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Yildiz, quando l’arte imita la realtà
Il gol di Kenan Yildiz in Champions League è stato come un tuffo nel passato. A soli 19 anni, il giovane attaccante ha riscritto la storia della Juventus.
A volte il calcio sembra davvero un film. La domanda se l’arte imiti la realtà (o viceversa) lascia molti perplessi, ma ieri l’arte ha seguito la realtà in modo spettacolare. Kenan è diventato il più giovane marcatore bianconero nella massima competizione europea, congelando il tempo e riportando la mente di tutti agli anni ’90.
Vedere un ragazzo così giovane, ancora un “ragazzino”, eseguire un gesto tecnico tanto raffinato ha avuto un effetto sorprendente e inaspettato. Quello che ha compiuto sul campo non è stato solo un gol, ma un’opera d’arte calcistica: una di quelle che restano impresse nella memoria.
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Yildiz e la dinamica del gol: un capolavoro di istinto e talento
Kenan Yıldız è un talento puro e lo si vede da come si muove in campo, da come sterza e dalla postura che assume col corpo. Quando riceve palla, sembra già avere il film dell’azione nella testa. E proprio questo è successo ieri contro il PSV: appena ha ricevuto il pallone, sono bastati pochi secondi per intuire che c’era uno spiraglio, un pertugio da sfruttare.
L’azione è stata veloce e incisiva. Nico González ha aperto il gioco per il giovane turco. Yıldız, con grande naturalezza, ha accarezzato il pallone con l’interno destro, cinque tocchi per accentrarsi e poi la magia. Una conclusione perfetta sotto l’incrocio dei pali, che ha trafitto la rete e lasciato tutti a bocca aperta. Un gol che ha riportato alla mente le prodezze degli anni ’90, un’epoca d’oro per la Juventus.
Yildiz, il diez di cui la Juve aveva bisogno
Di fronte alla domanda che molti si pongono, se Kenan Yıldız sia pronto per indossare la maglia numero 10, si potrebbe rispondere con un semplice fatto: ha solo 19 anni e ha già segnato in ogni competizione in cui ha debuttato. Questo non è solo un segno di talento, ma anche di una sorprendente maturità e freddezza nelle situazioni chiave.
Un gol alla Del Piero
Il gol di Yıldız ha ricordato a tutti un grande del passato: Alessandro Del Piero. Dalla linguaccia iconica alla precisione con cui il pallone è stato calciato sotto l’incrocio dei pali: sembra quasi che la storia si ripeta. Ma c’è di più: indossare la maglia numero 10 della Juventus e battere il record di giovinezza per il primo gol in bianconero è qualcosa che va oltre il semplice calcio.
È come se fosse stato scritto in un copione cinematografico. Un giovane talento che, al suo debutto, lascia il segno in modo così iconico facendo sognare i tifosi, anche quelli più datati per ricondurli ai tempi passati.
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Genoa – Sampdoria: leggenda e dietrologia dello ‘striscione a testa in giù’
Genoa – Sampdoria, le origini dello striscione a testa in giù
Esiste un codice non scritto delle frange più estremiste del tifo organizzato: il furto dello striscione della fazione avversaria rappresenta uno dei gesti più importanti e clamorosi. Tale gesto segna la “vittoria” sul campo di una determinata frangia a discapito di un’altra. Il vessillo avversario “rubato” esposto al contrario, costituisce a tutti gli effetti un bottino di guerra.
Il codice ultras
Negli anni ’80 e ’90, il fenomeno ultras in Italia raggiunse il massimo apice, trasformandosi in una sorta di culto urbano in cui il calcio diveniva identità, appartenenza e, soprattutto lotta. In questo mondo fatto di codici non scritti e valori propri, rubare una bandiera o uno striscione avversario significa molto più di una semplice bravata, una vera e propria dichiarazione di guerra, un trofeo che segna la superiorità di un gruppo sull’altro.
