editoriale
Theo Hernandez, storia di un campione che andava gestito meglio: l’editoriale di Mauro Vigna
Theo Hernandez-Milan, sarà addio. Quanti rimpianti, forse troppi e nemmeno così palpabili vista la totale assenza della dirigenza nel gestire il suo giocatore.
Inizio a precisare che Theo Hernandez è tra i più forti terzini al mondo, così giusto per ricordarlo. La memoria corta ci spinge a non andare troppo oltre l’ultima stagione, ma a parte pochi nomi, chi si è salvato?
Di certo non Theo il quale ne ha di responsabilità, più di una, unite forse a una vita fuori dal campo non sempre integerrima. Ma tralasciando la sfera personale, la società aveva il dovere di provare a recuperarlo quando era ora, ovvero dopo il cooling break. Da quell’episodio si era perfettamente capito che qualcosa si fosse rotto ed era in quell’occasione che la dirigenza avrebbe dovuto fare il suo lavoro.
Punirlo, anche duramente, anzichè catalogare il fatto come un non evento. E in seguito prenderlo sotto braccio e condurlo alla retta via, anzichè far finta di dimenticarsi che c’era un contratto in scadenza al 30 giugno 2026 gestendolo di conseguenza per uno qualunque e non un campione.
Perché di fatto Theo Hernandez ha mai realmente voluto lasciare il Milan. Ha preteso garanzie la scorsa estate, certo. Come è giusto che sia per un giocatore che obiettivamente, visto il suo valore, nel calcio ha finora vinto poco.
Una storia di insuccesso targata Giorgio Furlani, colui il quale si è messo di traverso al rinnovo quando la situazione poteva essere ancora aggiustata dopo l’avvento di Massimiliano Allegri, uno che queste situazioni le ha viste spesso. Invece nulla, ceduto e soprattutto trattato come un calciatore normale.
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Milan, difesa e attacco da paura: ma cosa aspettiamo? L’editoriale di Mauro Vigna
Milan, emergono grossi (sempre gli stessi) problemi. La dirigenza dovrà per forza metterci mano a gennaio. Ma in quale maniera?
Tutti i nodi vengono al pettine. Checché se ne dica, le continue lamentele (credetemi ci sono) di Massimiliano Allegri alla dirigenza finora hanno sortito alcun effetto, ma sempre più evidente è il fatto che il tecnico livornese abbia dannatamente ragione.
In estate c’erano gli stessi identici problemi attuali, qualcuno si è preoccupato di ascoltarlo? Rispondo io: no, nessuno. E i risultati sono quelli di una squadra carente in difesa e inesistente in attacco.
Leao non è un attaccante, Nkunku nemmeno e Pulisic sta tenendo in piedi la baracca sebbene anche lui non sia una prima punta. In difesa il trio Gabbia-Tomori e Pavlovic si stanno dimostrando dei discreti mestieranti se il centrocampo non perde colpi. Quando invece accade, vanno in affanno perché, come detto, di fenomeni non ce ne sono.
Serve mettere mano, ma in modo deciso, a difesa e attacco. La soluzione può essere Thiago Silva? Assolutamente no, 41 anni e oltre 40 partite giocate. E in attacco la soluzione può essere Fullkrug? Uno che in due anni ha segnato meno di Gimenez? Ed è tutto detto?
Dispiace perché così facendo la dirigenza, esclusivamente lei, sta buttando alle ortiche il miracolo calcistico portato avanti da Allegri da agosto fino adesso. Basterebbe poco, due rinforzi di qualità ed esperienza e le cose migliorerebbero. Ma forti, non un 41enne e un attaccante che la porta non la vede nemmeno più col binocolo.
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Serie A, a quanto oscilla il prezzo degli infortuni?
Uno studio inglese rivela l’impatto economico degli stop fisici nei top campionati europei: in cinque anni il calcio ha perso 3,45 miliardi di euro. Ecco quali squadre di Serie A ci hanno rimesso di più.
Uno studio inglese ha acceso i riflettori su un aspetto sempre più centrale del calcio moderno: il costo degli infortuni. Il Men’s European Football Injury Index, presentato a Londra da Howden – gruppo intermediario di assicurazione – ha analizzato i dati sugli infortuni negli ultimi cinque anni nei principali campionati europei, misurandone frequenza, gravità e impatto economico in termini di stipendi pagati a giocatori indisponibili.
