Premier League
Bruce Grobbelaar, il portiere soldato
Bruce Grobbelaar, storico portiere zimbabwese del Liverpool negli anni 80, ha compiuto ieri 66 anni. Calciostyle non può che fargli i migliori auguri.
Roma, 1984. Quella maledetta finale…
I tifosi della Roma lo ricordano amaramente per i suoi atteggiamenti da sbruffone durante la finale di Champions League 1983-84.
Grobbelaar si rese protagonista durante i calci di rigore, che per la prima volta nella storia della competizione designarono il vincitore.
“Danzando dinoccolatamente sulla linea di porta” e strizzando l’occhio ai fotografi, Grobbelaar parò due rigori su 4. Finì 5 a 3 per il Liverpool.
Per i tifosi giallorossi, quella maledetta finale – giocata, tra l’altro, nel proprio stadio, l’Olimpico – fu la fine di un’era.
Il barone Liedholm andò al Milan, portandosi con sé Di Bartolomei e segnando la fine di un periodo d’oro, per la Roma.
Ma chi era questo strano portiere, baffuto e sbruffone, che quella maledetta sera ipnotizzò due campioni del mondo, come Conti e Graziani?
L’occasione del suo compleanno, ci permette di ripercorrere la storia di uomo che è stato un soldato nel suo paese, ed è stato salvato dal calcio.
Il calcio come antidoto alla depressione
La parola depressione suona, oggi che la conosciamo meglio, meno esoterica di quanto poi lo sia realmente.
In generale è identificabile come uno stato mentale, legato ad un evento traumatico, sedimentatosi nella mente di chi la vive.
Una letargia nella quale si assiste passivamente alla propria vita, che scorre davanti senza interesse, e nella quale ci si abbandona.
Bruce Grobbelaar è un uomo che certamente è stato in depressione. E non poteva essere altrimenti, data la vita che ha fatto.
Nato in Rhodesia – l’attuale Zimbabwe -, nel 1977 entrò nella Guardia Civile Rhodesiana, combattendo nella Guerra Civile del suo paese.
Grobbelaar è stato costretto ad uccidere, ovviamente, perché in guerra non c’è altra alternativa. Eppure aveva un sogno: giocare in Europa.
Congedatosi dall’esercito, che gli aveva lasciato in dote una sequela di demoni privati coi quali combattere, riprese il discorso interrotto.
Sicuramente alcune immagini non potranno mai cancellarsi. Se le porterà con sé, come un ingombrante bagaglio segreto.
Grazie al calcio, Grobbelaar è riuscito a tenere a bada, quei demoni privati, riuscendo a coronare il suo sogno e arrivando a vincere il trofeo più ambito.
Una carriera lunghissima
Il sintomo della cura-calcio per Grobbelaar è la sua lunghissima carriera. Facilitato anche dal ruolo, ha giocato fino alla soglia dei 50 anni.
Dallo Zimbabwe al Canada, fino in Inghilterra, dove si affermò come professionista, soprattutto con la maglia del Liverpool.
Con i Red Devils tredici stagioni, raggiungendo la vetta, appunto, nel 1984 a Roma, in quella ‘maledetta finale’, dove fu decisivo.
Con il Liverpool visse anche la triste vicenda di Bruxelles, nella finale di Champions dell’anno successivo, contro la Juventus.
Episodio – 39 morti, rimasti schiacciati da una parte dello stadio – che fece meditare al giocatore (e a molti suoi compagni) di lasciare il calcio.
Ma la passione (la ‘terapia’, la potremmo chiamare) era troppo importante per Grobbelaar, che continuò a difendere la porta del Liverpool fino al 1993.
A metà degli anni 90 dovette affrontare una pesante accusa di associazione a delinquere e corruzione.
L’incriminazione verteva su presunte combine quando militava nel Liverpool. L’episodio segnò la fine della sua carriera fra i professionisti.
Poi giocò in una serie di squadre e di categorie minori, perché abbandonare il campo da gioco è impossibile, se per te è una terapia.
Ritiratosi definitivamente nel 2002, ha intrapreso la carriera da allenatore, in maniera saltuaria.
Ci ricorderemo sempre delle sue smorfie, e del suo atteggiamento sicuro. Buon compleanno Bruce. Sei un esempio.
