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Le interviste

Esclusiva CS, Bonan: “Ecco come la Fiorentina dovrà cambiare”

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Alessandro Bonan, storico conduttore di Calciomercato, l’Originale è intervenuto ai microfoni di CalcioStyle e ha parlato della sessione del mercato appena chiuso.

Al giornalista abbiamo chiesto anche la sua opinione sulla Fiorentina, sul fatto che i Viola sono stati una delle sorprese positive di questa metà stagione, e ora dovrà fare a meno di Vlahovic che è stato il suo capocannoniere.

bonan

Queste le sue parole: “La bellezza del calcio è che non vive di certezze.

Nel caso della Fiorentina la certezza potrebbe essere che si è indebolita avendo perso la propria punta di diamante, e quindi una squadra in flessione nella seconda parte di stagione.

Vlahovic era un giocatore “potenzialmente” da 150 milioni, ceduto a 80 perché a 18 mesi dalla scadenza del contratto.

In teoria, senza il suo campione, la squadra ci rimette tanto.

In realtà, spesso non è così. Chiaro è che molto dipenderà da Piatek e Cabral: quando la Fiorentina ha provato a fare a meno di Dusan, ha sofferto molto.

 

La squadra di Italiano gioca molto bene, si spinge molto in avanti, riempie l’area avversaria con molti uomini.

Al tempo stesso però sbaglia tanti gol e rischia molto in difesa. Se ci pensiamo, con Vlahovic questa squadra ha sbagliato molti gol… un paradosso.

Ora ci vorrà una maggior responsabilità da parte di tutti, essere più cinici e bravi a servire Cabral e Piatek. Se saranno bravi, magari riusciranno a mantenere il passo tenuto sin qui”.

Ecco il contributo integrale rilasciato  su Calciostyle.it durante la trasmisione “La Serie A nel Pallone”

Le bombe di Vlad

LBDV presenta: “Il portiere di Ceaușescu” e “Jongbloed. Il romanzo del tabaccaio”

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Women's Champions League

Domenica 16 novembre, alle ore 18.00, il Punk Roma (Via dei Durantini 18, Roma) ospiterà un evento speciale dedicato alla letteratura sportiva e alla cultura calcistica.
Protagonisti della serata saranno due firme d’eccezione: Guy Chiappaventi, giornalista di La7, autore del libro “Il portiere di Ceaușescu” (Bibliotheka Edizioni), e Ciro Romano, caporedattore di LBDV, che presenterà “Jongbloed. Il romanzo del tabaccaio” (Garrincha Edizioni).

A dialogare con gli autori ci sarà Daniele Garbo, giornalista sportivo già volto di Mediaset e Direttore Editoriale di LBDV, mentre la presentazione sarà affidata al giornalista di Le Bombe di Vlad, Alberto Caccia.

L’incontro rappresenta un’occasione imperdibile per tutti gli appassionati di calcio, giornalismo e narrazione sportiva. Due libri diversi ma accomunati da una stessa passione: quella per il pallone e per le storie che lo rendono eterno.

Il portiere di Ceaușescu. Helmut Duckadam, storia di un antieroe

Una storia lunga quasi quarant’anni e undici metri, la storia di quando una squadra di sconosciuti strappò il titolo più importante del calcio europeo – la Coppa dei Campioni – a una superpotenza, il Barcellona.
Era la notte magica del 7 maggio 1986 quando, nello stadio di Siviglia, Helmut Duckadam, allora ventisettenne, riuscì nell’impresa di parare tutti e quattro i rigori dei giocatori catalani consentendo alla Steaua Bucarest di laurearsi campione d’Europa, prima volta per una squadra dell’Est. Una notte di felicità per un popolo che viveva con le luci spente, senza riscaldamento e con il frigorifero vuoto.
Quando la Steaua rientrò in Romania, all’aeroporto 15 mila persone accolsero i giocatori e almeno altrettante scesero in strada per seguire il tragitto del pullman fino a Bucarest. Fu un fatto insolito per la Romania comunista, dove le manifestazioni spontanee di piazza erano vietate, ma il regime volle capitalizzare la vittoria. Il presidente Ceaușescu invitò la squadra a palazzo e Duckadam diventò per sempre l’eroe di Siviglia.

L’autore

Giornalista, inviato del tg La7. Dopo aver raccontato la suburra di Roma, la mafia e la ‘ndrangheta, due guerre in Medio Oriente, terremoti, tsunami e alluvioni, negli ultimi anni ha seguito la cronaca a Milano.
Ha vinto il premio Ilaria Alpi, il Premiolino e il premio Goffredo Parise. Ha pubblicato sette libri, incrociando spesso il calcio con la cronaca: il primo, Pistole e palloni sulla Lazio anni Settanta, ha avuto otto edizioni in quindici anni e ha ispirato la serie Sky Grande e maledetta.

