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Psg, Neymar nel mirino: sarebbe sempre ubriaco
Un giornalista francese critica apertamente la condotta del giocatore brasiliano Neymar: avrebbe l’abitudine di presentarsi agli allenamenti ubriaco.
Indice
La situazione difficile nel Psg
Non è un buon momento, per il Paris Saint Germain: malgrado una formazione da sogno, la squadra francese ha fallito la fondamentale partita degli ottavi di finale di Champions League contro il Real Madrid, perdendo 1 a 3.
Anche il bilancio finanziario potrebbe creare ulteriori problemi: già in perdita nel 2020 per 174 milioni di euro, nel 2021 il club potrebbe essere in perdita per più di 200 milioni, di cui 160 milioni di ingaggi.
Sul prossimo bilancio peserà in modo significativo l’ingaggio di un campione come Messi, che se onorerà appieno il suo contratto percepirà 110 milioni di euro in tre anni.
Il Paris Saint Germain ha acquistato giocatori come lo stesso Messi, Donnarumma, Sergio Ramos e Wijnaldum a parametro zero, il che significa che ha acquisito il loro cartellino gratuitamente.
Un discorso a parte, però, è quello degli stipendi astronomici che quei giocatori percepiscono.
L’insofferenza di Neymar
Da alcuni giorni si parla di una grossa crisi di spogliatoio nel Paris Saint Germain.
Malgrado l’ingaggio da capogiro, il più alto della squadra (l’equivalente di 4 milioni di euro al mese), l’attaccante brasiliano Neymar mostra segni di insofferenza: ultimamente si sarebbe presentato spesso e volentieri ubriaco agli allenamenti.
Alla base della cattiva condotta di Neymar ci sarebbe anche la volontà di lasciare Parigi.
Come ha sottolinato Il Mattino ci sono analogie con il connazionale Adriano, che ha mandato all’aria la propria carriera all’Inter per colpa delle proprie abitudini sregolate.
Da Parigi si parla oltre di spogliatoio ingestibile, anche di un Neymar addirittura in condizioni inaccettabili al limite dell alcolismo 😱😱😱..in quel docufilm su Netflix si vede tutta la sua inadeguatezza in questo mondo pieno di soldi e di come sia una persona davvero sola.
— Michael Rossit (@MichaoRossit) March 22, 2022
Neymar nel mirino dei giornalisti
Il j’accuse più pesante è venuto dal giornalista Daniel Riolo di RMC Sport, che nel corso del programma televisivo After Foot ha commentato: “Già non si allena quasi più e arriva in condizioni deplorevoli, al limite dell’ubriachezza. Prova sentimenti di ‘vendetta‘ nei confronti del club, c’è una rottura totale con la dirigenza e con lo spogliatoio”.
Riolo imputa a Neymar di essere il principale responsabile della crisi del club transalpino: “Ai tifosi noninteressano le sue pagliacciate. Sta rovinando il club che dovrebbe firmargli un assegno e lasciarlo andare. Se non lo manderà via il Psg sarà in grande pericolo“.
Crisi generale, per il Psg
Oltre a Neymar, non sono esenti da critiche nemmeno altre figure della squadra, dal tecnico Pochettino, che “non esiste” e i dirigenti Nasser Al-Khelaifi e Leonardo, che “non hanno detto una parola dopo l’eliminazione in Champions, è un club allo sbando”.
Oltre a Neymar, anche Messi e Sergio Ramos sarebbero inquieti: in particolare quest’ultimo avrebbe avuto molti problemi fisici che lo hanno portato a totalizzare solo 5 presenze.
Insomma, per il Paris Saint Germain la primavera non è ancora iniziata.
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Assemblea ECA, Al-Khelaifi: “La Superlega non esiste”
All’Assemblea ECA (European Club Association) svoltasi ieri a Madrid ha presenziato il presidente Nasser Al-Khelaïfi, noto per essere anche il presidente del PSG.
Il presidente Nasser Al-Khelaïfi ha parlato della situazione dell’ECA. che sta attraversando una fase di grande espansione e conta oggi oltre 600 club affiliati grazie all’arrivo di 266 squadre aggiuntive in questa stagione.
Queste le parole di Al-Khelaïfi a tale proposito: “È un momento fantastico a causa della nostra rapida espansione e della nostra evoluzione positiva. Questo dimostra che l’ECA è un’organizzazione dinamica, democratica, rappresentativa e inclusiva.
Quando sono diventato presidente dell’ECA, c’erano 174 club… ora siamo 610. L’unità è la forza dell’ECA, che è completamente diversa dal precedente G-14”.
Il presidente ne ha approfittato anche per polemizzare sulla Superlega. Queste le sue parole: “La porta è sempre aperta per quei club che non sono nell’ECA. La Superlega non esiste. Quindi, quando se ne renderanno conto, saranno i benvenuti a tornare (l’allusione è soprattutto al Barcellona, ndr).
Abbiamo giocato contro di loro nei quarti di finale della Champions League, la migliore competizione per club al mondo. È la migliore competizione, il miglior sistema che abbiamo. Non sono davvero contenti, ma ancora una volta ci giocano perché sanno che è importante.
Sanno che è la competizione principale. Spero che quindi ne siate consapevoli. Sanno che la porta è sempre aperta. Siamo in contatto congiunto con la FIFA e l’UEFA”. I club che ancora sostengono convintamente il progetto della Superlega sono, in particolare, il Barcellona e Real Madrid.
