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ESCLUSIVA CS – Mandorlini: “L’Inter avrebbe meritato, ma questo è il calcio. Il Milan mi ha impressionato. Ritorno in panchina? Voglio mettermi in gioco”

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La nostra redazione ha intervistato in esclusiva l’ex giocatore dell’Inter Andrea Mandorlini. Allenatore in Serie A di Hellas Verona e Genoa tra le altre.

Tra i temi caldi ovviamente il momento dei nerazzurri, usciti sconfitti dalla finale di Supercoppa Italiana contro il Milan. Ecco il commento esclusivo di Mandorlini.

Esclusiva CS, Mandorlini parla dell’Inter e non solo

Il nostro giornalista Alessandro Aglione ha contattato personalmente Mandorlini e gli ha posto qualche domanda inerente al calcio attuale.

Le volevo chiedere, visto la partita di Supercoppa, essendo lei stato un grandissimo giocatore dell’Inter, secondo lei quali sono state le cause che hanno portato poi l’Inter a perdere il derby nonostante fosse in vantaggio per 2-0?

Nel calcio il bello è questo, che può succedere tutto e il contrario. L’Inter avrebbe meritato, anche se il Milan credo che abbia fatto una buonissima partita. Il calcio è così fino alla fine, le partite non sono mai finite e il derby dell’altra sera ne è stata la dimostrazione.

Io credo che se si vuole fare così una critica, cambiare tutto il centrocampo in una partita così importante, è stato un po’ un po’ un po’ azzardato. Sono giocatori che avevano già dimostrato però in questa partita. Dal punto di vista tecnico, credo che sia stato cambiato tutto il centrocampo, che credo sia la forza, la risorsa di questa squadra, al di là dell’infortunio di Calhanoglu.

Il resto sono sempre supposizioni che si fanno così alla televisione. Credo che Simone sia più bravo di noi. L’Inter ha avuto tante situazioni per poterla chiudere. Doveva andare così, però niente è cambiato. Dispiace perché, come ha detto giustamente Simone Inzaghi, è una sconfitta che brucia. Insomma vantaggio 2-0, anche come sono venuti i gol all’ultimo minuto del primo tempo, al primo minuto del secondo tempo può uccidere una squadra.

De Siervo

DENZEL DUMFRIES ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Invece il Milan non ha mai mollato e forse alla fine ha meritato anche questa vittoria. Quanto può incidere questa sconfitta sul proseguo della stagione?

Secondo me niente, perché l’Inter ha dimostrato tante volte di avere una squadra forte. Chiaro che la sconfitta non c’è un ritorno, quindi la supercoppa l’ha persa.

Ci sono tanti obiettivi, l’Inter è in corsa per tutto, quindi avrà modo di rifarsi. Chiaro che non c’è una rivincita in una finale. Adesso l’amarezza è doppia, però credo che sono professionisti, bisogna guardare avanti e credo che l’Inter farà quello.

Nel mercato di gennaio secondo lei in che ruolo, visto le tante partite, l’Inter potrebbe rinforzarsi vedendola dall’esterno con la sua esperienza?

Io credo che al di là di qualche infortunio, qualche situazione che ha in corso, come vediamo l’entità di Calhanoglu, forse il giocatore che è più scontento sia Frattesi, che è entrato anche l’altra sera. Secondo me sono sempre pareri da spettatori, non in maniera giusta. Forse è l’unico giocatore che sembra così, almeno a leggere i giornali. Poi bisogna essere dentro, credo che l’Inter abbia bisogno di poco per non dire niente. È una squadra costruita in tutti i settori, sia nei primi 11 chi entra. Non lo so, forse si farà qualche entrata, ma credo che l’Inter sia una delle poche squadre che ha bisogno veramente di niente.

Christian Pulisic ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Secondo lei, qualche entrata in che ruolo? Ci può stare sempre qualche entrata di qualche giocatore che magari… Un attaccante che aiuti oltre a Taremi?

Gli attaccanti sono già importanti, il Correa è anche infortunato, però credo che da quel reparto lì possiamo essere anche abbastanza tranquilli. Poi sono squadre importanti, prendere anche giocatori forti e che poi hanno poco spazio, Thuram, Lautaro, Taremi, che hanno fatto una grandissima partita, è difficile trovare spazio. Si aumenterebbe la competizione, non so se ne vale la pena.

