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Gli Under 20 con più minuti nei top 5 campionati europei

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Barcellona

Scopriamo chi sono i talenti più cristallini di tutto il panorama europeo: ecco la top 10 degli Under 20 con più minutaggio nei migliori campionati europei.

In ogni squadra ci sono dei talenti da coltivare. Vediamo quali sono i dieci giocatori Under 20 che hanno giocato più minuti in questa stagione nei 5 principali campionati europei (Francia, Germania, Spagna, Inghilterra e Italia).

La Top 10 degli Under 20 con più minuti

Ovviamente ci sono calciatori che, per vari motivi, in questa stagione hanno giocato meno e quindi non rientrano in classifica, pur essendo cruciali per la propria squadra. Tra questi: Santiago Castro, Comuzzo, Coppola, Zaire-Emery, Rico Lewis e Garnacho.

Under 20

L’ESULTANZA DI CASTRO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

10 – Nico Paz

799 minuti (Como, 20 anni)

9 – Habib Diarra

842 minuti (Strasburgo, 20 anni)

8 – Patrick Dorgu

852 minuti (Lecce, 20 anni)

7 – Valentin Atangana

860 minuti (Reims, 19 anni)

6 – Rade Belahyane

871 minuti (Hellas Verona, 20 anni)

5 – Joao Neves

88o minuti (PSG, 20 anni)

4 – Pau Cubarsí

935 minuti (Barcellona, 17 anni)

3 – Lamine Yamal

980 minuti (Barcellona, 17 anni)

2 – Guillaume Restes

990 minuti (Tolosa, 19 anni)

1 – Cristhian Mosquera

990 minuti (Valencia, 20 anni)

Dati presi da Transfermarkt.

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Roma, Gasp scarica Ferguson: i motivi della rottura

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Roma

Dopo la sconfitta contro la Juventus il tecnico della Roma ha usato parole dure nei confronti dell’irlandese: le cause della rottura risalgono ad un mese fa.

Il rapporto tra Evan Ferguson e la Roma potrebbe essere giunto al capolinea. La prova dell’irlandese contro la Juventus (entrato al posto di Dybala al secondo tempo) è risultata ancora una volta opaca. Anche se da una sua conclusione è nata la rete di Baldanzi che ha accorciato le distanze, l’ex Brighton non ha inciso nella maniera in cui si aspettava Gian Piero Gasperini.

Roma

EVAN FERGUSON RAMMARICATO DOPO LA SOSTITUZIONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Le parole di Gasperini su Ferguson: i motivi di un amore mai sbocciato

E lo stesso tecnico giallorosso nella conferenza post partita non è stato tenero nei confronti di Ferguson. Ad una domanda di un giornalista sulla possibilità di aver potuto impiegare il n.11 dal primo minuto al posto di Dybala, Gasperini ha risposto di preferire tutta la vita la Joya centravanti a lui.

Come riportato dall’edizione odierna de Il Corriere dello Sport i motivi delle parole dure di Gasperini nei confronti di Ferguson sono legati a vicende di un mese fa. Secondo Gasperini Ferguson non sarebbe rientrato in una condizione fisica ottimale durante l’ultima sosta per le nazionali e, nonostante il suo infortunio al piede, lo stesso attaccante avrebbe dato in quel momento maggiore priorità alla selezione irlandese piuttosto che a rimettersi in forma per la Roma e per il tecnico.

Non solo Ferguson, però. Gasperini sarebbe insoddisfatto anche di altri giocatori che, secondo lui, non starebbero avendo degli atteggiamenti giusti. Non ci vuole un genio a capire che l’allenatore ce l’avesse anche con Bailey, entrato ed uscito per l’ennesimo infortunio stagionale, e con Tsimikas (mai entrato negli schemi del tecnico).

Nella pancia dell’Allianz, sempre secondo Il Corriere dello Sport, ci sarebbe stato anche un confronto tra Gasperini e il DS dei giallorossi Massara. Il tecnico chiede in maniera urgente rinforzi in attacco, e lo sfogo dopo la gara contro la Juventus è stato l’ennesimo segnale della sua sempre più crescente insoddisfazione.

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La fiducia ritrovata, il vero regalo di Natale di Spalletti alla Juventus

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Italia, Spalletti

Juventus, l’effetto Spalletti da nuova linfa alla squadra: risultati, gioco e il regalo di Natale per i tifosi bianconeri. 

La Juventus è davvero tornata?
La risposta, oggi, non può che essere prudente. Negli ultimi anni la tentazione di parlare di rinascita è stata ricorrente, spesso però smentita dai risultati. La Juventus resta un club che vive di aspettative elevate, figlie della propria storia, ma che troppo spesso non hanno trovato conferma sul campo.

Oggi più che una squadra compiuta, la Juventus sembra un progetto in evoluzione. Un gruppo che fino a poco tempo fa alternava lunghe fasi opache a brevi accensioni, incapace però di dare continuità. La novità, rispetto al recente passato, è che accanto alle parole iniziano finalmente ad affacciarsi elementi concreti, utili a dare maggiore solidità al racconto.

