Focus
Serie A, Modric imbattibile: Inter e Juventus superate
Il centrocampista ormai ex Real Madrid Luka Modric, con l’arrivo in Serie A in rossonero porta con se una sfilza di titoli che le altre squadre non possiedono.
L’ormai 39enne, ne farà 40 il 9 di settembre, oltre ad un talento cristallino sbarca in campionato con un palmares che farebbe invidia alle squadre, non solo ai giocatori, facendole addirittura arrossire.

KYIV, UKRAINE – OCTOBER 19, 2021: Luka Modric. The UEFA Champions League match between FC Shakhtar Donetsk vs FC Real Madrid
Serie A: Modric pigliatutto
Per il centrocampista croato in carriera 6 titoli in Croazia, undici quelli spagnoli uniti a 17 titoli internazionali. Questa la carta d’identità calcistica del nativo di Zadar. Un onere in grado di far impallidire qualunque squadra di Serie A.
A partire dal trofeo internazionale per club più ambito: la Champions League. Modric ne porta a registro ben 6. Volendo contare tutti i giocatori del nostro campionato si arriva a 13! Quattro di queste al Como (2 per Sergi Roberto ed una a testa per Alberto Moreno e Nico Paz). Prima dell’arrivo dell’ex Real la squadra lagunare deteneva questo speciale record.
L’unicità di Modric è lampante. Basta che pensare che, mettendo a confronto i titoli internazionali, il croato riesce a far meglio addirittura di club come Inter e Juventus messe insieme. Ad oggi infatti i nerazzurri contano 7 titoli con 3 giocatori: Pavard (3), Mhkitaryan (2), Darmian e Zalewski (1 a testa).
I bianconeri invece si fermano a 4, con la metà di questi tutta sulle spalle di Arthur Melo, uno degli enigmi della Vecchia Signora mai risolti. Peraltro di nuovo ritenuto in uscita dalla società bianconera.
Per rendere meglio il Milan annovera in rosa 23 titoli da parte di soli 4 giocatori (Modric pesa molto in questa statistica come precedentemente detto). L’Atalanta, seconda, ne conta 20 ma con 17 giocatori. Il podio lo va a chiudere il Napoli di Antonio Conte, con 10 titoli internazionali, portati da 7 giocatori.
Tornando a Modric, oltre a lui solo 63 giocatori della nostra Serie A possono dire di avere un titolo internazionale nella loro bacheca. Sia stato esso europeo, sudamericano o di un altro continente. L’unico profilo che si “avvicina”, rimanendo comunque molto distante, dal neo acquisto rossonero è Pedro della Lazio. L’ex Barcellona conta infatti nel suo personale palmares 3 Champions League, 3 Supercoppa UEFA, 2 Coppe del Mondo con i blaugrana ed 1 Europa League con il Chelsea.
Tre volte tanto rispetto ad altri grandi giocatori come David de Gea o Christian Pulisic.
Focus
Calcio inglese, i giocatori da tenere d’occhio per il 2026
Il futuro del calcio inglese è già qui: giovani talenti pronti a brillare tra Premier League e Mondiale 2026.
Calcio inglese, i talenti da seguire nel 2026 e oltre
Mentre il calcio mondiale continua a evolvere, l’Inghilterra rimane una delle nazioni più prolifiche nello sfornare giovani calciatori di qualità.
Tra under-21 già affermati e enfant prodige che stanno emergendo, la nuova generazione del calcio inglese promette di plasmare il futuro della Nazionale e dei grandi club europei.
Myles Lewis-Skelly (Arsenal / Nazionale Inglese)
Uno dei nomi più caldi del panorama giovanile inglese. Cresciuto nelle giovanili dell’Arsenal, Lewis-Skelly ha fatto il suo esordio in Nazionale maggiore nel 2025, segnando al debutto e diventando il più giovane marcatore nella storia dell’Inghilterra. Capace di giocare come terzino sinistro moderno, solido difensivamente e incisivo in attacco, rappresenta una certezza per il futuro.