Ciò che è accaduto in Genoa – Sampdoria ne è la conferma. Come gli antichi guerrieri che si contendevano il dominio dei campi di battaglia, gli ultras si scontrano negli stadi e fuori da essi, su autostrade, nei pressi delle stazioni ferroviarie o negli autogrill. Ogni striscione rubato non rappresenta solo un pezzo di stoffa, ma l’essenza stessa, l’anima del gruppo avversario. Sottrarre quel vessillo significa infliggere un’umiliazione tale che, secondo il codice d’onore ultras, può portare allo scioglimento del gruppo sconfitto. Come accadeva per i guerrieri antichi, perdere la propria bandiera significava perdere il proprio onore.
Il vessillo rubato come bottino di guerra
Questa dinamica affonda le sue radici in antiche pratiche belliche. Già i Vichinghi, durante le loro incursioni in Europa, erano soliti rubare le bandiere nemiche e issarle a testa in giù, un chiaro segnale di scherno e sottomissione. Per loro, la bandiera rappresentava molto più di un semplice simbolo: era l’essenza stessa del nemico, un trofeo di guerra da esporre come segno di vittoria.
Nel mondo ultras, questi rituali guerrieri si ripetono acquisendo una simbologia che riporta alla mente antiche battaglie per il controllo dei territori. Sottrarre una bandiera, uno striscione, significa anche marcare il confine tra chi domina e chi viene sconfitto. La bandiera rovesciata diventa il segno tangibile di una vittoria morale, di un’umiliazione inflitta agli avversari.
Ciò che è accaduto in Genoa – Sampdoria è solo la punta di un iceberg. In un contesto fatto di simbologie e codici, la bandiera non è solo appartenenza, ma una vera e propria arma di guerra psicologica. E come in tutte le guerre, l’onore e la sopravvivenza del gruppo dipendono dalla capacità di difendere i propri colori e, quando possibile, sfilare quelli degli avversari.
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Empoli-Fiorentina come non l’avete mai vista
Ricco di rivalità e tradizione, il derby tra Empoli-Fiorentina è una delle sfide più affascinanti del calcio toscano. Questa volta sarà ancora più speciale.
Il primo incontro risale alla stagione 1985-86, nei quarti di finale di Coppa Italia, dove la Fiorentina ribaltò la sconfitta dell’andata per 3-2 con un netto 3-0 al ritorno, grazie alla doppietta di Monelli e al gol di Oriali.
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Empoli-Fiorentina, i primi confronti in campionato
La prima sfida in Serie A tra Empoli–Fiorentina si giocò nella stagione successiva, 1986-87, e terminò 1-1, con i gol di Antognoni per la Fiorentina e Casaroli per l’Empoli.
Nei due campionati successivi le partite terminarono in pareggio a reti inviolate e ci volle un decennio prima che le due squadre si ritrovassero di nuovo; nella stagione 1997-98. In quell’occasione l’Empoli ottenne una vittoria storica al Franchi per 2-1 con le reti di Tonetto e Martusciello, ribaltando il vantaggio iniziale dei viola firmato da Batistuta.
Keyword: equilibrio totale
Il derby toscano è una gara di totale equilibrio, le statistiche non mentono. Le due formazioni si sono incontrate 26 volte dal 1997 ad oggi. Nelle ultime 20 partite 5 sono finite a favore degli azzurri, 9 a favore dei viola e 6 match sono terminati in pareggio.
L’1-1 è il risultato più frequente tra le due squadre in Serie A, ma ha avuto luogo soltanto due volte al Castellani negli ultimi anni. L’ultima volta è stata nella scorsa stagione. Per trovare un altro pareggio con lo stesso punteggio in casa dell’Empoli bisogna tornare indietro al dicembre 2005, quando Pazzini e Vannucchi furono i marcatori del match. Questi dati sottolineano l’imprevedibilità di una sfida che, storicamente, ha sempre riservato sorprese.
