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Inter, Zalewski dal primo minuto contro il PSG: può essere l’arma in più

Inter-Zalewski: Arrivato da separato in casa, ora è una risorsa chiave per Inzaghi: il polacco ora sogna la sorpresa da titolare nella finale col PSG.
Arrivato dalla Roma a gennaio, è stato l’unico colpo di mercato in pieno stile condor, anche se questo tipo di operazioni solitamente era destinato all’altra sponda del Naviglio. La trattativa che ha portato il polacco, nato a Tivoli, nei primi giorni di febbraio ha ricordato molto i colpi storici di Galliani: per la tempestività, certo, ma soprattutto per la capacità di far cambiare idea, nel giro di poche ore, prima al giocatore stesso e poi alla dirigenza, convincendola a tornare sui propri passi e ad accettare la corte — in questo caso nerazzurra.
Infatti, sul giocatore — messo anzitempo fuori rosa, nonostante avesse ancora (solo) sei mesi di contratto con i giallorossi — pesava il rifiuto dell’offerta che lo avrebbe portato a titolo definitivo al Galatasaray. Nel frattempo, ogni dubbio sul suo destino era stato dissipato: a tutti gli effetti un separato in casa, diventato bersaglio dei tifosi, che gli attribuivano gran parte delle colpe per una prima parte di stagione all’insegna della delusione.
Tuttavia, con l’arrivo di Ranieri sulla panchina della Roma, si era intravisto un accenno di tregua: il giocatore era tornato titolare nelle due gare di coppa — prima in Coppa Italia contro la Sampdoria agli ottavi, poi in Europa League contro il Braga. Ma fu un fuoco di paglia. Dopo poche settimane, le trattative per un eventuale rinnovo — già da tempo congelate — sembravano ormai solo un miraggio.
A quel punto, alle porte di Trigoria avevano cominciato a presentarsi diversi potenziali pretendenti, pronti a trattare direttamente con il polacco in scadenza di contratto, nel tentativo di convincerlo al trasferimento.
Ma come un lampo a ciel sereno, quella mattina alle porte di Trigoria si presentarono Ausilio e Marotta: scatenando un vero e proprio effetto domino, fecero prima cadere il tassello relativo al rinnovo e poi abbatterono la concorrenza, soffiando il giocatore agli altri club grazie a una formula di prestito che permise alla società nerazzurra di non versare alcun indennizzo immediato. L’accordo includeva la promessa di risentirsi a tempo debito, con un diritto di riscatto fissato a sei mesi per una cifra compresa tra i 5 e i 7 milioni di euro.
Inter, le scelte verso Monaco
Praticamente archiviato il discorso legato al riscatto — chiuso anzitempo, sembrerebbe, secondo quanto riportato da Tuttosport — anche la questione relativa alla cifra da versare nelle casse della Roma, fissata a 6,5 milioni di euro.
A fronte anche delle ottime prestazioni offerte — poi confermate anche a Milano, dando seguito alla tradizione di esordi sempre incisivi — prima con la Roma, dove all’esordio gli bastarono pochi minuti da subentrato per trovare la via del gol (poi assegnato come autorete), e infine nella stracittadina: con la maglia nerazzurra, alla prima occasione nel derby della Madonnina, uno dei pochi terminato con un risultato utile nella stagione dell’Inter, si è presentato ai suoi nuovi tifosi con uno splendido assist che sancì l’1-1.
Il polacco sembra ora aver scalato ulteriori gerarchie all’interno del piano di Inzaghi, che, dopo averlo inizialmente utilizzato come sostituto per le corsie laterali, ha deciso di schierarlo in posizione avanzata: nell’ultima trasferta a Como lo ha impiegato dietro le punte, assieme a Correa, nel 3-4-2-1, stesso schema riproposto anche contro il Torino, dove peraltro aveva trovato una splendida rete.
Su queste premesse, l’ex Roma si candida anche ad essere una preziosa carta in corsa per la finale di Champions League contro il PSG.
E chissà, magari anche da sorpresa nell’undici titolare.

