Focus
Argentina-Inghilterra: 39 anni fa la “Mano de Dios”
Esattamente 39 anni fa, il 22 giugno 1986, l’Argentina di Maradona batteva l’Inghilterra con una partita sontuosa e grazie anche ad una mano Albiceleste.
Una giornata meravigliosa che consacrava ancor di più il fenomeno argentino. Venerato da milioni di tifosi come il più grande calciatore di tutti i tempi, Maradona ha inciso il suo nome nella storia di quel Mondiale, ma del calcio in generale, con due gol che ancora oggi suscitano stupore e ammirazione.

Argentine football legend Diego Maradona speaks at a promotional event for Swiss watchmaker Hublot at Peninsula Hotel in Shanghai, China, 17 January 2012.
Argentinian football legend Diego Maradona will return to coaching Al-Wasl after he was successfully treated for kidney stones at a Dubai hospital, the club said on Monday (16 January 2012).
Argentina: l’Inghilterra è sconfitta
Nel clima infuocato dei quarti di finale dei Mondiali di Messico 1986, l’Argentina di Maradona affrontava l’Inghilterra. Incontro carico di significati ben oltre la rivalità sportiva. L’ombra della Guerra delle Falkland incombeva. Ricordo recente questo che aggiungeva intensità emotiva insieme allo scontro in generale. Il conflitto, una disputa aspra sulla sovranità delle isole situate a 600 chilometri dalla costa patagonica argentina, dava addirittura ad ogni passaggio o contrasto un contesto duramente speciale.
Non solo la tensione politica era palpabile, ma i protagonisti dovevano anche fare i conti con le dure condizioni ambientali. Con lo stadio situato a 2.250 metri di altitudine, l’aria rarefatta, il caldo torrido e un campo difficile mettevano a dura prova i protagonisti.
L’Argentina scendeva in campo con: Nery Pumpido; Jose Cuciuffo; José Luis Brown, Óscar Ruggeri; Ricardo Giusti, Sergio Batista, Héctor Enrique, Julio Olarticoechea; Diego Maradona, Jorge Burruchaga; Jorge Valdano; CT: Carlos Bilardo.
Gli inglesi rispondevano: Peter Shilton; Gary Stevens, Terry Fenwick, Terry Butcher, Kenny Sansom; Trevor Steven, Peter Reid, Glenn Hoddle, Steve Hodge; Peter Beardsley, Gary Lineker; CT: Bobby Robson.
Al 51° minuto, Maradona regalava un episodio destinato a diventare immortale. Dopo una mischia generata da un contrasto con il difensore Hodge, la mano tesa di Maradona colpiva il pallone, spingendolo oltre il portiere inglese . Un gesto che passò poi alla storia come la “Mano de Dios”. L’Albiceleste era avanti sugli inglesi.
Ma il momento più straordinario arrivava appena quattro minuti dopo, al 55esimo. Maradona riceve palla nella propria metà campo ed inizia un’azione leggendaria. Salta cinque avversari inglesi (Beardsley, Reid, Butcher, Fenwick e il portiere Shilton) in una corsa solitaria durata 11 secondi, per un totale di 60 metri palla al piede, prima di depositare il pallone in rete. È uno dei gol più belli mai visti in un Mondiale.
A nulla servirà il gol inglese di Lineker. L’Argentina la partita la vincerà.
Da quel match epico, l’Argentina, guidata dalla sapiente tattica di Carlos Bilardo, superava il Belgio 2-0 in semifinale. Poi, in finale, conquistava un trionfo emozionante battendo 3-2 la Germania Ovest e sollevando la Coppa del Mondo per la seconda volta nella sua gloriosa storia.
Focus
Napoli, accadde oggi: Raspadori beffa il Venezia
Oggi, 1 anno fa, il Napoli ospitava il Venezia per la 18a giornata della Serie A 2024/25. Una delle tante partite decise da Raspadori entrando dalla panchina.
