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Arbitri, aggressioni in crescita: parla Collina
Le aggressioni verbali ai danni degli arbitri non sono una novità. Ma le aggressioni fisiche, come quella recente in Turchia, fanno discutere: parla Collina.
Con le loro decisioni sono in grado di decidere il destino di giocatori e club: va da sé che il mestiere dell’arbitro è tutto fuorché semplice. E, talvolta, può esporre a seri rischi.
A volte si rischia di essere aggrediti verbalmente, come accaduto all’arbitro Taylor in occasione della finale di Europa League: in quell’occasione l’aggressore era il mister della Roma José Mourinho. A volte, però, la faccenda si fa ancora più seria.
Il caso dell’arbitro Halil Umut Meler, picchiato dal presidente dell’Ankaragucu Faruk Koca, sta suscitando discussioni animate anche in Italia. In seguito ai fatti Koca si è dimesso, ma il caso è sempre aperto.

Le parole di Pierluigi Collina
L’ultimo a prendere la parola in merito è un’autorità in materia: Pierluigi Collina. Il Presidente della Commissione Arbitri della Fifa conosce di persona la vittima dell’aggressione. La sua è una condanna senza appello:
“E’ un ottimo arbitro e una brava persona. Posso dirlo perché l’ho visto diverse volte sul campo di gioco e ho trascorso del tempo con lui alla Coppa del Mondo Under 20 in Argentina all’inizio di quest’anno. Né l’arbitro, né l’uomo, meritavano di vivere l’esperienza vissuta ad Ankara”.
Il messaggio che dà al mondo quest’aggressione è deplorevole: “L’immagine di Halil Umut steso a terra, con le mani che gli proteggono la testa mentre viene preso a calci dai suoi aggressori, così come l’immagine del livido sotto l’occhio, sono orribili.
Ma ancora più orribile è sapere che ci sono migliaia di arbitri in tutto il mondo che subiscono abusi verbali e fisici nei campionati inferiori, senza che questo venga denunciato dai media.
Sono sconosciuti. E la stragrande maggioranza di loro sono giovani arbitri all’inizio della propria carriera”.
Sul fenomeno della violenza ai danni dei giudici di gara, Collina non usa mezzi termini: “La violenza e gli abusi verbali e fisici contro gli arbitri sono un ‘cancro’ che può costare la vita al calcio.
Un arbitro non può essere picchiato a causa di un decisione che ha preso, anche se sbagliata. La sua macchina non può essere bombardata o incendiata a causa di un calcio di rigore”.
Arbitri, aggressioni in aumento: i dati italiani
L’urgenza del problema è sotto gli occhi di tutti. A maggio di quest’anno i dati parlavano di 300 aggressioni solo in Italia: un aumento del 33% rispetto all’anno precedente (225).
Le vittime abituali degli atti di violenza sono soprattutto arbitri giovani impegnati nei campionati minori, come quello di Seconda Categoria.
Rispetto al 2022, le violenze gravi sono salite da 66 a 96. Sono cresciuti anche i giorni di prognosi (da 428 a 536), e le vittime sono anche arbitre donne.
Duccio Baglioni, coordinatore del tavolo della violenza sugli arbitri, ha fatto il punto: nella maggior parte dei casi gli aggressori sono giocatori o dirigenti.
Le regioni in cui si è verificato il maggior numero di aggressioni ai danni di arbitri all’inizio di quest’anno sono state la Sicilia (46), la Lombardia (45), e la Toscana (35).
L’ultimo caso attestato in Italia riguarda il direttore di una gara giovanile a Mascialucia (Catania). E’ proprio l’ambito delle competizioni giovanili quello più colpito: finora, quest’anno, 124 sono le aggressioni durante competizioni calcistiche giovanili (85 lo scorso anno).
Aggressioni arbitri, le sanzioni
In seguito all’incremento del fenomeno, la Figc e l’Aia hanno provveduto ad inasprire le pene previste per i responsabili: ora la squalifica minima è di 2 anni e in caso di lesioni personali, si sale ad un minimo di 4 anni.
Anche per le società coinvolte ci sono conseguenze negative: per loro è prevista una penalizzazione minima di due punti in classifica, in caso di coinvolgimento della dirigenza.
Il panorama è desolante. E le aggressioni ai danni degli arbitri dimostrano come ci si stia allontanando sempre di più dall’essenza stessa del calcio: un divertimento che unisce le persone.
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World Sports Summit, Crouch e quella marcatura di Maldini
Il ricordo indelebile di Milan-Liverpool torna a vivere al World Sports Summit, con Peter Crouch che riporta alla mente la finale di Istanbul.
