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<p><strong>L&#8217;ex centrocampista del Bayern Monaco dei primi anni 2000, è solo uno dei tanti -forse- troppi giovani che hanno lasciato il calcio troppo presto.</strong></p>
<p>Giovane dal talento spropositato, che piano piano è andato sgretolandosi per via di problemi prima fisici -e poi psicologi- di un giocatore che avrebbe potuto essere protagonista assoluto del <em>Mondiale</em> casalingo del 2006.</p>
<div id="attachment_460213" style="width: 1010px" class="wp-caption aligncenter"><img aria-describedby="caption-attachment-460213" class="wp-image-460213 size-full" src="http://www.calciostyle.it/wp-content/uploads/2025/05/Depositphotos_713371626_S.jpg" alt="giovani" width="1000" height="667" /><p id="caption-attachment-460213" class="wp-caption-text">Depositphotos_713371626_S</p></div>
<h2>Giovani rimpianti</h2>
<p>Il 4 luglio 2006 per i nostri colori è una data che si ricorda con moltissimo piacere. Per i colori tedeschi invece segna una delle giornate storicamente più tristi e scure del loro calcio. Si sta parlando, ovviamente, dell’eliminazione in semifinale dal Mondiale casalingo per mano della nostra <em>Nazionale</em>. Davanti a ottantamila, o forse più, del <em>Westfalenstadion</em> di <strong>Dortmund,</strong> <strong>Del Piero</strong> e <strong>Grosso</strong> condannavano <strong>Jurgen Klinssman</strong> e co. Un pomeriggio di rimpianti per tutta la <strong>Germania</strong>.</p>
<p>Ma c&#8217;è chi ha sofferto più di tutti. Uno che quel Mondiale lo avrebbe potuto giocarlo, non solo come uno dei tanti ma sicuramente come un protagonista assoluto. Eppure, <a href="https://www.transfermarkt.it/sebastian-deisler/profil/spieler/337"><strong>Sebastian Deisler</strong></a> -di lui si sta parlando- quella sera non c&#8217;era. Tutta la Germania, da tempo, aspettava un talento cristallino come il suo. Il 26enne di <strong>Lorrach</strong> si trovava, invece che sul campo, era in una fase di riabilitazione dopo l’ennesimo, drammatico infortunio e l’ennesima operazione che hanno frenato la sua ascesa. Fino a stroncarla definitivamente un giorno di gennaio, nel pieno di una stagione, con l&#8217;ufficialità del suo addio al calcio. Fermato sul più bello. Ancora una volta. Ma andiamo per gradi.</p>
<h2>I giovani inizi</h2>
<p>Se sotto alla definizione della parola rimpianto, sul dizionario, ci fosse una fotografia, sarebbe di sicuro quella del tedesco. Per quello che poteva essere ma non è stato. Sin dal principio. Sebastian nasce sul confine tra Germania, <strong>Francia</strong> e <strong>Svizzera</strong>. All&#8217;età di quindici anni viene notato dal <strong>Borussia Mönchengladbach, </strong>che lo fa entrare nel proprio settore giovanile.</p>
<p>Il perchè è presto detto: in una stagione aveva segnato 215 goal con la <strong>D-Jugend</strong>, a soli 9 anni. Come se non fosse bastato, il suo cognome era già noto. Infatti, sia il nonno che il papà erano stati nel calcio anche loro. Il nonno aveva condiviso il campo con <strong>Ottmar Hitzfeld</strong>. Crescendo, <em>Basti</em> aveva sviluppato dribbling, tecnica e visione. Gli piaceva giocare sulla trequarti, partendo spesso dalla destra. Aveva colpito tutti al Borussia. E in generale anche in Germania. Le sue generalità, ormai, erno già note alla <em>Federazione</em> già dall’Under 15.</p>
