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Fiorentina-Milan: le pagelle dei rossoneri
Il Milan perde la terza partita consecutiva, a San Siro domina la Fiorentina dell’ex Montella che si prende una grande rivincita personale ed umilia i rossoneri: 3-1 con gol di Pulgar, Castrovilli e Ribery, per i padroni di casa gol della bandiera di Leao, il migliore in campo nella debacle rossonera . Terza sconfitta consecutiva e la classifica piange, quartultimi a 6 punti insieme al Lecce e ad un punto dalla terzultima Genoa.
Si diceva che Giampaolo ha bisogno di tempo, ma la situazione non può non preoccupare, il quarto posto allo stato attuale appare molto lontano ed anche il gioco non sta arrivando, il Milan di ieri è entrato in campo trotterellando ed ha finito la partita camminando, letteralmente schiacciato dalla Fiorentina. Serve un attento esame di coscienza da parte di società, tecnico ed allenatore, dopo sei partite la mano del tecnico di dovrebbe vedere ed invece niente, non si riesce a capire il gioco, non si riescono a capire alcune scelte tecniche, la confusione regna sovrana, urgono rimedi altrimenti per Giampaolo ci sarà un sicuro esonero.
Le pagelle dei rossoneri
Donnarumma 6,5: respinge il rigore di Chiesa ed è strepitoso su Ribery, senza di lui il risultato poteva essere ancora più rotondo.
Calabria 4,5: Dalbert e Ribery fanno di lui ciò che vogliono, un birillo costantemente saltato, non che il Conti del derby sia stato chissà cosa, ma ci si chiede perché continui a partire titolare.
Musacchio 4: autore di una gara completamente in balìa degli avversari, decide ad inizio ripresa di fare un’entrata killer su Ribery, giusta espulsione, vederlo per altri minuti sarebbe stato un dolore per gli amanti del calcio.
Romagnoli 5: cerca di guidare la difesa con diligenza, ma anch’egli viene sopraffatto dal gioco dei viola. Da troppe settimane assolutamente giù di tono.
Hernandez 5: seconda partita da titolare e seconda delusione. Chiesa nell’occasione dello 0-3 lo manda a quaglie, il ritardo di condizione è evidente.
Kessiè 5: ormai abbonato all’insufficienza da iniziò campionato, l’ivoriano non c’è. In fase di interdizione sbaglia qualsiasi cosa. Così in campo è inutile. (Dal 46’st Krunic 5: ci si chiede come sia stato possibile acquistare un giocatore del genere, un fantasma, lento ed impreciso per tutto il secondo tempo)
Bennacer 4: due interventi in ritardo e due rigori. Si capisce perché Giampaolo si ostini certe volte a far giocare Biglia. Imbarazzante, fuori dal gioco.
Calahanoglu 4: sbaglia passaggi che nemmeno in terza categoria. Non si capisce a cosa stia pensando, sicuramente non alla partita. Da non credere le troppe ingenuità commesse.
Suso 4: il nulla. Il problema che è il nulla dalla prima giornata. Un po’ di sana panchina non gli farebbe male, se continua così meglio fermarlo. (Dal 76’ st Castillejo 5: tanta grinta, ma senza un’idea, gira per il campo non sapendo dove si trova)
Piatek 4: probabilmente il gioco di Giampaolo lo mette in difficoltà, probabilmente Leao non è il suo compagno ideale e probabilmente il polacco è tutt’altro che un campione. Non riesce a rialzarsi, non incide mai. (Dal 57’ st Leo Duarte 5: fa il suo esordio in una situazione complessa, ci mette del suo a renderla ancora più confusionaria)
Leao 6,5: il migliore dei suoi insieme a Donnarumma. Sprazzi di buon gioco, il ragazzo si vede che sa giocare al calcio, combatte, si muove bene ed il gol dell’ 1-3 è un gioiello in mezzo al nulla rossonero.
Giampaolo 3: ieri era la sesta gara ufficiale, ma il Milan sembrava essersi trovato per la prima volta. Grinta zero, gioco zero, squadra disunita è confusionaria, alla prima difficoltà si scioglie come un gelato lasciato al sole. Che in campo non ci sia un campione, questo è palese, ma è altrettanto palese l’assenza totale della mano dell’allenatore. Chiede tempo, la società è disposta a darglielo, ma il Milan è ad un punto dalla retrocessione, la fiducia deve avere una scadenza dopo la quale serve cambiare. Un Milan troppo brutto per essere vero, in sei gare registriamo solo un buon primo tempo contro il Torino, partita peraltro persa. Con numeri del genere si va da nessuna parte, si fatica a rimanere in A piuttosto.
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Inter, parla Marotta dopo lo scudetto
Il CEO dell’ Inter ha elogiato il presidente Steven Zhang per la sua abilità nel delegare responsabilità efficacemente.
Le parole del CEO dell’Inter
Dapprima Marotta ha sottolineato l’importanza di concedere autonomia al management per consentire all’Inter di operare al meglio. Un’altra questione approfondita dal dirigente é come Zhang comprenda l’importanza della delega di compiti per il successo dell’organizzazione.
Marotta ha dichiarato che Zhang è costantemente informato sulle attività dell‘Inter. Quindi il team è per lui responsabile di ciò che accade all’interno del club.
Ha evidenziato come la responsabilità ricade sul management e non sulla proprietà.
Lavorare insieme in modo efficiente è essenziale per il successo e Marotta ha apprezzato il rapporto di collaborazione tra il management e la proprietà.
Marotta parla del club
Anche la fiducia di Marotta nella leadership di Zhang è evidente cosí come la solidità della gestione del club sembra promettente per il futuro.
Marotta ha garantito ai tifosi che il club è finanziariamente solido . Probabilmente la proprietà fornirà inoltre ulteriori dettagli sul rifinanziamento del debito.
