Champions League
Inzaghi è come Mourinho: l’Inter elimina (ancora) il Barça

La resistenza dell’Inter, stoica e commovente, si chiude con epilogo fiabesco. Inzaghi regala ai nerazzurri la seconda finale in tre anni: Barcellona eliminato.
L’Inter resiste, dà tutto sino alla fine e al triplice fischio finale il suo condottiero vola sul manto verde di San Siro parimenti a quanto fece José Mourinho su quello del Camp Nou il 28 Aprile del 2010.
Inzaghi come Mourinho, 15 anni dopo l’Inter mata (di nuovo) il Barcellona
Le similitudini ci sono, eccome. Perché se quella fu la sconfitta più bella della storia nerazzurra, questa (forse) è la vittoria più bella. Anche all’epoca l’Inter arrivò alla doppia semifinale contro i catalani da sfavorito, con il Barcellona dell’epoca trascinato da Messi mentre il Barcellona di quest’anno…pure. Perché uno così forte a 17 anni il mondo del calcio non lo aveva mai visto: Leo da minorenne sembrava Yamal.
Oggi come allora, la mistica sorride alla beneamata. Si è iniziato con un ottavo di finale giocato contro un Feyenoord che a stento era riuscito a metterne assieme undici per presentarsi alla partita e si è continuato con un Bayern Monaco che, nei quindici giorni antecedenti alla partita, ha visto un’ecatombe d’infortuni abbattersi sulla Baviera. La situazione si è ripetuta oggi, con Flick orfano di Koundé, Baldé e Lewandowski.
Il polacco era entrato quando il tecnico teutonico riteneva mancassero cinque minuti alla finale e che bisognasse semplicemente tenere su qualche pallone, ma non aveva fatto i conti con il cuore di Acerbi. L’ex Lazio si è gettato in area di rigore per fare quello che Lautaro prima e Thuram non riuscivano più a fare, ovvero occupare l’area di rigore e trasformare in rete i cross di Dumfries. Solo un pazzo poteva pensare di travestirsi da prima punta e di fare un gol da centravanti al Barcellona, al terzultimo minuto di recupero. Solo un pazzo poteva pensare di eliminare un Barça virtualmente invincibile dalla Champions League, ma i pazzi vedono più in là della media.

SIMONE INZAGHI FA ENTRARE DAVIDE FRATTESI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Frattesi è (ancora) l’uomo della provvidenza: Inter, dall’Inferno al Paradiso e ritorno
Una “pazzia lucida” è stata anche quella di Flick, che si è presentato a San Siro giocando la stessa partita dell’andata. E questo nonostante le ripartenze dei nerazzurri avessero fatto a fetta la difesa colabrodo dei catalani al Montjuic, che nel frattempo aveva anche perso uno stakanovista come l’ex Siviglia. Sin dal primo minuto della gara d’andata è sembrato un approccio scriteriato, ma le contromosse alle transizioni negative sono state studiate nei minimi dettagli e sin qui la qualità del canovaccio tattico era sempre riuscita a sopperirne ai difetti congeniti.
A Milano come in Catalogna, con Inzaghi che ha visto scappargli via un primo tempo ai limiti della perfezione quando Dimarco (che aveva meno di sessanta minuti nelle gambe) ha finito l’autonomia. Il trittico di sinistra (oltre a lui anche Bastoni e Mkhitaryan) ha sistematicamente raddoppiato, talvolta anche triplicato, l’enfant prodige dei blaugrana, con Carlos Augusto che è stato letteralmente asfaltato da lui sin dal loro primo duello.
Ad onor del vero il primo gol degli ospiti era arrivato con l’italiano ancora in campo, ma l’Inter, pur avendo fisiologicamente abiurato alla pressione forsennata della prima frazione, non sembrava in balia degli avversari come per tutto il resto della ripresa. Quando il solito Raphinha (22 Goal Contribution, 13 gol e 9 assist, in 14 partite è un record: nessuno ha mai fatto meglio nella storia della Champions League) ha rotto l’impasse, nel momento in cui si sembrava avviati ineluttabilmente ai supplementari, il contraccolpo psicologico avrebbe potuto stendere un elefante. Ma non l’Inter di Inzaghi, che, come Mou, ai suoi ragazzi ha trasmesso la sensazione di poter trasformare l’impossibile in possibile.

