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Calcio story: derby di guerra tra risse e mitragliatrici

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La storia del più agguerrito derby della Mole, una partita di calcio durante una guerra non è mai solo una partita di calcio, è storia.

Era la domenica di Pasqua del 1945, quella che si sarebbe rivelata poi l’ultima Pasqua in tempo di guerra. Era un giorno di festa e allo stadio Benito Mussolini di Torino andò in scena uno dei più curiosi derby della Mole tra il Torino Fiat e la Cisitalia Juve. Nel capoluogo piemontese devastato dalle bombe e dove scarseggiavano i generi alimentari di prima necessità, una partita di calcio sembra l’occasione ideale per stemperare la tensione. Invece in campo i nervi sono tesi, non c’è quell’aria di festa spensierata che si sperava di ottenere, a un certo punto entrano sul terreno di gioco persino le mitragliatrici.

Ma facciamo il punto della situazione sul calcio italiano in quel periodo. Nei mesi successivi alla caduta del regime fascista, la Federazione sposta la sua sede da Roma a Venezia quindi, infine a Milano, sempre, quindi, sotto il controllo della Repubblica di Salò. Per la stagione 1943/44 viene organizzato un campionato di guerra che si sviluppa su base locale nell’alta Italia e che alla fine verrà vinto dalla squadra dei Vigili di La Spezia, mentre nelle condizioni difficili di Roma “città aperta” la Lazio vince il campionato romano. Poi la guerra prese il sopravvento e di calcio giocato se ne vide sempre meno.

Brevi tornei e qualche amichevole, gli italiani hanno altro a cui pensare, devono sopravvivere e c’è poco spazio per il calcio. Soprattutto la rottura dell’unità federale con la FIGC a Milano e l’organizzazione del calcio al Sud affidata a Fulvio Bernardini compartano un ritorno ai tornei regionali: tra gli altri, vanno segnalati la Coppa Città di Genova, svoltasi nei primi mesi del 1945 e a Roma la seconda edizione del campionato romano, vinto stavolta dalla Roma. A Torino, dal febbraio all’aprile di quell’anno va in scena il torneo FIAT. E poi si disputano le amichevoli, tra le quali va annoverato il derby di guerra a cui abbiamo accennato.

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Il derby di guerra e l’intervento armato, storia di una partita assurda

L’idea è quella di un’amichevole benefica, il cui ricavato andrà agli sfollati e la partita alla memoria di Pio Marchi, ex calciatore bianconero morto nei bombardamenti di Torino del 1942. Un’amichevole che in fondo di amichevole non ebbe proprio nulla. Teatro della partita fu, come già accennato, lo stadio Benito Mussolini di Torino, città messa a dura prova dalla guerra, circondato da guardie nere e soldati tedeschi. Accorrono numerosi spettatori a vedere la partita e, tra gli altri, ci sono anche dei partigiani che desiderano passare due ore senza pensare alla tragica situazione che stanno vivendo. Il Torino era campione d’Italia, avendo vinto l’ultimo scudetto, il primo di cinque di fila, disputatosi prima dell’interruzione.

La Juventus, che la sua cinquina l’aveva conseguita negli anni ’30, è la squadra di riferimento del momento. Il club bianconero in quegli anni bui assunse il nome di Cisitalia Juventus e il Torino aggiunse il marchio FIAT, tutto questo perché i due presidenti, Dusio e Novo, cercarono in tutti i modi di evitare ai propri calciatori la chiamata alle armi. Questi gli undici scelti dai rispettivi allenatori:

Juventus: Sentimenti IV, Foni, Rava (cap.); Depetrini, Parola, Capaccioli; Sentimenti III, Borel II, Raccis, Lushta, Conti;

Torino: Bodoira, Di Gennaro, Ferrini; Castelli, Ellena, Baldi III; Ossola, Loik, Gabetto, Mazzola (cap.), Barbero.