Invece i problemi sotto porta di Lautaro, quali possono essere?

No, credo che l’altra sera ha fatto un gol, ne ha sbogliati altri, gli attaccanti sono così. Sono periodi, però credo che contestare in questo momento a Lautaro sia la cosa fuori dal mondo. Ci sono momenti così, però l’altra sera ha trovato il gol.

Chi dice che aiuti troppo la squadra e quindi sia poco lucido?

Occasioni ne ha, quindi l’aiuto della squadra è importante innanzitutto, però le occasioni sono. Io credo che sia soltanto questione di tempo e di pazienza. Comunque l’altra sera è stato decisivo, ha fatto gol, poteva fare altri, io credo che sia imprescindibile l’Inter da Lautaro e viceversa.

Ebbene, l’Inter come tipologia di squadra, più da scudetto o da Champions League?

Ma insomma Champions League, cominciamo a andare su squadre importantissime, quindi non lo so, l’importante adesso è innanzitutto che bisogna vivere step by step, quindi credo che sia importante vincere queste due gare di campionato che rimangono, in cui dobbiamo rimontare questo Napoli.  Poi insomma, vedremo la stagione come va.

Serie A, Inzaghi

SIMONE INZAGHI PUNTA IL DITO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Con la sua conformazione di squadra, dove potrebbe arrivare?

Ma è una squadra che può competere su entrambi i fronti, però credo che sia più importante vincere il campionato italiano, anche se la Coppa è difficile, sono tante squadre a livello europeo forti, con grandi squadre, è un po’ più difficile, credo.

E secondo lei invece con quali squadre l’Inter, quindi alla fine si potrà giocare lo scudetto?

Ma io credo che l’Inter e Napoli siano le uniche squadre che lotteranno, l’Atalanta mi piace tanto, spererei veramente tanto, però credo che insomma sarà più difficile, però spero di stare in tre squadre, Napoli, Inter e Atalanta, saranno quelle che staranno lì fino alla fine.

E invece il Milan l’ha stupita un attimo questo inizio di concorso?

Molto, moltissimo, ha fatto una partita incredibile, come ho detto prima ha preso due gol in maniera strana, l’ultimo minuto del primo tempo, il primo minuto del secondo tempo appena iniziato potevano uccidere qualsiasi squadra, anche molto più di blasonata del Milan, il Milan non ha mai mollato, ha fatto una partita di grande intensità, di grande coraggio, non ha avuto nessun tipo di paura, quindi credo che alla lunga la vittoria sia stata meritata e non si sa, è molto distante in campionato, quindi sarà molto difficile, però è una squadra che ha dimostrato che ha dei valori tecnici e quello che era prima sicuramente non era il Milan che tutti si aspettavano.

TIFOSI DELLA ROMA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Invece un suo giudizio da esterno sul derby di Roma, quale potrebbe essere alla fine della stagione le posizioni della Roma e della Lazio secondo lei?

Guarda, ho visto che la Lazio si è fatta un campionato strepitoso fino al derby, poi il derby l’ha vinto la squadra che ha giocato meglio, la squadra che ha meritato di più, la squadra che sta meglio dopo il cambio di allenatore con Ranieri, quindi io credo che la Lazio stia facendo un campionato al di sopra delle proprie aspettative di qualità in generale della squadra. La Roma doveva riprendersi, si è ripresa e c’è ancora tanto tempo per poter migliorare, chiaro che entrare nelle prime quattro credo che sia l’obiettivo per entrambi le squadre.

Secondo lei potrebbe essere da esterno un allenatore come Allegri ideale per la ricostruzione della Roma oppure lo vede un po’ problematica questa cosa?

Non lo so, è difficile dare un giudizio. In questo momento la Roma è guidata da un allenatore veramente incredibile che ha dimostrato tutto, che sarà comunque responsabile dell’eventuale scelta oppure di continuare lui, quindi tutto dipenderà da Ranieri, sarà lui che deciderà se per sé o per un’altra figura, però credo che Allegri è un prospetto importante per tanti club, non solo per la Roma.

mandorlini

Andrea Mandorlini

Per chiudere, un allenatore così con le sue qualità, quando è che la rivedremo in panchina? Che tipo di sfida accettate?