<p>Sul finire degli anni ’90 qualunque calciofilo tedesco conosceva Sebastian Deisler e ne pronosticava un futuro tra i grandissimi. Sembrava il suo destino. <strong>Franz Beckenbauer</strong>, non il primo venuto, lo aveva definito il migliore in Germania. E se parla il <em>‘Kaiser’</em> le aspettative si alzano. Alle volte troppo.</p>
<h2>L&#8217;esordio col Gladbach, e l&#8217;Herta&#8230;</h2>
<p>Nella stagione 1998/99 Deisler fa il proprio esordio tra i professionisti con il Gladbach, in una stagione terminata però con la retrocessione.</p>
<p>Subito dopo viene acquistato dall’ <strong>Hertha Berlino</strong>. In quegli anni la squadra della Capitale tedesca viaggiava in <em>Champions League</em> e quindi nell’élite della <em>Bundesliga</em>. Al contrario del Borussia, in un momento buio della propria storia.</p>
<p>Sulle sue tracce si era palesato anche il <strong>Bayern Monaco</strong>. Ma il ragazzo voleva giocare. Matrimonio non sfumato, ma soltanto rimandato. <em>L’Olympiastadion</em> sembrava l’anticamera perfetta dell’esordio nella <strong>Mannschaft, </strong>il passaggio obbligato per dimostrare maturità e meritare la Nazionale. E così è stato.</p>
<p>Nel febbraio del 2000, all&#8217;<em>Amsterdam Arena</em>, prima presenza. Sei mesi dopo, complice il destino, sarebbe dovuto tornare in <strong>Olanda</strong> con la Germania, ma per giocare <em>l’Europeo</em>. Tre le presenze che hanno subito fatto intendere le grandissime qualità del ragazzo. La spedizione in generale non andò benissimo, con l&#8217;eliminazione ai gironi. Ma per Deisler era solo l’inizio.</p>
<h2>Il Bayern Monaco e l&#8217;inizio dei problemi</h2>
<p>L’estate del 2002 sembrava quella destinata a cambiare vita e carriera. E lo avrebbe fatto, ma purtroppo non in meglio. Doveva essere il primo violino della Germania al Mondiale. Invece si infortuna in un’amichevole poche settimane prima e non viene convocato.</p>
<p>Doveva essere il protagonista del nuovo <a href="https://www.calciostyle.it/calciomercato/bayern-monaco-accelerata-per-wirtz-chiusura-imminente"><strong>Bayern Monaco</strong></a> di <strong>Ottmar Hitzfeld</strong>, l’ex compagno del nonno, che lo aveva finalmente acquistato dopo aver perso il <em>Meisterschale</em> l&#8217;anno prima per mano del <strong>Borussia Dortmund</strong>. I titoli arriveranno, ma non solo loro. Deisler ha iniziato a convivere con gli infortuni. E con una malattia ancora più grave: la depressione. Da lì in avanti, la carriera del tedesco sarebbe stata un loop. Cinque operazioni al ginocchio e due ricoveri in clinica per combattere con i suoi fantasmi. Non sempre vincendo.</p>
<p>La struggente telefonata dell’ottobre 2003 a <strong>Uli Hoeneß</strong>, al tempo manager del Bayern, era una disperata richiesta di aiuto. Viene subito ricoverato a <strong>Monaco</strong>. La diagnosi: sindrome da burnout<strong>, </strong>causata da un ambiente di lavoro stressante. Un problema comune tra gli sportivi, come spiegava il professor <strong>Florian Holsboer</strong>, direttore della clinica in cui era stato ricoverato Deisler.</p>
<p><em>“È in una fase depressiva: è in buone condizioni fisiche, la sua è una predisposizione alla depressione comune nel 10-15% della popolazione. La forma acuta capita almeno una volta nella vita. Dovrà stare fermo sei settimane, forse anche di più. La carriera non è comunque in pericolo”.</em></p>
<p>Una malattia dunque, sotto ogni aspetto. Che deve emergere. Uscire fuori. Come sostiene da dieci anni la fondazione che porta il nome di <strong>Robert Enke, </strong>il portiere <strong>dell’Hannover</strong> e della nazionale tedesca che si è suicidato nel 2009 proprio a causa della depressione.</p>