Un tifoso romanista (senza rancore).
Premier League
Manchester City, Guardiola: “I tempi di recupero per Stones sono incerti”
Manchester City, Problemi per Pep Guardiola: John Stones si ferma di nuovo per infortunio, tempi di recupero incerti.
Nuovo stop per John Stones
Il Manchester City deve fare i conti con un nuovo infortunio per il difensore centrale John Stones. L’annuncio arriva direttamente dall’allenatore Pep Guardiola, il quale ha espresso preoccupazione per le condizioni fisiche del giocatore. “John Stones è di nuovo infortunato. Non so per quanto tempo sarà fuori”, ha dichiarato Guardiola durante una conferenza stampa.
Impatto sull’organico del Manchester City
L’assenza di Stones rappresenta una perdita significativa per il Manchester City, dato il ruolo cruciale che il difensore gioca nella retroguardia della squadra. Guardiola dovrà ora studiare nuove soluzioni tattiche per sopperire alla mancanza del giocatore, valutando alternative all’interno della rosa o possibili interventi nel mercato di gennaio.
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Fonte: l’account X di Fabrizio Romano
🚨🛑 Pep Guardiola: “John Stones is injured again. I don’t know how long he will be out for”.
— Fabrizio Romano (@FabrizioRomano) Dec 8, 2025
Premier League
Chelsea, Delap salta l’Atalanta: le ultime
Chelsea, per Delap è già il secondo infortunio in stagione, dopo il primo avvenuto a inizio settembre con il prestito di Jackson chiuso

Chelsea, infortunio per Delap
Liam si ferma durante lo 0-0 contro il Bournemouth. Lo scontro con Marco Senesi ha provocato un infortunio alla spalla che non lascia presagire nulla di buono. Uscito dal campo con una vistosa fasciatura alla spalla, la punta inglese potrebbe rimanere fuori a lungo, dopo l’infortunio di inizio stagione che stava per far saltare il prestito di Nicolas Jackson al Bayern.
Di seguito le parole di Maresca: “Purtroppo era già stato fuori due mesi e deve stare di nuovo fuori ora. Non sappiamo per quanto tempo, ma sembra piuttosto brutto l’infortunio alla sua spalla. È stato sfortunato. Era già fuori da due mesi, ora deve essere di nuovo fuori. Inoltre, siamo un po’ sfortunati perché abbiamo bisogno di quel tipo di numero 9”. Brutta tegola per i blues, impegnati martedì contro l’Atalanta al Gewiss Stadium per un’importantissima notte europea.
Premier League
Salah tuona: “Sono il miglior marcatore del club di questa generazione. Altrove, verrei difeso dai media”
Mo Salah si esprime sui suoi successi e il suo trattamento mediatico nel calcio inglese, sollevando un interrogativo sulla sua situazione attuale.
Mo Salah e le sue parole controverse
In un’intervista recente, l’attaccante del Liverpool, Mo Salah, ha espresso il suo punto di vista riguardo al suo contributo straordinario al club e al trattamento che riceve dai media. Salah ha sottolineato di essere il miglior marcatore della sua generazione da quando è arrivato in Premier Leagu.
L’attaccante egiziano ha dichiarato: “Se fossi altrove, tutti correrebbero dai media per difendere il giocatore. Sono l’unico in questa situazione”.
Il futuro di Mo Salah
Le dichiarazioni di Salah hanno suscitato interesse tra i tifosi e gli esperti di calcio, sollevando domande sul suo futuro al Liverpool.
L’attaccante, che è diventato una figura iconica ad Anfield, potrebbe cercare nuovi orizzonti se la situazione non dovesse migliorare. La sua insoddisfazione percepita potrebbe attirare l’attenzione di club di alto profilo in tutta Europa, pronti a garantirgli il riconoscimento che desidera.
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Fonte: l’account X di Fabrizio Romano
🚨 Mo Salah: “I have been at this club, scoring more than anyone in this generation since I came to the Premier League”.
“If I am somewhere else, everybody would go to the media and defend the player. I am the only one in this situation…”, told @ViaplayFotboll. pic.twitter.com/8C70cyn7tw
— Fabrizio Romano (@FabrizioRomano) December 7, 2025
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