Il ritorno di un classico: Milan-Liverpool al World Sports Summit
A distanza di 18 anni, l’epica sfida tra Milan e Liverpool torna a far parlare di sé al World Sports Summit. Durante l’evento, l’ex attaccante dei Reds, Peter Crouch, ha ricordato con un sorriso la marcatura serrata subita nella finale di Istanbul dal leggendario capitano del Milan, Paolo Maldini. La partita, che è rimasta nella storia per il suo drammatico svolgimento e la spettacolare rimonta del Liverpool, continua a suscitare emozioni e risate tra i protagonisti di allora.
L’aneddoto di Crouch e la leggenda di Maldini
Peter Crouch ha raccontato come la difesa incrollabile di Maldini abbia reso quella notte del 2005 un ricordo indelebile. L’incontro tra i due al World Sports Summit è stato l’occasione per rivivere quei momenti con leggerezza, tra aneddoti e risate. La marcatura di Maldini è ancora oggi un esempio di maestria difensiva, e il suo nome continua a essere sinonimo di eccellenza nel mondo del calcio.

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Fonte: l’account X di Schira
18 anni dopo è ancora #Milan–#Liverpool al #WorldSportsSummit con l’ex bomber dei #Reds Peter #Crouch che si lamenta della marcatura arcigna nella Finale di Istanbul da parte dell’allora capitano dell’#ACMilan Paolo #Maldini. E giù a ridere
— Nicolò Schira (@NicoSchira) Dec 30, 2025
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Figo ed Evrà intervengono al World Sports Summit
Luis Figo e Patrice Evrà si incontrano al World Sports Summit, dimostrando che amicizia e lealtà possono superare le rivalità calcistiche.
Un Incontro tra Leggende del Calcio
Luis Figo e Patrice Evrà, due icone del calcio mondiale, si sono incontrati al World Sports Summit, un evento che celebra lo sport e promuove l’amicizia tra gli atleti. Nonostante i numerosi duelli sulla fascia che li hanno visti protagonisti in passato, i due ex calciatori hanno dimostrato che il rispetto e la lealtà fuori dal campo possono prevalere sulle rivalità del passato. Questo incontro è stato un momento simbolico di come lo sport possa unire le persone, indipendentemente dalle loro differenze.
Un Nuovo Capitolo di Collaborazione
Al summit, Figo ed Evrà non erano avversari, ma compagni che condividono una passione comune per il calcio e il desiderio di usare la loro influenza per il bene comune. La loro presenza ha attirato l’attenzione dei media e dei fan, sottolineando l’importanza delle relazioni positive tra gli ex avversari. Questo evento ha messo in luce come le leggende dello sport possano essere un esempio di unità e collaborazione in un mondo spesso caratterizzato dalla competizione.
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Fonte: l’account X di Schira
Quanti duelli sulla fascia, ma amicizia e lealtà fuori dal campo. Luis #Figo e Patrice #Evrà stavolta compagni e non avversari al #WorldSportsSummit
Video
— Nicolò Schira (@NicoSchira) Dec 30, 2025
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Guarin racconta la sua lotta all’alcolismo: “Dall’inferno alla luce, un percorso di consapevolezza”
La testimonianza di Fredy Guarin, ex calciatore dell’Inter, rivela la sua lotta contro l’alcolismo e la depressione, culminata con pensieri di suicidio.
La discesa all’inferno
Fredy Guarin, ex centrocampista dell’Inter, ha attraversato un periodo di estrema solitudine e sofferenza, al culmine di una carriera calcistica segnata da successi e sfide. Guarin racconta di come le difficoltà personali e professionali lo abbiano spinto verso l’alcolismo, un rifugio temporaneo dal dolore che alla fine lo ha condotto in una spirale di autolesionismo. “Ho conosciuto le ombre della solitudine, della depressione e dell’alcolismo. Ho toccato lo spettro del suicidio. Un malessere durato anni”, confessa l’ex calciatore.
Il cammino verso la rinascita
Dopo aver toccato il fondo, Guarin ha iniziato il suo percorso di recupero, un viaggio lungo e difficile, ma che alla fine lo ha portato a riscoprire la bellezza della vita. Guarin attribuisce la sua rinascita al sostegno dei professionisti della salute mentale, al suo impegno personale e alla fede in un potere superiore. Oggi, Guarin lavora in una fondazione per aiutare coloro che, come lui, stanno lottando contro la dipendenza. “Ho vissuto quelle esperienze per poterle mettere a disposizione delle persone, per aiutare l’essere umano”, afferma Guarin.
Guarin sottolinea l’importanza di affrontare i propri problemi e accettarsi per quello che si è, compresi i propri difetti. “Siamo anche i nostri problemi”, dice. Ora, Guarin è un uomo cambiato, un uomo che ha imparato ad apprezzare le piccole cose della vita e ad amare se stesso. “Oggi Fredy Guarin sta meglio. È un uomo diverso. Sono grato per questa seconda opportunità che la vita mi ha dato”, conclude Guarin.
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Fonte: [Gianluca Di Marzio](http://gianlucadimarzio.com/).
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