Spalletti, il valore aggiunto

Se c’è un fattore che più di altri sta incidendo sul nuovo corso bianconero, quello porta il nome di Luciano Spalletti. Al netto del recupero di Bremer, riferimento imprescindibile della linea difensiva, l’impatto dell’allenatore è stato immediato: nove risultati utili e una sola sconfitta, contro il Napoli, considerando campionato, Coppa Italia e Champions League.

Spalletti ha inciso prima di tutto sull’identità. La Juventus ha ritrovato intensità, compattezza e una proposta di gioco meno rigida, più fluida e partecipata. Ma il suo contributo va oltre l’aspetto tattico.

Fondamentale è stata anche la gestione del contesto. Spalletti ha dimostrato grande lucidità comunicativa, scegliendo con attenzione quando esporsi e quando alleggerire la pressione. Tra battute, riferimenti culinari (la pasta parmigiano e vongole di David)  e uscite solo apparentemente leggere, è riuscito a schermare la squadra dalle consuete tensioni mediatiche, mantenendo l’ambiente concentrato sugli obiettivi. Una gestione da allenatore esperto, che conosce bene le dinamiche di uno spogliatoio e di una piazza complessa come Torino.

Juventus

Jonathan David punta il dito ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

La gara contro la Roma ha offerto una fotografia chiara del momento bianconero: una squadra aggressiva, sempre prima sul pallone, capace di muoversi con continuità e di togliere riferimenti agli avversari senza rinunciare al controllo della partita.

Anche Openda, tra i più discussi nelle prime uscite, è apparso profondamente diverso: movimenti in profondità, fisicità nei duelli e il gol del 2-0 a suggellare una prestazione in crescita.

In sintesi, la Juventus aveva bisogno di una guida capace di restituire certezze, di assumersi responsabilità e di ricostruire fiducia all’interno del gruppo. Un allenatore credibile, prima ancora che vincente.

Senza proclami e senza facili entusiasmi, quello firmato da Spalletti è, per ora, un segnale concreto. Un regalo di Natale che i tifosi bianconeri possono finalmente scartare con un cauto ottimismo.

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Napoli, Lobotka è imprescindibile: un dato lo conferma

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Manna

Il Napoli si gioca la Supercoppa col Bologna facendo i conti con le solite assenze. Ma con Lobotka in campo cambia tutto, e i numeri lo confermano.

Domani sera il Napoli affronterà il Bologna nella finale di Supercoppa Italiana. Conte dovrà fare i conti con le ormai solite assenze a centrocampo, a cui nelle ultime ore si è aggiunta anche quella in difesa di Beukema, ex della partita. Resta poi da valutare la condizione di Olivera, per il quale bisognerà attendere la rifinitura di domani per capire se potrà essere del match. 

Un quadro tutt’altro che ideale, ma con una certezza ritrovata: Stanislav Lobotka. Il centrocampista slovacco è rientrato da qualche giorno dall’affaticamento muscolare che lo aveva costretto a saltare le tre uscite precedenti e contro il Milan ha subito fatto la differenza. 

È vero, il premio di man of the match è andato a Højlund, autore di gol e assist, ma il vero cambio di volto del Napoli è coinciso con il ritorno in campo di Lobotka. Dopo le pesanti sconfitte contro Benfica e Udinese, contro i rossoneri si è rivisto quel Napoli solido capace di battere in fila Atalanta, Roma e Juventus. E gran parte del merito passa proprio dai piedi dello slovacco.

Napoli

Stanislav Lobotka da indicazioni ai compagni ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Napoli, Lobotka è il direttore d’orchestra di Conte

Lobotka è il vero perno di questo Napoli. È lui a dettare i ritmi, a tenere corti i reparti, a consolidare il possesso e a offrire sempre una soluzione pulita in uscita ai compagni. La sua importanza non si limita alla costruzione: è fondamentale anche nella fase di non possesso, grazie a un lavoro costante nel pressing e nelle letture. Senza di lui, il Napoli perde equilibrio e identità, diventando più vulnerabile e meno continuo.

A confermarlo non sono solo le sensazioni, ma anche i numeri. Delle sette sconfitte stagionali arrivate tra tutte le competizioni, circa il 50% sono maturate quando Lobotka non era in campo. Un dato che evidenzia in modo chiaro quanto lo slovacco sia imprescindibile per questa squadra e per il sistema di Conte.

La finale di domani, però, rappresenta per Lobotka anche un’occasione personale di riscatto. Nella sconfitta in campionato contro il Bologna lo slovacco era presente e, come il resto della squadra, fu protagonista di una prestazione negativa. Stavolta il contesto è diverso, così come il momento del Napoli.

Conte si affiderà ancora una volta a lui, perché questo Napoli, ormai è chiaro, senza Lobotka fatica. Con lui, invece, tutto torna a funzionare. E domani sera servirà il miglior Lobotka possibile per portare a casa il primo trofeo stagionale.

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