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Mourinho: “Farò di tutto per ripagare l’affetto dei tifosi, sono entusiasta”

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Queste le prime parole del tecnico portoghese ai canali ufficiali del club. Il tecnico era arrivato questo pomeriggio dopo le 14 all’aeroporto di Ciampino dove ad attenderlo c’erano una cinquantina di tifosi, prima di dirigersi a Trigoria dove anche qui l’affetto dei tifosi non si è fatto attendere. Lo Special One effettuerà cinque giorni di quarantena dentro Trigoria dove però allo stesso tempo lavorerà sulla squadra.

Queste le sue parole:

Quanto sei entusiasta di questa nuova sfida?

Sono entusiasta….e sono sincero quando dico sin dal primo giorno. Quando il primo giorno ho incontrato la proprietà e Tiago Pinto ho avuto subito delle sensazioni molto positive. Il mio entusiasmo, ovviamente, si basa sulle conversazioni che abbiamo avuto, sulle idee che ci siamo scambiati, ma anche su qualcosa a cui io do molto valore: le sensazioni umane, l’empatia. Sin dal primo giorno, ho avuto voglia che arrivasse il vero primo giorno, cioè quello in cui sarei venuto a Roma.

Sono state quelle sensazioni positive che ti hanno fatto capire che era l’opportunità giusta al momento giusto?

Sono state le sensazioni umane, ma anche le idee e informazioni le domande e le informazioni avute. Dopo il primo colloquio ho avuto la sensazione che questo non è il progetto dei Friedkin ne quello di Mourinho e di Tiago Pinto ma è il progetto dell’As Roma. E’ questo che ho pensato perché ovviamente conosco la realtà dei fatti. Abbiamo terminato la stagione a 29 punti dalla prima e a 16 punti dal 4 posto ma un club non si giudica dall’ultima stagione, un club si giudica da un punto di vista più ampio e io so molto bene cosa sia l’As Roma. Conosco la tifoseria, conosco la passione. Quello della Roma è un progetto con il quale la proprietà intende lasciare un’eredità per gli anni a venire. Intende fare qualcosa di importante per il club ,lavorando a un progetto che sia sostenibile. Vuole creare le basi per il successo.

Spero che questo successo possa arrivare mentre io sarò qui. Perché il contratto che ho firmato è un contratto triennale. Magari sarà solo il primo contratto, forse un giorno ne firmerò un secondo. Spero che i risultati del nostro lavoro si potranno vedere mentre io sarò qui. Voglio davvero che questo accada. Ma affrontiamo una cosa alla volta. Sono molto contento di fare parte di questo progetto. E, lo ribadisco, non è il progetto di qualcuno. È il progetto dell’AS Roma”.

“Sono entusiasta dal primo giorno, e dico sul serio, dal primo giorno. Dal primo giorno in cui ho incontrato i proprietari e Tiago (Pinto, ndr) e ho avuto immediatamente una sensazione positiva. Perciò, dal giorno 1, ho atteso con ansia il ‘vero Giorno 1 – ovvero il giorno in cui sarei arrivato a Roma”.

Sembra che questo intento di cooperare, il progetto a lungo termine per la squadra, sia qualcosa che ti stia dando una grande motivazione. È giusto affermarlo?
“Penso sia molto, molto importante che le idee siano molto chiaree che il progetto che abbiamodavanti sia altrettanto chiaro.E che sia chiaro quello che il club sia aspetta da mee quello che il club si aspetta che io possa dare.E questo è importantissimo.E le cose sono molto, molto chiare.

Vogliamo creare una Roma vincente, ma vogliamo anche creare un futuro vincente. Non vogliamo che il successo sia un momento isolato. Un momento che, ovviamente, tutti si godrebbero. Ma vogliamo che le conseguenze…Non vogliamo che ci siano conseguenze negative. Vogliamo creare qualcosa che duri nel tempo. Vogliamo iniziare a organizzare al meglio il club in ogni area che abbia a che fare con la squadra.

Chiaramente il club è molto di più che la sola squadra di calcio .È molto di più dei risultati ottenuti dalla squadra di calcio. Ma sappiamo che il barometro e la bussola si basano su questo. Quindi, vogliamo costruire qualcosa di importante. Ma sappiamo che dovremo farlo un passo alla volta. Bisogna iniziare dalle strutture che ruotano attorno alla squadra .Non solo le infrastrutture, ma anche le strutture umane. E, come dice la proprietà, questo è il modo per garantire al club un futuro di successo.

