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Emanuele Calaiò: Antonio Conte e Marco Giampaolo, a livello tecnico-tattico rimangono degli autentici maestri.

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Il gol, il suo pane quotidiano. Spettacolari, di rapina, mai banali, spesso decisivi, peccato che il cielo rossazzurro lo abbia solcato nel periodo più nero per il Catania, perché “l’arciere” rimane uno degli attaccanti più forti che abbia vestito la casacca rossazzurra.

Stiamo parlando di Emanuele Calaiò, bomber siciliano classe 1982, in esclusiva ai microfoni di FTRedazioneSport.

Ciao Emanuele, sei d’accordo con la decisione di riprendere a giocare il Campionato?

Sicuramente dietro al Campionato c’è un business enorme, esistono tante ragioni per cui il Campionato debba riprendere, una di queste certamente é la questione legata ai diritti televisivi, linfa vitale per tantissime squadre, ma forse ci stiamo protraendo un po’ troppo con le tempistiche, quindi nonostante tutti i protocolli e le rassicurazioni, penso sia più giusto fermarsi e ripartire a settembre.

Come ricordi la tua esperienza al Catania?

Conservo un ricordo bellissimo di Catania e del Catania, nonostante il triste epilogo che ha avuto la mia esperienza. Quando mi sono trasferito, ero convinto delle potenzialità della squadra, avevamo una rosa importante, pronta per vincere il Campionato ed andare in Serie A, ma abbiamo avuto tante difficoltà; i cambi di allenatore, problemi organizzativi societari e svariati fattori che hanno influito negativamente sulla stagione. Nonostante tutto, io e la mia famiglia siamo stati benissimo, Catania é una città magica, i tifosi calorosi, un amore sviscerato per la maglia. Infatti questa esperienza rimane uno dei miei più grossi rammarichi sportivi, il non aver fatto qualcosa di importante con la maglia di una squadra che era stata 10 anni in Serie A, con la quale avevo firmato un triennale, la squadra sulla carta era fortissima, rimane una grande delusione.

Cosa pensi della situazione societaria attuale?

Dispiace tantissimo che il Catania navighi in cattive acque, dal possibile fallimento, al non avere ancora delle risposte concrete sul futuro. Catania, i suoi tifosi e la città non lo meritano, speriamo che il futuro, a prescindere di chi acquisti la società, riservi il posto che questa squadra merita, ovvero la Serie A.

Qual é stata la stagione sportiva più bella che ricordi?

Fortunatamente nella mia carriera ho vissuto momenti splendidi, le doppie promozioni dalla serie C alla Serie A, con il Napoli e con il Parma ad esempio sono stati momenti unici, ma anche la stagione con il Catania, a livello personale con 18 reti segnate, tra cui quella più bella della mia carriera, non lo é da meno. Impossibile scordare anche la stagione con il Pescara, ho segnato i miei primi 21 gol in Serie B a 23 anni. Ricordo con piacere anche la mia esperienza con il Siena che mi ha dato la possibilità di giocare con continuità in Serie A, conservo tanti ricordi positivi con tutte le squadre dove ho militato, ricordi unici che mi hanno fatto gioire ed emozionare…

Quale allenatore ti ha lasciato qualcosa in più a livello umano e sportivo?

Ho avuto un buon rapporto con quasi tutti gli allenatori e quasi tutti mi hanno trasmesso qualcosa, ma sicuramente Antonio Conte e Marco Giampaolo, a livello tecnico-tattico rimangono degli autentici maestri. Così come a livello caratteriale Sannino rimane uno degli allenatori che riuscivano a darti una carica in più.

Quale è stato il momento Top e Flop della tua carriera?

Il momento migliore sicuramente a Siena, nonostante mi fossi in seguito infortunato al perone, a febbraio avevo già realizzato 12 gol in Serie A, potevo tranquillamente chiudere l’anno in doppia cifra e probabilmente avrei anche esordito in Nazionale, una stagione quasi da incorniciare. Il momento negativo l’ho vissuto a Napoli, dopo una cavalcata bellissima dalla Serie C alla A, ho trovato poco spazio e non ho potuto giocarmi le chance che probabilmente meritavo.

Fondatore e Direttore Editoriale della testata giornalistica Calciostyle.it. Nato a Roma, classe 1981.

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I campioni in rossoblu: Gigi Piras (video gol)

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Gigi Piras è stato uno dei più prolifici bomber della storia del Cagliari. Una storia gloriosa, visto che il Cagliari è l’unica squadra del sud (insieme al Napoli) ad aver vinto lo scudetto

Piras giunse a Cagliari nel 1971, vestendo la maglia rossoblu per 15 stagioni.

Tra Serie A, Serie B e Coppa Italia, ha collezionato 376 partite, nelle quali ha messo a segno 104 reti.

Fu in un certo senso l’erede dell’altro Gigi, il mito rossoblu Riva.

Vediamo insieme una carrellata dei suoi gol:

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15 giugno 1974. Il “vaffa” di Chinaglia a Valcareggi

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15 giugno 74'

Erano i Mondiali del 74′. Il 15 giugno, nella partita d’esordio, l’Italia incontra Haiti. Match rimasto nella memoria per il “vaffa” di Chinaglia, ma non solo.