ROBERT LEWANDOWSKI E LAUTARO MARTINEZ ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Mission (im)possible: comunque vada, sarà stato un successo
E l’impossibile è stato realizzato. Una compagine poco più che modesta ha eliminato la generazione d’oro del Barcellona, che tempo e modo avrà di rifarsi, visto il futuro certamente luminoso che li attende, ma che, se tutto andrà come (per loro) deve andare, a fine anno falliranno l’en plein solo a causa dell’Inter. Ora alla banda del piacentino spetta l’ultima impresa, quella più difficile, ossia rovinare la stagione perfetta del PSG di Luis Enrique. La stagione del catalano sembra scritta da un regista vincitore di un Oscar e non si ha l’impressione che qualcosa possa andare storto, perché questo PSG non è solo una macchina perfetta (a differenza del Barcellona, che di difetti – e di assenze – ne aveva parecchi) ma è anche la versione più luccicante della sua storia.
Comunque vada a finire, la stagione dell’Inter sarà stata memorabile anche qualora dovessero concludersi con zero tituli. Perché non è vero che contano solo i trofei. Contano i traguardi e i traguardi non sono necessariamente l’alzare al cielo una coppa. L’Inter, sulle quattro competizioni a cui ha preso parte quest’anno, ha giocato tre finali (considerando anche che si giocherà lo scudetto sino all’ultima giornata con il Napoli) e nell’ultima (la Coppa Italia) è uscita in semifinale. E per l’Inter giocare una finale di Champions League è tutt’altro che scontato, dato che ne aveva giocate “solo” cinque nella sua storia. E due finali in tre anni non le giocava da sessant’anni. Inzaghi la storia dell’Inter l’ha già fatta, ora attendiamo di leggerne il finale.
Champions League
Roma, c’è speranza per la Champions: quando l’ultima volta?

La Roma può ancora sperare di tornare in Champions League a distanza di tanti anni. Domenica servono 3 punti e la speranza di un passo falso della Juventus.
All’arrivo di Claudio Ranieri sulla panchina giallorossa a novembre, la squadra si trovava al dodicesimo posto. 6 mesi dopo, i giallorossi sono quinti a -1 dal quarto posto (che significherebbe Champions) a una giornata dalla fine.
Comunque vada, Ranieri lascerà a fine stagione da eroe, per aver trascinato una squadra dall’incubo retrocessione al sogno Champions. Una partecipazione in Champions che manca però da tanto, troppo tempo.
Roma, l’ultima stagione in Champions League

EUSEBIO DI FRANCESCO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Bisogna tornare indietro alla stagione 2018/19 per vedere l’ultima partecipazione della squadra giallorossa Champions. Sulla panchina siede Eusebio Di Francesco e in squadra ci sono giocatori come Dzeko, De Rossi, Zaniolo e tanti altri.
Nel girone, gli avversari sono Real Madrid, Viktoria Plzen e CSKA Mosca, un girone nel complesso abbastanza facile. I giallorossi fanno il loro dovere vincendo le partite che dovrebbe vincere, perdendo però le due sfide contro il Real.
Arriva anche una sconfitta esterna contro il Viktoria Plzen all’ultima giornata: una sconfitta indolore visto la qualificazione agli ottavi già ottenuta. La squadra chiude il girone al secondo posto con 9 punti, 3 vittorie e altrettante sconfitte.
Agli ottavi, come avversario il Porto e la gara d’andata si gioca all’Olimpico: serve dunque un ottimo risultato in casa. All’andata finisce 2-1 per i giallorossi grazie alla doppietta di Zaniolo, alla sua prima stagione in giallorosso.
Il gol subito però potrebbe essere fondamentale per la gara di ritorno: infatti, all’Estàdio Do Dragão, la gara va ai supplementari visto il 2-1 del Porto (totale 3-3). Per i giallorossi a segno De Rossi dal dischetto.
Saranno infine i Dragões a passare ai quarti di finale, vincendo 3-1 grazie ad un rigore contestato: poco dopo anche gli ospiti chiedono un rigore non concesso. Il risultato porta all’eliminazione dei giallorossi dalla Champions e all’esonero di Di Francesco: al suo posto, arriva proprio Ranieri.
Champions League
Champions League, 15/05/02: la coppa di Zinedine Zidane

Il 15 maggio del 2002 i Blancos alzavano la Champions League per la nona volta grazie ad una meravigliosa perla del francese di origine algerina.
Nella cornice dell’Hamden Park di Glasgow il Real Madrid, all’epoca guidato dal CT Del Bosque, batteva in una gara tiratissima un Bayer Leverkusen tenace e mai domo.

