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Cagliari-Milan 0-2: le pagelle dei rossoneri
Il Milan torna da Cagliari con tre punti preziosi in saccoccia che permettono di essere ancora primo in classifica a tre punti dall’Inter vittoriosa domenica sera nello scontro diretto contro la Juventus. Una gara da non sbagliare e che gli uomini di Stefano Pioli hanno affrontato con il piglio giusto e con le ormai consuete defezioni, bravissimi i rossoneri nel non trincerarsi dietro gli alibi e tirare fuori soluzioni.
Torna Ibrahimovic dal primo minuto ed è letale nelle occasioni dei due gol, potrebbe addirittura segnarne il doppio, ma Cragno nega allo svedese la goleada. Aspettando i rinforzi – Mandzukic su tutti – il Milan si gode i suoi 43 punti consapevole di essere ormai una squadra a tutto tondo, lo scudetto non è di certo precluso, mezza stagione se ne è già andata.
Le pagelle
Donnarumma 7: spettatore non pagante per buona parte della gara, mette le sue preziose manone su Simeone e Cerri salvando ancora una volta il risultato.
Calabria 7,5: ennesima grande prova di personalità e cuore da parte del terzino rossonero, disegna un assist al bacio in occasione del raddoppio di Ibrahimovic, colpisce un palo nel primo tempo. Impeccabile.
Kjaer: il danese entra in campo non nelle migliori condizioni ed in qualche occasione di troppo arriva in ritardo sulle incursioni avversarie, non è da lui. Lascia il campo per l’acutizzarsi della lombosciatalgia (dal 1 st Kalulu 6,5: nessuna macchia per il francese, insuperabile nel gioco aereo, gestisce bene gli avversari)
Romagnoli 6: non soffre gli attaccanti del Cagliari, partita ordinata senza strafare. Peccato per l’ammonizione che gli farà saltare la gara contro l’Atalanta, cartellino giallo apparso decisamente generoso.
Dalot 5,5: dopo un discreto primo tempo il portoghese cala vistosamente nella ripresa, poca spinta e qualche ingenuità in difesa. Da lui ci si aspetta decisamente di più, ha l’unica scusante di non giocare nel suo ruolo causa assenza di Theo Hernandez.
Tonali 6: sembra giocare con la classica paura, ma tatticamente è sempre molto bravo, deve osare di più (dal 27′ Meitè 6,5: entra con il giusto piglio, alza decisamente il pressing e si fa valere con il fisico, buonissimo esordio per lui)
Kessiè 6,5: altra prova decisamente intelligente per l’ivoriano che in mezzo al campo comanda e giganteggia. Lascia il rigore ad Ibrahimovic, si spinge in attacco, ma difende anche da vero lottatore.
Castillejo 6,5: una delle gare più convincenti da inizio stagione, lo spagnolo ha una facilità di corsa disarmante a scapito a volte della precisione, ieri sera ha cercato di fare combaciare le due cose riuscendoci in parecchie occasioni.
Brahim Diaz 6,5: verticale perfetta che manda in rete Ibra in occasione del rigore, le azioni pericolose del Milan iniziano dai suoi piedi, è un funambolo, ma non disdegna certo di aiutare i compagni in occasione delle incursioni avversaria (dal 38′ st Conti s.v.)
Hauge 5: periodo no per il giovanissimo esterno sinistro, troppo molle, commette errori di leggerezza (dal 20′ st Saelemaekers 4: dopo un mese di stop viene mandato in campo per dare vigorìa alla fascia sinistra ed invece il belga rimedia due gialli in otto minuti, leggerezze non accettabili)
Ibrahimovic 8: rientra dal primo minuto dopo la lunga sosta forzata, ma lo svedese dimostra di essere di un altro pianeta. Ennesima doppietta, giocate da fuoriclasse assoluto, una grinta che non ha eguali. Le parole ormai si sprecano.
Pioli 7,5: non era affatto facile affrontare la trasferta di Cagliari con pesanti defezioni e consapevoli di avere solo un risultato a disposizione, ossia la vittoria. Il Milan entra molto bene in campo, è lucido, sa sempre cosa fare, e questo è senz’altro merito del suo allenatore che non perde mai la bussola ed indica al meglio la strada ai suoi giocatori.
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Inter, parla Marotta dopo lo scudetto
Il CEO dell’ Inter ha elogiato il presidente Steven Zhang per la sua abilità nel delegare responsabilità efficacemente.
Le parole del CEO dell’Inter
Dapprima Marotta ha sottolineato l’importanza di concedere autonomia al management per consentire all’Inter di operare al meglio. Un’altra questione approfondita dal dirigente é come Zhang comprenda l’importanza della delega di compiti per il successo dell’organizzazione.
Marotta ha dichiarato che Zhang è costantemente informato sulle attività dell‘Inter. Quindi il team è per lui responsabile di ciò che accade all’interno del club.
Ha evidenziato come la responsabilità ricade sul management e non sulla proprietà.
Lavorare insieme in modo efficiente è essenziale per il successo e Marotta ha apprezzato il rapporto di collaborazione tra il management e la proprietà.
Marotta parla del club
Anche la fiducia di Marotta nella leadership di Zhang è evidente cosí come la solidità della gestione del club sembra promettente per il futuro.
Marotta ha garantito ai tifosi che il club è finanziariamente solido . Probabilmente la proprietà fornirà inoltre ulteriori dettagli sul rifinanziamento del debito.