Giacomo Raspadori è conosciuto a Napoli per essere l’uomo dei gol importanti. Vengono in mente alcuni dei suoi gol nella stagione del terzo Scudetto, come quelli in extremis contro Spezia e Juventus.
Tuttavia ha segnato diversi gol importanti anche nella stagione del quarto Scudetto, come quello in casa contro il Venezia. Un gol che sarà importante anche per il suo futuro con i Partenopei.
Napoli-Venezia, 29 dicembre 2024

ANTONIO CONTE SORRIDENTE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
La squadra di Conte è alla ricerca della terza vittoria consecutiva in campionato, e vuole superare l’Atalanta capolista. Il Venezia, invece, si trova al penultimo posto in classifica ma ha ottenuto 5 punti nelle ultime tre partite.
Conte schiera per la prima volta contemporaneamente dal primo minuto Kvaratskhelia e Neres, che affiancano Lukaku in attacco. Di Francesco, invece, lascia Pohjanpalo in panchina, affidandosi alla coppia d’attacco Yeboah-Oristanio.
I primi 15 minuti, vedono i padroni di casa rendersi più pericolosi in attacco. Dopo 20 minuti, anche il Venezia va vicino al gol con un tiro di Yeboah, parato da Meret.
A pochi minuti dall’intervallo la squadra di Conte riesce ad ottenere un calcio di rigore per un fallo di mano di Idzes: tuttavia, Stankovic para il tiro dal dischetto di Lukaku. Pochi minuti dopo, Anguissa riceve palla da Kvaratskhelia, e si trova davanti a Stankovic: ma il tiro del camerunense finisce alto.
Il secondo tempo inizia senza particolari emozioni, e con qualche errore nei passaggi da entrambe le parti. La prima vera occasione del secondo tempo capita al minuto 64, con Lukaku che entra in area di rigore con un tunnel, ma il suo tiro viene deviato da Stankovic, finendo sul palo.
A 20 minuti dal novantesimo, Conte fa entrare Raspadori dalla panchina, togliendo Anguissa. 9 minuti dopo il suo ingresso in campo, l’ex attaccante del Sassuolo segna il gol che decide la partita: cross basso di Neres deviato da Candela, la palla arriva a Raspadori che tira di prima intenzione, battendo Stankovic, e facendo esplodere di gioia il Maradona.
Con questa vittoria, la squadra Partenopea mette uno dei primi mattoncini per la vittoria del quarto Scudetto. Ma è una vittoria decisiva anche per Raspadori. Prima della partita le probabilità di una sua cessione a gennaio erano molto alte: la vittoria contro il Venezia farà cambiare idea a Conte.
Focus
Lazar Samardžić, è stata tutta un’illusione?
Occasione fallita contro l’Inter e un’altra prova opaca: Samardžić continua a deludere. Il talento c’è, ma il salto di qualità non arriva.
L’Atalanta è caduta ancora, questa volta contro un’Inter che per larghi tratti della gara ha dominato e che ha saputo sfruttare l’errore madornale di Berat Djimsiti per portare a casa i tre punti. La Dea, però, ha avuto l’occasione per pareggiare il match. Un’occasione enorme, capitata sui piedi di Lazar Samardžić, che però è arrivato sul pallone con troppa sufficienza, calciandolo clamorosamente fuori.
Ancora una volta, il serbo non è riuscito a incidere. Ancora una volta non ha dato alla squadra quel cambio di passo che ci si aspetterebbe da un giocatore con le sue qualità. È all’Atalanta da un anno e mezzo, ma le sue prestazioni davvero di alto livello si contano sulle dita di una mano.
Non è mai riuscito a conquistare la titolarità né con Gasperini, né con Jurić, né ora con Raffaele Palladino. Un dato che pesa, soprattutto se si guarda alle aspettative che lo accompagnavano.

Lazar Samardzic player of Udinese, during the match of the Italian Serie A seriea between Napoli vs Udinese final result, Napli 2, Udinese 1, match played at the Diego Armando Maradona stadium.
