Conference League
Fiorentina, Gosens: “So come affrontare Antony, non dovremo farci trasportare dal loro ambiente”

Robin Gosens, laterale della Fiorentina, parla in conferenza stampa alla vigilia della trasferta contro il Betis nella semifinale d’andata di Conference League.
A separare la Fiorentina dalla terza finale di Conference League consecutiva c’è il Betis Siviglia. Non ci sono precedenti tra le due compagini in partite ufficiali. La gara d’andata si giocherà domani in Spagna, mentre il ritorno al Franchi è in programma giovedì 8 maggio. Cresce l’attesa in casa viola, alla luce delle due finali perse sotto la gestione Italiano, nel 2023 con il West Ham e l’anno scorso contro l’Olympiacos.
Betis-Fiorentina: le parole di Gosens alla vigilia
A poco più di 24 ore dal fischio d’inizio del Benito Villamarin, Robin Gosens ha parlato in conferenza stampa. Di seguito le parole dell’esterno sinistro della Fiorentina.

LA FORMAZIONE DELLA FIORENTINA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Pronto a sfidare Antony
“Io sto bene, la partita con l’Empoli è stata intensa, siamo contenti dei tre punti, ma ormai è passato. Domani ci aspetta una partita complicata… Antony l’ho affrontato già con l’Atalanta in Champions quando era all’Ajax. So cosa sa fare, ama il dribbling e l’uno contro uno ma io credo in me e nelle nostre qualità di squadra. Sono molto fiducioso“.
Quanto conta l’esperienza?
“Potrebbe essere un valore aggiunto, le partite di Champions mi hanno dato tanto a livello calcistico, sono contento di aver fatto quel percorso e poterci mettere l’esperienza. Ai ragazzi ho detto che ci sarà pressione, ma sarà importantissimo godersi anche il momento. Una semifinale europea non capita ogni anno. Se ti prendi tutta la pressione che arriva da fuori ti blocchi da solo. Cerco di trasmettere tranquillità, quella che serve per andare in finale“.
Firenze tappa speciale?
“Io sono così da sempre, un giocatore che ha grande mentalità e prova a metterla in campo. Uno che cerca di trasmettere la voglia di vincere e la disciplina che serve per arrivare in alto. Anche qui lo faccio e sono contento che venga riconosciuto. Vengo da un anno abbastanza difficile in Germania, dove paradossalmente non mi sono trovato bene a livello familiare. Sono grato che la Fiorentina mi abbia dato la possibilità di tornare in Italia, la seconda casa, e forse è per quello che ho ancor più voglia di ripagare la fiducia che mi è stata data“.
Come affrontare un ambiente come questo?
“Le partite vanno affrontate con fiducia nelle proprie qualità. Se ti fai trasmettere ansia dall’ambiente… Deve essere uno stimolo per fare una prestazione importante. Giochiamo a calcio soprattutto per partite bellissime come queste. Riesci a fare la performance solo se credi nelle tue qualità e sarei contento se domani venisse fuori questo“.
Sul rientro di Kean
“Esserci e fargli sentire che ci siamo e gli vogliamo bene è la cosa più importante. Non servono tante parole, ma un abbraccio o un sorriso. Ci sono cose che vanno oltre al calcio, noi siamo come una famiglia: non gli abbiamo detto molto, se non che quando avrà bisogno ci saremo sempre. Questo vuol dire essere un grande gruppo, saper gestire anche situazioni non facili. Averlo fatto sentire a casa mi inorgoglisce“.
Sul Betis
“Sono due squadre che meritano di stare in semifinale. Loro avranno voglia di arrivare in finale, ma anche noi. E non dimentichiamoci che c’è il ritorno a casa nostra. Antony? Lo rispetto ma voglio provare a limitarlo al massimo con la mia forza. Sicuramente è uno che fa la differenza nel dribbling: massima attenzione ma pure fiducia“.
C’è stato un salto di qualità?
“Il segnale è stato a Cagliari: venivamo da mille difficoltà dopo giorni senza hotel e vestiti per allenarsi… Lì abbiamo sbagliato i primi minuti ma abbiamo vinto e solo un gruppo forte, che crede nelle sue qualità, può farlo. E lì ho capito che il salto è stato fatto, anche se una-due partite non bastano, ora dobbiamo tenere duro fino alla fine della stagione. Ma sono convinto che lo faremo“.
L’importanza di de Gea nello spogliatoio
“Dividere lo spogliatoio con un campione come David è un grande onore. Siamo quasi fratelli, passiamo tempo insieme in cui mi insegna qualcosa: cerco di imparare. Lui, me ed altri che hanno fatto esperienze abbiamo parlati e abbiamo trasmesso la voglia di giocare questo tipo di partite e andare oltre“.
Conference League
Chelsea, in finale di Conference League per scrivere la storia: sarebbe il primo club

