editoriale
Milan, rimpianto Fonseca: con lui il Lione è tornato grande
Il Lione vola con Fonseca. 7 vittorie in 9 partite e quarti di finale di Europa League dalla parte del tabellone della Lazio: rimpianto Milan?
Vista la regressione tecnica a cui è andato incontro il Milan dall’avvento di Sergio Conceicao, qualche rimpianto in casa rossonera per aver abiurato così velocemente al progetto di Paulo Fonseca potrebbe subentrare.
Fonseca acclamato in Francia: il Milan lo rimpiange?
Subentrato a Pierre Sage il 31 Gennaio 2025, il tecnico portoghese ci ha messo pochissimo ad entrare nel cuore dei tifosi dell’OL: abituati ormai da troppi anni ad una mediocrità che storicamente non gli appartiene. Del resto il lusitano è un allenatore molto apprezzato in Francia, soprattutto dopo lo straordinario lavoro fatto nel biennio a Lille, e nessuno ha avanzato dubbi quando il club della Rodano ha deciso di affidargli le chiavi del progetto.
Progetto che a Milano non hanno avuto la voglia e il coraggio di difendere, cedendo ai pretestuosi malumori della piazza parimenti a quanto era successo con Lopetegui in estate. E invece Fonseca ha dimostrato, come ha sempre fatto, di saper costruire un modello calcistico virtuoso se adeguatamente supportato da ambiente e dirigenza. Fiducia ampiamente ripagata dai risultati, con 7 vittorie e 2 sconfitte in 9 partite.
Il Lione, in questi due mesi scarsi, ha perso soltanto in casa del Marsiglia di De Zerbi e al Groupama Stadium con il PSG. Tra l’altro in un periodo in cui la compagine parigina sembra praticamente ingiocabile, ma nonostante ciò la trasferta in casa de Les Gones è stato uno dei rari momenti di difficoltà dei campioni in carica: messi in difficoltà dai padroni di casa come raramente si era visto nell’ultimo periodo.

Paulo Fonseca (foto KEYPRESS)
Conceicao-Fonseca, confronto impietoso
Quando l’ex Milan si è seduto sulla panchina dell’OL, i lionesi erano sesti in classifica: a tre punti dal quarto posto (che varrebbe i preliminari di Champions League), a quattro punti dal terzo posto (che varrebbe la qualificazione diretta alla prossima Champions League) e a sette punti dal secondo. Il Lione attualmente è quinto in Ligue 1, dato che ha scavalcato proprio il Lille dei doppi ex: Genesio (allenatore del Lille ex Lione) e Fonseca, ex Lille ora all’OL.
Il terzo e il quarto posto, che si dividono Nizza e Monaco in ex-aequo con 47 punti, distano due punti. Il tanto celebrato De Zerbi, ancora secondo in classifica, dista appena quattro punti dal tanto vituperato Fonseca. Senza dimenticare il percorso europeo, con la doppia vittoria sul FCSB che ha proiettato i transalpini ai quarti di finale di Europa League. Dove, nello stesso lato del tabellone della Lazio, i francesi affronteranno il Manchester United.
Un impatto clamoroso sul mondo OL e che potrebbe generare qualche rimpianto nella mente dei tifosi del Milan, o almeno di quelli intellettualmente onesti. Fonseca lascia il Milan all’ottavo posto, con 27 punti conquistati dopo 16 partite, e se guardasse la classifica di Serie A ora lo troverebbe al nono: con 20 punti fatti in 13 partite. Media di 1,7 punti per il portoghese, di 1,5 per il suo connazionale: ma senza Walker, Gimenez, Joao Felix et similia.
Certamente non un lavoro memorabile quello dell’ex-Lille a Milano, anche a causa di tanti (troppi) infortuni, ma bisogna ricordare che Fonseca aveva lasciato il Milan nelle prime otto della classifica della League Phase. Senza considerare la fioritura di giocatori come Pulisic, Reijnders e il giovane Alex Jimenez. L’avvicendamento con Conceicao ha peggiorato il Milan e (forse) Fonseca avrebbe meritato il tempo di portare avanti il suo progetto.
editoriale
Roma, Koné si conferma il mediano totale a cui manca l’ultimo passo
Roma – Dominatore del centrocampo con Gasperini, ma il francese fatica a incidere sotto porta. Numeri alla mano, il gol resta il grande assente…
Manu Koné è ad oggi uno dei centrocampisti più affidabili del campionato. Sotto la guida di Gasperini, il mediano francese sta confermando tutto il suo valore: precisione nei passaggi (91%), instancabile nel recupero palla (72) e autentico padrone dei contrasti, con ben 86 duelli vinti.
Numeri da top player, che però nascondono una lacuna evidente. A Koné manca l’altra metà del gioco: l’incisività negli ultimi metri, soprattutto in zona gol. Non per presenza, perché il suo movimento continuo lo porta spesso nei pressi dell’area avversaria, ma per scelta e freddezza.
Roma, Koné…provaci di più!
I dati del campionato 2025-26 parlano chiaro. In 16 presenze e 1440 minuti giocati, Koné ha tentato appena 9 conclusioni: 5 da fuori area e 4 dentro l’area, tra cui pesa il clamoroso errore ravvicinato contro il Bologna. Ancora più significativo è il dato sui tiri nello specchio: uno soltanto, in Roma-Udinese. Il suo xGOT si ferma a 0,05, un numero che fotografa perfettamente il problema.

