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Milan: tra debutto in Europa e arrivo di Gazidis
Il Milan deve dimenticare in fretta l’opaca prestazione contro il Cagliari di domenica sera e prepararsi al meglio per il suo esordio in Europa League di giovedì sera contro il Dudelange, squadra lussemburghese assolutamente alla portata dei rossoneri. Obiettivo principale vincere e convincere, senza se e senza ma. Mister Gattuso non vuole più vedere giocatori lenti, svogliati e poco cattivi agonisticamente, pretende grinta e veleno ed è proprio questo il momento per dimostrare che il Milan c’è e può fare molto.
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È l’ora di Caldara
È tempo di turnover pertanto alcuni nuovi giocatori avranno l’occasione per mettersi in mostra già dal primo minuto. Ci sarà infatti l’esordio di Mattia Caldara a fianco di Romagnoli. L’ex Juve è stato finora lasciato in panchina, peraltro discretamente sostituito da Musacchio, per permettergli di trovare i giusti meccanismi nella difesa a quattro siccome proveniva da un modulo a tre con caratteristiche diverse e molto precise dettate da Gasperini. Spetterà a lui dimostrare di essere pronto nella nuova disposizione tattica.
Higuain punto fisso
Chance importante anche per Castillejo, esterno spagnolo dotato di buona tecnica, già in condizione e subentrato nelle ultime due gare alzando decisamente l’asticella della dinamicità e dell’imprevedibilità. La sua velocità può fare molto male, caratteristica che per esempio manca a Suso e a Calhanoglu, autori di prestazioni ad intermittenza questo inizio di stagione. Importante anche la versatilità di Castillejo, il giocatore può indifferentemente giocare sia a destra che a sinistra.
Spazio anche a Bakayoko e a Laxalt, il primo in deciso miglioramento tattico, mentre il secondo è in ottima condizione, quando è subentrato in campo lo ha fatto molto bene e dalle prime impressioni potrebbe forse meritare più spazio. In attacco spazio all’insostituibile Higuain, finalmente sbloccatosi domenica sera e autore di fare di assoluto spessore, da vero leader dentro ed anche fuori dal campo.
Gazidis nuovo amministratore delegato
Sul fronte societario è notizia fresca di questa mattina, peraltro già nell’aria da tempo, l’arrivo ufficiale di Gazidis come nuovo Amministratore Delegato del Milan. Il manager sudafricano lascia l’Arsenal dopo 10 anni per accasarsi in rossonero con decorrenza promo dicembre corrente anno. Con l’arrivo di Gazidis il Milan si è assicurato un dirigente di livello mondiale dal brillante profilo internazionale e con un track record sportivo e di business di grande successo. Il passaggio di consegne, come detto, avverrà il primo dicembre data in cui Scaroni lascerà il compito di guidare la società sul versante sportivo, finanziario e commerciale.
La carriera del manager 54enne parla da sola, ha avuto un ruolo importante nello sviluppo del calcio professionistico negli USA e ha portato l’Arsenal ai vertici del calcio europeo. È stato vice commissario della Major League Soccer dal 2001 al 2009 e in seguito è stato chiamato dai Ginners di Arsene Wenger. Il club londinese da allora ha vinto 3 FA Cup e ottenuto la qualificazione alla Champion League per 8 anni consecutivi contribuendo ad aumentare il fatturato che di fatto è raddoppiato negli anni fino a superare i 450 milioni di euro.
Gazidis durante una delle primissime interviste rilasciate poche ore fa si definisce entusiasta di aver accettato questa nuova sfida professionale e sin d’ora si impegna a fare tutto ciò che rientra nelle sue possibilità per riportare il Milan al top iniziando quindi la sua esperienza con un gruppo di sicuro talento, con colleghi che lavorano con impegno e dedizione e con la forte leadership esercitata da Leonardo, Maldini e Gattuso.
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Assemblea ECA, Al-Khelaifi: “La Superlega non esiste”
All’Assemblea ECA (European Club Association) svoltasi ieri a Madrid ha presenziato il presidente Nasser Al-Khelaïfi, noto per essere anche il presidente del PSG.
Il presidente Nasser Al-Khelaïfi ha parlato della situazione dell’ECA. che sta attraversando una fase di grande espansione e conta oggi oltre 600 club affiliati grazie all’arrivo di 266 squadre aggiuntive in questa stagione.
Queste le parole di Al-Khelaïfi a tale proposito: “È un momento fantastico a causa della nostra rapida espansione e della nostra evoluzione positiva. Questo dimostra che l’ECA è un’organizzazione dinamica, democratica, rappresentativa e inclusiva.
Quando sono diventato presidente dell’ECA, c’erano 174 club… ora siamo 610. L’unità è la forza dell’ECA, che è completamente diversa dal precedente G-14”.
Il presidente ne ha approfittato anche per polemizzare sulla Superlega. Queste le sue parole: “La porta è sempre aperta per quei club che non sono nell’ECA. La Superlega non esiste. Quindi, quando se ne renderanno conto, saranno i benvenuti a tornare (l’allusione è soprattutto al Barcellona, ndr).
Abbiamo giocato contro di loro nei quarti di finale della Champions League, la migliore competizione per club al mondo. È la migliore competizione, il miglior sistema che abbiamo. Non sono davvero contenti, ma ancora una volta ci giocano perché sanno che è importante.
