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Milan lascia lavorare Pioli
Non esiste una settimana in cui non sia sotto esame, eppure il tecnico Pioli con assoluta calma, determinazione ed anche competenza prosegue il suo cammino verso le zone alte della classifica con la possibilità questa sera – in caso di vittoria a Firenze – di arrivare a ridosso di una Roma in crisi di risultati che sta lasciando troppi punti per strada ultimamente. Gli esoneri sulle panchine di Inter e Fiorentina fanno di lui un tecnico proverbialmente sempre a rischio, anche se non è del tutto vero e corretto se si guarda cosa è stato al momento capace di fare.
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I meriti
Ad oggi i meriti di Pioli superano ampiamente i dubbi, il tecnico parmigiano dopo l’inizio di stagione sciagurato ad opera di Gianpaolo, ha saputo raccogliere i cocci, reimpostare nuove metodologie di allenamento rimettendo al centro gli uomini, non il modulo. Semplicità è stata la sua parola d’ordine e con essa sono arrivati i primi risultati.
Ma non solo, oltre alla media punti decisamente superiore rispetto al suo predecessore, Pioli ha saputo rivitalizzare giocatori che sembravano ormai essere entrati in un limbo dal quale difficilissimo era uscirne, gente come Rebic e Castillejo è rinata sotto le sue cure e l’arrivo di Ibrahimovic ha fatto il resto. Il tecnico non ha avuto paura di cambiare modulo per ben tre volte, ha trovato una giusta realtà tattica per il gioco di Ibra ed intorno a lui ha saputo individuare le giuste pedine che settimana dopo settimana hanno trovato consapevolezza nei loro mezzi ed una mentalità finalmente vincente.
Sempre in bilico
Eppure tutto questo non basta, o meglio pare non essere sufficiente. Una società del tutto spaccata su scelte tecniche e di giocatori pare però essere coesa su un solo punto, l’allenatore della prossima stagione non sarà Pioli. Ben conosciamo l’idea di Gazidis, al momento unico punto fermo nello staff dirigenziale rossonero il quale avrebbe addirittura già firmato un precontratto per Ralf Rangnick come nuovo allenatore, ma anche direttore sportivo.
Di diversa opinione il suo Boban- Maldini che più ragionevolmente vorrebbero valutare Pioli fino a fine stagione e poi decidere, anche se il loro nome sarebbe quello di Massimiliano Allegri, se non verrà tentato da avventure al di fuori dei confini nazionali.
Serve calma
Ritengo che in questo momento Stefano Pioli debba essere lasciato il più possibile tranquillo e con esso tutta la squadra che non deve pensar ad altro al di fuori del campionato. Spifferi di questo genere non fanno bene, soprattutto perché mancano di rispetto alla professionalità dell’attuale allenatore che ha deciso di prendere per mano una squadra in evidente crisi accettando una sfida non facile, piena di ostacoli ed in grado di minarne la carriera. Di questo bisogna dargli atto, a fine stagione sarà giusto e doveroso tirare una riga e valutare il cammino fatto, adesso onestamente appare eccessivamente presto ed inopportuno.
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Roma-Milan 2-1, De Rossi inchioda il Diavolo: le pagelle
Roma-Milan 2-1, i capitolini battono i rossoneri e si guadagnano il passaggio del turno in Europa League. All’Olimpico i giallorossi si impongono grazie ai gol di Mancini e Dybala. A nulla è servito il gol di Gabbia nel finale.
Maignan 6: ultimamente gli tocca spesso raccogliere palloni alle sue spalle, ma di colpe ne ha ben poche.
Calabria 4: concorso di colpa con il tecnico che lo utilizza (sbagliando) a centrocampo (dal 46 Reijnders 5: inspiegabile questo cambio)
Gabbia 5,5: errore su Dybala, ma tiene botta e segna la rete dei rossoneri
Tomori 5: cerca di reggere una situazione non facile. Balla in maniera eccessiva, ma ha l’attenuante del rientro
Theo Hernandez 4: si vede poco e si fa espellere nel finale
Musah 5: si innamora troppo del pallone, ma ha grinta da vendere. Uno dei meno peggio
Bennacer 5: prova complicata, viene sostituito per lasciare spazio ad un altro attaccante (dal 40’ Jovic 4: non incide)
Pulisic 4,5: sbaglia troppi palloni, la peggiore partita da quando è al Milan
Loftus-Cheek 4: in un pessimo stato di forma, si vede praticamente mai (dal 46’ Chukwueze 6: il più in forma)
Leao 3: grandi premesse, ma imbarazzante e al limite dell’irritante
Giroud 3: non gli si può chiedere di più, non ne ha
Pioli 2: sbaglia tutto, cambi inspiegabili e sotto l’aspetto della mentalità in campo non si commenta nemmeno. Subìsce in due occasioni una lezione di calcio da De Rossi
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Cannavaro: “La mia Juve era fortissima. Al Real non è permesso sbagliare nulla”
Fabio Cannavaro ha parlato ai microfoni di Radio Serie A soffermandosi in particolare sulle avventure con le maglie di Juventus e Real Madrid.
