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Paulo Sousa torna a parlare di Fiorentina: “Felice che Chiesa sia la bandiera di questo club”
Paulo Sousa è tornato a parlare di Fiorentina e lo ha fatto a suo modo, ovvero elogiandosi sull’aver fatto esordire Bernardeschi e Chiesa ma lanciando qualche frecciatina alla sua ex proprietà.
Ma andiamo per ordine: Sousa dimostra tutto il suo orgoglio nel raccontare la crescita di questi due giocatori, che da Firenze sembravano destinati a partire per giocare in prestito in squadre più piccole. Bernardeschi veniva da un brutto infortunio e, complice anche l’arrivo di Diamanti nel gennaio del 2015, sembrava pronto a partire per un altro prestito dopo Crotone, questa volta direzione Sassuolo. All’arrivo dell’allenatore portoghese, però, la situazione si ribalta e lui decide che dal mercato non dovessero arrivare altri attaccanti in quanto si sarebbe affidato a questo giovane di Carrara. Quest’ultimo si prende la 10 e tutti sanno come andrà a finire…
La vera soddisfazione, però, si chiama Federico Chiesa. Non a caso, in una conferenza stampa nel luglio 2017 l’ex tecnico viola aveva dichiarato che la prossima bandiera della Fiorentina sarebbe stato questo ragazzino, suscitando grande scetticismo tra i tifosi che, al contrario, si aspettavano Berna. Sousa, anche ora, non ha dubbi: “Ho lanciato Chiesa con la speranza che diventasse una bandiera viola e, devo essere sincero, non mi aspettavo una crescita così veloce da parte sua.”
Indice
Sulla proprietà
Il tecnico lusitano non si risparmia contro la società gigliata, affermando di aver puntato solo ed esclusivamente alle cessioni dei big, come di Savic e Joaquin, anche se dopo smentirà quanto detto. Fatto sta che, se davvero i fratelli Della Valle fossero stati più presenti in quel periodo attraverso anche interventi mirati nel mercato fallimentare del gennaio 2016 – infatti, arrivarono giocatori come Benalouane – la squadra avrebbe magari potuto competere e vincere qualcosa. Chissà…
Montiel sogna la prima squadra
Dopo la bellissima vittoria della Fiorentina Primavera in trasferta contro l’Inter per 1-0, nella gara valevole per le semifinali di Coppa Italia, ha parlato a Sportitalia Tofol Montiel, giovane classe 2000 e in patria paragonato addirittura a Leo Messi. Il fantasista spagnolo dice di non sottovalutare i nerazzurri nella sfida di ritorno ed ha espresso il suo desiderio di arrivare ad entrare a far parte stabilmente della prima squadra.
Zurkowski non vede l’ora
Szymon Zurkowski è intervenuto ai microfoni della radio polacca sport.pl e ha manifestato tutta la sua felicità nell’arrivare a Firenze in estate, sottolineando che non verrà in questa sessione di mercato poiché viene da un infortunio e vuole giocarsi le carte in viola con una forma fisica migliore. Inoltre, il centrocampista polacco racconta di aver avuto diverse offerte provenienti da Genoa, Cagliari e Bordeaux – oltre alla Juve non nominata – ma di aver apprezzato il fatto che la Fiorentina sia stata la prima squadra a cercarlo.
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Milan, perché Furlani non vuole Conte
Milan, in questi ultimi giorni, e per noi di Calcio Style, in questi ultimi mesi, abbiamo parlato di un cambio sulla panchina rossonera. Andiamo qui di seguito a leggere cosa starebbe accadendo e del perché Furlani stia facendo opposizione.
La dirigenza rossonera è al momento spaccata in due. C’è chi vuole un allenatore in grado di lavorare coi giovani come ad esempio Lopetegue o Farioli, mentre c’è Zlatan Ibrahimovic che in maniera nemmeno troppo velata sta spingendo per Antonio Conte.
Quest’ultimo tuttavia non è nome gradito soprattutto a Giorgio Furlani. Ma quali possono essere i motivi principali? Sicuramente uno dei primi è l’aspetto economico. Essendo Furlani una sorta di trait d’union tra Redbird e il Fondo Elliott, e ben sapendo che tra un anno scadrà il vendor loan da 600 milioni di euro, l’idea è quella di mantenere una certa parsimonia nei costi. Il che non significa non fare mercato, ma conoscendo il pacchetto Conte, la paura è che possano essere autorizzate spese non coerenti.