Intanto ti ringrazio, forse ne ho prese qualcuna che non meritava di essere presa, però il calcio… la passione è questa, a volte ci si butta in situazioni senza pensarci, forse questo è stato il mio più grande errore in tutta la mia carriera, speriamo, sono qua, sono pronto e aspettiamo di dimostrare quello che in diversi anni, in diverse squadre sono riuscito a fare.

Quindi aspettano a breve una sfida che la stimoli ma più in Serie A o accetterebbe una squadra di categoria inferiore?

Sinceramente è importante che io mi sono stancato di stare fermo, l’anno scorso sono andato in Romania secondo in classifica con tutto da giocare eppure è stata fatta una scelta non errata di più, però questo è il calcio, bisogna essere pronti a tutto. Adesso vorrei veramente di avere una situazione in cui poter partire dall’inizio e vedere, vediamo e mettiamoci di nuovo in gioco, ma l’ho già fatto tantissime altre volte.

Queste le dichiarazioni a Calciostyle di Andrea Mandorlini.

Le interviste

ESCLUSIVA CS – Carlo Nervo: “Il Bologna può arrivare in Europa quest’anno ha una rosa molto competitiva. Nazionale? Ci sono troppi…”

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Bologna, Carlo Nervo su Orsolini

L’ex centrocampista del Bologna Carlo Nervo (1994-2005, 2006-2007) ha parlato ai nostri microfoni della’attuale situazione dei rossoblù, sulla lotta Scudetto in Serie A e molto altro.

In un’intervista di 5 minuti, Carlo Nervo ha detto la sua su come può andare il Bologna questa stagione, parlando anche di giocatori come Bernardeschi e Orsolini, e anche dell’allenatore dei rossoblù Vincenzo Italiano.

Inoltre ha analizzato anche la situazione della Nazionale Italiana e del motivo per cui, secondo lui, gli Azzurri stanno vivendo un momento così complicato.

Di seguito, l’intervista di Carlo Nervo.

Le parole di Carlo Nervo

Dove può arrivare questo Bologna in campionato e in coppa?

“Vista espressione di gioco e i risultati, può arrivare in alto. Secondo me l’Europa dovrebbe essere la giusta posizione, però sognare non costa niente. Le altre squadre sono forti, però il Bologna li ha messi sotto”.

Secondo lei il Bologna ha bisogno di rinforzarsi nel mercato di gennaio, visti alcuni infortuni sulle fasce?

” A mio avviso, a parte gli infortuni, la rosa é completa. Immobile, al momento, é fuori ma é un giocatore forte che segna molti gol: inoltre la crescita di Bernardeschi é stata importante. Secondo me la rosa é molto competitiva, io non toccherei niente”.

Chi vince il campionato?

“Bella domanda, magari il Bologna. No, io vedo il Milan che può insidiarsi”.

Quindi Allegri con il suo Corto Muso?

“Secondo me hanno una bella rosa e un allenatore che sa vincere”.

Italiano é un pò sottovalutato come allenatore?

“No, non é sottovalutato, nel senso che lui é già in una grande squadra, perché il Bologna é una grande squadra”.

Carlo Nervo

VINCENZO ITALIANO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Un aggettivo per l’allenatore e per quello che sta facendo?

“Consapevole: lui é consapevole di essere in una grande piazza”.

Orsolini? E’ un Nervo 2.0

“No, secondo me è più forte. Vede molto la porta, ma soprattutto é un ragazzo per bene che é legato alla città e alla maglia. Quindi deve continuare come sta facendo”.

Adesso nella Nazionale Italiana c’é meno abbondanza di grandi giocatori. Come si può risolvere questa cosa?

“Ai miei tempi per andare in Nazionale dovevi essere forte. Adesso fai dieci partite bene in Serie A e ti chiamano in Nazionale. Non ci sono i campioni come Del Piero e Totti: bisognerà analizzare perché non vengono fuori questi talenti qui in Italia, e valutare tutti i settori giovanili.

Poi, troppi stranieri: quando c’ero io arrivavano i top player stranieri, ora ci sono giocatori che trovi anche in Serie B, in Serie C. Hanno un cognome difficile, quindi impattano sul pubblico. E poi un’altra cosa, meno potere e procuratori”.