MANU KONE GUARDA AVANTI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Il confronto interno non lo aiuta: Mancini ha tirato quanto lui ma con maggiore precisione, mentre Cristante ha tentato ben 21 conclusioni, trovando la porta cinque volte. Koné corre, lotta e recupera come pochi, ma quando si tratta di finalizzare, si tira indietro.
Per diventare davvero completo, e smettere di sentirsi dire che “gli manca solo il gol”, Manu Koné dovrà osare di più. La qualità c’è tutta: ora serve il coraggio di provarci.
editoriale
Milan, difesa e attacco da paura: ma cosa aspettiamo? L’editoriale di Mauro Vigna
Milan, emergono grossi (sempre gli stessi) problemi. La dirigenza dovrà per forza metterci mano a gennaio. Ma in quale maniera?
Tutti i nodi vengono al pettine. Checché se ne dica, le continue lamentele (credetemi ci sono) di Massimiliano Allegri alla dirigenza finora hanno sortito alcun effetto, ma sempre più evidente è il fatto che il tecnico livornese abbia dannatamente ragione.
In estate c’erano gli stessi identici problemi attuali, qualcuno si è preoccupato di ascoltarlo? Rispondo io: no, nessuno. E i risultati sono quelli di una squadra carente in difesa e inesistente in attacco.
Leao non è un attaccante, Nkunku nemmeno e Pulisic sta tenendo in piedi la baracca sebbene anche lui non sia una prima punta. In difesa il trio Gabbia-Tomori e Pavlovic si stanno dimostrando dei discreti mestieranti se il centrocampo non perde colpi. Quando invece accade, vanno in affanno perché, come detto, di fenomeni non ce ne sono.
Serve mettere mano, ma in modo deciso, a difesa e attacco. La soluzione può essere Thiago Silva? Assolutamente no, 41 anni e oltre 40 partite giocate. E in attacco la soluzione può essere Fullkrug? Uno che in due anni ha segnato meno di Gimenez? Ed è tutto detto?
Dispiace perché così facendo la dirigenza, esclusivamente lei, sta buttando alle ortiche il miracolo calcistico portato avanti da Allegri da agosto fino adesso. Basterebbe poco, due rinforzi di qualità ed esperienza e le cose migliorerebbero. Ma forti, non un 41enne e un attaccante che la porta non la vede nemmeno più col binocolo.
editoriale
Serie A, a quanto oscilla il prezzo degli infortuni?
Uno studio inglese rivela l’impatto economico degli stop fisici nei top campionati europei: in cinque anni il calcio ha perso 3,45 miliardi di euro. Ecco quali squadre di Serie A ci hanno rimesso di più.
Uno studio inglese ha acceso i riflettori su un aspetto sempre più centrale del calcio moderno: il costo degli infortuni. Il Men’s European Football Injury Index, presentato a Londra da Howden – gruppo intermediario di assicurazione – ha analizzato i dati sugli infortuni negli ultimi cinque anni nei principali campionati europei, misurandone frequenza, gravità e impatto economico in termini di stipendi pagati a giocatori indisponibili.
I numeri sono imponenti. Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, nelle top leghe europee gli infortuni sono costati complessivamente 3,45 miliardi di euro negli ultimi cinque anni. La Serie A, pur restando lontana dai livelli della Premier League (che spende in media 275,83 milioni di euro a stagione), sfiora comunque il mezzo miliardo di euro complessivo.
Serie A, troppi soldi bruciati per gli stop
Solo nell’ultima stagione di Serie A, gli stipendi versati a giocatori infortunati hanno raggiunto quota 103,14 milioni di euro. Nel periodo compreso tra il 2020-21 e il 2024-25, i club italiani hanno pagato complessivamente 495,23 milioni di euro, con una media di 99,05 milioni a stagione.
Dal punto di vista sportivo, nello stesso arco temporale si sono registrati 3.967 infortuni in Serie A, il quarto dato tra le cinque principali leghe europee. In media, ogni stagione ha fatto segnare circa 793 infortuni, con uno stop medio di 20,15 giorni per giocatore, uno dei valori più alti in Europa. Il trend, inoltre, è in crescita: nella stagione 2024-25 si è arrivati a una media di 43 infortuni per squadra, otto in più rispetto all’anno precedente.
A spiccare sono soprattutto Juventus e Milan, le uniche due squadre costantemente sopra la media del campionato nelle ultime cinque stagioni. I bianconeri hanno toccato il picco nel 2021-22 con 91 infortuni, per poi chiudere l’ultima stagione a quota 56. Complessivamente, la Juventus ha speso 97,71 milioni di euro in stipendi per giocatori infortunati, quasi 20 milioni a stagione.

Il Milan, invece, ha oscillato tra i 61 infortuni del 2020-21 e i 51 del 2023-24, chiudendo il 2024-25 con 58 stop, il secondo dato più alto della Serie A. Per i rossoneri il conto totale degli infortuni nelle cinque stagioni analizzate è stato di 48,99 milioni di euro.
Numeri che raccontano una realtà chiara: gli infortuni non sono solo un problema tecnico e sportivo, ma rappresentano un peso economico sempre più rilevante per i club.
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