Sanno che è la competizione principale. Spero che quindi ne siate consapevoli. Sanno che la porta è sempre aperta. Siamo in contatto congiunto con la FIFA e l’UEFA”. I club che ancora sostengono convintamente il progetto della Superlega sono, in particolare, il Barcellona e Real Madrid.
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Milan, così non va: esci dalla mediocrità! | L’editoriale di Mauro Vigna
Milan, già dal titolo si può capire di che tenore (senz’altro duro) è il taglio di questo articolo. Non si può sprecare un’altra stagione.
Parlare con mesi di anticipo a volte può dare delle soddisfazioni, in quanto, spesso si viene smentiti. Ed è quello che spero vivamente accada. Perché altrimenti dovremo nuovamente assistere a un anno, il prossimo, sotto il segno della mediocrità.
Mediocrità, parola ricorrente durante questa stagione, basti vedere alcuni elementi in rosa. Che vanno cambiati, o meglio, vanno sostituiti con rinforzi qualitativamente superiori. Iniziamo da Calabria, bravo bello educato e con un cuore grande così, ma vederlo capitano di una squadra come il Milan appare, scusatemi, una bestemmia. Sapete vero di cosa stiamo parlando? Del Milan, squadra che ha alzato al cielo 7 Champions. Giusto per ricordarlo.
Una squadra che per due anni non è stata in grado di trovare un vice Theo Hernandez facendo giocare al suo posto terzini destri, difensori centrali e facendo il segno della croce in settimana augurandogli lunga vita calcistica.
Un centrocampo inesistente, caratterizzato da giocatori bravissimi ad accarezzare il pallone, un po’ meno a picchiare. Quanto servirebbe un Kessiè qualsiasi. E quanto servirebbe una punta centrale che non avesse 38 anni, con tutto il rispetto per Giroud, un ex campione, ma che da marzo in avanti deve giocare con l’ossigeno perché non ha un vero e proprio sostituto.
Quindi che si fa? Con Pioli a fine ciclo ci si trova praticamente a maggio senza avere deciso un allenatore e con gli altri club che stanno praticamente prendendosi i migliori attaccanti, lasciando a noi – forse – qualche briciola per quando decideremo di fare mercato.
Capitolo allenatore. Da qui capiremo se aspettarci un altro campionato mediocre, oppure no. Antonio Conte avrebbe permesso di alzare l’asticella, ma un Van Bommel, brava persona eh, ha pure pianto quando se ne è andato, pensate possa rappresentare la scelta giusta? Uno che ha la stessa esperienza di Palladino che almeno ha allenato in Serie A? Uno che ha subìto le stesse reti di Pioli, ma in Belgio? Giovane, parla 5 lingue, ma a noi serve uno con gli attributi che sappia strigliare Leao quando passeggia come fosse in Via Montenapoleone a Milano, durante un derby.
Ripeto, se sarò smentito sarò felice. In realtà è quello che voglio, essere smentito coi fatti. Con uno come Conte in panchina, con Gyokeres in attacco, magari uno come Amrabat in mediana, Buongiorno o Scalvini in difesa. Un forte terzino destro. E poi ne parliamo. Altrimenti…la solità mediocrità.
Questa deve essere la stagione della svolta, non serve molto. L’ossatura della squadra c’è, servono 4-5 rinforzi di qualità nei posti giusti. È un allenatore con le palle quadrate.
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La risposta di Lotito a Gravina: “La FIGC non è il suo granducato personale”
Continuano le schermaglie verbali a distanza fra il presidente della Lazio Claudio Lotito e quello della FIGC Gabriele Gravina.
Le parole di Lotito su Gravina
Non si è fatta attendere troppo la replica del presidente della Lazio Claudio Lotito alle accuse del numero uno della FIGC Gabriele Gravina. Repetita iuvant: stamane vi avevamo riportato le dichiarazioni del presidente federale, rilasciate a “Il Foglio“, in cui quest’ultimo attaccava frontalmente il patron bianco celeste.
In sostanza, Gravina accusava il vulcanico patron della società capitolina di voler dettare legge all’interno del consiglio federale. Oltre ad alludere a un presunto conflitto d’interesse, dato che Lotito è al tempo stesso membro del consiglio federale e membro del consiglio della Lega Calcio.
Oltre che, ovviamente, senatore della Repubblica Italiana e Presidente della Lazio. Tempo qualche ora ed è arrivata anche la replica del diretto interessato, affidata a un’intervista concessa all’Ansa.
❝Leggo con stupore le dichiarazioni del sig. Gravina sulla mia persona, che si commentano da sole. Chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono. I suoi rapporti personali con alcuni presidenti non escludono il disagio e la confusione che oggi regna nel sistema calcio, condivise da tutti gli operatori che cercano, nonostante gli ostacoli posti dal sig. Gravina, di rinnovarne le regole. La mia posizione di proprietario di club, consigliere federale, consigliere di Lega e componente del Senato, ruoli peraltro acquisiti con regolari e democratiche elezioni, mi consente di avere una visione più ampia e completa dei problemi e delle soluzioni possibili per eliminare i guasti prodotti. Il mondo del calcio non chiede isolamento, ma necessita di una visione ampia delle sue varie componenti. Alle quali i miei ruoli istituzionali, attesa l’importante ed alta valenza del calcio, mi danno la possibilità di offrire un contributo fattivo, facendolo uscire da un’autonomia erroneamente intesa come ‘granducato personale’.❞
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