 

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Le interviste

ESCLUSIVA CS – Giulio Scarpati: “La Roma non ha l’obbligo di vincere, per questo oggi vola. Gasperini ha cambiato tutto: ora la squadra corre fino al 90°”

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Lo storico volto di Un Medico in Famiglia e romanista dichiarato, Giulio Scarpati ha raccontato ai nostri microfoni una vita intrecciata al giallorosso: dagli anni dell’alzabandiera sempre ammainato alle domeniche allo stadio con il fratello, fino allo sguardo lucido sulla Roma di oggi.

In una lunga intervista, Scarpati ha condiviso le sue opinioni sul lavoro di Gasperini, il momento della squadra, gli obiettivi stagionali e la crisi della Nazionale. Un dialogo sincero, appassionato, a tratti critico, che ci rivelato l’anima di un tifoso autentico, oltre che di un grande attore.

Di seguito, l’intervista di Giulio Scarpati. 

Le parole di Giulio Scarpati

Ci vuole parlare del suo legame con la Roma?
“Essere tifoso della Roma significa, prima di tutto, accettare una certa dose di sofferenza. Negli anni ’60 la squadra non era certo tra le grandi. La Juventus ci passava spesso i suoi “bidoni”, giocatori ormai a fine carriera. Per fortuna, con il tempo, la società è cresciuta e si è strutturata molto meglio. La mia passione è nata grazie a mio fratello maggiore, romanista sfegatato. A casa avevamo l’alzabandiera da issare quando la Roma vinceva, ma non lo usavamo quasi mai… le vittorie erano rare, così la bandiera rimaneva per lo più ammainata. Ricordo anche che quando la Roma vinceva, ritagliavamo i titoli di giornale e li attaccavamo in camera. Da bambino andavo anche tanto spesso allo stadio con la tessera dello Junior Club, sempre assieme a mio fratello.

Da attore, poi, mi è capitato di giocare più volte con la Nazionale degli Attori, allenata da Giacomo Losi: una persona straordinaria. Mi dava ottimi consigli su come migliorare in difesa, il ruolo in cui giocavo. Io e mio fratello abbiamo sempre seguito la Roma, nel bene e nel male. Forse avremmo potuto vincere qualcosa di più, ma proprio perché si vince poco, quando succede la gioia è enorme. I festeggiamenti per uno Scudetto a Roma…a Torino se li sognano!

Mettiamo da parte il passato e guardiamo al presente: avrebbe mai immaginato a inizio stagione questa Roma capolista?
“Assolutamente no, devo essere sincero. Però riponevo molta fiducia in Gasperini, che sa fare benissimo il suo lavoro. Si è integrato in modo sorprendente e credo che anche il lavoro miracoloso fatto da Ranieri l’anno scorso lo abbia agevolato. Peccato per quella Champions sfiorata di un punto. Chissà, magari con altre due partite ci saremmo qualificati noi al posto della Juventus… Da tifoso, comunque, sono felicissimo del percorso che stiamo facendo.”

È davvero soddisfatto in tutto?
“Beh, l’unica ombra, finora, è l’Europa League. Non stiamo brillando e migliorare la classifica sarà complicato, soprattutto con tutte le partite ravvicinate. L’obiettivo sarebbe entrare tra le prime otto, ma la vedo dura. Detto ciò, resto ottimista: per me è già molto ciò che la squadra ha fatto finora.”

Dove si nota maggiormente la mano di Gasperini?
“Ha ridato motivazione a tanti giocatori. Penso a Pellegrini, che sta vivendo una vera e propria rinascita. Anche il gioco è cambiato. Oggi le partite sono più dinamiche, divertenti, c’è una chiara volontà di dominare l’avversario – una sensazione che, con tutto il rispetto, si percepiva meno nell’era Mourinho. Gasperini è l’allenatore ideale per questo gruppo, e lo dimostra la condizione atletica: la Roma corre e pressa fino al 90°, è un miglioramento enorme. Serve però che gli attaccanti inizino a segnare con più continuità, quello resta un problema.”