Lo facciamo per il futuro, per il club e per i tifosi. E io sono pronto. Sono entusiasta. Voglio accelerare questo processo. È per questo che dico che spero che potremo vedere dei risultati prima della fine del mio contratto. Perché voglio accelerare questo processo. Non è nella mia natura lavorare e basta. Ovviamente sai che stai lavorando per il futuro, ma non è nella mia natura aspettare troppo tempo prima di raccogliere i frutti. Voglio provare ad accelerare il processo. E spero che tutti insieme potremo ottenere dei risultati il prima possibile”.

C’è grande fermento in Italia per il tuo ritorno. Sono passati più di dieci anni dall’ultima volta che hai allenato in Serie A. Pensi di essere cambiato come allenatore da quella volta?
“Sono migliorato molto. Dico sul serio, sono un allenatore migliore. Perché penso che questo stia un lavoro in cui l’esperienza conti molto. Con l’esperienza… sembra di vivere poi dei dejà vu, perché si vivono moltissime esperienze. Dopo l’Italia sono andato al Real Madrid, che è stata un’esperienza incredibile, e ho realizzato il mio sogno di vincere in Italia, in Inghilterra e in Spagna. Poi sono tornato in Inghilterra, perché lì c’è la mia famiglia, ed è lì che volevo tornare. Ho addirittura vissuto l’esperienza estrema di portare una squadra in finale e poi di non giocare quella finale. Qualcosa che pensavo non sarebbe mai successo nella mia carriera. E invece è successo.

Quindi, dopo aver vissuto così tante esperienze e aver imparato dai momenti positive e da quelli negativi, sono molto più preparato rispetto al passato. È un lavoro in cui puoi solo migliorare, fino a quando non perdi gli stimoli. Perché credo sia l’unico motivo per il quale un allenatore di calcio possa decidere di smettere o di smettere di imparare. Non è il mio caso, tutt’altro. Continuo a imparare cose nuove ogni giorno. Quindi, penso di essere migliorato.

Ovviamente un conto è arrivare in un Paese per la prima volta, dove devi partire da zero e imparare moltissime cose. Ma non è il mio caso. Conosco l’Italia come Paese, conosco la cultura calcistica italiana, so qualche cosa anche della Roma, perché quando allenavo in Italia, la Roma era la mia principale antagonista. Era la squadra che lottava con noi per aggiudicarsi i trofei. Quindi, penso di essere in una posizione migliore ora rispetto a quando sono arrivato in Italia per la prima volta nel 2008”.

Una cosa per la quale sei sempre stato celebre, è la tua capacità di creare un legame molto forte con i tifosi. La Roma è ovviamente famosa per la passione dei suoi tifosi. Quanto ti entusiasma la prospettiva di quello che potresti ottenere qui unendo questi due fattori e perché pensi che qui ci sia una passione così grande?
“Penso che la passione sia un fatto culturale, come tu saprai molto bene. È qualcosa con cui dovrò imparare a convivere. Una cosa è viverla dall’esterno, un’altra è viverla dall’interno. Io l’ho vissuta solamente dall’esterno. Ho affrontato la Roma, ho giocato all’Olimpico in diverse occasioni. So quanto sia calda la tifoseria. So quanto in determinati momenti, nei momenti importanti, i tifosi possano farsi sentire.

Ma la cosa incredibile è che negli ultimi venti anni i tifosi non abbiano avuto molte occasioni per essere felici. Tuttavia, la loro passione non è mai venuta meno. È molto facile essere un tifoso sfegatato di una squadra che vince sempre. Mentre vivere una situazione come questa è qualcosa di diverso. Una situazione in cui negli ultimi vent’anni non c’è stato molto per cui festeggiare, purtroppo. Per me questo è molto importante. A volte tra amici scherziamo con i rivali, con le squadre portoghesi, le squadre inglesi. Se sei un vero tifoso, devi dimostrarlo sempre. E credo che sia sotto gli occhi di tutti che i tifosi della Roma fanno proprio questo.

