni create, il muro chiamato Manolas, qualche parata di Olsen, e’ riuscita a capitalizzare solamente una rete e a portare a casa solo un punto che in questo caso non serve a nessuna delle due squadre.
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Sudakov, un calcio che vale quanto la speranza
Georgiy Sudakov, il trequartista ucraino dello Shakhtar Donetsk non verrà ceduto per meno di 55-60 milioni di euro. Ed il Napoli resta a bocca asciutta.
Lo Shakhtar Donetsk avrebbe rifiutato l’offerta del Napoli a 40 milioni di euro per acquisire il loro miglior centrocampista, Georgiy Sudakov. Infatti secondo il club ucraino, il loro giocatore varrebbe molto più e lo dimostrerà nella sua prossima performance in Champions League. I dirigenti del Donetsk avrebbero intenzione di piazzare il giocatore ad un minimo di 55 milioni di euro fino ad un massimo di 60 milioni. Secondo le loro previsioni Sudakov giocherà presto in uno dei top club europei.
L’insegnamento di Sudakov sulla guerra
Questa indiscrezione é stata fatta trapelare oggi dal giornalista sportivo Ekrem Nour su Twitter. Ma di Georgiy Sudakov si parla già da ieri sera e non solo a causa delle sue abilità tecniche ma anche e sopratutto per la sua storia. Il numero 10 ucraino infatti proviene dai territori adiacenti al Donbass occupati dal Russia fin dal 2014. Ieri sera non ha rilasciato solo dichiarazioni riguardanti la partita ma ha anche espresso quanto il suo impegno nel calcio potesse essere fonte di speranza per i tantissimi che si trovano ancora oggi sotto la pioggia di proiettili.
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Milan, Ibrahimovic a Milanello: incontro con Fonseca
Milan, sono giorni decisamente caldi e complessi quelli successivi alla rovinosa partita contro il Liverpool. Nella giornata di oggi Zlatan Ibrahimovic si è recato a Milanello.
Sale l’attesa per il derby di domenica sera. I giocatori vogliono prontamente riscattarsi dopo la brutta gara del San Siro contro il Liverpool. Per farlo servirà maggiore concretezza, equilibrio e attributi, cose che mancano ormai da un po’ di tempo.
Per questo motivo alle ore 11 ha varcato i cancelli di Milanello il Senior Advisor di Redbird Zlatan Ibrahimovic il quale si è a lungo intrattenuto con Paulo Fonseca per poi confrontarsi anche con il resto della squadra, tanto da iniziare gli allenamenti con alcuni minuti di ritardo rispetto alle ore 11,30 programmate.
Ovviamente le parole che si sono detti non le conosciamo, quello che fin da subito si è visto è un clima glaciale, visi scuri e profonda delusione per quanto sta accadendo da inizio stagione.
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Milan, ma chi ha scelto Fonseca? Ora tutti a uscire dal carro (ma ci sono mai saliti?) | L’editoriale di Mauro Vigna
Milan, ormai è una gogna mediatica quella che si è scatenata intorno al nome del tecnico portoghese in odore di esonero. Ma chi realmente ha scelto questo allenatore? E chi ora difende la propria scelta?
Sulla questione allenatore noi di Calcio Style siamo stati piuttosto precisi nel seguire l’intera vicenda iniziata nei primissimi giorni di gennaio quando vi erano stati contatti con Antonio Conte.
Da lì un accordo verbale con Ibrahimovic e una serie di incontri a Milano e negli uffici della Rafaela Pimenta a Montecarlo. Sappiamo che la scelta dell’allenatore leccese divideva la dirigenza e, come da disposizioni dall’alto, si è preferito orientarsi sulla decisione collegiale, ossia un allenatore che potesse andare bene a tutti e con un costo ridotto. Grave, gravissimo errore.
Ma quindi ora chi sostiene Fonseca? La risposta nessuno, Ibrahimovic men che meno. La grave colpa della dirigenza è stata proprio quella di assoldare un tecnico per il quale nessuno provava la minima stima, se non per gli indiscussi valori umani.
E la colpa di Ibrahimovic, che si professa il boss, è stata quella di avere accettato la scelta in maniera passiva per poi immediatamente discostarsi e non seguire la squadra durante queste prime uscite.
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