Empoli-Fiorentina, gli anni recenti e l’inversione di marcia
Più recentemente, Fiorentina ed Empoli hanno continuato a sfidarsi regolarmente: con la viola che spesso ha mantenuto una posizione di predominio sia sul campo che in classifica. Tuttavia, ci sono stati episodi significativi in cui l’Empoli ha saputo imporsi. Uno degli esempi più eclatanti è la vittoria del 2021-2022, quando gli azzurri si imposero per 2-1 in rimonta con i gol di Bandinelli e Pinamonti.
Altra curiosità sul match sta negli ultimi score degli azzurri, i quali non perdono un derby dal lontano 2022: in quell’occasione la Fiorentina vinse grazie ad un gol dell’ormai ex Nico Gonzalez.
Empoli imbattuto: un record storico
Inusuale per gli ultimi anni, l’Empoli si presenterà al prossimo derby contro la Fiorentina occupando una posizione migliore in classifica rispetto ai gigliati. Un altro fatto significativo che sottolinea il momento d’oro dell’Empoli è che, per la prima volta nella sua storia, la squadra è riuscita a restare imbattuta nei primi cinque turni di campionato.
Questo risultato, insieme alla sorprendente posizione in classifica, evidenzia il buon lavoro fatto dalla squadra azzurra e prepara il terreno per un derby toscano ancora più inedito, combattuto e spettacolare. Un confronto tra passato e presente, proiettato verso il futuro.
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Milan, tanti auguri Thiago Silva: “O Monstro” fa 40
Giornata speciale per la leggenda rossonera Thiago Silva. Il brasiliano compie 39 anni e riceve gli auguri direttamente dal Milan. È ancora in attività.
Nel giorno del Derby di Milano valevole per la 5° giornata di Serie A, il club rossonero ha deciso di celebrare sui social il compleanno dell’ex difensore.
Milan, Thiago Silva compie 40 anni
Una storia che parte da lontano, più precisamente nel gennaio del 2009, quando il Milan di Leonardo, di Beckham, di Inzaghi e di Ronaldinho è alla ricerca di un nuovo difensore centrale per il futuro.
I nomi sono tanti ma alla fine, durante il mercato di gennaio, Adriano Galliani riesce a portare a Milano, per circa 10 milioni di euro, un brasiliano di nome Thiago Silva.
Nella sua precedente squadra, il Fluminense, era soprannominato O Monstro per le sue straordinarie doti da difensore. L’esperienza in Europa con le maglie di Dinamo Mosca e Porto influisce positivamente sulla sua scelta.
L’esordio in rossonero arriva però ad agosto del 2009, durante un Siena-Milan in Serie A. Per l’esordio in Champions League invece si dovrà attendere fino a settembre, nella gara contro il Marsiglia.
Quella stagione si concluderà con un 3° posto e l’uscita anticipata dalla competizione europea. L’anno successivo invece con l’arrivo di Massimiliano Allegri, Thiago diventa un pilastro fisso della difesa rossonera, fino a condurre la squadra allo Scudetto del 2011.
Durante il calciomercato successivo il giocatore è conteso da tantissime big europee ma il contratto coi rossoneri ha la priorità e la cessione viene rimandata. Nel 2012 il Paris Saint Germain si presenta alla porta del club con 42 milioni di euro per il brasiliano, offerta irrinunciabile.
A Parigi collezionerà il doppio delle presenze fatte con il Milan, oltre 300 segnando anche 17 goal. Vincerà 7 Ligue 1, 5 Coppe di Francia, altrettante Coppe di Lega oltre a diverse Supercoppe. La Champions League però resta un miraggio.
Terminato il contratto coi francesi, si accasa al Chelsea dove finalmente centra il grande obiettivo. La cavalcata che porta i blues alla finale di Oporto contro il Manchester City presenta anche la sua firma in calce, rendendolo uno dei giocatori più titolati del mondo.
One of the great centre-backs of the modern game. Parabéns, O Monstro 🇧🇷🎂 #SempreMilan @tsilva3
— AC Milan (@acmilan) September 22, 2024
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