Archie Gray (Tottenham Hotspur / Inghilterra U21)
Centrocampista completo e dinamico, Gray è spesso citato come uno dei talenti che potrebbe fare il salto definitivo verso la Nazionale A. Dotato di buona visione, tecnica e capacità di impatto sia in fase difensiva che offensiva, è considerato un potenziale elemento chiave per il centrocampo inglese in futuro.
Rio Ngumoha (Liverpool)
Già protagonista con la prima squadra del Liverpool nonostante la giovane età, Ngumoha ha mostrato fiducia, dribbling e spinta offensiva nelle rare occasioni concesse. È stato inserito in alcune formazioni e le sue performance precoci in coppe e amichevoli fanno ben sperare per un futuro da protagonista.
Seth Ridgeon (Fulham / Inghilterra U18)
Un centrocampista di grande equilibrio e visione di gioco, Ridgeon è già stato promosso in prima squadra al Fulham e seguito da analisti come promessa del futuro in mediana. È noto per la sua tecnica pulita, lettura delle situazioni e abilità di passaggio.
Leo Shahar (Newcastle United)
Difensore inglese incaricato di rafforzare il reparto arretrato dei Magpies, Shahar si è distinto nelle giovanili e ora è pronto per guadagnarsi minuti con la prima squadra. La sua affidabilità difensiva unita a buone qualità fisiche lo rende un prospetto interessante per il futuro.
Ryan McAidoo (Manchester City / Inghilterra U17)
Ala sinistra veloce e tecnica, McAidoo è cresciuto nelle giovanili del Chelsea prima di approdare al Manchester City, dove continua la sua formazione. È noto per la rapidità, la capacità di saltare l’uomo e i cross pericolosi.
Altri emergenti da tenere d’occhio
Tra gli altri nomi da tenere sotto osservazione ci sono, ad esempio, Emmanuel Fejokwu (West Ham U18): giovanissimo talento seguito anche dall’Olanda.
Un altro nome caldo è quello di MTrey Nyoni (Liverpool): centrocampista già sceso in campo in FA Cup e con qualità tecniche di livello.
Chiude questa ulteriore carrellata Shim Mheuka (Chelsea): attaccante giovane e dinamico con un buon feeling per la porta, già utilizzato in competizioni europee giovanili.
Calcio inglese, tanti giovani di talento
La nuova generazione inglese combina tecnica, versatilità e maturità tattica, frutto anche dei programmi di sviluppo delle accademie e della possibilità di esordire presto in Premier League o nelle coppe europee, spesso negata ai giocatori italiani.
Nel contesto del Mondiale 2026, questi giovani potrebbero non solo entrare nel giro della Nazionale maggiore, ma anche essere protagonisti assoluti nei rispettivi club, dando continuità alla tradizione di talento inglese nel calcio mondiale.
Focus
Palermo-Nocerina 1997/98, i rosanero tornano per le feste alla Favorita
Il periodo natalizio 1997, fu molto particolare in Sicilia: lo Stadio della Favorita riaprì i battenti dopo le Universiadi con il match Palermo-Nocerina.
Per la nostra rubrica anni ’90 facciamo un regalo a tutti i tifosi palermitani, ricordando un fatto curioso proprio durante il periodo natalizio 1997: lo Stadio della Favorita riaprì i battenti dopo le Universiadi estive in Sicilia, andiamo rivivere il match Palermo-Nocerina, che si giocò il 28 dicembre di quell’anno.

Palermo-Nocerina 1997/98, i rosanero durante il periodo natalizio tornano alla Favorita, Barone e Triuzzi firmarono la vittoria per la squadra di Arcoleo
La nostra rubrica anni ’90 vuole fare un piccolo regalo di Natale ai tifosi rosanero, che sperano che il nuovo anno che verrà sia quello del sospirato ritorno in Serie A. Ovviamente quello che può essere determinante, come lo ha detto più volte l’attuale tecnico Filippo Inzaghi, è il pubblico dello Stadio Barbera, ed è proprio sull’impianto di Viale del Fante che ci concentriamo oggi, di un match che non fu di particolare importanza se non proprio che riguardava l’allora Stadio della Favorita: riviviamo il match Palermo-Nocerina di Serie C1 che si giocò il 28 dicembre 1997.