Giulio Scarpati

GIAN PIERO GASPERINI DA INDICAZIONI AI SUOI RAGAZZI. IN EVIDENZA EL AYNAOUI E TSIMIKAS ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

La Roma ha subito solo cinque gol diventando così la miglior difesa del campionato. Come se lo spiega?
“Molto merito va a Svilar, che sta facendo miracoli. Negli ultimi anni abbiamo avuto portieri straordinari – da Alisson a Szczęsny – e lui sta seguendo quella scia. C’è poi la crescita di Mancini e, più in generale, l’organizzazione difensiva plasmata da Gasp. Non c’è un singolo leader: la forza è il gruppo. Ed è bello vedere che l’allenatore coinvolga tutti, soprattutto i giovani come Pisilli.”

Si può dire allora che Gasperini sia un allenatore che sposta gli equilibri? Guardando l’Atalanta con Juric verrebbe da pensarlo…
“Al di là del valore di Gasperini, credo che Juric abbia limiti nella gestione del gruppo. È suscettibile e comunica poco coi giocatori. Gasperini, anche quando si arrabbia, lo fa per stimolare. Juric non mi è sembrato ancora abbastanza maturo per allenare una grande squadra.”

Non teme un calo di rendimento della rosa?
“La vera incognita restano gli infortuni. Dybala è un valore assoluto, ma purtroppo non garantisce continuità. A questo si aggiunge il vincolo del fair play finanziario, che ha limitato la possibilità di intervenire sul mercato con innesti mirati. Detto ciò, apprezzo molto il lavoro della società e, in particolare, l’impronta lasciata da Ranieri: si sarà capito che ho un debole per lui! Lo stimo profondamente per come l’anno scorso è riuscito a risollevare la squadra.”

C’è qualcosa che la Roma ha più degli altri top club?
“Sì, ha un vantaggio psicologico enorme. Non ha l’obbligo di vincere sempre e comunque, come accade invece a Inter o Napoli. E questo, in campo, pesa eccome.”

Eppure, negli scontri diretti la squadra fatica…
“Diciamo che molti avversari contro cui abbiamo perso erano più attrezzati. Col Milan abbiamo sbagliato l’approccio perché siamo sì partiti fortissimo, ma non siamo mai riusciti a concretizzare. Con l’Inter il divario tecnico si è visto. Non credo ci sia un problema strutturale negli scontri diretti; piuttosto dobbiamo essere più cinici quando le occasioni capitano, perché in partite del genere non sono mai tante.”

Che idea si è fatto delle altre big del campionato?
“Sono certo che la Juventus con Spalletti adesso crescerà moltissimo. L’Inter è fortissima ma talvolta vince anche con un po’ di fortuna, ed è quella che temo di più. Il Milan mi sembra più solido dello scorso anno. Il Napoli con Conte non mollerà un centimetro: è tignoso e combatterà fino alla fine anche se ora è in difficoltà.”

Giulio Scarpati

L’ESULTANZA URLO DI ANTONIO CONTE DOPO IL GOL DI SPINAZZOLA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Qual è l’obiettivo minimo della Roma?
“La Coppa Italia.”

Perché proprio la Coppa Italia?
“Perché sarebbe fantastico vincere la decima.”

E l’obiettivo più grande, invece?
“Tornare a giocare in Champions. È un qualcosa di fondamentale anche a livello economico.”

Passiamo alla Nazionale. Cosa ne pensa della disfatta contro la Norvegia?
“È stata una partita strana. Nel primo tempo abbiamo fatto meglio noi, loro sembravano quasi in vacanza. Poi, quando la Norvegia ha iniziato a far valere la sua qualità, l’Italia ha perso ritmo ed è andata in blackout. Purtroppo, in Nazionale il problema è molto più profondo di quanto sembri…”

A cosa si riferisce?
“Al fatto che da anni la Nazionale non esprime un gioco convincente. I club hanno ormai un peso enorme e i raduni non sono più quelli di una volta. Spalletti, secondo me, ha fallito proprio per questo: non ha avuto il tempo necessario per costruire un’identità di gruppo.”

Che ne pensa invece di Gattuso?
“È un allenatore onesto, diretto, che dice ai giocatori ciò che pensa. Lo apprezzo molto.”

Ora che i playoff sono una realtà, ritiene che l’Italia riuscirà a supererli?
“Se incroceremo squadre meno attrezzate di noi, credo proprio di sì. E speriamo anche in un pizzico di fortuna, che non guasta mai.”

