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I campioni in.. rossonero: Gennaro Ivan Gattuso detto Ringhio

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Quando si parla di centrocampisti rudi non si può non fare riferimento a colui che ha dimostrato, nel corso della sua carriera, di essere un leone inferocito nel rettangolo verde. Stiamo parlando di Gennaro Ivan Gattuso, detto Ringhio  per la sua capacità di incutere paura, mettere pressione agli avversari ed avere negli occhi il fuoco ardente che incarnava esattamente lo stile Milan e i suoi colori: nero come la paura da trasmettere agli avversari e rosso come il fuoco di un diavolo. Rino, così chiamato, era un diavolo in campo.

Calabrese infuocato è stato da sempre tifoso del Milan, tanto è che da bambino trascorreva le sue giornate a scrivere ” Forza Milan” sui muri di una Corigliano( CS) che ancora non sapeva di avere in casa un futuro Campione del Mondo. Proveniente da un’ umile famiglia dedita al lavoro e al sacrificio, cresce calcisticamente a Perugia, squadra che in 7 anni lo forma come ragazzo prima e come uomo dopo.

In campo tecnicamente non era un granché, ma ciò non gli precluse la strada che successivamente lo portò al successo nazionale, internazionale e mondiale. La sua grinta e la sua caparbietà spinsero i Galsgow Rangers  a puntare su di lui nel centrocampo scozzese. Erano gli  anni in cui Paoul Gasgoigne li era un considerato un Profeta pronto ad esplodere, ma che strinse un ottimo rapporto di amicizia con Rino, il quale, durante un’intervista parlava di Gazza e dei suoi scherzi, parlava di un Gazza che lo aiutò molto anche nel comprare i vestiti e nella lingua.

Ma la sua avventura in Scozia durò poco. L’ Italia era pronta a riportarlo a casa. Ci pensò la Salernitana nel 1998-99 a riportarlo in patria.  Una stagione soltanto, 25 partite prima del grande salto di qualità. Nel 1999 viene acquistato dal Milan, dalla sua squadra del cuore, quella con i colori rosso e nero. La Calabria ha un nuovo pupillo nell’Olimpo degli Dei. A Milano realizza tutti i suoi sogni, vince tutto,2 Scudetti, 2 Champions, 2 Supercoppe Italiane, 2 Supercoppe Europee, 1 Coppa Italia, 1 Mondiale per club. Migliora tecnicamente e la sua voglia di ringhiare in campo lo porta ad indossarla fascia da capitano tante volte. Nessun calabrese fino ad ora era riuscito a vincere così tanto nella sua carriera e in una squadra così gloriosa.

Le soddisfazioni arrivano anche in ambito mondiale. Nel 2006, insieme ai vari Totti e Del Piero già citati nei precedenti articoli, si laurea Campione del mondo nella notte magica di Berlino, notte in cui lo vediamo liberare tutta la sia grinta mista ad entusiasmo abbracciando e strattonando Lippi e chiedendogli di restare, perché quel sogno divenuto realtà,  non poteva considerarsi chiuso e finito lì.

Prosegue il suo cammino calcistico per altre 6 stagioni sempre nel Milan dove chiude la carriera agonistica nel 2012 tra le lacrime e i saluti di un San Siro pieno, stracolmo ad augurare le migliori fortune ai suoi Senatori. Per lui in totale 586 partite condite da 17 reti.  Contemporaneamente lasciarono il calcio giocato Nesta, Inzaghi, Zambrotta. Il Milan perdeva così i suoi perni, la sua struttura portante.

Gattuso  inizia così il percorso da allenatore. La sua grinta, il suo ruggito cerca di trasmetterlo dalla panchina ai suoi giocatori, volendo renderli spesso come lui.  Mai avere paura dell’ avversario. Cosi come faceva lui, il suo mestiere era rubare palloni, lo considerava come una vittoria. Il suo carisma lo ha trasmesso a Creta, a Pisa, squadre in cui si è schierato dalla parte dei giocatori , lamentandosi con le società per i mancati arrivi degli stipendi, rimettendoci anche di tasca propria. È un mestiere e come tale va pagato.

Il calcio gli ha dato tanto, e da persona onesta quale è sempre stato ha aiutato chi ha potuto. Ritorna al Milan da allenatore, in molti spesso non hanno compreso determinate sue scelte, in molti lo hanno amato solo per la grinta e il carisma, in molti lo hanno criticato, ma la sua era una squadra che lottava su ogni pallone. Ma quel punto che mancava in classifica per il raggiungimento dell’ obiettivo prefissato ( la qualificazione alla Champions League), spinse la società a non rinnovarlo il contratto. I suoi più grandi estimatori, il Presidente Berlusconi e Ad Galliani, avevano lasciato il timone ad altra società, dunque non vi fu alternativa. Oggi Ringhio allena il Napoli, ha battuto la Juventus ai rigori in finale di Coppa Italia, ha vinto il primo trofeo da allenatore, e noi calabresi in Italia e nel mondo, non possiamo far altro che essere fieri di avere un uomo di spessore, in allenatore infuocato,  e una persona di grande generosità . Grazie Rino.

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I campioni in rossoblu: Gigi Piras (video gol)

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Gigi Piras è stato uno dei più prolifici bomber della storia del Cagliari. Una storia gloriosa, visto che il Cagliari è l’unica squadra del sud (insieme al Napoli) ad aver vinto lo scudetto

Piras giunse a Cagliari nel 1971, vestendo la maglia rossoblu per 15 stagioni.

Tra Serie A, Serie B e Coppa Italia, ha collezionato 376 partite, nelle quali ha messo a segno 104 reti.