Un Palermo che visse la peggiore stagione di tutta la sua gloriosa storia, che aveva visto andare via il tecnico Giorgio Rumignani, scomparso proprio in questi giorni e ritornare in panchina Ignazio Arcoleo, quello che fece vivere momenti di gloria contro il Parma mondiale di Stoichkov e proprio di Filippo Inzaghi. Si veniva dalla sconfitta di Gualdo Tadino, serviva un successo per allontanare le zone pericolose della classifica. Non ci fu alla riapertura dell’impianto grosso pubblico, anche perché molti avevano deciso di andare per vedere l’Inter di Ronaldo contro l’Auxerre. Ci furono solo 1500 spettatori, il Palermo vinse 2 a 1 con reti di Onofrio Barone e Triuzzi e gol ospite dell’ex Pallanch, i rosanero chiusero il 1997 con una vittoria che doveva dare morale, che invece servì poco a nulla, perché alla fine la C2 purtroppo si materializzò dopo i playout contro la Battipagliese.
Comunque si tornò a giocare dopo il breve esilio al Velodromo Borsellino, ma non sarà l’ultimo: anche la stagione successiva non si poté usufruire subito del campo principale, per i diverbi che ci furono tra la società del presidente Giovanni Ferrara e l’amministrazione comunale.
Focus
Maximo Perrone, la bussola del Como di Fabregas
Alla scoperta di Maximo Perrone, mediano argentino e una delle gemme del campionato italiano. Dalla sua crescita dentro e fuori dal campo al rapporto con il suo tecnico Fabregas.
C’è una presenza silenziosa e costante che guida il Como come un orologio svizzero, e il suo nome è Maximo Perrone. Arrivato in prestito dal Manchester City, il centrocampista argentino si è imposto rapidamente come un punto di riferimento per compagni e allenatore. Non solo per la qualità tecnica, ma anche per il modo in cui interpreta il gioco, unendo istinto, intelligenza tattica e capacità di gestione del pallone. “Molto di quello che faccio nasce dall’istinto. Mi piace seguire come si sviluppa la partita, ma ci sono momenti in cui serve ragionare e avere maggiore attenzione. L’istinto è fondamentale, ma va sempre combinato con il controllo”, racconta Perrone.
Il suo ruolo nel centrocampo del Como va oltre il semplice dettare il ritmo. È il giocatore che crea connessioni, apre linee di passaggio e permette alla squadra di esprimere un calcio propositivo senza perdere equilibrio. In un sistema complesso, in cui l’occupazione degli spazi e la lucidità nelle decisioni sono imprescindibili, Perrone sembra modellato su misura per l’idea di gioco di Cesc Fabregas, il suo allenatore. “Mi piace aiutare la squadra a muoversi e creare opportunità. Cerco di essere al posto giusto nel momento giusto, offrendo sempre una linea di passaggio comoda per i compagni”, spiega.
Ciò che distingue Perrone è la combinazione di intensità e qualità: dinamismo, capacità di trasmissione della sfera e lucidità mentale. La sua visione del gioco gli permette di gestire situazioni complesse, leggere gli avversari e prendere decisioni rapide.
Non è un centrocampista che si limita a seguire schemi: anticipa gli sviluppi, si propone come riferimento e si rende disponibile in entrambe le metà campo. La sua leadership è silenziosa ma concreta, fatta di presenza, scelte intelligenti e capacità di guidare la manovra senza imporsi con autorità, ma con naturalezza.
