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Rinnovi: servirebbero più Bremer in un mondo pieno di Kessié
I rinnovi dei calciatori, nelle ultime stagioni, stanno diventando sempre più difficili per le società che devono combattere con la volontà dei procuratori.
Analizzando lo storico dei rinnovi delle ultime stagioni si nota una tendenza molto preoccupante per gli introiti delle società.
Molti calciatori infatti preferiscono arrivare a scadenza di contratto per lasciare il club di appartenenza ed avere un ingaggio superiore da un altra parte.
Un fenomeno questo che non si estende solo al mercato italiano ma dilaga ovunque, facendo venire a mancare nelle casse dei vari club introiti importanti.
Solo la scorsa estate i nomi celebri che hanno cambiato club senza far pervenire un euro nelle casse della precedente società sono diversi.
Gli esempi più eclatanti sono stati Gianluigi Donnarumma, Sergio Ramos, Georginio Wijnaldum e Lionel Messi che hanno consentito al Paris Saint Germain di fare mercato senza pagare il cartellino dei giocatori perché tutti a scadenza.
In alcuni casi però sono state le stesse società a liquidare i propri calciatori perché fuori dai piani, come nel caso di Jérôme Boateng che ha lasciato il Bayern Monaco o di David Luiz che è stato scaricato dall’Arsenal.
Ovviamente ogni caso andrebbe valutato a parte, ci sono situazioni diverse che portano alla separazione tra club e calciatore ma vorrei soffermarmi su un aspetto, secondo me, preoccupante.
Un giovane talento che decide di tirare la corda col proprio club, arrivando a scadenza per riuscire ad ottenere un ingaggio superiore nonché una commissione molto alta per il proprio procuratore.
Indice
Rinnovi: la beffa dell’ivoriano
Una telenovela che si consuma oramai da Giugno del 2021 è quella di Franck Kessié ed il rinnovo col Milan.
Il giocatore ivoriano aveva promesso, durante un intervista che gli era stata fatta alle Olimpiadi 2021, che al suo rientro avrebbe sistemato tutto perché lui voleva solo il Milan.
Sappiamo tutti com’è andata poi, richiesta alta dell’ingaggio che aumentava ogni qual volta la società si avvicinava alle pretese del calciatore, fino alla comunicazione ufficiale di poche settimane fa.
Kessié ha difatti comunicato al Milan la volontà di lasciare il club, che negli ultimi anni lo ha fatto crescere, a fine stagione per andare altrove.
La dirigenza rossonera è stata così beffata per l’ennesima volta, dopo il portiere di Castellammare ed il centrocampista Turco, anche dal mediano ivoriano.
Ovviamente questo è l’esempio più recente su cui possiamo discutere, ma di casi come questo ce ne sono altri.
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Rinnovi ed il bell’esempio di Bremer
Fortunatamente nell’oceano in tempesta dei rinnovi, ogni tanto sbuca qualche piccolo e flebile raggio di sole, per ridare speranza a società e tifosi.
Gleison Bremer pochi giorni fa ha rinnovato con il Torino fino al Giugno del 2024, un anno in più rispetto al contratto precedente, in modo da consentire alla società di ricavare il giusto compenso della sua cessione.
Il giovane difensore centrale, che quest’anno sta facendo emergere il suo talento, infatti è stato messo nel mirino da diversi club della Serie A e non solo.
Il gesto fatto dal calciatore brasiliano denota molta riconoscenza verso il club che lo ha fatto crescere, tanto che anche il suo allenatore Juric ha mostrato grande apprezzamento nei suoi confronti.
Rinnovi: Bremer non è l’unico raggio di sole
Fortunatamente il difensore del Torino non è l’unico a mostrare riconoscenza verso la società che lo ha portato all’attenzione di grandi club ed a prendere consapevolezza delle proprie capacità.
Un altro esempio ce lo porta Nikola Milenkovic, difensore della Fiorentina, che nell’estate scorsa ha rinnovato di un altro anno il proprio contratto per dare maggiore forza al suo club in fase di vendita.
