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River Plate, l’incredibile storia di Lautaro Rivero

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River Plate

Da venditore di biscotti ai semafori a difensore del River Plate e della nazionale argentina: la straordinaria storia di Lautaro Rivero, classe 2003, che ha fatto del sacrificio e della dedizione le chiavi del suo successo.

Da venditore di alfajores, tipici biscotti argentini, ai semafori di Buenos Aires al Monumental come difensore del River Plate: la vita di Lautaro Rivero, classe 2003, è radicalmente cambiata nel giro di  pochi anni. Il giovane calciatore ha esordito lo scorso 9 agosto dopo aver completato la trafila nelle giovanili del River Plate, e ora si è guadagnato la sua prima convocazione con l’Albiceleste.

Da Los Halcones al River Plate

Rivero ha iniziato la sua carriera calcistica con il Los Halcones, un club di quartiere vicino casa sua. Tra un allenamento e l’altro, il giovane calciatore vendeva alfajores ai semafori per contribuire al bilancio di casa. A 14 anni, la sua vita cambia quando riceve la chiamata del River Plate. Dopo anni passati a giocare a centrocampo, gli allenatori del settore giovanile del River Plate decidono di schierarlo come difensore centrale. Una scelta vincente: Rivero diventa presto capitano in quasi tutte le categorie giovanili e nel 2023 firma il suo primo contratto da professionista con il River.

Una nuova stella del calcio argentino

Dopo una parentesi in prestito al Central Cordoba, dove esordisce in Liga Profesional de Futbol e conquista la Coppa Argentina, Rivero torna al River Plate. Qui, sotto la guida dell’allenatore Marcelo Gallardo, il giovane difensore si impone come uno dei più promettenti del campionato. Nel 2025 colleziona 30 presenze tra campionato, Copa Argentina e CONMEBOL Libertadores, mettendo a referto 2 gol e 1 assist. Un percorso straordinario che culmina con la convocazione in Nazionale.

Rivero è solo l’ultimo dei talenti scoperti dal River Plate, club che ha fornito più giocatori alla Nazionale argentina nel ciclo di Lionel Scaloni. Un risultato frutto del processo di modernizzazione avviato nel 2021 con l’arrivo di Jorge Brito alla presidenza del club.

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Fonte: Gianluca Di Marzio

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Atalanta, la crescita passa dai piedi di Krstović

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Atalanta-Sassuolo

Dopo il ko con l’Udinese, l’Atalanta ha reagito in Champions. Ma per tornare a correre davvero serve crescere in fase realizzativa.

Dopo la brutta sconfitta in casa dell’Udinese, l’Atalanta cercava risposte immediate, e le ha trovate in Champions League contro il Marsiglia di De Zerbi. La squadra di Jurić ha offerto una prestazione solida, intensa e qualitativa, meritando ampiamente la vittoria. L’1-0 firmato Samardžić è persino stretto se si considerano le numerose occasioni create, segno che la Dea, dal punto di vista del gioco, continua a essere una squadra viva, aggressiva e capace di mettere in difficoltà qualunque avversario.

Ancora una volta, però, è mancato il cinismo. Pur avendo controllato la partita dall’inizio alla fine, l’Atalanta ha lasciato aperto un match che avrebbe potuto chiudere molto prima, un difetto che si sta trascinando anche in campionato. I tanti pareggi stanno pesando, e la classifica parla chiaro: al momento i bergamaschi sono a -8 dalla zona Champions, un distacco che rispecchia proprio l’incapacità di concretizzare tutto ciò che la squadra costruisce.

Atalanta

Nikola Krstović guarda avanti ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Atalanta, servono i gol di Krstović

In questo contesto, c’è un giocatore che può davvero cambiare il volto della stagione atalantina: Nikola Krstović. Arrivato in estate dal Lecce per 25 milioni di euro, l’attaccante montenegrino continua a dividere. Contro il Marsiglia ha giocato un’altra partita molto positiva per gestione, movimenti e lavoro per la squadra, ma i suoi limiti sotto porta restano evidenti. L’occasione clamorosa fallita poco dopo la mezz’ora è solo l’ultima di una lunga serie di errori che lo accompagnano fin dai tempi del Salento.

Per una squadra che produce tanto come la Dea, avere un finalizzatore diventa fondamentale. L’assenza di Retegui pesa enormemente, perché l’italo-argentino garantiva proprio ciò che oggi manca: freddezza e cattiveria negli ultimi metri. Nessuno si aspettava che Krstović replicasse il suo impatto, ma dai 3 gol messi insieme finora ci si aspettava qualcosina in più.

Le prestazioni non mancano e il giocatore ha qualità evidenti, ma la stagione dell’Atalanta passa inevitabilmente dalla sua crescita nell’incisività: quello step mentale e tecnico che da anni gli viene richiesto. Se riuscirà a compierlo, potrà diventare uno degli attaccanti più completi del campionato e, soprattutto, l’uomo che può riportare la Dea a inseguire con ambizione le prime della classe.

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Napoli, accadde oggi: la notte di De Guzman

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Depositphotos_85927174_S

Oggi, 11 anni fa, il Napoli ospitava lo Young Boys per la 4a giornata dell’Europa League 2014/15. Protagonista dell’incontro Jonathan De Guzman.