L’ESULTANZA DI SIMONE INZAGHI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Focus
Inter, Pio Esposito al bivio: restare in nerazzurro o nuova esperienza in prestito

Da giovane promessa a nome caldo del mercato: Francesco Pio Esposito è pronto a giocarsi l’Inter con Chivu al timone? Cosa gli riserva il futuro
Tutto è cambiato in appena un anno. Fino a quest’ora, l’anno scorso, solo gli addetti ai lavori — e qualche appassionato tra i più affezionati — conoscevano il grande talento del più piccolo dei fratelli Esposito. Oggi, invece, il suo nome è tra i più cliccati e ricercati del momento. Un talento ormai sotto i riflettori, che dopo aver incantato tutti con la maglia dello Spezia, è diventato uno dei protagonisti più chiacchierati tra le giovani promesse del panorama calcistico.
Ora la questione è un’altra: dopo aver messo il suo nome agli atti, spetta alla dirigenza nerazzurra decidere il da farsi. Si valuterà un nuovo prestito oppure si punterà a tenerlo in prima squadra già dalla prossima stagione, pur senza garanzie certe sul minutaggio. Qualora dovesse rientrare nel giro delle prime quattro punte — magari al posto di uno tra Taremi e Arnautović, considerando che Correa ha salutato in direzione Botafogo solo pochi giorni fa — potrebbe rappresentare una soluzione validissima.
D’altro canto, se dovesse essere ritenuto ancora non pronto e costretto a vivere nell’attesa settimanale di qualche scampolo di partita in cui mostrare il suo talento, allora la situazione cambierebbe radicalmente: avrebbe senso lasciare un talento simile a scaldare la panchina?
Inter, il fattore Chivu
Un elemento da tenere in considerazione potrebbe essere il rapporto con il neoallenatore dell’Inter, Christian Chivu. Come molti ricorderanno, prima di diventare allenatore del Parma nella seconda parte dell’ultima stagione, il suo ultimo incarico era stato quello di tecnico della Primavera proprio della squadra nerazzurra. Un ruolo in cui ha contribuito alla crescita di diversi talenti sbocciati negli ultimi anni.
Oltre a Colidio — oggi in forza al River Plate e prossimo avversario dell’Inter nel Mondiale per Club — e a suo fratello Sebastiano, tra i giocatori passati sotto la guida del tecnico rumeno all’interno del progetto giovanile nerazzurro c’era anche Francesco Pio.
Questo fattore potrebbe rivelarsi tutt’altro che secondario. Approdare in prima squadra in un grande club come l’Inter, che per molti rappresenta già il traguardo massimo di una carriera a livello di club, potrebbe essere un passaggio reso più naturale e meno traumatico grazie alla presenza di un allenatore che ha avuto un ruolo chiave nel suo percorso di crescita. Essere guidati da chi ha già creduto in te e conosce a fondo le tue qualità può rappresentare una fortuna non da poco. Un vantaggio che di certo non è spettato a tutte le giovani promesse sbocciate negli ultimi anni, e che potrebbe costituire un fattore determinante; almeno, questo è ciò che si augurano i tifosi interisti.

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Atalanta: “rientro dei cervelli”: nel mirino un ex promessa della Serie A fuggito in Inghilterra

