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Perché togliere la fascia a Pezzella per darla a Chiesa?
Giorni di mercato infuocati in casa Fiorentina, sopratutto per quanto riguarda la questione relativa a Federico Chiesa. Il giocatore, come ormai è noto, si è fatto ingolosire dalla proposta della Juventus di 6 milioni netti all’anno più la possibilità di giocare per la prima volta una competizione internazionale, niente meno che la Champions League. A questo punto egli avrebbe battuto i piedi e tutti noi sappiamo come è andata a finire con Joe Barone. Ma se davvero la società – in particolare proprio Joe – ha usato un pugno duro fin dall’inizio con il ragazzo, come mai si vocifera che questa sarebbe disposta ad offrirgli subito 3 milioni e fascia da capitano?
Ok l’ingaggio più alto fino al 2024 – sempre che accetti – anche per non rischiare di svalutare il suo cartellino o perderlo addirittura a zero, però siamo davvero sicuri che meriti la fascia da capitano? Anche se avesse capito l’errore di parlare in gran segreto con la Juve e si convincesse che rimanere e rappresentare un’intera città sia la cosa più bella che possa succedere ad un calciatore, per quanto fatto non meriterebbe una responsabilità e un orgoglio così grande.
Sembra che ce lo dimentichiamo, ma fino ad ora il giocatore più rappresentativo dell’intera rosa ha un nome e cognome: German Pezzella. Questo, nonostante il forte pressing della Roma, dovrebbe rimanere anche per scelta sua oltre che della proprietà – così come Milenkovic – e togliergli la fascia di Astori non sarebbe certo il modo migliore per ricominciare la stagione. Inoltre, è stato proprio l’argentino ad onorare al meglio l’impegno dopo l’addio di Badelj, a giocare da infortunato gli ultimi minuti contro il Napoli, a metterci sempre la faccia nei momenti di difficoltà e così via. Quindi, nel caso si verificasse tutto ciò, non sarebbe neanche scontata una sua eventuale richiesta di cessione…
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La risposta di Lotito a Gravina: “La FIGC non è il suo granducato personale”
Continuano le schermaglie verbali a distanza fra il presidente della Lazio Claudio Lotito e quello della FIGC Gabriele Gravina.
Le parole di Lotito su Gravina
Non si è fatta attendere troppo la replica del presidente della Lazio Claudio Lotito alle accuse del numero uno della FIGC Gabriele Gravina. Repetita iuvant: stamane vi avevamo riportato le dichiarazioni del presidente federale, rilasciate a “Il Foglio“, in cui quest’ultimo attaccava frontalmente il patron bianco celeste.
In sostanza, Gravina accusava il vulcanico patron della società capitolina di voler dettare legge all’interno del consiglio federale. Oltre ad alludere a un presunto conflitto d’interesse, dato che Lotito è al tempo stesso membro del consiglio federale e membro del consiglio della Lega Calcio.
Oltre che, ovviamente, senatore della Repubblica Italiana e Presidente della Lazio. Tempo qualche ora ed è arrivata anche la replica del diretto interessato, affidata a un’intervista concessa all’Ansa.
❝Leggo con stupore le dichiarazioni del sig. Gravina sulla mia persona, che si commentano da sole. Chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono. I suoi rapporti personali con alcuni presidenti non escludono il disagio e la confusione che oggi regna nel sistema calcio, condivise da tutti gli operatori che cercano, nonostante gli ostacoli posti dal sig. Gravina, di rinnovarne le regole. La mia posizione di proprietario di club, consigliere federale, consigliere di Lega e componente del Senato, ruoli peraltro acquisiti con regolari e democratiche elezioni, mi consente di avere una visione più ampia e completa dei problemi e delle soluzioni possibili per eliminare i guasti prodotti. Il mondo del calcio non chiede isolamento, ma necessita di una visione ampia delle sue varie componenti. Alle quali i miei ruoli istituzionali, attesa l’importante ed alta valenza del calcio, mi danno la possibilità di offrire un contributo fattivo, facendolo uscire da un’autonomia erroneamente intesa come ‘granducato personale’.❞
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Mourinho: “Roma? Mi dissero di andare via dopo Budapest”
L’ex tecnico della Roma, José Mourinho, è tornato a parlare del suo passato sulla panchina giallorossa, terminato a gennaio 2024 per esonero.
José Mourinho torna a parlare della sua avventura a Roma sulla panchina giallorossa. Nell’intervista rilasciata qualche giorno fa al The Telegraph, Il tecnico portoghese si è soffermato sul post finale di Europa League di Budapest dove gli fu consigliato da amici e parenti di lasciare la società giallorossa.
Mourinho ha passato due anni e mezzo nella Capitale collezionando su 138 match 68 vittorie, 30 pareggi e 40 sconfitte con una media punti pari a 1,70. Nella sua avventura giallorossa il portoghese ha portato la Roma a giocare due finali consecutive in Conference League (trionfo contro il Feyenoord) ed in Europa League (sconfitta ai rigori contro il Siviglia).
Mourinho, l’addio dopo Budapest
“I miei amici, la mia famiglia, perfino il mio agente mi dissero di andare via dopo la finale di Europa League dello scorso anno. Ma ho sentito la spinta del club, dal punto di vista emotivo, e sono andato avanti. Ho rifiutato la panchina della nazionale portoghese e anche un’offerta molto conveniente dall’Arabia Saudita per restare alla Roma”.
Scelta, quella di rimanere ai giallorossi, risultata sbagliata visto l’esonero arrivato a fine gennaio dopo aver collezionato 29 punti in 20 partite.
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