ROME, ITALY – FEBRUARY 2016 : Zinedine Zidane during fotball match of Uefa Champions League 2015/2016 last-16 between A.s. Roma vs Real Madrid at the Olimpic Stadium on Februry 17, 2016 in Rome.
Champions League: il capolavoro di Zizou
Ovviamente, sulla carta, sembrava di assistere al classico Davide contro Golia. Da una parte i Galacticos del Real Madrid, alla ricerca della vittoria numero nove nel torneo. D’all’altra l’operaio Bayer Leverkusen, vero e proprio outsider del torneo, alla prima possibilità di alzare la coppa dalle grandi orecchie. Il mondo del calcio si apprestava a godersi quest’ultimo appuntamento per club prima dell’attesissimo mondiale di Corea e Giappone. Manifestazione che avrebbe visto affrontarsi quella generazione di fenomeni provenienti da molti dei Paesi dalla grande tradizione calcistica. Generazione di cui fa parte, tra gli altri, Zinedine Zidane.
La notte di Zizou
Tradizione vs novità, questo era Real Madrid-Bayer Leverkusen. I Blancos potevano contare su campioni di caratura elevatissima. La squadra tedesca invece, arrivava all’ultimo appuntamento della competizione trascinata dal fortissimo centrocampista tedesco Ballack, ma niente più.
Ma come succede nella maggior parte di queste situazioni: in campo non ci vanno i valori o i nomi. C’è da dire che la compagine tedesca non creerà molte grane al Real.
Ma comunque resterà negli annali della competizione per una prodezza balistica quasi indescrivibile. La partita più importante del calcio europeo quella sera diventa una cornice per contenere uno dei gol più belli di sempre: quello di Zidane.
Nel corso del primo tempo il Real Madrid va in vantaggio dopo meno di 10 minuti con il solito Raul Gonzalez Blanco. Per poi essere raggiunto al quattordicesimo dal pareggio firmato dal difensore brasiliano Lucio (un passato anche all’Inter).
Quando la prima frazione sta per volgere al termine arriva il guizzo, la pennellata d’artista che mette la firma su un gol capolavoro. Santiago Solari fa involare sulla fascia Roberto Carlos, che brucia sullo scatto Sebescen e mette al centro, dove Zidane con una girata eccezionale di mancino spedisce il pallone all’incrocio dei pali difeso da Butt. Esecuzione che ha ancor più dell’incredibile visto che il francese, in teoria, sarebbe destrorso.
Ancora oggi per molti rimane il gol più bello della storia della finale di Champions League. Probabilmente insidiato solamente dalla meravigliosa rovesciata di Gareth Bale molti anni più tardi contro il Liverpool.
Il secondo tempo si trascina senza troppe emozioni come se, quel gol, abbia messo già il sigillo sulla partita. Il Real alzerà così la sua nona Champions League/Coppa dei Campioni. Ma Zizou si toglierà dalla spalla una scimmia molto ingombrante. Lui che, fino a quel momento, era uscito sconfitto in finale di Coppa Uefa con il Bordeaux e due volte con la Juventus in Champions.
23 anni sono passati, ma chi ha visto quella partita non può aver dimenticato una rete da extraterrestre.
Champions League
All’Inter un premio di 10 milioni per vincere la Champions

L’Inter vuole la Champions League e il club, per motivare maggiormente i suoi, è disposto a stanziare la cifra record di 10 milioni come incentivo alla vittoria
Siamo agli sgoccioli del Campionato di Serie A e i nerazzurri sono ancora impegnati su due fronti: le ultime tre partite in Campionato per provare a raggiungere il primo posto e strappare lo Scudetto al Napoli (per nulla facile!) e poi giocarsi l’ultima gara in Champions League contro il PSG.
La testa degli interisti è a mille e gli occhi sono puntati sulle prossime partite dove l’Inter si gioca una stagione che, comunque vada, ha giocato davvero al massimo. Il 31 maggio sarà la volta del match a Monaco di Baviera dove gli undici titolari (più riserve ) e il mister Simone Inzaghi si giocano un traguardo importantissimo.
Si cerca, infatti, di dimenticare la serata di due anni fa dove il club nerazzurro perse la finale (in quell’occasione si giocava ad Istanbul contro il Manchester City. Il club del Biscione vuole alzare la Coppa della Champions League e, in cambio, ha offerto un premio di 10 milioni ai suoi combattenti.

LAUTARO MARTINEZ ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Come stanno i giocatori dell’Inter in vista del match contro il PSG
Perciò ogni giocatore, in caso di vittoria, si porterete a casa un gruzzolo niente male: quegli 10 milioni saranno divisi per tutta la rosa nerazzurra (che si sommerebbe ad una quota già preventivamente stabilita dal club, per tutti, ad inizio stagione) e che dovrebbe portare a circa 400.000 euro lordi a testa.
Ora gli undici titolari, e le riserve, saranno chiamate all’impresa che porterebbe la squadra alla leggenda in Italia, e che è un traguardo tutt’altro che semplice: battere la squadra di Luis Enrique. Il PSG è certamente una squadra fortissima ma non imbattibile e dopo il passaggio del turno contro il Barcellona il gruppo ci crede.
Lautaro Martinez e compagni sono convintissimi e questa potrebbe essere la vera chiave di volta per raggiungere un traguardo preziosissimo nel calcio europeo.
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