editoriale
Due anni senza Vialli: il ricordo
Il 5 gennaio 2023 veniva portato via a soli 59 anni Gianluca Vialli, un gigante per il calcio italiano e non solo. Il ricordo dalla carriera all’Europeo 2020.
Nel giorno dell’anniversario della morte di Gianluca Vialli ci teniamo a ricordare che non è stato solo un grande calciatore con Cremonese, Sampdoria e Juventus, ma anche un importante figura all’interno dello staff della nazionale che ha trionfato negli ultimi Europei. Ripercorrendo assieme ciò che Gianluca è stato dentro e al di fuori dal campo.
La carriera di Vialli
Sono memorabili gli anni alla Sampdoria con Roberto Mancini. Giocatore con cui, ben prima dell’esperienza in Nazionale, riuscì ad instaurare un rapporto incredibile, culminato con lo storico scudetto blucerchiato del ’91 e con la Coppa delle Coppe 2 anni prima.
La finale della Coppa delle Coppe vinta grazie alla doppietta del grande Gianluca testimonia quanto grande sia stato come giocatore, anche ben prima della Champions League e dell’esperienza in Inghilterra.
Vialli, in 325 presenze in Serie A, riuscirà a mettere a segno più di 120 goal, guadagnandosi di diritto un posto nella lista dei migliori attaccanti a cavallo tra fine anni ’80 e 90′. Inoltre, assieme ad una grande carriera ricca di trofei e vittorie, grazie alla quale riuscì a coronare il sogno di ogni calciatore, porta con sé anche numerosi record. Infatti Vialli è l’unico attaccante ad aver vinto tutte e tre le storiche competizioni Uefa destinate alle squadre di Club, di cui anche ovviamente anche la Champions League vinta nel 1996 con la Juventus.
La mitica carriera di Vialli si concluse in Inghilterra con la maglia dei Blues, squadra che poi gli affidò anche la panchina: dando inizio così ad una nuova fase della vita calcistica del giocatore nato a Cremona.
L’esperienza con la Nazionale
Gianluca Vialli è sempre stato un grande leader. A partire da quando era calciatore, trascinando con i goal le sue squadre. E per finire anche quando si è seduto in panchina, grazie al suo straordinario carisma.
Nel 2020 ne abbiamo avuto l’ennesima prova. Infatti Vialli si dimostrò una figura imprescindibile per la conquista dell’Europeo da parte della spedizione italiana, di cui fece parte nel ruolo di assistente di Roberto Mancini: suo amico e compagno di una vita.
Durante tutta l’esperienza Vialli riuscì a trasmettere le sue idee sia sul piano tattico che dal punto di vista relazionale, motivando i calciatori al fine di conferire in loro un senso d’unità che si rivelò fondamentale al fine della conquista del trofeo. Emblematico il suo abbraccio con l’allenatore subito dopo la vittoria dell’Europeo, capace di rendere al meglio l’idea dell’importanza del suo ruolo.

Quel successo, nonostante rappresenti un enorme obbiettivo conseguito dal nostro paese in ambito sportivo, esula dai confini sportivi. Affermandosi come una vera e propria celebrazione dei valori che Vialli ci ha tenuto a ricordare fino all’ultimo dei suoi giorni. Grazie di tutto, Gianluca.
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Roma, Koné si conferma il mediano totale a cui manca l’ultimo passo
Roma – Dominatore del centrocampo con Gasperini, ma il francese fatica a incidere sotto porta. Numeri alla mano, il gol resta il grande assente…
Manu Koné è ad oggi uno dei centrocampisti più affidabili del campionato. Sotto la guida di Gasperini, il mediano francese sta confermando tutto il suo valore: precisione nei passaggi (91%), instancabile nel recupero palla (72) e autentico padrone dei contrasti, con ben 86 duelli vinti.
Numeri da top player, che però nascondono una lacuna evidente. A Koné manca l’altra metà del gioco: l’incisività negli ultimi metri, soprattutto in zona gol. Non per presenza, perché il suo movimento continuo lo porta spesso nei pressi dell’area avversaria, ma per scelta e freddezza.
Roma, Koné…provaci di più!
I dati del campionato 2025-26 parlano chiaro. In 16 presenze e 1440 minuti giocati, Koné ha tentato appena 9 conclusioni: 5 da fuori area e 4 dentro l’area, tra cui pesa il clamoroso errore ravvicinato contro il Bologna. Ancora più significativo è il dato sui tiri nello specchio: uno soltanto, in Roma-Udinese. Il suo xGOT si ferma a 0,05, un numero che fotografa perfettamente il problema.

