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Milan: ore decisive per Gattuso
Il Milan non sa più vincere, questa è la triste verità. Se andiamo ad analizzare le ultime otto prestazioni, Coppa Italia compresa, ci troviamo di fronte a ben cinque sconfitte caratterizzate da una imbarazzante crisi di gioco e da zero stimoli sotto il livello motivazionale. Davvero difficile, se non impossibile, per chi non è giornalmente nello spogliatoio capire i motivi di una simile involuzione, ma il campionato non è finito, la classifica dice che per la corsa alla Champions il Diavolo c’è ancora ed il calendario meno proibitivo rispetto a quello delle dirette concorrenti deve essere uno stimolo ed un monito forte e chiaro perchè buttare tutto alle ortiche dopo due terzi di stagione comunque positivi sarebbe un peccato ed al contempo una batosta dalle conseguenze disastrose. Perchè qualificarsi o meno alla Champions non è logicamente la stessa cosa, ci sono soldi e prestigio in palio e per una società che si deve rilanciare sotto entrambi gli aspetti ecco che il non arrivare tra le prime quattro assumerebbe il carattere di una doppia sconfitta resa ancora più amara perchè il Milan è vicino all’obbiettivo e per una parte di stagione era pure arrivato alla terza posizione.
La panchina traballa
Ore cruciali per la permanenza di Gennaro Gattuso sulla panchina del Milan. Di chi siano le colpe di una così evidente involuzione, come detto prima, non è certo facile, ma come sempre accade quando i risultati non arrivano ed il gioco latita a pagare è sempre l’allenatore, anche se un cambio a quattro partite dalla fine della stagione potrebbe non sortire alcun effetto, anzi contribuire a rendere ancora più caotica l’intera situazione. La sconfitta di ieri sera ha lasciato strascichi veramente pesanti e se l’Atalanta questa sera dovesse trovare i tre punti contro l’Udinese si ritroverebbero addirittura settimi. Una vera e propria serata da incubo culminata da un lungo vertice durato oltre un’ora nello spogliatoio tra allenatore e l’intera dirigenza che era ad assistere alla partita e che ovviamente è rimasta profondamente delusa dalla prestazione. Dal vertici di ieri è uscito ben poco e non è escluso che in giornata possa essere presa la decisione di esonerare Gattuso affidando la squadra al tecnico della Primavera Giunti oppure a Leonardo che per un mese potrebbe tornare a vestire i panni dell’allenatore, ruolo tra l’altro già ricoperto anni fa proprio con il Milan.
Conte in tribuna
Ieri sera ad assistere alla gara c’era anche Antonio Conte, da tempo accostato alla panchina del Milan e grande pupillo di Leonardo che sarebbe disposto a fare carte false per poterlo avere come tecnico per la prossima stagione. L’ex allenatore del Chlesea sta vagliando alcune offerte che giorno dopo giorno stanno arrivando e ben sappiamo quanto siano forti gli interessamenti di Inter e Roma. Ritengo Conte uno dei pochi allenatori in grado di far ripartire un ciclo capitalizzando al meglio un patrimonio umano composto in larga percentuale da giovani da forgiare e stimolare. Abbiamo visto di cosa è stato capace di fare sulla panchina della Juventus che proveniva da due settimi posti consecutivi e che ha saputo far tornare nell’elite del calcio italiano. L’occasione di trovare un’allenatore al momento a piede libero e con una gran voglia di tornare è davvero troppo ghiotta prorpio perchè il Milan ha necessità di un rilancio in grande stile e la grinta e la determinazione sono elementi da cui prescindere è impossibile e Conte ha carattere da vendere e mai come in questo momento potrebbe davvero essere il profilo giusto.
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La risposta di Lotito a Gravina: “La FIGC non è il suo granducato personale”
Continuano le schermaglie verbali a distanza fra il presidente della Lazio Claudio Lotito e quello della FIGC Gabriele Gravina.
Le parole di Lotito su Gravina
Non si è fatta attendere troppo la replica del presidente della Lazio Claudio Lotito alle accuse del numero uno della FIGC Gabriele Gravina. Repetita iuvant: stamane vi avevamo riportato le dichiarazioni del presidente federale, rilasciate a “Il Foglio“, in cui quest’ultimo attaccava frontalmente il patron bianco celeste.
In sostanza, Gravina accusava il vulcanico patron della società capitolina di voler dettare legge all’interno del consiglio federale. Oltre ad alludere a un presunto conflitto d’interesse, dato che Lotito è al tempo stesso membro del consiglio federale e membro del consiglio della Lega Calcio.
Oltre che, ovviamente, senatore della Repubblica Italiana e Presidente della Lazio. Tempo qualche ora ed è arrivata anche la replica del diretto interessato, affidata a un’intervista concessa all’Ansa.
❝Leggo con stupore le dichiarazioni del sig. Gravina sulla mia persona, che si commentano da sole. Chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono. I suoi rapporti personali con alcuni presidenti non escludono il disagio e la confusione che oggi regna nel sistema calcio, condivise da tutti gli operatori che cercano, nonostante gli ostacoli posti dal sig. Gravina, di rinnovarne le regole. La mia posizione di proprietario di club, consigliere federale, consigliere di Lega e componente del Senato, ruoli peraltro acquisiti con regolari e democratiche elezioni, mi consente di avere una visione più ampia e completa dei problemi e delle soluzioni possibili per eliminare i guasti prodotti. Il mondo del calcio non chiede isolamento, ma necessita di una visione ampia delle sue varie componenti. Alle quali i miei ruoli istituzionali, attesa l’importante ed alta valenza del calcio, mi danno la possibilità di offrire un contributo fattivo, facendolo uscire da un’autonomia erroneamente intesa come ‘granducato personale’.❞
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Mourinho: “Roma? Mi dissero di andare via dopo Budapest”
L’ex tecnico della Roma, José Mourinho, è tornato a parlare del suo passato sulla panchina giallorossa, terminato a gennaio 2024 per esonero.
José Mourinho torna a parlare della sua avventura a Roma sulla panchina giallorossa. Nell’intervista rilasciata qualche giorno fa al The Telegraph, Il tecnico portoghese si è soffermato sul post finale di Europa League di Budapest dove gli fu consigliato da amici e parenti di lasciare la società giallorossa.
Mourinho ha passato due anni e mezzo nella Capitale collezionando su 138 match 68 vittorie, 30 pareggi e 40 sconfitte con una media punti pari a 1,70. Nella sua avventura giallorossa il portoghese ha portato la Roma a giocare due finali consecutive in Conference League (trionfo contro il Feyenoord) ed in Europa League (sconfitta ai rigori contro il Siviglia).
Mourinho, l’addio dopo Budapest
“I miei amici, la mia famiglia, perfino il mio agente mi dissero di andare via dopo la finale di Europa League dello scorso anno. Ma ho sentito la spinta del club, dal punto di vista emotivo, e sono andato avanti. Ho rifiutato la panchina della nazionale portoghese e anche un’offerta molto conveniente dall’Arabia Saudita per restare alla Roma”.
Scelta, quella di rimanere ai giallorossi, risultata sbagliata visto l’esonero arrivato a fine gennaio dopo aver collezionato 29 punti in 20 partite.
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