A Milano, sotto sponda nerazzurra, possono compiacersi di avere addirittura due calciatori che rischiarano il cielo cupo dei rinnovi.
Parliamo di Lautaro Martínez e Nicolò Barella, due titolari inamovibili dell’Inter che tra ottobre e novembre del 2021 hanno prolungato i propri contratti con la società fino al 2026.
Tutto questo ci fa sperare che, in un mondo in cui il valore primario sono i soldi, si possano ancora trovare lumi di speranza con valori più elevati rispetto al denaro.
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La risposta di Lotito a Gravina: “La FIGC non è il suo granducato personale”
Continuano le schermaglie verbali a distanza fra il presidente della Lazio Claudio Lotito e quello della FIGC Gabriele Gravina.
Le parole di Lotito su Gravina
Non si è fatta attendere troppo la replica del presidente della Lazio Claudio Lotito alle accuse del numero uno della FIGC Gabriele Gravina. Repetita iuvant: stamane vi avevamo riportato le dichiarazioni del presidente federale, rilasciate a “Il Foglio“, in cui quest’ultimo attaccava frontalmente il patron bianco celeste.
In sostanza, Gravina accusava il vulcanico patron della società capitolina di voler dettare legge all’interno del consiglio federale. Oltre ad alludere a un presunto conflitto d’interesse, dato che Lotito è al tempo stesso membro del consiglio federale e membro del consiglio della Lega Calcio.
Oltre che, ovviamente, senatore della Repubblica Italiana e Presidente della Lazio. Tempo qualche ora ed è arrivata anche la replica del diretto interessato, affidata a un’intervista concessa all’Ansa.
❝Leggo con stupore le dichiarazioni del sig. Gravina sulla mia persona, che si commentano da sole. Chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono. I suoi rapporti personali con alcuni presidenti non escludono il disagio e la confusione che oggi regna nel sistema calcio, condivise da tutti gli operatori che cercano, nonostante gli ostacoli posti dal sig. Gravina, di rinnovarne le regole. La mia posizione di proprietario di club, consigliere federale, consigliere di Lega e componente del Senato, ruoli peraltro acquisiti con regolari e democratiche elezioni, mi consente di avere una visione più ampia e completa dei problemi e delle soluzioni possibili per eliminare i guasti prodotti. Il mondo del calcio non chiede isolamento, ma necessita di una visione ampia delle sue varie componenti. Alle quali i miei ruoli istituzionali, attesa l’importante ed alta valenza del calcio, mi danno la possibilità di offrire un contributo fattivo, facendolo uscire da un’autonomia erroneamente intesa come ‘granducato personale’.❞
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Mourinho: “Roma? Mi dissero di andare via dopo Budapest”
L’ex tecnico della Roma, José Mourinho, è tornato a parlare del suo passato sulla panchina giallorossa, terminato a gennaio 2024 per esonero.
José Mourinho torna a parlare della sua avventura a Roma sulla panchina giallorossa. Nell’intervista rilasciata qualche giorno fa al The Telegraph, Il tecnico portoghese si è soffermato sul post finale di Europa League di Budapest dove gli fu consigliato da amici e parenti di lasciare la società giallorossa.
Mourinho ha passato due anni e mezzo nella Capitale collezionando su 138 match 68 vittorie, 30 pareggi e 40 sconfitte con una media punti pari a 1,70. Nella sua avventura giallorossa il portoghese ha portato la Roma a giocare due finali consecutive in Conference League (trionfo contro il Feyenoord) ed in Europa League (sconfitta ai rigori contro il Siviglia).
Mourinho, l’addio dopo Budapest
“I miei amici, la mia famiglia, perfino il mio agente mi dissero di andare via dopo la finale di Europa League dello scorso anno. Ma ho sentito la spinta del club, dal punto di vista emotivo, e sono andato avanti. Ho rifiutato la panchina della nazionale portoghese e anche un’offerta molto conveniente dall’Arabia Saudita per restare alla Roma”.
Scelta, quella di rimanere ai giallorossi, risultata sbagliata visto l’esonero arrivato a fine gennaio dopo aver collezionato 29 punti in 20 partite.
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