I numeri sono imponenti. Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, nelle top leghe europee gli infortuni sono costati complessivamente 3,45 miliardi di euro negli ultimi cinque anni. La Serie A, pur restando lontana dai livelli della Premier League (che spende in media 275,83 milioni di euro a stagione), sfiora comunque il mezzo miliardo di euro complessivo.
Serie A, troppi soldi bruciati per gli stop
Solo nell’ultima stagione di Serie A, gli stipendi versati a giocatori infortunati hanno raggiunto quota 103,14 milioni di euro. Nel periodo compreso tra il 2020-21 e il 2024-25, i club italiani hanno pagato complessivamente 495,23 milioni di euro, con una media di 99,05 milioni a stagione.
Dal punto di vista sportivo, nello stesso arco temporale si sono registrati 3.967 infortuni in Serie A, il quarto dato tra le cinque principali leghe europee. In media, ogni stagione ha fatto segnare circa 793 infortuni, con uno stop medio di 20,15 giorni per giocatore, uno dei valori più alti in Europa. Il trend, inoltre, è in crescita: nella stagione 2024-25 si è arrivati a una media di 43 infortuni per squadra, otto in più rispetto all’anno precedente.
A spiccare sono soprattutto Juventus e Milan, le uniche due squadre costantemente sopra la media del campionato nelle ultime cinque stagioni. I bianconeri hanno toccato il picco nel 2021-22 con 91 infortuni, per poi chiudere l’ultima stagione a quota 56. Complessivamente, la Juventus ha speso 97,71 milioni di euro in stipendi per giocatori infortunati, quasi 20 milioni a stagione.

Il Milan, invece, ha oscillato tra i 61 infortuni del 2020-21 e i 51 del 2023-24, chiudendo il 2024-25 con 58 stop, il secondo dato più alto della Serie A. Per i rossoneri il conto totale degli infortuni nelle cinque stagioni analizzate è stato di 48,99 milioni di euro.
Numeri che raccontano una realtà chiara: gli infortuni non sono solo un problema tecnico e sportivo, ma rappresentano un peso economico sempre più rilevante per i club.
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Milan, ma chi lo fa il mercato? L’editoriale di Mauro Vigna
Milan, chi lo fa il mrcato? E’ un dubbio che spesso noi tifosi rossoneri abbiamo, visto anche diversi precedenti.
Le richieste di Massimiliano Allegri in estate erano volte ad avere in squadra un difensore centrale esperto, un profilo come Xhaka e un attaccante dalle caratteristiche differenti rispetto a Santiago Gimenez. E’ invece arrivato Odogu, giovanissimo e non pronto, Nkunku del quale se ne fa nulla e l’attaccante messicano è rimasto. Il contentino Rabiot è potuto accadere solo ed esclusivamente perché il francese era stato messo fuori rosa col Marsiglia.
Un quadretto poco edificante per un nuovo allenatore il quale aveva preteso delle garanzie dalla dirigenza nella persona di Giorgio Furlani.
E ancora, Allegri aveva chiesto Vlahovic, ma si è infortunato, discorso rimandato in estate. Per sopperire la situazione avrebbe accolto di buon grado Mauro Icardi, ma all’argentino non è piaciuta l’offerta del Milan di un biennale da 5 milioni di euro.
Ecco quindi che Giorgio Furlani ha deciso di spingere per Niclas Fullkrug, attaccante che nella stagione 2025 è riuscito addirittura a far peggio di Gimenez, il che è tutto dire.
Ma la domanda che sorge spontanea e che mi viene fatta da centinaia di tifosi….Igli Tare? Mistero. Sappiamo infatti che tutti gli acquisti e le cessioni devono passare dalla scrivania dell’AD rossonero pertanto la figura di Tare pare fin da subito ridimensionata. Insomma, non ci siamo praticamente accorti del cambio in estate, quando il Milan, orfano di un direttore sportivo, ha assoldato l’ex Lazio salvo poi coinvolgerlo poco nelle varie scelte di mercato.
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