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Juve-Allegri: quando vincere non basta…
Ci sono amori che sembrano destinati a durare in eterno, ma che la routine li rende sempre più fragili fino a rompersi inesorabilmente, portandosi però dietro la consapevolezza di aver vissuto intensamente momenti che non potranno mai cancellare la stima reciproca guadagnata. E così dopo 5 anni di matrimonio il rapporto fra Allegri e la Juventus ha cominciato sempre più a logorarsi fino alla drastica decisione del divorzio. Le vittorie in Italia non sono bastate ad appagare i desideri della Signora, sempre più ambiziosa… Magari con in testa già un nuovo amore…
Indice
Una separazione inesorabile
Le strade di Allegri e della Juve si separano dopo 5 stagioni fatte di tanti successi e poche, ma dolorose sconfitte. Probabilmente si tratta della scelta più giusta per entrambe le parti. Da un lato un tecnico che nonostante le numerose vittorie non è mai riuscito ad entrare del tutto nel cuore dei tifosi; dall’altro una società che, ormai sazia del cibo italiano, intende aprire un nuovo ciclo, con una guida tecnica che sappia portare idee di gioco innovative per tentare di piombare su pietanze europee più appetitose.
Obiettivamente il calcio espresso dai bianconeri non ha certo entusiasmato. In Italia la Juve ha vinto semplicemente perché ha la rosa più forte, mentalmente e tecnicamente. In Europa, dove l’asticella si alza notevolmente, la Juve ha spesso faticato a dimostrare un gioco all’altezza delle altre big. Se si escludono la partita di Torino contro il Manchester (paradossalmente persa nel finale) e la clamorosa rimonta contro l’Atletico, le prestazioni non hanno di certo rispettato le aspettative. Si è visto un gioco lento e macchinoso, con scarse verticalizzazioni, fondato esclusivamente sulle (rare) intuizioni di Pjanic, sulle scorribande di Cancelo e sugli acuti di CR7. Troppo poco per una squadra intenzionata a vincere la Champions.
Chi sarà l’erede?
Adesso via al toto-allenatore! Sono tanti i pretendenti al trono bianconero: il sogno Guardiola, il ritorno del figliol prodigo Conte, il vecchio nemico di mille battaglie Sarri, l’astro nascente Inzaghi, il torinese d’adozione Pochettino che sta guidando il Tottenham alla conquista dell’Europa. Tutti nomi interessanti che racchiudono intrecci passati e futuri. Filosofie di calcio differenti, ma con un unico filo conduttore: il bel gioco. Probabilmente la voglia di essere propositivi è proprio il tassello che manca alla Juve per colmare quel fastidioso gap con le altre squadre europee.
Arrivederci e grazie
Stasera Allegri si siederà sulla panchina dello Stadium per l’ultima volta, con lo sguardo sulla partita, ma con la testa rivolta ai bei ricordi che hanno accompagnato la sua avventura in bianconero. I tifosi hanno preparato un‘accoglienza speciale per questa sua ultima apparizione all’Allianz. È arrivato a Vinovo tra i fischi… Si è guadagnato l’onore di uscire di scena fra gli applausi. Con un palmares di 5 campionati, 4 Coppe Italia, 2 Supercoppe (più 2 finali di Champions raggiunte), l’intero popolo bianconero può solo dire una parola, che ingratamente poche volte gli è stata rivolta: GRAZIE.
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La risposta di Lotito a Gravina: “La FIGC non è il suo granducato personale”
Continuano le schermaglie verbali a distanza fra il presidente della Lazio Claudio Lotito e quello della FIGC Gabriele Gravina.
Le parole di Lotito su Gravina
Non si è fatta attendere troppo la replica del presidente della Lazio Claudio Lotito alle accuse del numero uno della FIGC Gabriele Gravina. Repetita iuvant: stamane vi avevamo riportato le dichiarazioni del presidente federale, rilasciate a “Il Foglio“, in cui quest’ultimo attaccava frontalmente il patron bianco celeste.
In sostanza, Gravina accusava il vulcanico patron della società capitolina di voler dettare legge all’interno del consiglio federale. Oltre ad alludere a un presunto conflitto d’interesse, dato che Lotito è al tempo stesso membro del consiglio federale e membro del consiglio della Lega Calcio.
Oltre che, ovviamente, senatore della Repubblica Italiana e Presidente della Lazio. Tempo qualche ora ed è arrivata anche la replica del diretto interessato, affidata a un’intervista concessa all’Ansa.
❝Leggo con stupore le dichiarazioni del sig. Gravina sulla mia persona, che si commentano da sole. Chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono. I suoi rapporti personali con alcuni presidenti non escludono il disagio e la confusione che oggi regna nel sistema calcio, condivise da tutti gli operatori che cercano, nonostante gli ostacoli posti dal sig. Gravina, di rinnovarne le regole. La mia posizione di proprietario di club, consigliere federale, consigliere di Lega e componente del Senato, ruoli peraltro acquisiti con regolari e democratiche elezioni, mi consente di avere una visione più ampia e completa dei problemi e delle soluzioni possibili per eliminare i guasti prodotti. Il mondo del calcio non chiede isolamento, ma necessita di una visione ampia delle sue varie componenti. Alle quali i miei ruoli istituzionali, attesa l’importante ed alta valenza del calcio, mi danno la possibilità di offrire un contributo fattivo, facendolo uscire da un’autonomia erroneamente intesa come ‘granducato personale’.❞
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Mourinho: “Roma? Mi dissero di andare via dopo Budapest”
L’ex tecnico della Roma, José Mourinho, è tornato a parlare del suo passato sulla panchina giallorossa, terminato a gennaio 2024 per esonero.
José Mourinho torna a parlare della sua avventura a Roma sulla panchina giallorossa. Nell’intervista rilasciata qualche giorno fa al The Telegraph, Il tecnico portoghese si è soffermato sul post finale di Europa League di Budapest dove gli fu consigliato da amici e parenti di lasciare la società giallorossa.
Mourinho ha passato due anni e mezzo nella Capitale collezionando su 138 match 68 vittorie, 30 pareggi e 40 sconfitte con una media punti pari a 1,70. Nella sua avventura giallorossa il portoghese ha portato la Roma a giocare due finali consecutive in Conference League (trionfo contro il Feyenoord) ed in Europa League (sconfitta ai rigori contro il Siviglia).
Mourinho, l’addio dopo Budapest
“I miei amici, la mia famiglia, perfino il mio agente mi dissero di andare via dopo la finale di Europa League dello scorso anno. Ma ho sentito la spinta del club, dal punto di vista emotivo, e sono andato avanti. Ho rifiutato la panchina della nazionale portoghese e anche un’offerta molto conveniente dall’Arabia Saudita per restare alla Roma”.
Scelta, quella di rimanere ai giallorossi, risultata sbagliata visto l’esonero arrivato a fine gennaio dopo aver collezionato 29 punti in 20 partite.
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