Ma credo anche che abbiano bisogno di vedere una luce. E per me la luce è quello che stiamo cercando di costruire per il futuro. E, ancora una volta, torno agli inizi. All’inizio il signor Friedkin parlava sempre dei tifosi. Ed è per questo che ho molta voglia di lavorare per loro, di lavorare assieme a loro, e spero che la squadra possa riflettere la personalità dei tifosi. La squadra ha delle qualità che hanno anche loro e la qualità principale è la passione dei tifosi nei confronti del club.

Voglio cercare di creare una squadra in cui questi principi siano condivisi. Una squadra di cui i tifosi possano essere orgogliosi nei giorni in cui si vince, ma anche nei giorni in cui si perde. Moltissime volte nel calcio questo non succede, soprattutto quando non ci sono valori condivisi. Cambiare mentalità, cambiare l’anima della squadra, spesso richiede del tempo. Ma è importante che tutti quelli che amano il club lo sentano dentro di loro, lo sentano in campo in ogni minuto della partita. I giocatori devono sentirlo”.

Abbiamo visto dal tuo profilo Instagram che ti sei preparato un po’…
“Mi sono preparato molto!”.

Perfetto, e cosa hai fatto?
“Non posso dirlo…non voglio dirlo, ma mi sono preparato molto. È il mio lavoro! Devo sapere più cose possibile. Le nuove tecnologie ci hanno aiutato, ovviamente. Poi c’è stato Zoom, nei momenti difficili… Ha aiutato le persone a restare in contatto e anche se i momenti più duri sono alle spalle, viene ancora utilizzato. Stiamo facendo molte riunioni, stiamo parlando molto e stiamo già cercando di cambiare alcune cose nel club così quando arriveremo a Trigoria, gli spazi saranno più adeguati rispetto alle nostre idee e alle nostre necessità. Il club è molto disponibile, tutti sono molto aperti e collaborativi. Io dico sempre che arrivi a conoscere un giocatore quando ci lavori insieme.

Ma sto cercando di conoscere più cose possibile. Ovviamente, ci sono i video, le statistiche, i dati e le chiamate per cercare di conoscerli quanto più possibile. Ma è solo quando sei con loro, in campo, quando li tocchi, quando li guardi negli occhi, quando percepisci la situazione, quando affronti le difficoltà e quando vivi momenti positivi, è lì che inizi a conoscere i giocatori”.

L’annuncio del tuo arrivo alla Roma ha galvanizzato i tifosi. Ci sono stati omaggi in tutta la città, come i murales… E anche sui social media… sono certo che lo avrai notato. Ti ha colpito? Ha galvanizzato anche te?
“Sì, li ho visti. Innanzitutto vorrei dire che quello che è successo, il modo in cui è successo, è qualcosa di unico nel panorama calcistico mondiale. Penso che il club abbia gestito la situazione in maniera ottimale. Credo che fino a un minuto prima dell’annuncio ufficiale, nessuno potesse immaginare cosa sarebbe successo di lì a poco. E questo non succede spesso nel mondo del calcio.

Penso sia una lezione per tutto il mondo del calcio, il modo in cui la Roma ha gestito la situazione e ha tenuto segreta la notizia fino all’ultimo secondo. Penso che in questo modo abbia avuto un impatto incredibile e sono orgoglioso di averne fatto parte, perché penso sia un momento storico per il calcio moderno. E non lo dico perché riguarda me o la Roma, ma perché penso che la situazione e il modo in cui si sono svolte le cose rappresentino un momento iconico, impossibile nel calcio di oggi. Ma è successo. Il modo in cui hanno reagito le persone… Non penso di meritarmelo. Perché ancora non ho fatto nulla per loro. Ovviamente mi ha emozionato. Ero contento, grato.

Ora ho una responsabilità ancora maggiore, perché non posso deludere delle persone così appassionate. Posso solo dire che quello che hanno fatto per me, prima che io avessi fatto qualcosa per loro, perché ancora non ho fatto nulla per loro… non può che darmi una motivazione ulteriore.

E, tornando ancora al primo giorno, alla prima conversazione, la proprietà la pensa allo stesso modo quindi io non posso che fare altrettanto. Farò di tutto per ripagare, sul campo, tutto l’affetto e la passione che mi hanno dimostrato. Li voglio davvero ringraziare. Ora si inizia per davvero”.