Ha assicurato che qualsiasi errore è imputabile al management e non alla proprietá ed ha enfatizzato la trasparenza e la responsabilità del team di gestione nerazzurro. Ha sottolineato che lavoreranno duramente per garantire il successo della squadra.
La collaborazione efficace tra management e proprietà è orientata verso la stabilità e il successo del club.
La gestione di Zhang ha portato a significativi risultati sportivi per i neroazzurri. Marotta ha voluto rassicurare i tifosi sulla solidità della leadership del presidente.La prospettiva di continuità e di successo per il club sembra essere al centro della strategia di gestione del team.
È importante sottolineare che da quando é presente la gestione di Zhang ha portato a importanti risultati sportivi per il club. Tra questi la vittoria del titolo di campione d’Italia nella stagione 2020/2021.
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Assemblea ECA, Al-Khelaifi: “La Superlega non esiste”
All’Assemblea ECA (European Club Association) svoltasi ieri a Madrid ha presenziato il presidente Nasser Al-Khelaïfi, noto per essere anche il presidente del PSG.
Il presidente Nasser Al-Khelaïfi ha parlato della situazione dell’ECA. che sta attraversando una fase di grande espansione e conta oggi oltre 600 club affiliati grazie all’arrivo di 266 squadre aggiuntive in questa stagione.
Queste le parole di Al-Khelaïfi a tale proposito: “È un momento fantastico a causa della nostra rapida espansione e della nostra evoluzione positiva. Questo dimostra che l’ECA è un’organizzazione dinamica, democratica, rappresentativa e inclusiva.
Quando sono diventato presidente dell’ECA, c’erano 174 club… ora siamo 610. L’unità è la forza dell’ECA, che è completamente diversa dal precedente G-14”.
Il presidente ne ha approfittato anche per polemizzare sulla Superlega. Queste le sue parole: “La porta è sempre aperta per quei club che non sono nell’ECA. La Superlega non esiste. Quindi, quando se ne renderanno conto, saranno i benvenuti a tornare (l’allusione è soprattutto al Barcellona, ndr).
Abbiamo giocato contro di loro nei quarti di finale della Champions League, la migliore competizione per club al mondo. È la migliore competizione, il miglior sistema che abbiamo. Non sono davvero contenti, ma ancora una volta ci giocano perché sanno che è importante.
Sanno che è la competizione principale. Spero che quindi ne siate consapevoli. Sanno che la porta è sempre aperta. Siamo in contatto congiunto con la FIFA e l’UEFA”. I club che ancora sostengono convintamente il progetto della Superlega sono, in particolare, il Barcellona e Real Madrid.
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Milan, così non va: esci dalla mediocrità! | L’editoriale di Mauro Vigna
Milan, già dal titolo si può capire di che tenore (senz’altro duro) è il taglio di questo articolo. Non si può sprecare un’altra stagione.
Parlare con mesi di anticipo a volte può dare delle soddisfazioni, in quanto, spesso si viene smentiti. Ed è quello che spero vivamente accada. Perché altrimenti dovremo nuovamente assistere a un anno, il prossimo, sotto il segno della mediocrità.
Mediocrità, parola ricorrente durante questa stagione, basti vedere alcuni elementi in rosa. Che vanno cambiati, o meglio, vanno sostituiti con rinforzi qualitativamente superiori. Iniziamo da Calabria, bravo bello educato e con un cuore grande così, ma vederlo capitano di una squadra come il Milan appare, scusatemi, una bestemmia. Sapete vero di cosa stiamo parlando? Del Milan, squadra che ha alzato al cielo 7 Champions. Giusto per ricordarlo.
Una squadra che per due anni non è stata in grado di trovare un vice Theo Hernandez facendo giocare al suo posto terzini destri, difensori centrali e facendo il segno della croce in settimana augurandogli lunga vita calcistica.
Un centrocampo inesistente, caratterizzato da giocatori bravissimi ad accarezzare il pallone, un po’ meno a picchiare. Quanto servirebbe un Kessiè qualsiasi. E quanto servirebbe una punta centrale che non avesse 38 anni, con tutto il rispetto per Giroud, un ex campione, ma che da marzo in avanti deve giocare con l’ossigeno perché non ha un vero e proprio sostituto.
Quindi che si fa? Con Pioli a fine ciclo ci si trova praticamente a maggio senza avere deciso un allenatore e con gli altri club che stanno praticamente prendendosi i migliori attaccanti, lasciando a noi – forse – qualche briciola per quando decideremo di fare mercato.
Capitolo allenatore. Da qui capiremo se aspettarci un altro campionato mediocre, oppure no. Antonio Conte avrebbe permesso di alzare l’asticella, ma un Van Bommel, brava persona eh, ha pure pianto quando se ne è andato, pensate possa rappresentare la scelta giusta? Uno che ha la stessa esperienza di Palladino che almeno ha allenato in Serie A? Uno che ha subìto le stesse reti di Pioli, ma in Belgio? Giovane, parla 5 lingue, ma a noi serve uno con gli attributi che sappia strigliare Leao quando passeggia come fosse in Via Montenapoleone a Milano, durante un derby.
Ripeto, se sarò smentito sarò felice. In realtà è quello che voglio, essere smentito coi fatti. Con uno come Conte in panchina, con Gyokeres in attacco, magari uno come Amrabat in mediana, Buongiorno o Scalvini in difesa. Un forte terzino destro. E poi ne parliamo. Altrimenti…la solità mediocrità.
Questa deve essere la stagione della svolta, non serve molto. L’ossatura della squadra c’è, servono 4-5 rinforzi di qualità nei posti giusti. È un allenatore con le palle quadrate.
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