Fu in un certo senso l’erede dell’altro Gigi, il mito rossoblu Riva.

Vediamo insieme una carrellata dei suoi gol:

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15 giugno 1974. Il “vaffa” di Chinaglia a Valcareggi

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15 giugno 74'

Erano i Mondiali del 74′. Il 15 giugno, nella partita d’esordio, l’Italia incontra Haiti. Match rimasto nella memoria per il “vaffa” di Chinaglia, ma non solo.

15 giugno 1974: Italia-Haiti a Monaco di Baviera

L’Italia del commissario tecnico Ferruccio Valcareggi si presenta ai mondiali del 74‘ come una delle nazionali favorite, anche perché gli azzurri sono vicecampioni in carica dopo Messico 70′.

Il match d’esordio per gli Azzurri sembra a senso unico, solo una formalità, eppure resta nei ricordi per due eventi non banali. Ma iniziamo raccontando i fatti…

La partita ha luogo a Monaco di Baviera nell’Olympiastadion, queste le formazioni iniziali:

Italia: Zoff, Spinosi, Morini, Burgnich, Facchetti, Mazzola, Capello, Rivera, Benetti, Chinaglia, Riva.

Haiti: Françillon, Bayonne, Jean-Joseph, Nazaire, Auguste, Antoine, Desir, Vorbe, François, Saint-Vil, Sanon.

La partita inizia come ci si aspetta, l’Italia conferma di essere di un altro livello, e di poter avere la meglio con facilità sui centro-americani.

Tuttavia dopo i primi minuti promettenti, gli azzurri si adagiano, credendo di poter vincere la partita senza sforzi. Dunque il gioco si svolge per lo più con l’Italia che crea occasioni, ma senza riuscire a finalizzare, tant’è che si va al riposo con le porte di Zoff e Françillon che restano inviolate.

L’inizio della ripresa è il momento in cui si concretizza il primo dei fatti storici di questo incontro.

Infatti al primo minuto del secondo tempo Haiti attacca, Vorbe serve un passaggio in profondità per Emmanuel Sanon, il centravanti haitiano si trova solo al cospetto di Dino Zoff, lo supera, e mette la palla in rete. Fermato a 1142 minuti il record di imbattibilità del portierone azzurro.

Quindi al minuto 46′ l’Italia si trova in svantaggio ai mondiali contro Haiti. La nazionale di Valcareggi però è troppo più forte degli avversari, e ci pensa Rivera a rimettere in equilibrio il match. Al 52′ Mazzola crossa da destra, Chinaglia stoppa a centro area e poi lascia la palla al pallone d’oro del 69′ che insacca. Al minuto 66 arriva il vantaggio, grazie ad una autorete di Auguste, che devia un tiro di Benetti da fuori area.

Al minuto 70′ arriva il famoso “vaffa” di Chinaglia a Valcareggi in mondo-visione. Long Jhon apostrofa il ct quando decide di sostituirlo con Anastasi. Lo stesso Anastasi infine sigla il gol al 79′ che fissa il risultato sul definitivo 3-1.

Zoff, il “vaffa” di Chinaglia e il mondiale del 74′.

15 Giugno 74'

La vittoria su Haiti apre il mondiale di Germania Ovest 74′ per l’Italia. Tuttavia dopo il pareggio per 1-1 contro l’Argentina, nel secondo incontro della prima fase, gli azzurri si fermano perdendo 2-1 contro la Polonia. Il terzo match, in cui agli azzurri sarebbe bastato il pareggio per accedere alla seconda fase, sancisce invece l’eliminazione degli azzurri.

Quindi del mondiale del 1974, per l’Italia, rimango nella memoria soprattutto due cose:
– il gol di Sanon, che fissa a 1142 i minuti di imbattibilità di Dino Zoff, record ancora valido per un solo portiere. Ma battuto come record di squadra nel 2021 da Donnarumma, Sirigu, Cragno e Meret che hanno tenuto la porta azzurra illibata per 1168 minuti consecutivi in totale.
– il “vaffa” di Chinaglia a Valcareggi in mondo-visione, unico sprazzo del tanto atteso centravanti fresco campione d’Italia con la Lazio.

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Pelé, aperto al pubblico il mausoleo di O Rey

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Pelé

Aperto al pubblico il mausoleo contenente il corpo di Pelé. Si può ora far visita alla spoglia, nel cimitero verticale di Santos, nello stato di San Paolo.

Pelé, ora si può visitare il mausoleo

Pelé

Aperto al pubblico a partire da lunedì, il mausoleo dedicato a Edson Arantes do Nascimento, o meglio Pelé.

Il grande campione, leggenda del calcio mondiale, ha lasciato questo mondo lo scorso 29 dicembre 2022, all’età di 82 anni. Il ricordo di O Rei sarà per sempre nel cuore di tutti, soprattutto di chi ama il gioco del calcio.

Lunedì si è svolta una speciale cerimonia di inaugurazione, ora è possibile visitare il mausoleo. All’interno, oltre alle spoglie di Pelé, sono presenti erba artificiale con tutto intorno immagini di tifosi del Santos e suoni di applausi, come se stessimo ancora assistendo alle gesta, del tre volte campione del Mondo brasiliano, sul rettangolo verde. Inoltre sono presenti 2 statue dorate, diversi trofei, maglie e foto di Pelé in campo.

Il mausoleo occupa una area di circa 200 metri quadrati, era visitabile fino ad ora solo dai familiari, si trova nel cimitero verticale più grande al mondo. Il Memorial Necrópole Ecumenica si trova nella città di Santos, nello stato di San Paolo. La visita è gratuita, ma per recarsi a rendere omaggio a O Rei è necessario fissare un appuntamento.

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