15 giugno 1974: Italia-Haiti a Monaco di Baviera

L’Italia del commissario tecnico Ferruccio Valcareggi si presenta ai mondiali del 74‘ come una delle nazionali favorite, anche perché gli azzurri sono vicecampioni in carica dopo Messico 70′.

Il match d’esordio per gli Azzurri sembra a senso unico, solo una formalità, eppure resta nei ricordi per due eventi non banali. Ma iniziamo raccontando i fatti…

La partita ha luogo a Monaco di Baviera nell’Olympiastadion, queste le formazioni iniziali:

Italia: Zoff, Spinosi, Morini, Burgnich, Facchetti, Mazzola, Capello, Rivera, Benetti, Chinaglia, Riva.

Haiti: Françillon, Bayonne, Jean-Joseph, Nazaire, Auguste, Antoine, Desir, Vorbe, François, Saint-Vil, Sanon.

La partita inizia come ci si aspetta, l’Italia conferma di essere di un altro livello, e di poter avere la meglio con facilità sui centro-americani.

Tuttavia dopo i primi minuti promettenti, gli azzurri si adagiano, credendo di poter vincere la partita senza sforzi. Dunque il gioco si svolge per lo più con l’Italia che crea occasioni, ma senza riuscire a finalizzare, tant’è che si va al riposo con le porte di Zoff e Françillon che restano inviolate.

L’inizio della ripresa è il momento in cui si concretizza il primo dei fatti storici di questo incontro.

Infatti al primo minuto del secondo tempo Haiti attacca, Vorbe serve un passaggio in profondità per Emmanuel Sanon, il centravanti haitiano si trova solo al cospetto di Dino Zoff, lo supera, e mette la palla in rete. Fermato a 1142 minuti il record di imbattibilità del portierone azzurro.

Quindi al minuto 46′ l’Italia si trova in svantaggio ai mondiali contro Haiti. La nazionale di Valcareggi però è troppo più forte degli avversari, e ci pensa Rivera a rimettere in equilibrio il match. Al 52′ Mazzola crossa da destra, Chinaglia stoppa a centro area e poi lascia la palla al pallone d’oro del 69′ che insacca. Al minuto 66 arriva il vantaggio, grazie ad una autorete di Auguste, che devia un tiro di Benetti da fuori area.

Al minuto 70′ arriva il famoso “vaffa” di Chinaglia a Valcareggi in mondo-visione. Long Jhon apostrofa il ct quando decide di sostituirlo con Anastasi. Lo stesso Anastasi infine sigla il gol al 79′ che fissa il risultato sul definitivo 3-1.

Zoff, il “vaffa” di Chinaglia e il mondiale del 74′.

15 Giugno 74'

La vittoria su Haiti apre il mondiale di Germania Ovest 74′ per l’Italia. Tuttavia dopo il pareggio per 1-1 contro l’Argentina, nel secondo incontro della prima fase, gli azzurri si fermano perdendo 2-1 contro la Polonia. Il terzo match, in cui agli azzurri sarebbe bastato il pareggio per accedere alla seconda fase, sancisce invece l’eliminazione degli azzurri.

Quindi del mondiale del 1974, per l’Italia, rimango nella memoria soprattutto due cose:
– il gol di Sanon, che fissa a 1142 i minuti di imbattibilità di Dino Zoff, record ancora valido per un solo portiere. Ma battuto come record di squadra nel 2021 da Donnarumma, Sirigu, Cragno e Meret che hanno tenuto la porta azzurra illibata per 1168 minuti consecutivi in totale.
– il “vaffa” di Chinaglia a Valcareggi in mondo-visione, unico sprazzo del tanto atteso centravanti fresco campione d’Italia con la Lazio.

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Pelé, aperto al pubblico il mausoleo di O Rey

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Pelé

Aperto al pubblico il mausoleo contenente il corpo di Pelé. Si può ora far visita alla spoglia, nel cimitero verticale di Santos, nello stato di San Paolo.

Pelé, ora si può visitare il mausoleo

Pelé

Aperto al pubblico a partire da lunedì, il mausoleo dedicato a Edson Arantes do Nascimento, o meglio Pelé.

Il grande campione, leggenda del calcio mondiale, ha lasciato questo mondo lo scorso 29 dicembre 2022, all’età di 82 anni. Il ricordo di O Rei sarà per sempre nel cuore di tutti, soprattutto di chi ama il gioco del calcio.

Lunedì si è svolta una speciale cerimonia di inaugurazione, ora è possibile visitare il mausoleo. All’interno, oltre alle spoglie di Pelé, sono presenti erba artificiale con tutto intorno immagini di tifosi del Santos e suoni di applausi, come se stessimo ancora assistendo alle gesta, del tre volte campione del Mondo brasiliano, sul rettangolo verde. Inoltre sono presenti 2 statue dorate, diversi trofei, maglie e foto di Pelé in campo.

Il mausoleo occupa una area di circa 200 metri quadrati, era visitabile fino ad ora solo dai familiari, si trova nel cimitero verticale più grande al mondo. Il Memorial Necrópole Ecumenica si trova nella città di Santos, nello stato di San Paolo. La visita è gratuita, ma per recarsi a rendere omaggio a O Rei è necessario fissare un appuntamento.

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