Il primo tempo scorse via tranquillo, le reti di Mazzola e Sentimenti IV fissarono il risultato sul 1-1 ma è nel secondo tempo che l’amichevole smette di essere tale. Passano solo tre minuti e l’arbitro indica il dischetto del rigore a favore della Juventus per un fallo di Ferrini su Raccis, salvo poi rivedere la propria decisione e annullare la massima punizione. Vibranti sono le proteste bianconere ma poco dopo la Juventus passa in vantaggio. Da quel momento in poi non si capisce più nulla ed inizia la gazzarra.

Prima Capaccioli interviene fallosamente su Loik, quindi c’è la rappresaglia di Ellena che falcia Raccis e infine Mazzola tira un calcio nel posteriore di Borel, che lo aveva irriso con un sombrero. Scoppia la rissa che dal campo si propaga alle panchine quindi agli spalti, da dove cominciano a volare addirittura pietre all’indirizzo dei calciatori. Tanta è la confusione che alcuni soldati tedeschi entrano in campo e cominciano a sparare in aria alcuni colpi di mitragliatrice, che poi si odono anche sugli spalti.

Alcuni minuti scorrono lentissimi, poi l’arbitro espelle Loik, Mazzola e Capaccioli e il resto dei calciatori ha la splendida idea di riprendere a darsele di santa ragione, al punto che l’arbitro sospende la partita. I giocatori non fanno in tempo a lasciare il campo che le mitragliatrici tedesche riprendono a sparare in aria e altri colpi di pistola si odono dagli spalti. Altri minuti di panico quindi, in uno stadio ormai semivuoto, sembra essere tornata la calma e l’arbitro ordina la ripresa del gioco tra lo sbigottimento dei giocatori.

Si sentono ancora un paio di colpi, tutti i calciatori vorrebbero evitare di trovarsi ancora lì a giocare una partita divenuta inutile, chiedono più volte all’arbitro di farla finita, poi quando mancano dodici minuti alla fine e la Juventus segna la terza rete il direttore di gara, finalmente, fischia anticipatamente la fine.

Finisce così il derby di guerra, tutti hanno avuta salva la pelle e per Torino e l’Italia intera stava per cominciare la battaglia decisiva verso la libertà.

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Juventus-Salernitana 1-1, le pagelle

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Juventus pagelle

JUVENTUSSALERNITANA 1-1
Nella partita che avrebbe potuto portare la qualificazione matematica in Champions League si è palesemente confermato che molti giocatori della Juventus non meritano di stare dove stanno!

Le pagelle di Juventus-Salernitana 1-1

SZCZESNY 6: Sul goal preso ha provato a compiere il miracolo ma non ci è riuscito. Per il resto della partita è stato attento.

GATTI 6: Usa le maniere forti agonistiche, quelle che nel calcio si vedono spesso. Nel secondo tempo si propone anche in avanti per provare a dare supporto.

BREMER 6: Unico giocatore che nel primo tempo ci ha messo impegno sfiorando anche il goal dalla distanza. Nel secondo tempo si vede in alcuni tratti come attaccante aggiunto.

RUGANI 5: Poco preciso! (dal 77′ YILDIZ 6: Dribbla, tira, crossa, con lui cambia sempre qualcosa).

CAMBIASO 6: Corre molto, colpisce un palo, cambia spesso posizione e cerca di darsi da fare.

MCKENNIE 5: Si vede che non ne ha più, stremato, si lascia saltare spesso dagli avversari. (dal 46′ MIRETTI 6: Corre ed ha voglia, colpisce una traversa, va ancora vicino al goal con un tiro da fuori).

LOCATELLI 5: Lui il regista di centrocampo non lo può fare alla Juventus, quel ruolo non fa per lui, lento! Mezzo punto in più solo per la deviazione di tacco che consente il pareggio!

RABIOT 6: Colpa sua sul goal della Salernitana lasciando libero Pierozzi di colpire di testa. Poca roba durante la partita ma merito suo per il pareggio mettendoci la zampata per l’1-1.

KOSTIC 4.5: Involuzione di quel giocatore che ci ha abituato a tanti cross correndo su e giù per la fascia. In questa partita ha solamente confermato la sua stagione, insufficiente! (dal 46′ ILING JUNIOR 5: Si impegna ma non basta e non incide, serve molto di più a questa Juventus).