Giulio Scarpati

MATEO RETEGUI RAMMARICATO ( FOTO KEYPRESS )

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Le bombe di Vlad

LBDV presenta: “Il portiere di Ceaușescu” e “Jongbloed. Il romanzo del tabaccaio”

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Women's Champions League

Domenica 16 novembre, alle ore 18.00, il Punk Roma (Via dei Durantini 18, Roma) ospiterà un evento speciale dedicato alla letteratura sportiva e alla cultura calcistica.
Protagonisti della serata saranno due firme d’eccezione: Guy Chiappaventi, giornalista di La7, autore del libro “Il portiere di Ceaușescu” (Bibliotheka Edizioni), e Ciro Romano, caporedattore di LBDV, che presenterà “Jongbloed. Il romanzo del tabaccaio” (Garrincha Edizioni).

A dialogare con gli autori ci sarà Daniele Garbo, giornalista sportivo già volto di Mediaset e Direttore Editoriale di LBDV, mentre la presentazione sarà affidata al giornalista di Le Bombe di Vlad, Alberto Caccia.

L’incontro rappresenta un’occasione imperdibile per tutti gli appassionati di calcio, giornalismo e narrazione sportiva. Due libri diversi ma accomunati da una stessa passione: quella per il pallone e per le storie che lo rendono eterno.

Il portiere di Ceaușescu. Helmut Duckadam, storia di un antieroe

Una storia lunga quasi quarant’anni e undici metri, la storia di quando una squadra di sconosciuti strappò il titolo più importante del calcio europeo – la Coppa dei Campioni – a una superpotenza, il Barcellona.
Era la notte magica del 7 maggio 1986 quando, nello stadio di Siviglia, Helmut Duckadam, allora ventisettenne, riuscì nell’impresa di parare tutti e quattro i rigori dei giocatori catalani consentendo alla Steaua Bucarest di laurearsi campione d’Europa, prima volta per una squadra dell’Est. Una notte di felicità per un popolo che viveva con le luci spente, senza riscaldamento e con il frigorifero vuoto.
Quando la Steaua rientrò in Romania, all’aeroporto 15 mila persone accolsero i giocatori e almeno altrettante scesero in strada per seguire il tragitto del pullman fino a Bucarest. Fu un fatto insolito per la Romania comunista, dove le manifestazioni spontanee di piazza erano vietate, ma il regime volle capitalizzare la vittoria. Il presidente Ceaușescu invitò la squadra a palazzo e Duckadam diventò per sempre l’eroe di Siviglia.

L’autore

Giornalista, inviato del tg La7. Dopo aver raccontato la suburra di Roma, la mafia e la ‘ndrangheta, due guerre in Medio Oriente, terremoti, tsunami e alluvioni, negli ultimi anni ha seguito la cronaca a Milano.
Ha vinto il premio Ilaria Alpi, il Premiolino e il premio Goffredo Parise. Ha pubblicato sette libri, incrociando spesso il calcio con la cronaca: il primo, Pistole e palloni sulla Lazio anni Settanta, ha avuto otto edizioni in quindici anni e ha ispirato la serie Sky Grande e maledetta.

Jongbloed. Il romanzo del tabaccaio

Ciro Romano ci racconta le gesta dello storico portiere olandese Jongbloed, eroe dell’arancia meccanica di sua maestà Cruijff . Un viaggio dentro la vita di uno dei calciatori più importanti della sua era. Non una monografia, dimenticate i tabellini, quello che troverete in queste pagine è l’atmosfera, è l’uomo prima del calciatore, è la storia prima dei gol, è il lato nascosto del pallone. Preparatevi, riavvolgete il nastro, premete play e godetevi questa partita di carta e inchiostri, inseguendo in campo un calciatore indimenticabile. Una nuova figurina letteraria da collezionare, una nuova figurina per completare lo scaffale dei campioni.

L’autore

Ciro Romano vive a Salerno è avvocato, abilitato alle Magistrature Superiori. Guarda il calcio dall’età di tre anni, e ne scrive per testate giornalistiche e pagine social. Prima per passione, poi per motivi professionali, diventa esperto di tifo radicale. Tiene conferenze e partecipa a dibattiti pubblici per l’abolizione alle limitazioni di legge al tifo e agli spostamenti delle tifoserie.

Ha pubblicato “Volevo solo giocare a ping pong” (Caffèorchidea).

(Foto: DepositPhotos)

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