Il Chelsea ha raggiunto la finale di Conference League battendo, nel doppio confronto, in semifinale il Djurgarden. C’è il Betis Siviglia nell’ultimo atto.
Il Chelsea, come da pronostico, è arrivato in finale di Conference League. L’appuntamento adesso è per mercoledì 28 maggio allo Stadion Wroclaw di Breslavia, in Polonia, contro il Betis Siviglia dello scatenato Antony.
Il club londinese è il gran favorito per alzare la coppa della terza competizione europea vista anche la poca esperienza europea degli avversari spagnoli (alla prima finale europea della loro storia) e l’enorme palmares dei Blues. Il Chelsea si trova in quella ristretta cerchia di club che può contare in bacheca tutte le competizioni europee: Champions League, Europa League e Coppa delle Coppe.
In caso di vittoria, mercoledì 28 maggio, la formazione allenata da Maresca diventerebbe il primo club della storia a fare all in in tutte le competizioni europee. Punterà sicuramente alla vittoria il tecnico italiano, alla ricerca del suo primo titolo e voglioso di entrare nell’olimpo dei tecnici italiani che hanno fatto la storia del Chelsea.
Infatti, tra i Blues e gli allenatori provenienti dal Bel Paese esiste da sempre un bellissimo rapporto: Di Matteo ha portato sul tetto d’Europa Drogba e compagni, mentre Sarri ha conquistato l’Europa League, Antonio Conte è riuscito a vincere la Premier League.
Conference League
Fiorentina, l’impietoso dato di Zaniolo

La Fiorentina esce dalla Conference League, sfuma la possibilità di tornare in finale per la terza volta. Nella gara del Franchi un incredibile dato di Zaniolo.
L’avventura di Zaniolo arrivato a Firenze a gennaio sta per concludersi in modo lento e senza gloria. L’ex attaccante della Roma non ha mai inciso nelle poche volte in cui Palladino gli ha dato e ieri sera, inserito all’inizio del secondo tempo supplementare, ne ha dato un’ulteriore prova.
Secondo quanto riporta Firenzeviola.it, Zaniolo ha giocato 15 minuti senza toccare un pallone: zero tocchi, zero tiri, zero passaggi.
Ll’unica voce che vede un numero diverso dallo zero è quello dei contrasti aerei fatti, cioè uno, però avendo perso anche quello il numero dei tocchi di palla resta zero.
L’avventura in gigliato di Zaniolo, tornato dopo aver giocato diverse anni nelle giovanili, termina probabilmente qui. In Serie A nelle prossime due partite non sarà disponibile in quanto espulso nel caotico finale dell’Olimpico contro la Roma e squalificato.
Forse potrebbe trovare spazio nell’ultima giornata a Udine, ma sarà difficile che Palladino gliene conceda ancora.
Il ritorno al Galatasaray è sempre più dietro l’angolo…
Conference League
Fiorentina, Gosens prova a reagire: “Il Betis cantava negli spogliatoi, ecco cosa dobbiamo fare”

La Fiorentina pareggia contro il Betis Siviglia e vede sfumare la possibilità di giocare la terza finale consecutiva di Conference League.
Grande amarezza in casa viola, il pareggio degli spagnoli all’inizio del primo tempo supplementare ha tagliato le gambe, le energie fisiche e mentali alla squadra di Palladino, che aveva saputo reagire alla grande all’iniziale svantaggio con una doppietta di Gosens.
Proprio il laterale tedesco, uno dei leader dello spogliatoio viola, è interventuto ai canali ufficiali della Fiorentina nel dopo gara, queste le sue parole: “Mi dispiace tantissimo, avremmo voluto regalare questa finale ma non ci siamo riusciti. Abbiamo dato tutto, ma un errore banale ha compromesso il risultato. Un errore dovuto anche alla stanchezza, non dovrebbe succedere, ma quando sei stanco ci sta.
Nel secondo tempo abbiamo fatto fatica a costruire gioco, cercavamo la profondità senza precisione.
Ora rimangono 9 punti in campionato per tornare in Europa, li dobbiamo fare per i tifosi e per noi stessi: lo meritiamo.
Negli spogliatoi ho sentito i giocatori del Betis cantare. Ho detto ai miei compagni di ascoltare bene: la loro gioia deve fare scaturire la nostra rabbia e trasformarla in energia positiva.
Solo coì possiamo rialzarci”
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