Perrone, dai primi passi al Velez al rapporto con Fabregas
Arrivato giovanissimo in Europa, Perrone ha saputo adattarsi rapidamente a un contesto completamente diverso da quello argentino, mantenendo la stessa curiosità e determinazione che lo hanno caratterizzato sin da bambino.
A Buenos Aires, tra le giovanili del Velez Sarsfield, imparava a guidare i compagni fin da piccolo, un ruolo che oggi replica in maniera più consapevole e strutturata. Il suo approccio è fatto di disciplina, rispetto dei compiti e voglia di migliorare costantemente: qualità che lo hanno reso un giocatore chiave per Fabregas e per l’intero progetto del Como.

CESC FABREGAS ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Il rapporto con l’allenatore Fabregas è stretto, basato sulla fiducia e sullo scambio continuo. “Fabregas ci dà spazio, ci incoraggia a crescere e ci permette di sbagliare, perché è così che si impara. Ogni settimana inserisce qualcosa di nuovo, non ci fermiamo mai”. Perrone risponde con la stessa mentalità, e in campo interpreta alla perfezione i dettami richiesti dall’allenatore, rappresentando un punto di riferimento naturale per la squadra.
Oltre all’aspetto tecnico, Perrone dimostra maturità e equilibrio anche nella gestione della vita quotidiana. Mantiene un forte legame con le radici argentine e con la famiglia, un supporto che gli permette di affrontare con serenità le sfide europee. Ama osservare e apprendere dai grandi centrocampisti, riconoscendo i modelli di riferimento e ispirandosi a chi coniuga qualità tecnica e intelligenza tattica.
Allo stesso tempo, rimane umile e consapevole dei propri limiti, senza lasciarsi intimidire dai paragoni con grandi giocatori come Busquets. “Ho grande rispetto per chi è davanti a me, ma so che devo costruire la mia strada e migliorare ogni giorno”, racconta.
La sua leadership è anche sociale e relazionale. Con i compagni sviluppa rapporti solidi, basati sulla fiducia e sul supporto reciproco. Ritrova volti conosciuti dai tempi delle nazionali giovanili e costruisce nuovi legami, creando un ambiente positivo che favorisce crescita e coesione. “Il mister ci permette di sbagliare e di imparare dagli errori, e io cerco di fare lo stesso con chi mi sta accanto”, spiega, evidenziando come la sua influenza vada oltre le competenze tecniche.
Maximo Perrone rappresenta quindi un esempio di come talento e personalità possano fondersi per diventare una risorsa fondamentale. Non è solo un centrocampista di qualità, ma un punto di riferimento per il gruppo, capace di guidare, ascoltare e motivare. La sua storia è quella di un giovane che ha saputo unire capacità tecniche, intelligenza emotiva e una leadership silenziosa ma efficace.
Il futuro di Perrone non è solo legato ai risultati sul campo: è il percorso di un ragazzo che costruisce il suo successo giorno dopo giorno, in campo e fuori, con la stessa passione e determinazione con cui ha mosso i primi passi a Buenos Aires.
In un mondo in cui il calcio è sempre più frammentato e veloce, Perrone emerge come figura di equilibrio e maturità. La sua presenza nel Como non è solo tattica, ma anche morale: un giocatore che ispira fiducia, stimola crescita e trasmette valori positivi.
La capacità di leggere la partita, di muoversi nello spazio giusto e di prendere decisioni lucide è ciò che rende il centrocampo del Como una delle zone più solide e produttive della squadra. E mentre molti giovani si perdono nel percorso europeo, Perrone resta centrato, concentrato e motivato, pronto a guidare i compagni e a migliorarsi continuamente.
Maximo Perrone è quindi molto più di un giovane centrocampista: è un modello di crescita personale, un esempio di leadership consapevole e una figura che fonde talento, istinto e intelligenza tattica. Con il suo approccio equilibrato e la sua capacità di influenzare l’ambiente, ha già lasciato il segno al Como, mostrando che il futuro appartiene a chi sa unire qualità tecnica, visione di gioco e solidità caratteriale.
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