Samardžić, un talento fragile
Il paradosso è evidente. Solo un paio di stagioni fa Samardžić era uno dei centrocampisti più corteggiati della Serie A: l’Inter lo aveva praticamente acquistato nell’estate 2023, salvo poi fare marcia indietro per le richieste del padre, mentre il Napoli lo ha inseguito a lungo nel gennaio 2024. Alla fine è stata l’Atalanta a spuntarla, con molti convinti che il contesto bergamasco fosse quello ideale per la sua definitiva esplosione.
Finora, però, il talento si è visto solo a sprazzi. E non è una novità: già all’Udinese Samardžić alternava lampi a lunghe pause e veniva spesso relegato in panchina anche per una certa indolenza in fase difensiva, un limite che in Italia difficilmente viene perdonato. Ma il problema sembra più profondo: manca lo step mentale, la leadership, la personalità per diventare davvero decisivo. È troppo incostante.
Non è un caso che ora l’Atalanta stia valutando anche una sua cessione, con Fiorentina e Lazio che hanno già chiesto informazioni. Samardžić ha solo 23 anni e tutto il tempo per imporsi, ma il tempo, nel calcio, corre veloce.
Qualche anno fa in molti avrebbero scommesso su di lui in un top club europeo; oggi resta la sensazione di trovarsi davanti all’ennesimo “what if”.
Che sia a Bergamo o altrove, ora serve una svolta per dimostrare che non è stata solo un’illusione.
Focus
Roma: Dybala cerca il gol all’Olimpico in campionato che manca da più di un anno
Contro il Genoa l’argentino della Roma vuole ritrovare la rete in campionato davanti ai propri tifosi e mandare un segnale alla società per il rinnovo.
Toccherà ancora una volta a Paulo Dybala guidare l’attacco della Roma, Anche contro il Genoa l’argentino va verso la conferma da titolare nel tridente offensivo.
Complice l’assenza di Pellegrini per infortunio, un Dovbyk non ancora a disposizione ed un Ferguson non ancora capace di dare le giuste garanzie, molto probabilmente contro i rossoblù Gian Piero Gasperini schiererà ancora una volta la Joya da centravanti.

L’ultimo gol in campionato all’Olimpico contro l’Udinese
Fino ad oggi la stagione di Paulo Dybala non è stata all’altezza delle aspettative. I soliti infortuni ed un rendimento spesso non all’altezza delle ultime stagioni hanno fatto sì che la Joya non fosse incisivo come molti si attendevano, a partire dallo stesso tecnico di Grugliasco, che pure ha sempre speso parole di elogio sul punto di vista tecnico per il n.21 giallorosso.
Contro il Genoa Dybala va a caccia della rete in campionato all’Olimpico che manca da più di un anno. L’ultima volta fu nel novembre 2024 contro l’Udinese, nella prima gara di Juric da allenatore giallorosso dopo l’esonero di De Rossi (che domani affronterà per la prima volta da avversario proprio i giallorossi. Nel 3-0 contro i friulani Dybala segnò la rete del 2-0 su rigore.
L’ultimo gol di Dybala quest’anno risale alla vittoria in trasferta contro il Sassuolo di ottobre, quando il suo sigillo decise il match contro i neroverdi. Sono passati due mesi, troppo per un giocatore come lui. Per la prima volta nel corso della sua esperienza con la Roma la centralità di Dybala è diventata un argomento di discussione anche tra i suoi più accaniti sostenitori: i troppi infortuni e la poca incidenza in questa stagione cominciano a pesare, e molti si chiedono se sia opportuno rinnovare il suo contratto, in scadenza a giugno 2026.
La gara contro il Genoa per Dybala sarà l’occasione per sbloccarsi davanti ai propri tifosi e per mandare un chiaro segnale alla dirigenza giallorossa, ma soprattutto, per riprendersi la Roma. Come prima, e più di prima.
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