Ha assicurato che qualsiasi errore è imputabile al management e non alla proprietá ed ha enfatizzato la trasparenza e la responsabilità del team di gestione nerazzurro. Ha sottolineato che lavoreranno duramente per garantire il successo della squadra.
La collaborazione efficace tra management e proprietà è orientata verso la stabilità e il successo del club.
La gestione di Zhang ha portato a significativi risultati sportivi per i neroazzurri. Marotta ha voluto rassicurare i tifosi sulla solidità della leadership del presidente.La prospettiva di continuità e di successo per il club sembra essere al centro della strategia di gestione del team.
È importante sottolineare che da quando é presente la gestione di Zhang ha portato a importanti risultati sportivi per il club. Tra questi la vittoria del titolo di campione d’Italia nella stagione 2020/2021.
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Assemblea ECA, Al-Khelaifi: “La Superlega non esiste”
All’Assemblea ECA (European Club Association) svoltasi ieri a Madrid ha presenziato il presidente Nasser Al-Khelaïfi, noto per essere anche il presidente del PSG.
Il presidente Nasser Al-Khelaïfi ha parlato della situazione dell’ECA. che sta attraversando una fase di grande espansione e conta oggi oltre 600 club affiliati grazie all’arrivo di 266 squadre aggiuntive in questa stagione.
Queste le parole di Al-Khelaïfi a tale proposito: “È un momento fantastico a causa della nostra rapida espansione e della nostra evoluzione positiva. Questo dimostra che l’ECA è un’organizzazione dinamica, democratica, rappresentativa e inclusiva.
Quando sono diventato presidente dell’ECA, c’erano 174 club… ora siamo 610. L’unità è la forza dell’ECA, che è completamente diversa dal precedente G-14”.
Il presidente ne ha approfittato anche per polemizzare sulla Superlega. Queste le sue parole: “La porta è sempre aperta per quei club che non sono nell’ECA. La Superlega non esiste. Quindi, quando se ne renderanno conto, saranno i benvenuti a tornare (l’allusione è soprattutto al Barcellona, ndr).
Abbiamo giocato contro di loro nei quarti di finale della Champions League, la migliore competizione per club al mondo. È la migliore competizione, il miglior sistema che abbiamo. Non sono davvero contenti, ma ancora una volta ci giocano perché sanno che è importante.
Sanno che è la competizione principale. Spero che quindi ne siate consapevoli. Sanno che la porta è sempre aperta. Siamo in contatto congiunto con la FIFA e l’UEFA”. I club che ancora sostengono convintamente il progetto della Superlega sono, in particolare, il Barcellona e Real Madrid.
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Milan, così non va: esci dalla mediocrità! | L’editoriale di Mauro Vigna
Milan, già dal titolo si può capire di che tenore (senz’altro duro) è il taglio di questo articolo. Non si può sprecare un’altra stagione.
Parlare con mesi di anticipo a volte può dare delle soddisfazioni, in quanto, spesso si viene smentiti. Ed è quello che spero vivamente accada. Perché altrimenti dovremo nuovamente assistere a un anno, il prossimo, sotto il segno della mediocrità.
Mediocrità, parola ricorrente durante questa stagione, basti vedere alcuni elementi in rosa. Che vanno cambiati, o meglio, vanno sostituiti con rinforzi qualitativamente superiori. Iniziamo da Calabria, bravo bello educato e con un cuore grande così, ma vederlo capitano di una squadra come il Milan appare, scusatemi, una bestemmia. Sapete vero di cosa stiamo parlando? Del Milan, squadra che ha alzato al cielo 7 Champions. Giusto per ricordarlo.
Una squadra che per due anni non è stata in grado di trovare un vice Theo Hernandez facendo giocare al suo posto terzini destri, difensori centrali e facendo il segno della croce in settimana augurandogli lunga vita calcistica.
Un centrocampo inesistente, caratterizzato da giocatori bravissimi ad accarezzare il pallone, un po’ meno a picchiare. Quanto servirebbe un Kessiè qualsiasi. E quanto servirebbe una punta centrale che non avesse 38 anni, con tutto il rispetto per Giroud, un ex campione, ma che da marzo in avanti deve giocare con l’ossigeno perché non ha un vero e proprio sostituto.
Quindi che si fa? Con Pioli a fine ciclo ci si trova praticamente a maggio senza avere deciso un allenatore e con gli altri club che stanno praticamente prendendosi i migliori attaccanti, lasciando a noi – forse – qualche briciola per quando decideremo di fare mercato.
Capitolo allenatore. Da qui capiremo se aspettarci un altro campionato mediocre, oppure no. Antonio Conte avrebbe permesso di alzare l’asticella, ma un Van Bommel, brava persona eh, ha pure pianto quando se ne è andato, pensate possa rappresentare la scelta giusta? Uno che ha la stessa esperienza di Palladino che almeno ha allenato in Serie A? Uno che ha subìto le stesse reti di Pioli, ma in Belgio? Giovane, parla 5 lingue, ma a noi serve uno con gli attributi che sappia strigliare Leao quando passeggia come fosse in Via Montenapoleone a Milano, durante un derby.
Ripeto, se sarò smentito sarò felice. In realtà è quello che voglio, essere smentito coi fatti. Con uno come Conte in panchina, con Gyokeres in attacco, magari uno come Amrabat in mediana, Buongiorno o Scalvini in difesa. Un forte terzino destro. E poi ne parliamo. Altrimenti…la solità mediocrità.
Questa deve essere la stagione della svolta, non serve molto. L’ossatura della squadra c’è, servono 4-5 rinforzi di qualità nei posti giusti. È un allenatore con le palle quadrate.
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