MANU KONE GUARDA AVANTI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Il confronto interno non lo aiuta: Mancini ha tirato quanto lui ma con maggiore precisione, mentre Cristante ha tentato ben 21 conclusioni, trovando la porta cinque volte. Koné corre, lotta e recupera come pochi, ma quando si tratta di finalizzare, si tira indietro.
Per diventare davvero completo, e smettere di sentirsi dire che “gli manca solo il gol”, Manu Koné dovrà osare di più. La qualità c’è tutta: ora serve il coraggio di provarci.
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Milan, difesa e attacco da paura: ma cosa aspettiamo? L’editoriale di Mauro Vigna
Milan, emergono grossi (sempre gli stessi) problemi. La dirigenza dovrà per forza metterci mano a gennaio. Ma in quale maniera?
Tutti i nodi vengono al pettine. Checché se ne dica, le continue lamentele (credetemi ci sono) di Massimiliano Allegri alla dirigenza finora hanno sortito alcun effetto, ma sempre più evidente è il fatto che il tecnico livornese abbia dannatamente ragione.
In estate c’erano gli stessi identici problemi attuali, qualcuno si è preoccupato di ascoltarlo? Rispondo io: no, nessuno. E i risultati sono quelli di una squadra carente in difesa e inesistente in attacco.
Leao non è un attaccante, Nkunku nemmeno e Pulisic sta tenendo in piedi la baracca sebbene anche lui non sia una prima punta. In difesa il trio Gabbia-Tomori e Pavlovic si stanno dimostrando dei discreti mestieranti se il centrocampo non perde colpi. Quando invece accade, vanno in affanno perché, come detto, di fenomeni non ce ne sono.
Serve mettere mano, ma in modo deciso, a difesa e attacco. La soluzione può essere Thiago Silva? Assolutamente no, 41 anni e oltre 40 partite giocate. E in attacco la soluzione può essere Fullkrug? Uno che in due anni ha segnato meno di Gimenez? Ed è tutto detto?
Dispiace perché così facendo la dirigenza, esclusivamente lei, sta buttando alle ortiche il miracolo calcistico portato avanti da Allegri da agosto fino adesso. Basterebbe poco, due rinforzi di qualità ed esperienza e le cose migliorerebbero. Ma forti, non un 41enne e un attaccante che la porta non la vede nemmeno più col binocolo.
editoriale
Serie A, a quanto oscilla il prezzo degli infortuni?
Uno studio inglese rivela l’impatto economico degli stop fisici nei top campionati europei: in cinque anni il calcio ha perso 3,45 miliardi di euro. Ecco quali squadre di Serie A ci hanno rimesso di più.
Uno studio inglese ha acceso i riflettori su un aspetto sempre più centrale del calcio moderno: il costo degli infortuni. Il Men’s European Football Injury Index, presentato a Londra da Howden – gruppo intermediario di assicurazione – ha analizzato i dati sugli infortuni negli ultimi cinque anni nei principali campionati europei, misurandone frequenza, gravità e impatto economico in termini di stipendi pagati a giocatori indisponibili.
I numeri sono imponenti. Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, nelle top leghe europee gli infortuni sono costati complessivamente 3,45 miliardi di euro negli ultimi cinque anni. La Serie A, pur restando lontana dai livelli della Premier League (che spende in media 275,83 milioni di euro a stagione), sfiora comunque il mezzo miliardo di euro complessivo.
Serie A, troppi soldi bruciati per gli stop
Solo nell’ultima stagione di Serie A, gli stipendi versati a giocatori infortunati hanno raggiunto quota 103,14 milioni di euro. Nel periodo compreso tra il 2020-21 e il 2024-25, i club italiani hanno pagato complessivamente 495,23 milioni di euro, con una media di 99,05 milioni a stagione.
Dal punto di vista sportivo, nello stesso arco temporale si sono registrati 3.967 infortuni in Serie A, il quarto dato tra le cinque principali leghe europee. In media, ogni stagione ha fatto segnare circa 793 infortuni, con uno stop medio di 20,15 giorni per giocatore, uno dei valori più alti in Europa. Il trend, inoltre, è in crescita: nella stagione 2024-25 si è arrivati a una media di 43 infortuni per squadra, otto in più rispetto all’anno precedente.
A spiccare sono soprattutto Juventus e Milan, le uniche due squadre costantemente sopra la media del campionato nelle ultime cinque stagioni. I bianconeri hanno toccato il picco nel 2021-22 con 91 infortuni, per poi chiudere l’ultima stagione a quota 56. Complessivamente, la Juventus ha speso 97,71 milioni di euro in stipendi per giocatori infortunati, quasi 20 milioni a stagione.

Il Milan, invece, ha oscillato tra i 61 infortuni del 2020-21 e i 51 del 2023-24, chiudendo il 2024-25 con 58 stop, il secondo dato più alto della Serie A. Per i rossoneri il conto totale degli infortuni nelle cinque stagioni analizzate è stato di 48,99 milioni di euro.
Numeri che raccontano una realtà chiara: gli infortuni non sono solo un problema tecnico e sportivo, ma rappresentano un peso economico sempre più rilevante per i club.
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