KEAN 4: Assente, fantasma, non tocca mai una palla utile! (dal 46′ CHIESA 6.5: Con lui in campo cambia la solfa, dribbla, gioca per la squadra, si impegna. Il suo contributo sarà fondamentale per la finale di Coppa Italia contro l’Atalanta).

VLAHOVIC 5.5: Colpisce una traversa da subito e lotta tantissimo per la squadra, poi prende un cartellino giallo forse non giusto e si innervosisce portandolo a spegnersi in campo. (dal 77′ MILIK 6.5: Sfiora il goal di testa costringendo il portiere avversario a compiere un miracolo, dà peso in avanti e ci mette impegno).

ALLEGRI 6: Chiunque può dire la qualunque sulle scelte, su qualsiasi cosa, ma per battere questa Salernitana non serve avere chissà che cosa in campo. Colpa sua? Probabilmente si ma questa è la dimostrazione che in campo ci vanno i giocatori e di certo tanti di questi non meritano la maglia che indossano. Allegri sta finendo la sua storia con la Juventus ma ai giocatori non interessa qualificarsi in Champions League vincendo contro una squadra già retrocessa? La società dov’è? Mistero…

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Fiorentina, Buffon: “La Viola merita un trofeo”

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Juventus, Buffon

Fiorentina: Gianluigi Buffon, capo delegazione della Nazionale Italiana, si augura che la Viola e l’Atalanta possano vincere le due competizioni europee.

Buffon

Gianluigi Buffon

Gianluigi Buffon, ha parlato della competitività del calcio italiano dopo aver ricevuto il Premio Oreste Granillo nella giornata di ieri.

Di seguito le sue dichiarazioni riportate da Sportface.it:

“Abbiamo dimostrato di essere molto competitivi in questi ultimi anni, anche senza vincere trofei.

Fiorentina e Atalanta si meriterebbero di suggellare questa stagione con un trofeo.

Ci sono tutte le basi per tornare a vincere.

Spero che le società e i loro tifosi possano festeggiare”. 

Sugli Azzurri con l’Europeo alle porte

“Siamo una squadra consapevole di essere competitiva, con un super ct e tanti giocatori che hanno grande amore per la maglia azzurra.

La loro disponibilità non si trova in ogni occasione, ci sono tutti gli ingredienti giusti.” 

 

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Como, la Serie A dopo 21 anni: quanto ha speso la proprietà

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Como

Il ritorno del Como in Serie A rappresenta un traguardo significativo dopo un’attesa lunga 21 anni.

Questo risultato è stato ottenuto nell’ultimo match contro il Cosenza, dove un pareggio è stato sufficiente per garantire la promozione, visto che il Venezia ha perso e il Como è andato ai playoff.

La presenza di Thierry Henry ha aggiunto un tocco di festa a questa occasione speciale.

Con il ritorno in Serie A, il Como ottiene una piattaforma adeguata per sviluppare le proprie ambizioni, supportate dalla ricca proprietà degli Hartono, la più abbiente nel panorama calcistico italiano.

Nonostante la società non abbia fatto dichiarazioni esplicite, l’obiettivo è di lottare per un posto nelle competizioni europee.

I fratelli Robert e Michael Hartono, con un patrimonio stimato rispettivamente a 26,5 e 25,5 miliardi di dollari, sono tra i proprietari più ricchi nel calcio mondiale.

Questa ricchezza si è tradotta in investimenti significativi per il Como, acquistato nel 2019 per 200mila euro.

Negli ultimi quattro anni, la proprietà ha versato complessivamente 43,3 milioni di euro nelle casse del club, principalmente attraverso aumenti di capitale.

Sebbene i bilanci abbiano registrato perdite, l’impatto economico della proprietà è stato mitigato dai versamenti patrimoniali, che sono passati dai 2,5 milioni del 2019/20 ai 21,9 milioni del 2022/23.

Complessivamente, considerando anche gli investimenti in conto capitale, ricavi e l’acquisto del club, la proprietà ha investito 41,5 milioni di euro nei primi quattro anni di gestione del Como.

Di seguito i bilanci presi dal sito calciofinanze.it

como

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