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Milan, così non va: esci dalla mediocrità! | L’editoriale di Mauro Vigna
Milan, già dal titolo si può capire di che tenore (senz’altro duro) è il taglio di questo articolo. Non si può sprecare un’altra stagione.
Parlare con mesi di anticipo a volte può dare delle soddisfazioni, in quanto, spesso si viene smentiti. Ed è quello che spero vivamente accada. Perché altrimenti dovremo nuovamente assistere a un anno, il prossimo, sotto il segno della mediocrità.
Mediocrità, parola ricorrente durante questa stagione, basti vedere alcuni elementi in rosa. Che vanno cambiati, o meglio, vanno sostituiti con rinforzi qualitativamente superiori. Iniziamo da Calabria, bravo bello educato e con un cuore grande così, ma vederlo capitano di una squadra come il Milan appare, scusatemi, una bestemmia. Sapete vero di cosa stiamo parlando? Del Milan, squadra che ha alzato al cielo 7 Champions. Giusto per ricordarlo.
Una squadra che per due anni non è stata in grado di trovare un vice Theo Hernandez facendo giocare al suo posto terzini destri, difensori centrali e facendo il segno della croce in settimana augurandogli lunga vita calcistica.
Un centrocampo inesistente, caratterizzato da giocatori bravissimi ad accarezzare il pallone, un po’ meno a picchiare. Quanto servirebbe un Kessiè qualsiasi. E quanto servirebbe una punta centrale che non avesse 38 anni, con tutto il rispetto per Giroud, un ex campione, ma che da marzo in avanti deve giocare con l’ossigeno perché non ha un vero e proprio sostituto.
Quindi che si fa? Con Pioli a fine ciclo ci si trova praticamente a maggio senza avere deciso un allenatore e con gli altri club che stanno praticamente prendendosi i migliori attaccanti, lasciando a noi – forse – qualche briciola per quando decideremo di fare mercato.
Capitolo allenatore. Da qui capiremo se aspettarci un altro campionato mediocre, oppure no. Antonio Conte avrebbe permesso di alzare l’asticella, ma un Van Bommel, brava persona eh, ha pure pianto quando se ne è andato, pensate possa rappresentare la scelta giusta? Uno che ha la stessa esperienza di Palladino che almeno ha allenato in Serie A? Uno che ha subìto le stesse reti di Pioli, ma in Belgio? Giovane, parla 5 lingue, ma a noi serve uno con gli attributi che sappia strigliare Leao quando passeggia come fosse in Via Montenapoleone a Milano, durante un derby.
Ripeto, se sarò smentito sarò felice. In realtà è quello che voglio, essere smentito coi fatti. Con uno come Conte in panchina, con Gyokeres in attacco, magari uno come Amrabat in mediana, Buongiorno o Scalvini in difesa. Un forte terzino destro. E poi ne parliamo. Altrimenti…la solità mediocrità.
Questa deve essere la stagione della svolta, non serve molto. L’ossatura della squadra c’è, servono 4-5 rinforzi di qualità nei posti giusti. È un allenatore con le palle quadrate.
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La risposta di Lotito a Gravina: “La FIGC non è il suo granducato personale”
Continuano le schermaglie verbali a distanza fra il presidente della Lazio Claudio Lotito e quello della FIGC Gabriele Gravina.
Le parole di Lotito su Gravina
Non si è fatta attendere troppo la replica del presidente della Lazio Claudio Lotito alle accuse del numero uno della FIGC Gabriele Gravina. Repetita iuvant: stamane vi avevamo riportato le dichiarazioni del presidente federale, rilasciate a “Il Foglio“, in cui quest’ultimo attaccava frontalmente il patron bianco celeste.
In sostanza, Gravina accusava il vulcanico patron della società capitolina di voler dettare legge all’interno del consiglio federale. Oltre ad alludere a un presunto conflitto d’interesse, dato che Lotito è al tempo stesso membro del consiglio federale e membro del consiglio della Lega Calcio.
Oltre che, ovviamente, senatore della Repubblica Italiana e Presidente della Lazio. Tempo qualche ora ed è arrivata anche la replica del diretto interessato, affidata a un’intervista concessa all’Ansa.
❝Leggo con stupore le dichiarazioni del sig. Gravina sulla mia persona, che si commentano da sole. Chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono. I suoi rapporti personali con alcuni presidenti non escludono il disagio e la confusione che oggi regna nel sistema calcio, condivise da tutti gli operatori che cercano, nonostante gli ostacoli posti dal sig. Gravina, di rinnovarne le regole. La mia posizione di proprietario di club, consigliere federale, consigliere di Lega e componente del Senato, ruoli peraltro acquisiti con regolari e democratiche elezioni, mi consente di avere una visione più ampia e completa dei problemi e delle soluzioni possibili per eliminare i guasti prodotti. Il mondo del calcio non chiede isolamento, ma necessita di una visione ampia delle sue varie componenti. Alle quali i miei ruoli istituzionali, attesa l’importante ed alta valenza del calcio, mi danno la possibilità di offrire un contributo fattivo, facendolo uscire da un’autonomia erroneamente intesa come ‘granducato personale’.❞
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