Secondo motivo, una questione meramente di leadership. Sappiamo che l’avvento di Ibrahimovic ha ovviamente un po’ offuscato la restante parte della dirigenza e l’arrivo di Conte non farebbe altro che aumentarne gli effetti. Riteniamo tuttavia che Cardinale avrà l’ultima parola.
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Inter, parla Marotta dopo lo scudetto
Il CEO dell’ Inter ha elogiato il presidente Steven Zhang per la sua abilità nel delegare responsabilità efficacemente.
Le parole del CEO dell’Inter
Dapprima Marotta ha sottolineato l’importanza di concedere autonomia al management per consentire all’Inter di operare al meglio. Un’altra questione approfondita dal dirigente é come Zhang comprenda l’importanza della delega di compiti per il successo dell’organizzazione.
Marotta ha dichiarato che Zhang è costantemente informato sulle attività dell‘Inter. Quindi il team è per lui responsabile di ciò che accade all’interno del club.
Ha evidenziato come la responsabilità ricade sul management e non sulla proprietà.
Lavorare insieme in modo efficiente è essenziale per il successo e Marotta ha apprezzato il rapporto di collaborazione tra il management e la proprietà.
Marotta parla del club
Anche la fiducia di Marotta nella leadership di Zhang è evidente cosí come la solidità della gestione del club sembra promettente per il futuro.
Marotta ha garantito ai tifosi che il club è finanziariamente solido . Probabilmente la proprietà fornirà inoltre ulteriori dettagli sul rifinanziamento del debito.
Ha assicurato che qualsiasi errore è imputabile al management e non alla proprietá ed ha enfatizzato la trasparenza e la responsabilità del team di gestione nerazzurro. Ha sottolineato che lavoreranno duramente per garantire il successo della squadra.
La collaborazione efficace tra management e proprietà è orientata verso la stabilità e il successo del club.
La gestione di Zhang ha portato a significativi risultati sportivi per i neroazzurri. Marotta ha voluto rassicurare i tifosi sulla solidità della leadership del presidente.La prospettiva di continuità e di successo per il club sembra essere al centro della strategia di gestione del team.
È importante sottolineare che da quando é presente la gestione di Zhang ha portato a importanti risultati sportivi per il club. Tra questi la vittoria del titolo di campione d’Italia nella stagione 2020/2021.
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Assemblea ECA, Al-Khelaifi: “La Superlega non esiste”
All’Assemblea ECA (European Club Association) svoltasi ieri a Madrid ha presenziato il presidente Nasser Al-Khelaïfi, noto per essere anche il presidente del PSG.
Il presidente Nasser Al-Khelaïfi ha parlato della situazione dell’ECA. che sta attraversando una fase di grande espansione e conta oggi oltre 600 club affiliati grazie all’arrivo di 266 squadre aggiuntive in questa stagione.
Queste le parole di Al-Khelaïfi a tale proposito: “È un momento fantastico a causa della nostra rapida espansione e della nostra evoluzione positiva. Questo dimostra che l’ECA è un’organizzazione dinamica, democratica, rappresentativa e inclusiva.
Quando sono diventato presidente dell’ECA, c’erano 174 club… ora siamo 610. L’unità è la forza dell’ECA, che è completamente diversa dal precedente G-14”.
Il presidente ne ha approfittato anche per polemizzare sulla Superlega. Queste le sue parole: “La porta è sempre aperta per quei club che non sono nell’ECA. La Superlega non esiste. Quindi, quando se ne renderanno conto, saranno i benvenuti a tornare (l’allusione è soprattutto al Barcellona, ndr).
Abbiamo giocato contro di loro nei quarti di finale della Champions League, la migliore competizione per club al mondo. È la migliore competizione, il miglior sistema che abbiamo. Non sono davvero contenti, ma ancora una volta ci giocano perché sanno che è importante.
Sanno che è la competizione principale. Spero che quindi ne siate consapevoli. Sanno che la porta è sempre aperta. Siamo in contatto congiunto con la FIFA e l’UEFA”. I club che ancora sostengono convintamente il progetto della Superlega sono, in particolare, il Barcellona e Real Madrid.
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