Jongbloed. Il romanzo del tabaccaio

Ciro Romano ci racconta le gesta dello storico portiere olandese Jongbloed, eroe dell’arancia meccanica di sua maestà Cruijff . Un viaggio dentro la vita di uno dei calciatori più importanti della sua era. Non una monografia, dimenticate i tabellini, quello che troverete in queste pagine è l’atmosfera, è l’uomo prima del calciatore, è la storia prima dei gol, è il lato nascosto del pallone. Preparatevi, riavvolgete il nastro, premete play e godetevi questa partita di carta e inchiostri, inseguendo in campo un calciatore indimenticabile. Una nuova figurina letteraria da collezionare, una nuova figurina per completare lo scaffale dei campioni.

L’autore

Ciro Romano vive a Salerno è avvocato, abilitato alle Magistrature Superiori. Guarda il calcio dall’età di tre anni, e ne scrive per testate giornalistiche e pagine social. Prima per passione, poi per motivi professionali, diventa esperto di tifo radicale. Tiene conferenze e partecipa a dibattiti pubblici per l’abolizione alle limitazioni di legge al tifo e agli spostamenti delle tifoserie.

Ha pubblicato “Volevo solo giocare a ping pong” (Caffèorchidea).

(Foto: DepositPhotos)

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Le interviste

Esclusiva CS, Giulio Peroni: “Diouf ed Henrique? Forse la loro dimensione non è quella dell’Inter”

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Giulio Peroni noto opinionista di SportItalia ha incontrato la redazione di Calciostyle per un’intervista sulle principali tematiche attuali calcistiche.

Nello specifico i temi principali hanno riguardato Diouf e Luis Henrique. I 2 acquisti estivi per ora si sono rivelati poco in linea col 3-5-2 specialmente il centrocampista francese autore di molte azioni lesive delle partite nerazzurre in particolare il gol della bandiera nella gara contro la Cremonese.

L’intervista è a cura di Adamo Recchia.

Giulio Peroni

Esclusiva Calciostyle, l’intervista a Giulio Peroni

Come hai scoperto il calcio

A sei anni, prima elementare. Mi piacevano il colore delle maglie, l’attaccamento della gente alla propria squadra, la rivalita’. Per differenziarmi scelsi di tifare per il club per il quale nessuno dei miei amici faceva il tifo. Quando entrai a San Siro la prima volta, restai folgorafo. Passavo le giornate fuori da scuola a giocare a pallone, d’estate da mattina fino a quasi notte. Passione totale.

Quando hai capito potesse diventare un lavoro

Mi occupavo di cronaca, inchieste sociali. Parlando di calcio avrei potuto unire il lavoro con la grande passione. Ho fatto tanta gavetta, scrivevo di squash e canottaggio. Poi ad Usa 94 il grande salto. Un tempo di andava per gradi e per merito. I livelli di esperienza e qualita’ erano molto differenziati e considerati

La tua carriera giornalistica come è cominciata

Nel 1992 fondai un giornale di zona che a Milano si occupava di raccontare certe verita’ sommerse. Nel 1993 ho iniziato a fare incheste per il quotidiano l’Indipendente di Vittorio Feltri, un giornale di rottura. Poi ho scritto sulle testate nazionali Avvenire, Repubblica ed IlSole24Ore.

Chi vedi favorito per lo scudetto

Il Milan. Ha un allenatore esperto, si fa ascoltare. E non ha l’impegno delle coppe. I rossoneri non hanno la squadra piu’ forte, ma quella che ha le condizioni migliori per tagliare il traguardo. Ma non sara’ una discesa. Non credo sara’ un campionato monocaratico.

MASSIMILIANO ALLEGRI PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Con che testate collabori ora

Sono opinionista nelle emittenti televisive Sportitalia e TopCalcio24. Non escludo un ritorno da collaboratore in qualche Quotidiano.

Ti vediamo spesso a SportItalia come ti vedi come opinionista televisivo

Come uno che dice cose profonde, poco politacally correct,  ma con ironia ed irriverenza. Il mio grande maestro e’ stato Beppe Viola, uno che stravolgeva le regole della comunicazione e del giornalismo con il suo fare travolgente, di altissimo livello intellettuale. Inarrivabile.

