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Bologna, Sartori è un mago. Castro come Lautaro, Italiano…

Il Bologna di Sartori sembra la prima Atalanta di Gasperini e…Sartori. L’uomo di Lodi è il Re Mida che dà credito alla parola “progetto”.
La parola “progetto” ha spesso un uso improprio. Sovente viene usata a sproposito e senza troppa cognizione di causa. Se però nel mondo del calcio esiste un uomo sul quale la parola “progetto” calza a pennello quello è Giovanni Sartori. Il “Re Mida di Lodi“, che ha gettato le basi dell’Atalanta prima e del Bologna ora.
Italiano meglio di Motta, ma l’Emilia è un’isola felice
Il Bologna non giocava una semifinale di Coppa Italia da 26 anni. L’ultima volta era il 1998/1999 e ad attendere i felsinei c’era la Fiorentina, ex-squadra di Vincenzo Italiano: un’altra delle scelte illuminate di Sartori. Sostituire Thiago Motta, dopo il lavoro dell’ultimo anno e mezzo, era un compito ingrato. Eppure il tecnico italo-tedesco ha portato con orgoglio questa Spada di Damocle, forse consapevole del fatto che negli ultimi mesi si fosse parlato troppo del bravissimo italo-brasiliano e troppo poco di tutto il resto.
Bravo Italiano nel costruire una squadra a sua immagine e somiglianza e brava soprattutto la dirigenza a sceglierlo. Non sembrava una scelta coerente con quanto visto nell’ultimo anno e mezzo, eppure i numeri danno (ancora una volta) ragione all’area tecnica emiliana. Il Bologna in campionato non andava così bene dagli anni ’60 e anche il confronto con la passata stagione è sorprendente, viste le premesse.
Alla 23esima giornata dello scorso campionato, infatti, il Bologna di Thiago Motta aveva 39 punti. Il Bologna di Italiano ha 37 punti, quindi 2 punti in meno ma anche una partita in meno. A parità di partite giocate, lo scorso anno la squadra emiliana di punti ne aveva 36. Italiano sta quindi facendo addirittura meglio del suo predecessore, al netto dell’infortunio di Ferguson e delle partenze di Zirkzee e Calafiori.

VINCENZO ITALIANO PUNTA IL DITO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Bologna “camaleontico”, il capolavoro di Saputo
Già, le partenze. Il grande punto di domanda che pendeva sulla testa del Bologna. Eppure il player trading ha ancora dimostrato che sì, una società può rimanere competitiva anche perdendo i suoi pezzi pregiati. Servono “soltanto” idee chiare, competenza e progettualità. Il Bologna ha perso Zirkzee, ma aveva già trovato lo scorso Gennaio Santiago Castro. Sei mesi di apprendistato e via, adesso vale Zirkzee e sembra Lautaro. Se l’Inter volesse continuare la sua tradizione di attaccanti argentini, sa già a chi citofonare.
Via Calafiori e dentro Holm, sfido chiunque a notare delle differenze: anzi. Dallinga ci ha messo un po’ ad ingranare, ma adesso ricorda l’attaccante che al Tolosa stregava l’Europa. Peccato (per il Bologna) l’infortunio di Odgaard. Uno dei quattro insostituibili della squadra emiliana, assieme alla coppia difensiva Lucumi-Beukema e a Freuler. L’anello di continuità fra questo Bologna e la prima Atalanta di Gasperini.
Quella stessa squadra e quello stesso allenatori battuti ieri sera nei quarti di finale di Coppa Italia, in una partita che sembra quasi un passaggio di consegne. Il modello felsineo ricalca proprio quello bergamasco. Il Presidente (Saputo) è facoltoso, ma si è circondato di uomini di calcio e non di agenzie di recruiting calcistico o intermediari stranieri. Un modello virtuoso, che è un connubio perfetto fra la necessità dei club italiani di attingere ai denari stranieri (soprattutto americani) per restare competitivi in un calcio sempre più insostenibile e l’imperitura competenza della scuola dirigenziale italiana. Italian do it better. Sì, forse.
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Atalanta, i numeri dal dischetto: male anche in A

Il caso Lookman-Gasperini ha acceso i riflettori sulla percentuale di rigori segnati dai giocatori dell’Atalanta. Da inizio stagione c’è un problema.
L’Atalanta ha vissuto momenti intensi nelle ultime ore, a seguito della sconfitta subita contro il Club Brugge nei playoff di Champions League. Dopo la partita, le parole dell’allenatore Gasperini, che ha definito Lookman “pessimo rigorista”, hanno scatenato la risposta dell’attaccante nigeriano sui social. Questo ha dato vita al cosiddetto “caso rigori” nell’Atalanta. Ma qual è la reale situazione alla luce dei dati?
Atalanta, i problemi dal dischetto
L’Atalanta, per vari motivi, ha avuto diversi rigoristi da inizio stagione. Nei primi 25 turni di campionato, la squadra si è presentata dal dischetto 5 volte, con 3 rigoristi differenti. Mateo Retegui è stato il primo incaricato, segnando contro il Lecce, seguito da Pasalic, il cui tiro è stato parato contro il Torino. Poi è toccato a Lookman, che ha segnato contro il Como. Retegui ha poi segnato di nuovo contro il Genoa, per poi vedersi parare il rigore da Milinkovic-Savic nel ritorno contro il Torino. In totale, l’Atalanta ha segnato 3 rigori su 5, con una percentuale di realizzazione del 60%.