Dall’Inghilterra alla Serie A? Hamed Traorè sogna il ritorno: tra Atalanta e Bologna, il talento ivoriano cerca riscatto dove tutto è iniziato
Sbocciato a Sassuolo, ma subito fuggito in Inghilterra dove non ha trovato fortuna, l’ex centrocampista ivoriano — che ha disputato l’ultima stagione all’Auxerre in prestito dal Bournemouth, squadra che lo aveva acquistato proprio dal Sassuolo per 25 milioni di euro nel luglio 2023 — ha messo a segno 10 gol in 26 partite e sembrerebbe essere pronto a fare ritorno in Serie A.
A fine stagione, Hamed Junior Traorè tornerà al Bournemouth, ma con più dubbi che certezze. Il club inglese dovrà decidere ora cosa fare con lui, mentre il talento ivoriano dal suo canto, sembra guardare di nuovo verso l’Italia, come chi cerca aria familiare dopo un viaggio troppo lungo.
Secondo quanto riportato da Africafoot, portale ben informato sul calciomercato africano, l’Atalanta starebbe pensando a un clamoroso ritorno di un talento che proprio l’Italia ha contribuito a formare — e non solo, dato il continuo via vai reiterato nelle ultime stagioni tra la prima esperienza all’Empoli, fino al prestito a Napoli ancora prima di approdare sempre tramite questa formula all’Auxerre, dove ha vissuto una delle migliori stagioni in carriera -. Avvertendo così una sorta di richiamo a casa.
Ma non è l’unica: anche il Bologna lo osserva con attenzione, interessato a un profilo duttile e promettente come il suo, capace di portare imprevedibilità tra le linee. Ma è soprattutto l’Atalanta ad aver già chiesto informazioni, come chi fiuta l’occasione prima degli altri e sa riconoscere il valore di un giocatore che necessità solo di un contesto solido come quello con sede nella città di Bergamo, per riprendere da dove aveva lasciato in Emilia Romagna con la maglia del Sassuolo.
Potremmo definirla una sorta di “rientro dei cervelli”: proprio come accade ai migliori e più promettenti studenti che scelgono di cercare fortuna altrove, anche la parabola del classe 2000 ricalca il percorso di circa 550mila giovani italiani tra i 18 e i 34 anni che, tra il 2011 e il 2023 (secondo i dati riportati da Forbes), hanno deciso di lasciare il Paese.
Tuttavia, nel caso specifico di Traorè, dopo aver inseguito sogni e milioni lontano dall’Italia, sembrerebbe essere finalmente arrivato il momento di un definitivo ritorno a casa, in quel campionato che lo ha visto esordire, crescere e che, forse, ha sempre rappresentato il suo habitat naturale.
Atalanta, Traorè nel segno di Diallo
Non si tratta solo di una scelta tecnica o di mercato, ma forse di qualcosa di più profondo. Un ritorno alle origini, una voglia di riscatto e spazio, dopo stagioni vissute a intermittenza, tra aspettative alte e percorsi non sempre lineari che hanno fatto inevitabilmente deragliare le prospettive di carriera dell’Ivoriano. E che ora vede in un ritorno in Serie A l’occasione perfetta per ricucire un filo mai spezzato, e chissà per rilanciare il proprio percorso nel calcio che conta.
E quale posto migliore dell’Atalanta per farlo: dove Proprio in quel di Bergamo potrebbe raccogliere chissà, l’eredità lasciata da un altro, che come lui era partito da lontano, dal Boca Barco — squadra che oggi milita nel girone C della Prima Categoria emiliana — e che ora incanta con la maglia numero 16 dei Red Devils, vero e proprio ago nel pagliaio di una squadra senza capo né coda, che sembra funzionare al meglio solo per lui.
Che sia Bologna, Atalanta o addirittura in prima categoria, poco importa: l’importante è che il palcoscenico torni a brillare per un talento che non ha mai smesso di cercare il suo posto.

Amad Diallo of Manchester United celebrates his sides victory in Premier League match Manchester City vs Manchester United at Etihad Stadium, Manchester, United Kingdom, 15th December 2024
(Photo by Mark Cosgrove/News Images)
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Genoa, il punto: stagione discreta ma futuro da (ri)costruire

Il Genoa ha chiuso la Serie A ENILIVE 2024/2025 al tredicesimo posto, due posizioni sotto rispetto all’undicesimo della stagione 2023/2024.
Questo risultato si può attribuite ad un attacco poco prolifico e ad una difesa, invece, molto solida.
Genoa, tutti i numeri della stagione
Osservando la classifica, si leggono due situazioni opposte in attacco e in difesa.
Un attacco inoffensivo
Classifica alla mano, l’attacco del club ligure è stato uno dei peggiori della stagione appena trascorsa: con appena 37 gol segnati in 38 giornate. I numeri rappresentano bene la realtà, dato che per tutto il campionato si è vista una squadra molto in difficoltà nel reparto offensivo.
Una difesa molto attenta
Probabilmente, la classifica dei genovesi, quest’anno, è merito, soprattutto, della difesa: 49 gol subiti in 38 giornate. Infatti, nella parte destra della classifica solo il Torino ha fatto meglio. E, addirittura, la difesa rossoblù è meno battuta di quella di alcune squadre della parte sinistra: come Como e Milan.
Una “curiosa” constatazione
A fine campionato, una situazione capovolta
Nelle ultime partite, a salvezza raggiunta, il Genoa ha giocato con più coraggio, osando di più davanti ma rischiando di più dietro. Proprio nel reparto difensivo, la squadra si è trovata molto in difficoltà.
Un segnale per il mercato estivo
Se la squadra, spingendosi in avanti, perde solidità dietro, oltre all’attacco è necessario rinforzare la retroguardia: perché non si può subire gol praticamente su ogni ripartenza.
Nicolò Caudini
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