Inizia la preparazione pre-stagione.  Un periodo in cui si inizia a dare forma alla squadra secondo i propri desideri. Quali sono gli aspetti principali che cercherai di curare durante la preparazione?
“Per prima cosa, aspetterò che arrivino dei regali. Spero che la proprietà e Tiago Pinto mi facciano dei regali, perché ne sarei contento. Sarebbe uno stimolo in più per me. E mi darebbe un maggiore potenziale da sviluppare, con il quale iniziare il processo.

Ma, indipendentemente da questo, la nostra preparazione si articolerà in diverse fasi. I giocatori arriveranno un po’ alla volta. Chi ha disputato gli Europei ovviamente arriverà più tardi. Arriveranno in diversi momenti, a seconda di quanto le rispettive nazionali andranno avanti nel torneo.

Sarà un ottimo momento per me per conoscere i giocatori più giovani. Perché inizieremo la preparazione con diversi giocatori aggregati alla squadra. Chiaramente, alcuni di loro hanno giocato alcune partite e hanno avuto alcuni minuti nelle ultime gare della stagione. Per me è stato utile per conoscerli meglio in un contesto che è certamente diverso da quello della Primavera.

Voglio guardare come si comportano, voglio creare un rapporto con loro. Voglio che ci sia collaborazione con il settore giovanile. Perché per un allenatore non c’è cosa migliore che portare alcuni giovani in prima squadra. Giocatori che abbiano assorbito la cultura del club. Spero che in futuro possa succedere sempre più spesso. Ma facciamo una cosa alla volta. Tutte le partite che disputeremo durante la preparazione serviranno per farci crescere. Inizieremo a far giocare ogni calciatore per 45 minuti.

Non guarderemo il risultato della partita. Giocheremo contro squadre più forti e squadre che sono uno o due passi avanti a noi perché hanno iniziato ad allenarsi prima di noi e quindi si trovano in una fase diversa della preparazione. Svilupperemo la squadra un passo alla volta. Porterò con me un piccolo gruppo di persone. Non sono il tipo di allenatore che invade un club con moltissimi collaboratori. Penso che non sia giusto. Penso che chi lavora nel club debba avere la possibilità di dimostrare il proprio valore. Di dimostrare il senso di appartenenza al club e la capacità di adattarsi a un nuovo allenatore e a un nuovo corso.

Quindi, cerchiamo, tutti insieme, di creare, e questa è la cosa più importante, una squadra. E quando dico una squadra, non intendo soltanto gli 11 giocatori che scendono in campo. Intendo che il club deve essere una squadra.

Tutti devono sentirsi parte della squadra. Tutti devono pensare: Voglio dare il massimo per la mia squadra. Tutti devono essere contenti quando si ottiene un buon risultato e tristi quando il risultato è negativo. Ma tutti devono sentirsi parte di una squadra”.

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Roma su Beto, i numeri del portoghese in Serie A

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Beto, Everton

La Roma sta già muovendo i primi passi per il mercato di gennaio e tra i nomi per l’attacco è spuntato quello di Beto. Il portoghese ha giocato in Serie A.

Viste le difficoltà offensive, i giallorossi intendono intervenire sul mercato per regalare a Gasperini un rinforzo adatto al suo stile di gioco. L’obiettivo è dare più garanzie in fatto di gol.

Roma, idea scambio Beto-Dovbyk: l’ultima volta in Italia del portoghese

In vista della prossima sessione di calciomercato, in programma a partire dal 2 gennaio 2026 al 1° febbraio 2026 alle ore 20, la società capitolina, nella figura di Massara, sarà chiamata a operare in entrata per migliorare il reparto d’attacco. Gasperini è stato molto chiaro in questi mesi e tutti si aspettano dei cambiamenti.

Uno dei casi più ingombranti di questo inizio di stagione riguarda Artem Dovbyk. L’attaccante ucraino non è mai veramente entrato nelle gerarchie del Gasp e, nonostante oggi sia infortunato, rappresenta uno degli elementi più scontenti della rosa. Per questo motivo il club starebbe valutando la cessione ma per evitare una minusvalenza è probabile che, vista la comproprietà dell’Everton, si possa ricorrere a uno scambio.