il gol di Charles De Ketelaere (foto KEYPRESS)
I numeri nelle coppe
In Coppa Italia, l’Atalanta non ha mai battuto un rigore quest’anno. In Champions League, invece, sono stati 3 i tiri dal dischetto per i nerazzurri. Retegui ha visto ipnotizzare il suo tiro da David Raya dell’Arsenal, mentre De Ketelaere non ha sbagliato contro il Real Madrid. Poi c’è stato l’errore di Lookman contro il Club Brugge, che ha contribuito all’eliminazione della squadra da parte di Gasperini. In Europa, la percentuale di realizzazione è del 33%, con 2 rigori sbagliati su 3.
De Ketelaere è l’unico giocatore dell’Atalanta a avere il 100% di realizzazione dai rigori (1 su 1). Ora tocca a Gasperini gestire questa situazione, con il campionato come unica competizione rimasta e la corsa allo scudetto ancora aperta.
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Fonte: Gianluca Di Marzio
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Atalanta, Lookman e il rigore: il confine sottile tra eroismo ed egoismo

Il rigore di Lookman avrebbe potuto cambiare la storia di Atalanta-Club Brugge. Le dichiarazioni post-partita di Gasperini riaccendono il dibattito sui rigori.
C’è stato un momento, ieri sera, che avrebbe potuto riscrivere completamente la storia di Atalanta–Club Brugge. Al minuto 61, Ademola Lookman, entrato all’intervallo e subito autore del gol che aveva riacceso le speranze della Dea, si è preso la responsabilità di calciare il rigore conquistato da Cuadrado. Un’occasione perfetta per dare il via alla rimonta nerazzurra.
Ma il nigeriano ha fallito: tiro poco angolato e Mignolet ha spento ogni illusione atalantina, consegnando di fatto la qualificazione alla squadra belga. Nel post-partita, Gasperini non ha nascosto la delusione per la scelta dell’attaccante: “Lookman è uno dei peggiori rigoristi che abbia mai visto. Anche in allenamento ha una percentuale di realizzazione bassissima. In campo c’erano Retegui e De Ketelaere, che potevano tirarlo, ma lui, nell’euforia del gol appena segnato, ha preso il pallone. Questo gesto non mi è per niente piaciuto”.

ADEMOLA LOOKMAN SI FA IL SELFIE A FINE GARA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Lookman, il confine sottile tra leadership ed egoismo
Come spesso accade in questi casi, il dibattito si è acceso subito dopo il match: i rigori devono essere calciati solo da chi è designato o da chi, in quel momento, sente di poterlo fare? Lookman, fino a quel punto l’unico in grado di dare una scossa alla squadra, ha scelto di prendersi la responsabilità, ma il suo errore è diventato fatale.
Un atto di leadership di chi voleva trascinare la squadra o un gesto egoista che ha ignorato le gerarchie? Il confine è sottilissimo. Se quel pallone fosse finito in rete, probabilmente oggi si parlerebbe di un’altra partita e di un Lookman ancora eroe della serata e decisivo in Europa. Purtroppo, però, con i se e con i ma non si va da nessuna parte: il gol non è arrivato e la sua scelta lo ha reso il simbolo di una serata amara per la Dea.

GIAN PIERO GASPERINI RAMMARICATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Atalanta, una lezione per il futuro
La delusione è forte, ma l’Atalanta deve guardare avanti. L’eliminazione brucia perché, fino a qualche mese fa, questa squadra aveva dominato il Bayer Leverkusen campione di Germania e dimostrato di poter competere ad alti livelli. Ora il focus dovrà spostarsi sul campionato, dove c’è ancora molto in gioco.
E Lookman? Il suo errore pesa, ma fa parte del percorso di crescita di un giocatore che ha spesso dimostrato di essere decisivo. D’altronde, come sappiamo, i rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli. L’importante per lui sarà saper reagire, perché il calcio, così come sa essere crudele, offre sempre un’occasione per riscattarsi.
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Galatasaray, i numeri di Osimhen finora

Victor Osimhen continua a brillare al Galatasaray con prestazioni incredibili e numeri da capogiro, conquistando rapidamente l’attenzione del mercato.
Victor Osimhen, attaccante nigeriano in prestito dal Napoli, sta vivendo una stagione da sogno con il Galatasaray. In appena 24 partite, Osimhen ha accumulato un impressionante totale di 24 partecipazioni a gol, tra reti segnate e assist forniti. Questa prestazione straordinaria non solo ha consolidato il suo ruolo di leader in campo, ma ha anche attirato l’attenzione dei club europei in vista del prossimo calciomercato estivo.
Galatasaray, una clausola rescissoria da monitorare
La clausola rescissoria di circa 75 milioni di euro fissata per la prossima estate rende Osimhen uno dei calciatori più appetibili sul mercato. Il suo periodo al Galatasaray non solo ha migliorato le sue statistiche personali, ma ha anche aumentato il suo valore sul mercato, rendendolo un obiettivo primario per le squadre in cerca di un attaccante prolifico. La sua capacità di adattarsi rapidamente e di incidere in un campionato competitivo è un ulteriore punto a favore per chi dovrà valutare un investimento su di lui.
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Fonte: l’account X di Fabrizio Romano
🟡🔴🇳🇬 Victor Osimhen has now reached 24 G/A in 24 games as Galatasaray player since joining on loan from Napoli.
Release clause in the summer around €75m. pic.twitter.com/pN4QHcWbje
— Fabrizio Romano (@FabrizioRomano) February 18, 2025
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