Sei un tifoso interista come vedi Diouf e Henrique

Quando sono giornalista non sono tifoso di nessuna squadra. Come dovrebbe essere nella deontologia di un giornalista. Poi qualcosa di tuo e’ quasi impossibile non trasmetterlo. I due giocatori che hai citato ora sono ai margini, forse un giorno esploderanno, o forse non e’ l’Inter la loro reale dimensione. Anche per Sucic si potrebbe fare discorso piu’ o meno analogo. Certo sono costati parecchio. Ma i Fondi proprietari dei club preferiscono prendere quattro giocatori che non sai da 25 milioni, piuttosto che due campioni certi da 50 milioni. Il perche’ e’ facilmente intuibile.

Var potrebbe essere migliorato

Troppe norme, normette ed interpretazioni. Tanto di meglio dal Var non si puo’ pretendere, il calcio e’ uno sport piu’ dinamico che scientifico.

Gattuso è l’uomo giusto per la nazionale

Per l’attuale Nazionale, in cerca di anima e coraggio (perduto), direi di si.

Milan Como in Australia come la vedi

L’inizio della fine. L’altra faccia della vicenda San Siro. Il calcio per clienti e consumatori, non piu’ per veri appassionati e tifosi.

Luis Henrique Tomaz de Lima in azione ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

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Le interviste

ESCLUSIVA CS – Tiberio Timperi: “Tifo Lazio per bastian contrario. La stagione è ancora lunga, resto ottimista”

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Il noto giornalista e conduttore radiofonico della Rai, Tiberio Timperi, ha rilasciato ai nostri microfoni un’intervista in cui ha parlato della sua grande passione per il calcio e, in particolare, per la sua squadra del cuore: la Lazio.

Il celebre volto televisivo, che dall’8 settembre ha lasciato la conduzione de I Fatti Vostri su Rai 2 – dove affiancava Anna Falchi – per approdare su Rai 1 alla guida di Unomattina News (in onda dal lunedì al venerdì, dalle 6.30 alle 8.00, insieme alla giornalista del TG1 Maria Soave), ha condiviso con noi diverse riflessioni sulla sua fede calcistica, l’inizio di stagione dei biancocelesti e il momento della Nazionale italiana.

Di seguito, l’intervista completa di Tiberio Timperi.

Le parole di Tiberio Timperi

Com’è nata la sua passione per la Lazio?
“Sono diventato laziale per spirito di contraddizione: ero circondato da bandiere giallorosse e, forse per questo, ho scelto di tifare biancoceleste. Sono cresciuto con la Lazio di Maestrelli, una squadra che mi è rimasta nel cuore per quella magia irripetibile che la contraddistingueva, ma non si può dimenticare anche quella dell’era Cragnotti, che ci ha regalato uno Scudetto. Mi piace tifare con il cuore, senza farmi troppo condizionare da tattiche o strategie. Purtroppo per via del mio lavoro non riesco a seguire tutte le partite; quindi, mi limito spesso a controllare il risultato: o gioisco, o vado avanti.”

Si aspettava un inizio così complicato per gli uomini di Sarri?
“Sinceramente no. L’anno scorso le cose non erano andate male nel complesso, quindi non mi aspettavo un avvio così difficile. Resto comunque ottimista: la stagione è ancora lunga.”

Secondo lei, perché la squadra non sta rendendo come dovrebbe?
“L’organico è più o meno lo stesso dello scorso anno, quindi le basi ci sono. Evidentemente qualcosa non funziona come dovrebbe: magari lo spogliatoio, forse la sintonia con l’allenatore…non saprei.”

Tiberio Timperi

MAURIZIO SARRI PARLA CON I SUOI GIOCATORI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

La Lazio può ancora puntare all’Europa o è già tutto compromesso?
“Come dicevo, la stagione è lunga e non credo sia già tutto scritto. C’è tempo per rimettersi in carreggiata e risalire la classifica.”

Le prossime due partite, contro Atalanta e Juventus, saranno due banchi di prova importanti. Quanti punti pensa possano arrivare?
“Sono molto scaramantico, quindi preferisco non rispondere. Mi appello al quinto emendamento!”

Per lo Scudetto invece chi vede più avanti?
Il Napoli, secondo me, ha ancora qualcosa in più rispetto alle altre: quella marcia, quella “cazzimma” che può fare la differenza. Se continuerà così, credo possa mettere una seria ipoteca sullo Scudetto.”

Domani affrontiamo Israele in una sorta di match point per i playoff Mondiali. Quanto è importante qualificarsi?
Ce lo auguriamo tutti, è da troppo tempo che mancano le vere soddisfazioni. Per ora navighiamo a vista e incrociamo le dita. Bisogna onorare una tradizione storica, quella di andare al Mondiale a ogni costo. Evidentemente, però, c’è un problema strutturale, un po’ come succede in Ferrari. Occorre ripartire dalla base, dalla formazione nelle scuole calcio.”

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