Il nome in questione sarebbe quello di Beto, portoghese classe 1998, che in passato ha già calcato i campi della Serie A con la maglia dell’Udinese. Più nello specifico dal 2021 al 2023, per un totale di 65 presenze22 gol 3 assist. Durante queste stagioni in Friuli, Beto è stato spesso esaltato dal punto di vista tecnico e fisico. Il suo fiuto del gol non è mai passato inosservato, tanto che l’Everton l’ha voluto per competere in Premier League. Il trasferimento è costato circa 25 milioni di euro alla vecchia proprietà delle Toffees dunque l’arrivo di un giocatore come Dovbyk potrebbe non pesare in termini economici e finanziari.

Per Gasperini un attaccante con quelle caratteristiche potrebbe voler dire concentrare il gioco sulla trequarti e sfruttare la fisicità per sponde, aprire gli spazi e finalizzare sotto porta palloni sporchi. Tutte queste abilità Beto ha dimostrato di poterle mettere in pratica, diventando a tutti gli effetti un potenziale profilo adatto al caso della Roma.

Nelle prossime settimane si avranno ulteriori aggiornamenti.

Serie A, Dovbyk della Roma

ARTEM DOVBYK IN AZIONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

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Chievo, un nome in cima alla lista: domani si può chiudere

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Serie D

Marco Didu è in pole position per la panchina del Chievo, superando i concorrenti nella selezione del nuovo allenatore in seguito all’esonero di Cacciatore.

Marco Didu pronto a prendere le redini del Chievo

Il Chievo è alla ricerca di un nuovo allenatore dopo l’allontanamento di Fabrizio Cacciatore. La società ha avviato un processo di selezione che ha visto diversi nomi contendersi il ruolo di guida tecnica della squadra. Tra i candidati più considerati c’erano Michele Marcolini e Nicola Zanini, con quest’ultimo che vantava una buona conoscenza della Serie D.

Mentre le valutazioni sono ancora in corso, Marco Didu sembra aver preso un vantaggio significativo. Secondo quanto riportato dall’esperto di calciomercato Nicolò Schira, un summit decisivo è previsto per domattina, durante il quale si dovrebbe definire l’accordo con Didu. La sua candidatura ha preso il sopravvento grazie alla sua esperienza e alla capacità di portare innovazione tattica, qualità particolarmente apprezzate dalla dirigenza del Chievo.

Le prospettive per il futuro del club veronese

L’arrivo di Marco Didu potrebbe rappresentare un punto di svolta per il Chievo. La squadra, desiderosa di rilanciarsi e di ottenere risultati positivi, potrebbe trarre beneficio dalla filosofia di gioco di Didu. La sua abilità nel lavorare con giovani talenti e nel gestire situazioni di pressione potrebbe risultare determinante per il futuro del club.

Con l’annuncio ufficiale atteso a breve, i tifosi del Chievo sperano che Didu possa portare nuova energia e una visione chiara per il progetto sportivo. L’attenzione ora è rivolta al prossimo summit che potrebbe sancire l’inizio di una nuova era per il Chievo.

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Fonte: l’account X di Schira

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Il Liverpool segue Gabriel Mec, classe 2008 del Gremio

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Liverpool

Il Liverpool mantiene l’interesse per il giovane talento del Gremio, Gabriel Mec, classe 2008, puntando su un futuro promettente.

Liverpool e l’interesse per Gabriel Mec

Il Liverpool continua a seguire con attenzione il giovane prospetto del Gremio, Gabriel Mec. Nato nel 2008, il talento brasiliano ha catturato l’interesse di diversi club europei grazie alle sue brillanti prestazioni. L’inseguimento del Liverpool dimostra la strategia del club inglese di investire su giovani promesse per assicurarsi una rosa competitiva e solida nel lungo termine.

L’interesse del Liverpool per Gabriel Mec non è un caso isolato, ma parte di una più ampia strategia di mercato che punta a scovare giovani talenti in grado di crescere e affermarsi nel panorama calcistico mondiale. Questa politica non solo garantisce un futuro luminoso al club, ma sottolinea anche la capacità della dirigenza di individuare e investire su giocatori di prospettiva.

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Fonte: l’account X di Schira

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