La stagione 2014/15 dei Partenopei è fatta di tanti alti e bassi. Da un lato c’è l’ottimo cammino in Europa League (concluso in semifinale) e la vittoria della Supercoppa. Dall’altro lato, però, l’andamento in campionato è discontinuo e Higuain e soci chiudono con un deludente quinto posto.

In Europa League, la squadra di Benitez affronta lo Sparta Praga, lo Slovan Bratislava e lo Young Boys. Dopo 6 punti in due partite contro Sparta Praga e Slovan Bratislava, gli azzurri perdono contro lo Young Boys. La gara di ritorno al San Paolo, però, andrà diversamente.

Napoli-Young Boys, 6 novembre 2014

Napoli

Dopo la vittoria contro la Roma in campionato, Benitez decide di fare turnover per la partita contro lo Young Boys. Riposano, dunque, Jorginho, Callejon, Albiol e Higuain: chance, invece, per Mesto, Henrique, De Guzman e Duvan Zapata.

Il primo tempo vede i padroni di casa dominare ma senza mettere in particolare difficoltà la difesa avversaria. Il più pericoloso dei Partenopei è Insigne che va vicino al gol un paio di volte. Anche De Guzman sfiora il gol nel corso del primo tempo.

Tuttavia, poco prima dell’intervallo, i padroni di casa la sbloccano con un gol abbastanza casuale. Cross di De Guzman sugli sviluppi di un calcio d’angolo: la palla entra direttamente in porta (45+2). Un gol casuale ma molto importante.

Nel secondo tempo, la banda Benitez provano a chiudere subito la partita, con Mesto e Mertens che creano diversi problemi alla difesa avversaria. Tuttavia, Zapata e Insigne sprecano le loro palle gol. Lo Young Boys prova ad approfittare delle occasioni sprecate dai Partenopei, ma Rafael para un tentativo al volo di Adrian Nikci (entrato dalla panchina).

Il 2-0 degli azzurri arriva ancora grazie a De Guzman: coast to coast di Zapata, che parte dalla sua metà campo, prima di servire l’ex Swansea che deve solo buttare la palla in rete (65′). C’è tempo anche per la tripletta: cross di Ghoulam, rinvio di Alain Rochait, la palla torna a De Guzman che batte Mvogo e chiude la partita (83′).

Vittoria molto importante, dunque, per la squadra di Benitez che si avvicina sempre di più all’accesso ai sedicesimi di Europa League.

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Napoli, l’attacco si è inceppato: le statistiche offensive

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Napoli,

Il Napoli fatica a trovare i gol, specialmente dagli attaccanti. Dopo un ottimo inizio Rasmus Hojlund si è fermato, mentre Lorenzo Lucca continua a non convincere.

Il ritorno di Amir Rrahmani ha ridato al Napoli le sicurezze difensive smarrite. Nessun gol subito nelle ultime 2 gare, e più in generale Conte ha sistemato il pacchetto difensivo dopo i 6 gol subiti ad Eindhoven. Il rigore trasformato da Calhanoglu resta l’unico subito dai partenopei nelle ultime 4 gare. Paradossalmente però adesso i campioni d’Italia faticano nel trovare la via della rete. L’infortunio di De Bruyne ha tolto molte certezze al reparto offensivo del Napoli, e Conte è chiamato a trovare la soluzione giusta.

Dall’uscita di scena del trequartista belga gli azzurri hanno segnato un 1 solo gol, con Anguissa su calcio piazzato. Un problema non solo di gol perché contro Como e Eintracht i campani hanno faticato a produrre azioni pericolose e a mettere in moto gli attaccanti.

Napoli, troppo dipendente dai gol dei centrocampisti

Napoli

André-Frank Anguissa rammaricato ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Appannamento evidente per gli azzurri, che non trovano i gol del centravanti dal 6 ottobre scorso. Hojlund sembra aver risentito del problema fisico delle scorse settimane, perdendo confidenza con la porta. Lo stesso si può dire di Lorenzo Lucca: 1 solo gol realizzato per l’ex attaccante dell’Udinese. Troppo poco, considerando che Conte dovrà fare a meno di Lukaku ancora per molto.

Discorso che può allargarsi anche al reparto degli esterni. Matteo Politano, fedelissimo del tecnico, fa un sacco di lavoro utile per la squadra, molto importante per l’equilibrio tattico, ma che gli fa perdere lucidità sotto porta. L’esterno azzurro non trova il gol dallo scorso 30 marzo. Anche David Neres, decisivo nella gara contro l’Inter nel ruolo di falso 9, ha smarrito la via del gol: sono addirittura 10 i mesi di digiuno per il brasiliano.

Si aspettano ancora i primi gol di Elmas e Lang, che con l’infortunio di De Bruyne troveranno sempre più spazio. Il maced0ne è stato uno dei più pericolosi nel match contro i tedeschi. Proprio il reparto di centrocampo ha trascinato il Napoli fino ad ora: dei 20 gol complessivi realizzati tra Serie A e Champions League, ben 12 portano la firma di Anguissa, McTominay e De Bruyne. Il Napoli ha bisogno di trovare soluzioni diverse per continuare a restare in vetta al campionato e per invertire la rotta in Champions.

 

 

 

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