Fabio Cannavaro, leggenda del calcio italiano, è intervenuto ai microfoni di Radio Serie A ricordando i tempi dell’esperienze con le maglie di Juventus e Real Madrid.
Le parole di Cannavaro
“Dopo l’Inter trascorsi due anni a Torino dove i tifosi mi ritennero da subito ai livelli di Buffon e Del Piero, anche perché sul campo ho sempre garantito prestazioni importanti. Lì sono stato bene, ci hanno annullato due campionati ma la realtà è che quella era una Juve fortissima. Poi nel 2006 la società mi fece capire che c’era la necessità di cedere qualcuno e mi avvertirono della trattativa con il Real Madrid. Quando arrivi lì e visiti la sala trofei del club ti rendi conto che con quella maglia addosso non è permesso sbagliare nulla”
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Pippo Inzaghi: “Mio fratello dopo la finale di Champions ha fatto il salto definitivo”
Filippo Inzaghi, intervenuto ai microfoni di Dazn, ha parlato del cammino degli ultimi anni di suo fratello Simone sulla panchina dell’Inter.
Intervenuto a Dazn come protagonista del format “Un’altra storia”, Pippo Inzaghi si è soffermato sul percorso fatto negli ultimi anni di suo fratello Simone sulla panchina dell’Inter e della possibilità di conquistare la seconda stella nel derby della Madonnina.
Le parole di Pippo Inzaghi su suo fratello
Le qualità di Simone:
“Simone è un ottimo gestore di risorse umane, è molto bravo. Quello che ha subito l’anno scorso non lo avrebbe sopportato nessuno e lui invece si è fatto scivolare tutto. È stato bravissimo, è andato avanti per la sua squadra. Dopo la finale di Champions, in cui ha incartato Guardiola, ha fatto il salto definitivo e a me non sorprende. Ha pochi amici e quindi si è dovuto fare il mazzo per dimostrare che adesso è uno dei migliori d’Europa. Sono contento per lui perché oltre a essere un grande allenatore, è una persona perbene”.
Scudetto Inter nel derby?
“Uno lo sventai io con un mio gol. Però sono felice per mio fratello perché coronerebbe un sogno. Spero che il Milan vinca la coppa, così per me sarebbe il top. Sarà una bella partita con lo stadio pieno. Io feci gol al mio primo derby con Terim. Non feci tanti gol nel derby, ma quello che ho fatto sono stati importanti. Nei due di Champions per esempio io non feci un tiro in porta in due gare dalla tensione”.
San Siro:
“Non si tocca. Venni al Milan per San Siro. Quando facevo il Trofeo Berlusconi per me giocare a San Siro ero il mio stadio. Ho ottenuto in quello stadio tutto quello che dovevo ottenere. Nelle notti di Champions mi stimolava molto vedere i tifosi che stavano ore e ore in coda in pullman”.
Le differenze tra di voi come giocatore:
“Io e mio fratello ci facevamo portare alla Galleana al Piacenza per farci fare le foto coi giocatori. Simone ha il record che non ho nemmeno io: mai fatto quattro gol, lui li ha fatti al Marsiglia. Abbiamo giocato insieme in nazionale, anche per i miei genitori vederci esordire in nazionale a Torino…
Lui tecnicamente era più forte, ha convissuto con un problema importante alla schiena. Non andò al Milan prima di andare alla Lazio perché fu bocciato per la schiena e questo lo ha ostacolato. Avrebbe fatto di più. Quel che non ha avuto da giocatore lo ha avuto da allenatore”.
Lo studio degli avversari:
“Io e Simone studiavamo tanto gli avversari. Io li conoscevo alla perfezione. Non erano i difensori che marcavano me e io che marcavo loro perché se dovevo scegliere andavo da quello che magari sull’attenzione o sullo scatto potevo fregarlo. Queste cose si cercano di insegnare anche se non sono semplici da capire”.
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