<p>Enke era stato compagno di Deisler nelle giovanili del Gladbach. Avevano iniziato insieme. Hanno affrontato lo stesso problema. Basti ha fatto dentro e fuori dalla clinica per due volte, l’ultima sul finire del 2004.</p>
<h2>Un 2015 di rinascita?</h2>
<p>Il 2005 sembrava finalmente l’anno della ripresa. <em>&#8216;Basti Fantasti&#8217;, </em>come veniva chiamato da giovane &#8211; nomignolo mai apprezzato dal diretto interessato &#8211; sembrava essere tornato. Dopo il secondo ricovero, il fisico sembra reggere. E anche la testa sembrava reagire, aiutata anche dalla paternità. La gravidanza della moglie era stata complicata e una delle cause che aveva portato alla depressione. La nascita del figlio era come una liberazione. Sul campo, finalmente, c’erano sensazioni positive.</p>
<p>Goal decisivo col <strong>Friburgo</strong>. Doppietta al <strong>Norimberga</strong>, alla penultima giornata. Finalmente <em>Meisterschale</em>. E in Nazionale: fiducia incondizionata.</p>
<p>Tutto questo però si rivelerà un lampo nel buio di una carriera che da li a poco si sarebbe avviata verso il tramonto. Tutto è iniziato con un’espulsione contro lo Stoccarda per un calcio a <strong>Magnin</strong>. Proseguita con l’ennesimo problema al ginocchio dopo uno scontro in allenamento con <strong>Hargreaves</strong> e l’ennesima operazione. Per questo, è stato costretto a saltare il Mondiale del 2006, in Germania. E così facendo, ha vissuto quel 4 luglio in maniera decisamente marginale. Decisamente il contrario di quello che tutti avrebbero voluto per un giocatore del genere.</p>
<h2>2007: la fine</h2>
<p>A gennaio 2007, poi, la decisione definitiva di dire basta. Stop con il calcio, con le pressioni, con il peso delle aspettative che gli venivano addossate da tutti. Con una conferenza stampa, annuncia che le cinque operazioni e i due ricoveri hanno pesato più di ogni soddisfazione tecnica ottenuta dal calcio. Che comunque sia non sono state poche. Il palmares del tedesco annovera: tre campionati tedeschi, tre coppe di Germania e due Coppe di Lega. Giocare, però, era diventata una tortura.</p>
<p><em>“Non ho più fiducia nel mio ginocchio, è stato un calvario. </em><em>Non gioco più con allegria e non posso fare le cose a metà, è una cosa che non fa bene a nessuno. Giocare è una tortura”.</em></p>
<p>Hoeneß a caldo aveva parlato di decisione inspiegabile. Il Bayern lo ha voluto aspettare. Aveva anche congelato il suo contratto, con scadenza 2009, sperando in un cambiamento d&#8217;idea da parte del ragazzo. L’unica cosa che voleva Basti, però, era la serenità.</p>
<p>E&#8217; dal 2013 che non rilascia più interviste. Adesso vive a Friburgo con la sua famiglia. E, sicuramente, del calcio non ne vuole più sapere. Per il resto, la vita di Deisler è finalmente tranquilla, senza i fantasmi di un tempo.</p>
<p>Sta di fatto che, un giocatore che, a detta dei media tedeschi, era a livello -se non superiore- di giovani come <strong>Ballack</strong> la dice lunga su come la vita abbia &#8220;abusato&#8221; della sua cattiveria nei confronti di un talento eccezionale.</p>
<p>Ma la cosa più importante non è il calcio, ma la salute.</p>
<p>Un saluto Sebastian.</p>
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Aggiornato al 01/05/2025 16:35
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